
Una storica dell’arte ed archivista e un vigneron “illuminato”, fondatore in Umbria delle Cantine Lungarotti, determinato a fare di una realtà produttiva già molto nota un polo culturale e turistico, e marito. Insieme, Maria Grazia e Giorgio Lungarotti sono la coppia che, unendo le passioni, avrà un’intuizione che cambierà per sempre il modo di guardare al vino: dedicargli un luogo tutto imperniato sulla sua cultura, con la nascita del primo Museo del Vino a Torgiano, uno dei più belli al mondo, a metà degli anni Settanta. Ma, prima, 50 anni fa, nel primo Vinitaly della storia, questa stessa coppia è alle prese con il primo esempio di allestimento scenico con cui il vino inizia a raccontarsi al grande pubblico. “Giorgio aveva consuetudine con le veronesi Fiere dell’agricoltura, ma a metà degli anni ’60 partecipare al Vinitaly - il primo! - per un’azienda di età ancora giovanile, presentare lo spazio quale sua immagine poneva incognite e causava in me estetizzanti incertezze. Ci accordammo per un allestimento rispondente a quello che già si profilava come abituale nei futuri arredi: un “fai-da-te” colto. Focalizzate le presenze, un bel torchio di media grandezza con inciso sul fronte 1821 (l’1 dovutamente inciso a j), vecchi e sapienti attrezzi in legno, ferro, rame, la luce filtrata da un paralume di lino avorio su una grande vite di torchio (era un’anteprima!), si presentò il problema: le pareti. La gelida formica bianca su cui avrebbero dovuto montare le grandi fotografie “virate” di vigneti e luoghi, mortificava il tutto. Per Giorgio urgente era vedere il suo vino esposto, per me il come”. È il racconto di Maria Grazia Marchetti Lungarotti a WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, per #Vinitaly50Story, la cronistoria di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com).
È il 1974 quando a Torgiano nasce il Muvit-Museo del Vino (il 23 aprile, la notte di San Giorgio), fiore all’occhiello di quel progetto ambizioso e lungimirante a cui Giorgio Lungarotti aveva dato il via negli anni Sessanta per far conoscere l’Umbria enoica al mondo - tra le Tenute di Torgiano e più tardi Montefalco (accanto al pionieristico Relais a 5 stelle Le Tre Vaselle, aperto nel lontano 1978), da cui nascono i grandi vini delle Cantine Lungarotti, dal Rubesco Vigna Monticchio al San Giorgio, dal Torre di Giano al Torgiano, oggi sotto la guida delle figlie Chiara e Teresa - curato con rigore scientifico nella selezione di opere e nell’impostazione museografica da Maria Grazia. Oltre 3.000 opere che raccontano 5.000 anni di storia del vino, ne fanno il più grande al mondo, “il migliore in Italia” per “The New York Times”, esposte anche a Expo 2015 Milano.
Ma torniamo a quel primo Vinitaly del 1967 e al problema con le gelide pareti: “decidemmo per una foderatura con la tela di canapa grezza, da sacchi, e iniziò il dramma: in tempo per farla venire da Torgiano - racconta Maria Grazia Lungarotti - non ci eravamo resi conto di quanta ne occorresse. Arrampicati a turno su di una scala, Giorgio si alternava a me che mi affannavo a spiegare come congiungere, con profonde pieghe, i teli, ognuno, con particolari alla Wodehouse, disapprovando l’uno nel piantare chiodi e pretendendo di insegnarlo all’altro, mentre i due operai, ritenuti incapaci, assistevano, con mimetizzati sorrisi scettici. Pochi metri di parete e la canapa finì, né si era più in tempo per farla venire da Torgiano; affrontato decisamente il primo ostacolo - la conquista dell’auto nel sovrappopolato parcheggio - iniziò l’affannosa ricerca di tela simile a Verona: introvabile. Il tempo stringeva, il nervosismo aumentava e infine, come nei racconti il salvatore, un vecchio proprietario di una teleria polverosa, in attesa di abbandono, scovò la tela, un fondo di magazzino, e ci salvò dalla sconfitta”.
Vent’anni dopo, nel 1987 nascerà la Fondazione Lungarotti, onlus creata da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti - che la dirige - per favorire studio, conoscenza e promozione del patrimonio di saperi, arti e cultura della millenaria civiltà del vino e dell’olio, al quale, dal 2000, a Torgiano è dedicato il Moo-Museo dell’Olivo e dell’Olio, in omaggio ad un desiderio di Giorgio.
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