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UNA TASK FORCE CON OPERATORI, OPINION MAKERS E MEDIA IN CINA PER APPROFONDIRE LA VOLONTÀ DEL GOVERNO CINESE SUI DAZI ANTIDUMPING SUL VINO UE. È QUESTO L’OBIETTIVO DI VINITALY CHE SCENDE IN CAMPO E SI FA PORTAVOCE NEL PAESE DEL DRAGONE DEI PRODUTTORI

Italia
Stevie Kim responsabile di Vinitaly International

Una task force con operatori locali, opinion makers e media in Cina per analizzare e approfondire la questione della volontà del Governo cinese di applicare dazi antidumping sul vino europeo. È questo l’obiettivo di Vinitaly che si fa portavoce dei produttori di vini e si appella al Ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo e all’Unione Europea per scongiurare la minaccia di un’azione anti-dumping da parte del Paese del Dragone.
Il governo cinese, infatti, la scorsa settimana ha lanciato una procedura antidumping e anti sovvenzioni nei confronti dei vini dell’Ue. Sono molti gli analisti economici internazionali a sostenere che questa decisione sia stata una sorta di rappresaglia nei confronti dell’Ue per quanto riguarda le politiche dei pannelli solari. “Stiamo studiando - spiega Stevie Kim, managing director di Vinitaly International - insieme ai nostri interlocutori cinesi per capire che cosa accadrà da qui a breve. I produttori italiani sono molto preoccupati per l’avvio di un’indagine nei confronti dei vini provenienti dall’Europa. A fine giugno incontreremo a Pechino i vertici della Caws (China Association for Importers & Exporters of Wine and Spirits), l’associazione dedicata al vino, che fa capo all’influente Camera di Commercio della capitale (Mofcom), uno dei principali ospiti alla kermesse veronese dello scorso aprile, Vinitaly”.
Vinitaly International ha, così, messo in atto una task force sul territorio cinese per cercare di capire, grazie agli operatori locali, come importatori, distributori, opinion maker e media, se il governo di Pechino andrà davvero avanti: “le dichiarazioni del governo cinese contro i vini europei ci hanno davvero sorpresi - sottolinea Ningbo Mei, direttore di Vinehoo, il più importante sito internet di flash sales e forum dei wine blogger e wine lover cinesi - sono parole molto forti. Il consumatore cinese proprio oggi sta scoprendo i vini che provengono dall’Europa. C’è una vera e propria tendenza che va a favorire i vini italiani. Penso che il governo cinese farà retromarcia, perché questa sua decisione andrebbe contro i sempre più numerosi appassionati di vino francese e italiano che abbiamo nel nostro Paese”. Sulla stessa lunghezza d’onda Edward Liu di Sinodrink, la più grande azienda importatrice di vino italiano in Cina con oltre 400 vini, dal 2009 partner ufficiale della cerimonia per la Festa della Repubblica: “in questi ultimi 20 anni le relazioni commerciali tra Cina e Italia sono migliorate come con altri pochi Paesi nel resto della Ue, soprattutto per quanto riguarda il settore agroalimentare - continua Liu - e sono convinto che il libero mercato ci porterà di nuovo sulla strada dell’intesa e non della competizione. Il vino italiano oggi sta diventando sempre più popolare e i nostri due Paesi hanno bisogno sempre più l’uno dell’altro”.
Il perché di tutta questa attenzione al mercato cinese è ben spiegato dai numeri: le esportazioni Ue di vino in Cina nel 2012 sono state di 763 milioni di euro, l’8,6% del valore complessivo, di cui 77 per l’Italia, 89 per la Spagna e 546 per la Francia. Cifre significative ma ben diverse dai 21 miliardi di euro di esportazioni dei pannelli solari cinesi in Europa. Ed è ben diverso, infine, spiega Vinitaly International, l’ammontare dei sussidi Ue al settore vitivinicolo: 1,1 miliardi di euro l’anno, di cui la metà per migliorare la qualità (ma a scapito dei volumi), 40% per le aziende e solo 100 milioni di promozione, in linea con quanto consentito dal Wto, nei Paesi terzi. Dal 2008 a oggi secondo i dati Istat, le esportazioni nazionali in valore in Cina sono passate da 19 milioni di euro a 77 milioni, e anche i primi due mesi del 2012 hanno confermato il trend, con un aumento record del 42%. I primi Paesi per l’export in Cina sono Francia, Australia, Cile, Spagna e Italia, tre dei cinque sono europei. Le importazioni mondiali di vino, stando alle cifre del Mofcom sono pari a 3,87 trilioni di euro. La Cina è il quarto bacino mondiale, con un livello di tariffe intorno al 9,8% e l’import è di 1,8 trilioni di dollari. Da rapporto Ice 2012 di Shanghai: “la Cina, conformemente agli accordi stipulati con il Wto, ha ridotto negli ultimi anni i dazi doganali sui vini d’importazione (dal 65 al 14%), favorendo la crescita esponenziale del mercato dei vini provenienti dall’estero. Tutto ciò ha avuto ripercussioni positive sul mercato, offrendo ai consumatori locali la possibilità di degustare un vasto assortimento di prodotti a prezzi più accessibili”. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto di Wine Intellingence, continua Vinitaly Internaztional, ampliamente riportato dai quotidiani cinesi, i consumatori dell’Ex Impero di Mezzo si stanno spostando su vini meno cari, con una cifra che non supera i 25 euro. Sta cambiando il mercato e sta cambiando anche il motivo per cui si compra il vino. Sempre secondo Wine Intelligence, sta aumentando il consumo legato al piacere di degustare e bere in compagnia, rispetto a quello della regalistica. I nuovi consumatori cinesi cercano vini con un buon rapporto di qualità-prezzo. I vini italiani si posizionano proprio in questa fascia: “sta arrivando il momento dei nostri vini. Con il Fuorisalone di Chengdu il prossimo marzo e con azioni mirate nel territorio tra le città di seconda e terza fascia - conclude Stevie Kim - faremo in modo di aiutare il produttore italiano a vendere una bottiglia in più in quello che rimane sempre il più promettente mercato al mondo”.
Info: www.vinitalytour.com

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