Non crea stupore in chi lo conosce scoprire che l’artista preferito di Sandro Chia è Leonardo da Vinci; le assonanze tra i due geni della creatività sono più di quante si pensi. Toscani entrambi, fiorentino Chia e quasi conterraneo l’artista rinascimentale, hanno fatto dell’arte un modus vivendi, scegliendo di non specializzarsi in una delle sue forme ma dedicando la propria vita a sperimentarne quante più possibile. Pittore, scultore, scrittore, architetto, Leonardo deve la sua fama non solo ad alcune sue opere ma anche alle numerose sperimentazioni, incredibilmente all’avanguardia per la sua epoca come la macchina volante, oppure ai suoi studi sull’immagine come l’uomo vitruviano, conosciuto anche come il “canone”, modello perfetto per la riproduzione di un corpo umano.
La fissazione per l’immagine ha caratterizzato anche l’iter di Chia: padre della Transavanguardia, movimento del quale è esponente insieme a Cucchi, Clemente, De Maria, Paladino, è partito dalla pittura, che rimane ancora oggi il suo grande amore, per allargarsi alla scultura con incursioni nel mosaico fino a sperimentare l’immagine video, concepito come un mosaico moderno costituito da pixel piuttosto che da tessere di vetro.
Ma Chia ha deciso di andare oltre e di tentare l’applicazione dell’arte ad un mestiere considerato da sempre tecnico e manuale: produrre vino. “Il vino è una macchina per pensare, per ragionare - ha dichiarato in una intervista a WineNews - esso esiste nella mitologia, come l’olio, la pittura, elementi primordiali, dei buoni compagni per l’uomo, nel senso dell’umanità”.
Il rapporto dell’arte con il vino è così antico che si perde nella notte dei tempi: da sempre considerato una delle principali fonti d’ispirazione di artisti e poeti, il nettare di Bacco ha alternato nei secoli il ruolo di strumento d’elezione intellettuale con quello di soggetto rappresentato nelle opere d’arte. “Un quadro, come il vino, crea la condizione mentale per raccontare una storia … - dichiara ancora Chia - non è insolita, quindi, la scelta di investire in un settore che a prima vista sembra avere poco a che fare con il mondo dell’arte”.
Gli esordi di questo artista-vignaiolo, 58 anni, sposato con Marella Caracciolo dalla quale ha avuto due figli (altri due sono nati da precedenti matrimoni negli Usa) rievocano le storie dei più grandi geni dell’arte e self made men: approdato a New York nel 1979 con i quadri arrotolati con sé, in quanto non aveva nemmeno i soldi per la spedizione assicurata, fu respinto dai galleristi poiché emerito sconosciuto. Solo pochi mesi dopo, però, un entusiasta Andy Warhol ne scopriva il talento e consigliava l’acquisto delle sue opere perfino a Mick Jagger, il mitico leader dei Rolling Stones. In pochi anni Sandro Chia divenne uno degli artisti più richiesti della Grande Mela.
La sua avventura enologica, invece, inizia per caso nel 1984 con l’acquisto del Castello Romitorio di Montalcino (www.castelloromitorio.com), un maniero del XII secolo, piuttosto malmesso, circondato da ventidue ettari di terreno. Dopo lunghissimi e ingenti lavori di restauro, il Romitorio gode oggi di un rinnovato splendore e si presenta all’occhio di un visitatore come una vera e propria fucina d’artista, che nasconde nel suo sottosuolo, a guisa di una caverna, una modernissima cantina enologica multimediale.
Fiore all’occhiello dell’azienda, la cantina, ormai quasi ultimata, è, a tutti gli effetti, un laboratorio artistico: disegnata personalmente da Chia, essa vuole essere fonte d’ispirazione alla creazione dei vini ma, di fatto, è quanto di più tecnologicamente avanzato si possa trovare per garantire un’assoluta qualità di produzione. Posizionata su due livelli che ospitano differenti stadi della produzione, essa, ampia ben 1700 metri quadrati, comprende una sala dal design moderno esclusivamente dedicata alla fermentazione in acciaio e un ambiente affrescato adibito all’affinamento del Brunello in botti di rovere francese. Gli ambienti, separati da una vetrata e da un portone in bronzo decorato a bassorilievi come quello del Battistero del Duomo di Firenze, sono arricchiti da schermi, mosaici e sculture che insieme alle bottiglie d’autore rendono viva la cantina.
L’azienda, gestita familiarmente non solo da Sandro ma anche dal figlio, Filippo Chia, giovanissimo direttore esecutivo del Castello Romitorio, persegue fin dagli esordi la strada della qualità anche attraverso la scelta, affatto scontata, di effettuare una produzione annua piuttosto limitata. Dei ventidue ettari complessivi della tenuta, circa ventuno sono vitati; da essi vengono prodotti dalle 3.000 alle 5.000 bottiglie del Brunello di Montalcino Riserva. Sono soltanto due le annate di Riserva prodotte fin ora, il 1997 e il 1999, due annate riconosciute straordinarie e premiate con le cinque stelle dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino. La produzione del Brunello di Montalcino, invece, oscilla dalle 10.000 alle 28.000 bottiglie annue; il Rosso non supera quasi mai le 10.000. Lievemente superiore, ma sempre di nicchia, la quantità di bottiglie di Romito di Romitorio, un rosso doc, blend di 60% Sangiovese, 20% Cabernet Sauvignon e 20% Cannaiolo: all’anno, se ne producono 12.000.
Un visitatore che si reca al Castello di Romitorio non può non rimanerne affascinato: oltre alla bellezza oggettiva del luogo, e della campagna che lo abbraccia, qui si respira, davvero, un’atmosfera particolare che isola lo spettatore dal trascorrere del tempo e lo culla in una dimensione per certi versi onirica. Non tutti però hanno il privilegio di potersi recare di persona in questo recondito angolo di Toscana; gli altri, nell’attesa, si possono consolare degustando uno dei vini prodotti dall’azienda.
Acquistare una bottiglia di Brunello o di Rosso di Montalcino di Sandro Chia, non significa soltanto premiare il palato con un rosso qualitativamente importante, ma anche possedere una bottiglia d’autore. Le etichette delle bottiglie, infatti, sono dei veri e propri quadri disegnati dall’artista e non si può negare che rappresentino un valore aggiunto che arricchisce la cantina di ogni enoappassionato.
Piccola curiosità, le etichette del Morellino di Scansano prodotto dall’azienda Ghiaccioforte (www.ghiaccioforte.it), la tenuta acquistata in Maremma pochi anni fa da Chia, sono firmate Mimmo Paladino, altro esponente di punta della Transavanguardia nonché amico dell’artista viticultore. Quella di Sandro Chia, quindi, si può ben definire una vita dedicata all’arte … in cui l’arte si è dedicata alla vite.
Castello di Romitorio - Lavori in corso in una “cantina multimediale” …
“Ho del materiale sulla vendemmia, sul lavoro della produzione del vino, poi ci sono anche riprese della costruzione della cantina, questo scavare, entrare nelle viscere della terra, è come una caverna, che serve a proteggere il processo e il prodotto …”. La nuova cantina multimediale di Sandro Chia, tra i filari di Brunello al Castello Romitorio, vicino a Montalcino, sarà ufficialmente presentata nel luglio 2007.
“Il video sarà accoppiato al mosaico: il pixel, come una tessera che l’occhio fissa e ne ricava un’idea di immagine”. Poi spiega: “Ci saranno immagini fisse, ferme, più o meno immutabili, che vorrei accoppiare a delle immagini in movimento, con l’idea di chiudere un cerchio, poi l’immagine ferma si mette in movimento e quella in movimento si stampa nella memoria, come se fosse ferma. E’ indecidibile ciò che sta fermo e cosa in movimento, è un po’ come il vino…”.
Chia ama molto il Brunello e la nuova struttura: “secondo me - spiega - è molto archetipo, un luogo di alchimia, di cose che controlli, ma fino a un certo punto, c’è sempre l’imponderabile. E’ un gioco di scatole cinesi: dentro la bottiglia, dentro la botte: ci sono tanti interni, un mondo che si evolve, si condensa, si sublima, si distilla. Acquista una sua personalità e produce questa macchina per pensare, ragionare che è il vino. Processi che hanno sempre accompagnato l’uomo - conclude -, il vino esiste nella mitologia, come l’olio, la pittura, elementi primordiali, dei buoni compagni per l’uomo, nel senso dell’umanità”.
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