Per Bruxelles la nuova parola d'ordine per riformare l'organizzazione del mercato del vino in Europa è "ristabilire l'equilibrio del settore rafforzando la sussidiarietà in ogni stato e regione vitivinicola europea". Per realizzare l'obiettivo, gli uffici della Commissaria europea all'agricoltura Mariann Fischer Boel sono pronti a intervenire con grandi mezzi che puntano a ridurre la produzione: vanno dal ripristino della vecchia politica di sradicamento delle vigne ad un sistema più restrittivo sui diritti di impianto da mantenere fino al 2013. Emerge dalla bozza di comunicazione, accompagnata da un documento di impatto, messa a punto dagli uffici della commissaria europea, e attualmente all'esame delle altre direzioni generali all'interno dell'Esecutivo Ue.
Il documento, la cui approvazione è attesa per il prossimo 21 giugno per passare poi alla discussione ministeriale, presenta quattro opzioni tra cui quella di una riforma profonda del settore che viene chiaramente favorita da Bruxelles. Sulla base di quanto emergerà dal dibattito ministeriale, fonti della Commissione europea ritengono che la proposta giuridica di riforma del settore potrà essere presentata entro la fine del 2006 o subito all'inizio del 2007.
E' ormai quindi imminente l'avvio ufficiale del negoziato con la presentazione del documento di opzioni: il confronto sarà determinante per la decisione finale. Già da ora è comunque chiaro che Bruxelles punta a eliminare le eccedenze strutturali stimate a 15 milioni di ettolitri facendo ricorso ad aiuto allo sradicamento (fino a 2,4 milioni di euro) ma utilizzando anche la mano pesante nei confronti delle vigne irregolari o illecite.
Queste le quattro opzioni di riforma che l'Ansa ha anticipato ma che potrebbero subire modifiche:
- STATUS QUO - Una opzione che in realtà Bruxelles boccia sul nascere in quanto scrive, "non affronta il problema dello squilibrio strutturale del mercato vitivinicolo e non migliora la coerenza con altre politiche di qualità".
- RIFORMA PROFONDA ORGANIZZAZIONE MERCATO - E' quella che sembra preferire Bruxelles in quanto ritiene di poter affrontare "a breve termine, come a lungo termine, i problemi del settore vitivinicolo, concentrando le risorse di bilancio sulle misure che forniscono una stabilizzazione regolare e veloce del mercato e l'assestamento strutturale del settore. In particolare, si ritiene che l'introduzione di contributi finanziari nazionali ed il trasferimento di fondi allo sviluppo rurale lascerebbero agli stati membri ed alle regioni vitivinicole la possibilità di adattare le misure comunitarie alle circostanze e ai bisogni specifici, permettendo un più alto grado del sussidiarietà".
- RIFORMA SU PARAMETRI REVISIONE POLITICA AGRICOLA COMUNE - Questa scelta comporterebbe tra l'altro l'introduzione di un sostegno disaccoppiato generalizzato (ossia non legato alla produzione) che i produttori di vino però non auspicano con conseguenze importanti sul lungo periodo. Tuttavia, riconoscono i servizi Ue, come nel caso di una liberalizzazione completa, anche se a un grado inferiore, il settore subirebbe nel corto ed a medio termine un processo di modifica abbastanza duro, con un sostegno pubblico ai redditi agricoli piuttosto, che ad un miglioramento rapido dell'equilibrio del mercato a cui si aggiungerebbe il rischio di sovra-compensazione per i produttori di vini di qualità.
- LIBERALIZZAZIONE MERCATO VITIVINICOLO - Al pari dello status quo è considerata in modo negativo da Bruxelles in quanto "i pesanti aggiustamenti che verrebbero richiesti e la mancanza di misure strutturali produrrebbe effetti negativi e severi sul settore e sull'economia rurale delle regioni interessate".
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