In Italia nessuno, ad oggi, ne parla ufficialmente, o troppo apertamente. Ma il tema dell’espianto dei vigneti per riequilibrare l’offerta nel quadro di consumi ritenuti in strutturale calo, che si è palesato già in Francia e Spagna, resta sotto traccia. E, a portarlo alla ribalta, è ancora una volta l’Unione Italiana Vini (Uiv), riunita in Consiglio, oggi, a Barolo (nell’azienda Vite Colte). “Sui tavoli di Bruxelles si chiama Ristrutturazione Differita, ma si legge espianti. Finanziare l’abbandono alla vigna attraverso i fondi strategici del Programma nazionale di sostegno (Pns) è sbagliato. È vero - ha affermato il Consiglio Uiv - che c’è uno sbilanciamento tra domanda e offerta, ma sono altre le misure che si potrebbero adottare per riequilibrare il mercato senza intaccare un asset coltivato da decenni”, si legge in una nota. “La Commissione Europea - ha annunciato il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi - ha fissato per il prossimo settembre il primo incontro del gruppo di alto livello sul futuro dell’Ocm vino. Da Uiv - Unione Italiana Vini sarà ferma opposizione alla distrazione dei fondi strategici, come quelli per la ristrutturazione e la promozione, ma ci sarà massima collaborazione nel considerare altre ipotesi per razionalizzare il potenziale produttivo del vigneto Italia”.
La Ristrutturazione Differita, come proposto dalla Francia ma anche da alcune organizzazioni agricole italiane, rappresenta secondo Uiv più un invito all’abbandono (finanziato) che alla ristrutturazione: chi avrà accesso ai fondi Pns avrà tempo fino a 6 anni per reimpiantare, e qualora decidesse di non farlo incasserà in ogni caso il 50%. In Italia si valuta addirittura di estendere l’arco temporale fino a 8 anni oppure di eliminare direttamente la durata del titolo.
Per il Segretario Generale Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti, sono altre le misure da adottare condivise oggi in Consiglio: “il focus della nuova Ocm deve continuare ad avere un approccio imprenditoriale e non assistenzialista, come accaduto nell’ultima - inutile - tornata di espianti costata all’Unione Europea oltre 3 miliardi di euro. Servono investimenti in vigneto, in tecnologia e in promozione ma soprattutto un piano strategico di sviluppo che in Italia ancora non c’è. Pensiamo ad una maggiore spinta degli investimenti verdi, a nuove misure da attivare in favore - per esempio - di innovazione, analisi di mercato, promozione del turismo del vino. Quanto alla sovrapproduzione - conclude Castelletti - si deve pensare a una riduzione delle rese, alle riclassificazioni incontrollate e a una gestione intelligente delle nuove autorizzazioni che premi chi è realmente sul mercato, i giovani e l’agricoltura specializzata”.
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