E’ alla guida della Castello Banfi di Montalcino, dal 31 dicembre 2000, dopo che l'enologo-manager Ezio Rivella ha lasciato la direzione: si tratta di Enrico Viglierchio, uno dei più giovani manager del vino italiano, già direttore finanziario alla multinazionale 3M Italia, al vertice della maggiore azienda di Montalcino, che ha numeri monstre: la Castello Banfi, una delle realtà vitivinicole più importanti d’Italia, ha patrimonio fondiario di 2.850 ettari, di cui 900 a vigneto, ed un fatturato 2001 di 55 milioni di euro (compreso quello di Vigne Regali, l’azienda piemontese), con una proiezione export del 60% (Usa, Svizzera, Germania, Gran Bretagna e Giappone), 350 dipendenti ed investimenti, dal 1978, anno di fondazione, di 300 miliardi di vecchie lire; è stata la prima azienda in Italia a lanciare i “futures” sul vino.
“Il mio impegno - commenta Enrico Viglierchio - è quello di gestire il cambiamento dell’azienda (anche al vertice della proprietà si stanno affermando le giovani generazioni: Cristina e James Mariani, ndr) continuando a seguire la strada già tracciata, che ha portato al successo i vini della Castello Banfi. Siamo sempre stati un’azienda internazionale ed il Brunello è il nostro ambasciatore nel mondo. Adesso, però, vogliamo far capire a consumatori che noi produciamo anche altri vini unici e eccezionali: l’obiettivo della terza generazione di Castello Banfi è quello di continuare a creare grandi vini legati alla cultura del territorio, ma allo stesso tempo di produrre vini innovativi come il Summus e l’Excelsus, da anni ai vertici delle guide e delle classifiche della critica italiana ed internazionale”.
Due anni alla guida della Castello Banfi per uno dei più giovani manager del vino del nostro Paese: guardando indietro, quali sono stati i più grandi ostacoli incontrati e le maggiori soddisfazioni avute?
”Questa è stata sicuramente un’esperienza che definire esaltante è poco! Il settore del vino è affascinante e coinvolgente. Avendo maturato la mia esperienza professionale in settori diversi è stato come ripartire e ricominciare tutto da capo: ho dovuto dedicare molto tempo a capire, entrare nelle logiche di un prodotto e di un settore unico al mondo, dove, indipendentemente dalle tecnologie e dalle dimensioni dell'azienda, ciò che ancora conta è il rapporto umano e la passione che devi avere per questo meraviglioso prodotto. E non ultima la pazienza! Tutto il mondo corre ad una velocità sfrenata, che talvolta ci travolge, ma i ritmi del nostro lavoro sono ancora dettati dal tempo e dalla terra, variabili-chiave che possiamo solo imparare ad interpretare e capire al meglio, ma mai dominare. Questo è il vero fascino del nostro lavoro. La più grande soddisfazione? Lavorare con un team di persone esperte e di elevatissima professionalità, che mi hanno accolto in modo ineguagliabile e mi hanno insegnato moltissimo.
Quest’annata è stata caratterizzata in Italia da una vendemmia nella media non esaltante, una vendemmia che sicuramente porterà aumenti dei costi alle imprese del vino: questi costi saranno trasferiti sui prezzi dei vini?
”La vendemmia è stata soddisfacente: certo le premesse a fine luglio erano ben superiori, ma purtroppo il clima non ci ha aiutato. Le piogge di fine agosto ed inizio settembre hanno ridimensionato le aspettative, ma sicuramente un’organizzazione efficiente della campagna ed una cantina dotata delle migliori tecnologie sul mercato hanno permesso di portare a casa un prodotto sano e di soddisfacente livello qualitativo: ma per le 5 stelle dovremo attendere! Non penso che il mercato possa accettare notevoli rincari di prezzi, in quanto le situazioni non sono omogenee da zona a zona e bisogna forse imparare a ragionare più con una visione a medio termine che di breve”.
Sui prezzi, più in generale, c’è un gran discutere. Secondo alcuni, a tutti i livelli si sta esagerando, per altri non è così. Cosa ne pensa?
“Il discorso dei prezzi è molto difficile ed articolato, in quanto rientra nelle politiche commerciali e di marketing delle singole aziende. Ognuno ha la propria idea, pertinente al proprio prodotto. Sicuramente nelle fasce di prodotto più commerciali, il vino “da tutti i giorni”, il problema prezzo è più sentito e i produttori devono dedicarci la giusta attenzione, in particolare sui mercati esteri, dove la concorrenza da parte degli altri Paesi diventa ogni giorno più aggressiva. Ma stiamo anche attenti al mercato interno … Più che di prezzo in valore assoluto noi dobbiamo ragionare sul rapporto qualità/prezzo, continuando a lavorare incessantemente sul miglioramento qualitativo dei nostri prodotti ed evitando fenomeni speculativi che nel medio termine possono generare solo danni. Il mondo del vino “made in Italy” negli ultimi 10/15 anni ha fatto passi da gigante, ma non dobbiamo dormire sugli allori…”
Non pensi che l’opinione e la critica enologica si stia indirizzando troppo verso i vini di alta fascia, tralasciando il fatto che il vino è anche fatto per essere bevuto tutti i giorni?
“I vini di alta fascia creano immagine, fanno notizia, generano aspettative, sono stati e sono il biglietto da visita sui mercati di tutto il mondo. Sono la dimostrazione che il nostro è un sistema che produce eccellenza. Hanno avvicinato al mondo del vino molti consumatori e sono stati un veicolo di divulgazione, di educazione e formazione del consumatore. Oggi ci troviamo di fronte ad un consumatore più preparato, più curioso ed attento. Ma questo lo ha capito anche la critica enologica: sicuramente, a differenza degli anni ‘90, bisognerà dedicare più attenzione ai segmenti di consumo medio-bassi, ai vini di tutti i giorni. I consumatori ed il mercato in genere chiedono questo. E la critica ha già iniziato, in parte, questo processo.”
Castello Banfi è stata una delle prime aziende in Italia a credere nell’enoturismo di qualità. Dopo anni di importanti investimenti in questo settore (e quindi di traino del territorio) cosa è previsto per il futuro riguardo al suggestivo Castello di Poggio alle Mura?
“Nell’ultimo anno abbiamo aperto due nuove strutture: la Taverna ed il Ristorante Banfi. I progetti nuovi sono molti e ruotano naturalmente intorno al trecentesco Castello di Poggio alle Mura, cuore dell'azienda (meta ogni anno di 30.000 turisti del vino), che ospita il Museo del Vetro e della Bottiglia da Vino, in cui sono esposti, oltre ad una collezione di vetri romani, opere importanti che segnano il matrimonio fra artisti come Picasso, Cocteau, Dalì e i “maestri vetrai” veneziani. Noi abbiamo sempre creduto nell’enoturismo di qualità come veicolo per avvicinare il consumatore al prodotto vino, a viverlo ed apprezzarlo nel suo territorio di origine: stiamo valutando altri progetti interessanti per le strutture del Castello, ma è prematuro al momento parlare di dettagli”.
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