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UN’ARTE ANTICA

Valpolicella, salvare i terrazzamenti per contrastare gli effetti del cambiamento climatico

Baluardo contro il dissesto idrogeologico e a tutela del paesaggio, hanno una funzione importante anche contro eccessi e scarsità di acqua

Il valore del paesaggio viticolo nelle sue diverse sfaccettature è riconosciuto da diversi anni. Di particolare suggestione sono i paesaggi dei vigneti terrazzati sostenuti da muretti a secco, che rappresentano “una relazione armoniosa tra l’uomo e la natura”, per usare la motivazione con cui l’Unesco ha iscritto “la pratica rurale dell’arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’Umanità. Ma i muretti a secco sono anche più di questo: la loro funzione nella difesa dai dissesti idrogeologici è molto più ampia di quanto si conosca e si concretizza anche in una funzione di contrasto agli eccessi meteorologici indotti dal cambiamento climatico. E se a questo si aggiunge il fatto che la loro presenza è ubiquitaria in Italia - il censimento 2016 del Cnr li ha quantificati in 140.000 km, ma pare siano mezzo milione - come in molti altri Paesi, si comprende come la loro manutenzione sia fondamentale. Di questo sono consapevoli in Valpolicella e non da poco tempo, anche perché sono solo 50 anni che qui si è sviluppata una viticoltura intensiva, dopo centinaia di anni di sistemazioni agronomiche e idrauliche che hanno reso le sue colline coltivabili e “ricamate” da “marogne” - questo il nome dei muretti a secco nel veronese - per 222 km, realizzate anche con una tecnica efficace e di grande bellezza come quella a lisca in cui le pietre sono poste in verticale e in piani paralleli opposti.
Il ruolo dei muretti a secco per far fronte al cambiamento climatico sui terrazzamenti viticoli e le soluzioni innovative per la gestione delle risorse idriche e la stabilizzazione del territorio sono stati al centro di un convegno organizzato dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella, nei giorni scorsi, a Sant’Ambrogio di Valpolicella. “Soprattutto per le aree viticole come la Valpolicella, caratterizzate da un equilibrio delicato tra ambiente e produzione - ha sottolineato Christian Marchesini, presidente del Consorzio - il cambiamento climatico rappresenta una sfida non più rimandabile. Il nostro obiettivo è sensibilizzare e informare tecnici, produttori e istituzioni su quanto sia cruciale adottare strategie preventive e soluzioni tecniche avanzate per la gestione di queste problematiche. Questo convegno nasce per essere una piattaforma di confronto che permetta di salvaguardare un patrimonio paesaggistico e produttivo di inestimabile valore, a tutela delle generazioni future”.
Un’arte, quella della costruzione dei muretti a secco - quindi senza materiali “cementanti” tra pietra e pietra - che si è quasi del tutto persa, e non solo in Valpolicella, perché pochissimi sono i “marognini” e anche a causa degli elevati costi del restauro e del rifacimento. “Un sapere che si è perso, ma che è necessario recuperare per limitarne lo sfacelo che andando avanti produrrebbe un aumento dei dissesti dei nostri rilievi - ha detto con una certa preoccupazione Michele Moserle, storico dei muri a secco e docente di Architettura del paesaggio, che tiene anche dei corsi per trasmettere questa arte antica - uno stimolo e un compito dell’Itla, l’International Terraced Landscapes Alliance, sostenuta anche dall’Unesco, per la raccolta di fondi che ha avuto riscontro anche negli stanziamenti del Pnrr per il loro ripristino”.
I terrazzamenti sono un escamotage millenario che permette di avere terreni sufficientemente profondi per fare agricoltura e di farla in pendenze che diversamente sarebbero proibitive. Sono anche un baluardo per rallentare il flusso di acqua a valle e la perdita di terreno fertile ad esso connessa. Drenano l’acqua lasciandola filtrare tra le pietre su cui si instaurano comunità vegetali e animali che contribuiscono alla biodiversità. Essenziale quindi è la costruzione a secco, cioè senza materiali leganti tra pietra e pietra: diversamente a fronte di episodi temporaleschi - come si è visto anche in Valpolicella - le terrazze si allagano creando non solo problemi di asfissia alle viti, ma anche instabilità idrogeologica. E al contrario in situazioni di siccità, trattenendo l’acqua di pioggia su un piano orizzontale, costituiscono riserve idriche utili a limitare stress idrici. In tempi in cui i fenomeni atmosferici sono eccessivi, sia in termini di piovosità elevata e concentrata, sia di rialzi termici per lunghi periodi, i terrazzamenti e i muretti a secco che li sostengono acquisiscono ulteriore importanza.
A questa sfida secolare si affiancano soluzioni fondate su tecnologie di monitoraggio molto sofisticate per comprendere e simulare gli effetti dei fenomeni estremi e per guidare interventi che rendano i vigneti di collina resilienti, come ha illustrato Paolo Tarolli, professore ordinario di Idraulica agraria all’Università di Padova. “Il cambiamento climatico sta mettendo in crisi i modelli tradizionali di coltivazione e anche paesaggi così belli come quelli terrazzati soprattutto nella regimazione dell’acqua. Piove tantissimo e in modo molto concentrato nel tempo ed è necessario capire quali sono le vie preferenziali dello scorrimento dell’acqua per poterla regimare. Con il mio gruppo di ricerca negli ultimi anni abbiamo focalizzato l’attenzione sull’impiego di sensori remoti, droni, laser montati su aereo, per riuscire a restituire un modello a tre dimensioni ad altissima risoluzione dei paesaggi terrazzati, funzionale alla simulazione degli effetti degli eventi di precipitazione per verificare i flussi dell’acqua e quindi attuare una serie di interventi, come ad esempio scoline e drenaggi efficaci o come micro-invasi”. Questi piccoli invasi - oggetto specifico del lavoro del gruppo di ricerca di Tarolli - disseminati nei vigneti in pendenza fungono al contempo da “serbatoi” di raccolta delle acque in eccesso e da riserva idrica, per quanto contenuta, da utilizzare in caso di carenza idrica e pure da oasi per la fauna selvatica. Insomma fronteggiano contemporaneamente i due eccessi climatici con una soluzione davvero brillante che tuttavia per essere messa in atto in modo sensato e organizzato richiede studi a monte a livello di comprensorio.

Clementina Palese

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