02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

VENDEMMIA 2011 IN VENETO CON TRE NUOVE DOCG: COLLI DI CONEGLIANO, FRIULARO DI BAGNOLI E MONTELLO ROSSO. 2011: CONFERMATO PRIMATO NELL’EXPORT (603 MILIONI DI EURO NEI PRIMI 6 MESI). 2012: PROSECCO BATTE CHAMPAGNE. CURIOSITA’: SE IL VIGNETO HA 90 ANNI

Con la vendemmia 2011 arrivano in Veneto tre nuove Denominazioni d’Origine Controllata e Garantita, che porteranno a 14 le produzioni enologiche posizionate in cima alla piramide qualitativa dei vini italiani. Si tratta dei vini “Colli di Conegliano”, “Friularo di Bagnoli” e “Montello Rosso”. “I produttori del Veneto - ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato in occasione della vendemmia del Raboso destinato al Malanotte Docg, tra le ultime Denominazioni nate, di scena il 12 ottobre a Tezze di Piave (Treviso), con la presentazione della prima bottiglia - hanno voluto in questo modo qualificare ulteriormente i loro vini di eccellenza e di territorio, riposizionandoli come meritano all’interno di una piramide produttiva che fa della nostra Regione il più ricco e pregiato distretto mondiale del vino: 8 milioni di ettolitri l’anno la cui anima profonda è legata ai diversi terrori, ad una tradizione ultramillenaria e ad una eccezionale capacità di innovazione”.

E, intanto, anche nel 2011 il Veneto conferma il suo primato assoluto nell’export italiano di vini e mosti. “Già il dato 2010 aveva ribadito il primo posto per la nostra regione - ricorda Manzato - con un export il cui valore ha superato 1 miliardo e 158 milioni di euro, pari ad oltre il 29% del totale. Nel 2011, i primi 6 mesi hanno registrato un valore dell’export di oltre 603 milioni, con una crescita del 15% rispetto ai primi 6 mesi dell’anno precedente”.

In particolare, ricorda Manzato, “oggi il Veneto è primo esportatore enologico a livello nazionale e di fatto il maggiore produttore di vini da vitigni autoctoni di qualità, è il territorio che presenta la più alta competitività nel mercato mondiale. Quest’anno per la prima volta dopo molti anni - prosegue Manzato - la domanda planetaria da parte dei consumatori supererà l’offerta della produzione mondiale, impoverita da una vendemmia non particolarmente produttiva ma anche dagli espianti di vigneti realizzati in molti dei cosiddetti Paesi emergenti, dove è stata vista come occasione per nuove opportunità economiche piuttosto che come settore che valorizza ad un tempo territorio, tradizione e lavoro agricolo. In questo scenario il Veneto si pone oggi, oggettivamente, come il maggior fornitore di vini di qualità al prezzo più competitivo”.

“Con la vendemmia di quest’anno - spiega l’assessore all’Agricoltura - il Veneto avrà a disposizione circa 8 milioni di ettolitri di vino, quasi la metà dei quali a Doc, da quest’anno con 14 Docg. Delle Doc, tre hanno dimensioni qualitative e quantitative senza concorrenti: si va dalla Denominazione Prosecco, le cui stime valutano in oltre 340 milioni di bottiglie lo spumante venduto (68 milioni solo di Docg Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene), a fronte ad esempio dei circa 320 - 325 milioni di bottiglie previste per lo Champagne; alla Doc Valpolicella con circa 550.000 ettolitri, alla Doc Soave da poco meno di 450.000 ettolitri, cui si affiancano tante altre denominazioni uniche e preziose come Bardolino, Garda Durello, Breganze, Colli Berici, Colli di Conegliano, Colli Euganei, Montello e Colli Asolani, Lison Pramaggiore e Piave, solo per citarne alcune. Le Docg - conclude Manzato - sono peraltro le punte di diamante al più alto livello della nostra piramide enologica di qualità, fatta soprattutto e sostanzialmente di viticoltura autoctona, costruita e fatta crescere con la ricerca e la sperimentazione. Questi vini hanno il riconoscimento della Docg soprattutto per essere più facilmente riconoscibili dai consumatori come vertici dell’eccellenza”.

Focus - Dal 2011 al 2012, anno del sorpasso del Prosecco sullo Champagne

“I dati e le valutazioni degli esperti ci confermano che il 2012 sarà l’anno del sorpasso del Prosecco spumante sullo Champagne per numero di bottiglie vendute in tutto il mondo”. Parola dell’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, che fa il punto sulla produzione del Prosecco, dopo la ridefinizione delle regole che ne hanno fatto un vino di territorio esclusivo del Nord Est italiano. In particolare secondo il Cirve (Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia) su dati Valoritalia, la produzione di Prosecco è passata da 185 milioni di bottiglie (Doc e Docg) nel 2009 a 286 milioni di bottiglie nel 2011, con la previsione di raggiungere nel 2012 353 milioni (e, addirittura, superare i 400 milioni nel 2013), a fronte di 320 milioni di bottiglie di Champagne.

La nuova Doc Prosecco e le Docg Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene e Asolo, si sta insomma imponendo come il più interessante fenomeno enologico nel mercato internazionale del vino, con una potenzialità di mercato, in prospettiva, nettamente superiore allo Champagne. Proprio per evitare che il trend di crescita della produzione possa provocare fenomeni anomali a danno dei produttori, le Regioni del Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno posto alcune limitazioni temporanee al riconoscimento di nuovi vigneti, la cui estensione è aumentata di circa il 40% in pochi anni in ragione del successo del vino.

Il ritratto - Il distretto Veneto

“Non c’è al mondo un territorio dove il vino abbia radici tanto estese, identitarie, variegate e antiche come il Veneto, i cui vini non da oggi sono uno straordinario ed eccellente biglietto da visita di questa terra: se ne producono oltre 8 milioni di ettolitri l’anno, dei quali quasi la metà a Denominazione, con le tre più grandi Denominazioni italiane da vitigni autoctoni. Di tale quantità, infatti (dati 2010), 1.595.326 hl riguardano Doc e Docg Prosecco (la quantità è riferita alla sola produzione veneta cui si aggiunge quella del Friuli Venezia Giulia); 553.552 hl i vini della Valpolicella nelle loro varie tipologie Doc e Docg; 448.043 hl il Soave nelle varie tipologie Doc e Docg”. Ecco il quadro dell’enologia veneta, fotograto dall’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Franco Manzato.

Gli esportatori della regione vendono all’estero una quantità di vini e mosti equivalenti a circa il 60% della produzione regionale, per una quantità e un valore (oltre 1,158 miliardi euro) equivalente a circa il 29% del totale dell’export italiano di vino, con un trend in crescita. Il vino veneto a Doc è unico perché proviene per la gran parte da vitigni autoctoni e originari (oltre l’80% del totale) e anche da tecniche autoctone, come l’appassimento delle uve su graticci, ad esempio per ottenere un vino maestoso come l’Amarone o il Malanotte del Piave. E’ vario perché è in grado di coprire ogni esigenza e di abbinarsi ad ogni cibo. “Solo il Veneto - sottolinea Manzato - produce in qualità e quantità vini bianchi giovani o di grande temperamento; vini rossi beverini o da lungo invecchiamento, vini rosati, vini spumanti metodo tradizionale o charmat, vini frizzanti, vini dolci, vini passiti. Per non parlare della grappa, distillato che completa la filiera enologica regionale. Accanto alla tradizione viticola - prosegue Manzato - il Veneto dispone di esperienza e professionalità, di ricerca e innovazione, di tecnologia enologica sviluppata e anch’essa autoctona, pure esportata in tutto il mondo, ovunque si voglia produrre vino di qualità. Nel Veneto ci sono anche i vigneti più preziosi (e costosi) del mondo, i circa 107 ettari a vite del Cartizze. In realtà non hanno un vero e proprio prezzo di mercato, perché chi li possiede non li vende, e se lo fa non necessariamente va dal compratore più generoso ma da quello che più garantisce la continuità qualitativa del territorio”.

““Più che descrivere i vini del Veneto - aggiunge l’assessore regionale all’Agricoltura - vale la pena di assaggiarli, semplicemente: chiunque troverà quello che gli piace di più. E chi li degusta assapora la storia, respira il territorio, la tipicità assoluta e inimitabile. Perché nel Veneto il vino è presente da quanto inizia la storia”. Le prime citazioni documentate dei vini veneti riguardano infatti il Vino Retico, vino della Retia, la regione collinare che agli albori di Roma si estendeva din parte della pianura padana. Il vino retico è ricordato da Celso Aulo Cornelio, da Columella, da Virgilio che lo pone come secondo solo al Falerno, da Plinio il Vecchio. Da allora in poi le testimonianze e i documenti di una presenza enologica che si evolve si susseguono di continuo: da Cassiodoro, ministro di Teodorico, che descrive l’“Acinatico”, nel quale si percepisce l’antenato del Recioto, al re longobardo Teodorico, che nel suo Editto prevede pene per chi danneggi le viti o ne rubi i grappoli, passando per i Comuni e la Repubblica Veneta. Il contesto enologico regionale ha cambiato oggi la sua fisionomia originaria, si è specializzato, si è evoluto ulteriormente, fino ai risultati di oggi, che sono risultati di bontà ma anche di reddito per i produttori.

La curiosità - Un vigneto di 90 anni da cui nasce un nuovo vino: il Malanotte Docg

Il Veneto ha salutato la vendemmia 2011 vendemmiando uno dei più antichi vigneti d’Italia, forse il più antico in produzione. Classe 1921, ancora intervallato dai gelsi, è stato piantato dopo le rovine causate nella zona di Vazzola, sulla sinistra Piave, in provincia di Treviso, dopo le distruzioni provocate lungo il corso del fiume dalla prima guerra mondiale. Il proprietario, Antonio Roveda, è più giovane del suo stesso vigneto, piantato ancora secondo il metodo Bellussi (la “bellussera”, come la chiamano qui) ormai non più usato, ma mantenuto dai disciplinare del Raboso Doc e del nuovo Malanotte Docg per rispetto all’anzianità di questo e di tanti appezzamenti carichi di storia e di gusto.

Il primo Malanotte Docg non sarà ufficialmente in commercio prima del prossimo 1 novembre e sarà festeggiato con una solenne cerimonia il 12 novembre, nella cantina di Tezze di Piave, che tra le sue produzioni aveva sin dagli anni ’80 un Raboso Malanotte, dal nome dell’antico Borgo seicentesco che ora ha dato il nome alla nuova Docg di un vino tra i più antichi del Veneto. Un nuovo vino, che viene prodotto utilizzando dal 15 al 30% di uve Raboso lasciate ad appassire fino a dicembre ed oltre, forte, gustoso, duraturo, unico, e che incontra un successo crescente specie nel mercato britannico e in generale anglosassone per la sua assoluta diversità rispetto alla gran parte dei vini considerati di pregio.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024