Gestire con buoni risultati una vendemmia a dir poco complicata come quella del 2014, vuol dire, prima di tutto, gestire al meglio il vigneto, godere di territori particolari vocati alla viticoltura, lavorare in stretta simbiosi con l’ambiente in senso lato. Insomma, oltre la facile retorica del caso, fare realmente i vignaioli. Probabilmente, sta in questo diverso modo di concepire il rapporto fondamentale uomo-natura (al di là della mediazione più o meno marcata della tecnologia) il vero e proprio discrimine tra le realtà produttive “industriali” e quelle “artigianali”. Certe le une come le altre hanno obbiettivi per lo più comuni, a cominciare da quello di produrre ogni anno un vino, capace di collocarsi nei mercati per essere venduto e riprodurre così l’esistenza di quelle stesse realtà produttive. Ma gli “artigiani” conservano quel “quid” in più che, anche in un’annata come la 2014, ci ricorda che accanto al sapere e alla necessaria competenza, sopravvive ancora l’intuito, quell’elemento immediatamente naturale e libero da ogni mediazione. Come raccontano le cantine sentite da WineNews: da Massolino a Montevertine, da Boscarelli a Masseto, da Roccolo Grassi a Girolamo Russo.
“La cosa che depone a nostro favore - spiega Roberto Massolino, dell’omonima cantina di Serralunga d’Alba - e che viviamo la vigna, ci siamo dentro tutti i giorni e cerchiamo di condurla e indirizzarla a seconda dell’annata sulla strada che riteniamo migliore, ovviamente nel limite del possibile. Magari una realtà produttiva di grandi dimensioni non può avere questo stretto legame tra la mano che coltiva e le necessità della vigna”. In quanto ai risultati della vendemmia 2014, “quest’anno, anche gli interventi che si facevano erano una scommessa - prosegue Massolino - Noi abbiamo deciso di ridurre molto la quantità e ci è andata bene. Quello che si fa è anche un po’ una scommessa”. Riportando il discorso sulla pratica operativa, il poter (permettersi) di giocare sui quantitativi di uva è certamente l’elemento fondamentale per dare una sterzata decisa ad un’annata non memorabile. Una possibilità che, spesso, è impensabile per gli “industriali”. Ma non il solo.
“E’ stata una vendemmia molto difficile - spiega Roberto Massolino - che è partita con una certa precocità, e questo è stato un punto a suo favore visto poi l’andamento climatico successivo. È stata interrotta da diversi momenti di pioggia e quindi è stata di difficile conduzione e gestione. Si è parlato da più parti di un’annata disastrosa: sarà un’annata dove ci saranno delle differenze incredibili, macroscopiche, da collina a collina e da produttore a produttore. Da noi, in relazione all’annata, siamo molto soddisfatti. Abbiamo fatto dei bianchi che sembrano molto interessanti un Dolcetto di scarsissima quantità, una Barbera decorosa e il Nebbiolo, nelle vigne più importanti, promette di essere buono in senso assoluto. Dove si è riusciti ad avere una bella gestione, una bella pulizia delle foglie, dove si è riuscito a mantenere sana la parte alta delle spalliere e dove la grandine non ha colpito, i risultati ci sono”.
Anche per un’altra delle aziende simbolo dell’artigianato enoico del Bel Paese, la toscana Montevertine, la riduzione quantitativa ha finito per giocare un ruolo fondamentale. “Abbiamo ridotto fin dall’inizio, con delle massicce potature verdi ad inizio agosto - spiega Martino Manetti - e dopo un luglio metereologicamente da dimenticare, rendendoci conto che non si poteva fare grandi cose. Ci siamo stati molto attenti e ovviamente abbiamo sacrificato qualcosa, ma per fare qualità è necessario farlo. Questo è un discorso che vale sempre sia nelle annate brutte sia in quelle buone e che presuppone di avere il coraggio di rinunciare a qualcosa per portare in fondo un uva degna di quello che storicamente facciamo. Faremo un po’ meno bottiglie nel 2014 ma non in assoluto. Nel 2012 abbiamo ridotto più drasticamente il loro numero perché quella è stata veramente un’annata difficile in cui al momento della raccolta pioveva - conclude Manetti - e abbiamo dovuto scartare molta uva colpita dalla muffa. In questo momento, invece, non stiamo buttando via nulla”. Anche in questo caso il diavolo non è poi così brutto come veniva dipinto solo qualche mese fa. “Contrariamente alle previsioni di agosto - continua il titolare di Montevertine - abbiamo per adesso tirato giù della bella uva. Non ci speravo. Forse siamo stati fortunati con il tempo, ma, in fondo, neanche tanto, perché l’acqua non è certo mancata. Quest’anno si è speso il doppio del 2014 per fare i trattamenti in vigna. Chi è stato attento in questa fase ha portato a casa una buona materia prima. Ci hanno aiutato tantissimo le ultime - conclude Manetti - due settimane di bel tempo che hanno fare un salto di qualità incredibile. A metà settembre non ci speravamo”. Evidentemente, esistono anche nobili eccezioni che permettono anche di ragionare su dove andrà la vitivinicoltura e se sarà ancora il caso costruire steccati, delimitare insiemi e sottoinsiemi ...
“Certo, è vero, gestiamo la vendemmia - spiega Luca De Ferrari, a capo dell’azienda poliziana Poderi Boscarelli - in modo non “seriale”, guardando alla qualità prima che alla quantità, scegliendo … Però, devo confessare che anche aziende grandi, che abbiamo come vicino di vigneto, stanno cominciando a lavorare in questa stessa maniera. Noi impieghiamo, in un’annata come questa, un mese per raccogliere le uve da 15 ettari di vigneto e ho notato che anche aziende più grandi hanno dedicato una cura particolarmente attenta a quello che coglievano, perché anche per loro era evidentemente l’unica strada. La selezione, insomma, è fondamentale, sempre di più”. Questo grande lavoro di selezione sperano nella cantina di Montepulciano che sappia ripagare. “La vendemmia 2014 sta andando abbastanza bene rispetto alla situazione iniziale molto difficile. È una vendemmia molto lunga, abbiamo già cominciato da un mese, facendo praticamente tre vendemmie in una. Le prime cose non valevano molto e adesso - puntualizza De Ferrari - per fortuna, siamo aiutati dal tempo, con un terzo della vendemmia da completare e con le uve ancora in pianta molto sane e in ordine. Sicuramente il grado alcolico sarà più basso che negli anni passati, un fenomeno peraltro già anticipato dalla raccolta 2013. Quello che resta da capire è quanto daranno in qualità vini con strutture e tenori alcolici più lievi. Gli sforzi compiuti per ottenere prodotti di qualità sono stati tanti. Il problema è comprendere se questi sforzi sono serviti a qualcosa o no. Perché, guardando al contenuto alcolico delle uve che sono state lasciate in pianta, queste non hanno fatto certo dei salti così particolari - conclude De Ferrari - mentre come maturazione dei semi le differenze ci sono e in meglio”.
E per il Masseto, il re delle aste internazionali, come è andata la vendemmia 2014? “I risultati ci sembrano buoni - spiega Leonardo Raspini, dg della Tenuta - nel senso che il vigneto Masseto (7 ettari, a cui entro, probabilmente, il 2017 per l’anniversario n. 30 di questo vino, sarà pronta anche la “sua” cantina, ndr) ha risposto da par suo. Le piogge non hanno aumentato il vigore delle viti, grazie all’alto contenuto in argilla dei terreni, in più, poi, la precocità genetica del Merlot ha fatto il resto. Le condizioni metereologiche hanno influenzato, se mai, il tempo della raccolta che si è molto dilatato, dal 5 al 29 settembre. Siamo entrati in vigna per alcuni alleggerimenti e per raccogliere le uve al momento giusto tre volte. E le uve arrivate in cantina - prosegue Raspini - sono state ulteriormente scelte sui tavoli di selezione. Insomma, una vendemmia in cui la cernita è stato il tratto fondamentale da cui ottenere un prodotto sicuramente all’altezza della storicità del Masseto”.
“La 2014 è stata, senz’altro, una vendemmia difficile, forse più difficile della 2002 - spiega Marco Sartori, che conduce l’azienda Roccolo Grassi, in Valpolicella e Soave - prima di tutto per l’aumento dei trattamenti che abbiamo dovuto effettuare in vigna, a causa delle abbondanti piogge che hanno cominciato, quasi senza soluzione di continuità, a colpire la nostra zona fin dal 10 luglio. Queste particolari condizioni climatiche hanno poi creato disomogeneità nei diversi appezzamenti e per la raccolta è stato necessario entrare in vigna molte volte per fare le dovute selezioni. Faremo dei prodotti all’altezza dei nostri standard qualitativi - conclude Sartori - ma riducendo certamente la produzione, almeno sui vini rossi. Il Soave, invece, anche se con una contrazione quantitativa, ci sembra un prodotto molto interessante”. Assolutamente agli antipodi quello che, invece, è accaduto nella vendemmia 2014 della Sicilia: “abbiamo appena iniziato con le uve bianche e continueremo per una decina di giorni - afferma Giuseppe Russo, a capo dell’azienda etnea Girolamo Russo - ma, gli scongiuri sono d’obbligo, siamo di fronte ad una vendemmia importante, fresca, asciutta, piena di soddisfazioni. Le uve sono sanissime e le operazioni di raccolta procedono con facilità, direi da manuale. Abbiamo fatto e continueremo a fare molti passaggi in vigna per cogliere al momento giusto i grappoli - conclude Russo - ma sembra proprio di raccogliere le uve di una grande annata”.
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