Tra i grandi territori enoici del Belpaese, è nelle zone più importanti della spumantistica, dal Trentino alla Lombardia, dal Veneto al Piemonte, che la vendemmia 2014 si è conclusa per prima, come impone la lavorazione dei vini Metodo Classico e Metodo Charmat. Proprio il Nord del Paese, che accoglie gli areali più vocati, è stato però il più colpito dal maltempo, eppure, accanto ad una vendemmia, in generale, in netto anticipo sul resto delle tipologie, e una situazione climatica fredda e piovosa, che si rivelata favorevole alla produzione degli spumanti, i risultati non sembrano essere così mediocri come le prime previsioni lasciavano intendere. Non va dimenticato, poi, che le bollicine, prime fra tutte quelle ottenute con il Metodo Classico, hanno ancora molto tempo davanti a loro prima di considerarsi vini finiti, e chissà quante sorprese possono arrivare durante gli affinamenti.
“La vendemmia, 2014 specie dello Chardonnay - spiega Erman Bona, direttore del Consorzio Vini del Trentino - ha avuto un calo quantitativo sensibile, mentre qualitativamente ci sono delle partite decisamente buone, a seconda, evidentemente, delle zone più o meno vocate. Le basi spumante sono in evoluzione e i primi assaggi hanno dato delle risposte abbastanza buone. Si tratta di una vendemmia difficile, è chiaro, e i viticoltori hanno dovuto selezionare molto, anche per il fatto che il Trentodoc è un prodotto di alta qualità, che non può essere lasciato al caso, causando un calo quantitativo del 20% sul 2013, che, peraltro, era stata un’annata tendenzialmente abbondante”.
Anche in Piemonte la vendemmia 2014 ha finito per rivelarsi migliore del previsto. “Le previsioni fortemente negative in conseguenza dell’alta piovosità primaverile ed estiva - racconta Giorgio Bosticco, direttore dell’Asti Docg - sono state in parte ridimensionate ad agosto e settembre dove le piogge si sono arrestate, garantendo un progresso qualitativo delle uve tendenzialmente buono. La produzione media è stata di 107 quintali ad ettaro, un 5/7% in più del 2013”.
“Come nel resto del Nord Italia - spiega Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene - è stata anche per noi una vendemmia difficile. Sotto la media le temperature, sia di luglio che di agosto, e una piovosità doppia di quella normale, accanto ad una frequenza davvero singolare: un andamento climatico inusuale, come il lavoro a cui ha costretto i produttori, sia nel momento della preparazione dell’uva sia in quello della raccolta. Prima con i diradamenti e le sfogliature, poi con almeno un paio di passaggi in vigna per la raccolta. Emerge però, soprattutto nelle annate difficili - continua Vettorello - la vocazione dei territori di collina come il nostro e l’esperienza, almeno di due secoli, dei nostri produttori, che si occupano di una sola varietà e di un solo vino. Le prime basi sono interessanti e c’è del buono nelle cantine. Siamo rimasti abbastanza sorpresi. I vini hanno meno alcol - conclude il direttore del Consorzio - gli aromi bella freschezza e in bocca troviamo una grande energia gustativa”.
E, infine, la Lombardia, che si divide tra Oltrepò Pavese e Franciacorta, una fetta non secondaria della produzione di bollicine di qualità del Belpaese. “Si tratta probabilmente della vendemmia più problematica dal dopoguerra ad oggi - spiega Emanuele Bottiroli, direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese - ma i nostri viticoltori hanno fatto molti sacrifici e un gran lavoro. Resta più bassa la quantità, -20% sul 2013, tuttavia il Pinot Nero da base spumante è qualitativamente di ottimo livello. Si tratta di 3.000 ettolitri, che rappresentano il 65% del vino lombardo”.
“L’insolito aprile, più caldo del normale, aveva prospettato una vendemmia in anticipo. E invece - ricorda il vice presidente del Consorzio Franciacorta, Silvano Brescianini - è stato il contrario. Il grosso della vendemmia si è svolta tra fine agosto e inizio settembre, con un fortissimo lavoro di selezione. La raccolta ha registrato un calo, ma la qualità è buona, in qualche caso ottima. Le giornate fresche hanno favorito una maggiore acidità, i vini avranno un carattere di eleganza e freschezza. Magari saranno meno complessi, ma con più finezza. Si prospetta un vino interessante, ma per capire davvero come sarà bisogna lasciarli evolvere. Lo Chardonnay ha subito una contrazione quantitativa del 5/10%, e complessivamente la raccolta è scesa di un 25/30%. Il grande lavoro di cernita - conclude Brescianini - ha salvato la qualità del Pinot Nero, vitigno delicato, e in questo caso si produrranno meno bottiglie, ma è facile ipotizzare una qualità molto alta”.
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