“A conferimenti avvenuti in cantina, la vendemmia 2006 è di 49,2 milioni di ettolitri, ovvero un -2,5% sul 2005, ma in linea con la media triennale 2003/2005 (49,3 milioni di ettolitri), con un deciso decremento, fatta eccezione per la Campania, al Sud e nelle Isole ed un sostanziale recupero al Centro-Nord. Siamo decisamente lontani dalle media produttive di 63,6 milioni di ettolitri del periodo 1986/1995: del resto, negli ultimi 3 anni, abbiamo perso 178.000 ettari vitati, in pratica ci siamo “mangiati” la superficie produttiva oggi posseduta del Piemonte e della Sicilia insieme”. Così ha parlato, oggi a Milano, il direttore generale degli enologi italiani, Giuseppe Martelli, nel “Seminario Ratti”, appuntamento che come ogni anno segna la comunicazione finale sulla vendemmia italiana.
E la qualità, come sarà? “In quasi tutte le regioni del Centro-Nord - continua Martelli - il 2006 sarà ricordato come la migliore vendemmia degli ultimi cinque anni: complessivamente ottima, anche se con poche punte di eccellenza. Maggiormente eterogenea al Sud e nelle Isole dove si riscontra una più accentuata variabilità dovuta alle bizzarrie del tempo. Nonostante le stranezze climatiche e meteoriche che in certi periodi hanno capovolto le stagioni, il mese di settembre non ha tradito: è decorso nel modo più opportuno, regalando giorni di sole, poche piogge ed una buona escursione termica notturna, condizioni che hanno siglato un’annata che, per la stragrande maggioranza delle regioni, manifesta prodotti di notevole livello sia per i vini bianchi sia per i rossi, in particolar modo per quelli di alto lignaggio da affinare o invecchiare”.
“L’annata 2006 - afferma ancora Giuseppe Martelli, direttore generale dell’Asso¬ciazione Enologi Enotecnici Italiani - Assoenologi - sarà ricordata per la sua scostanza e per la sua eterogeneità. Al Centro-Nord, in più occasioni, le stagioni si sono quasi invertite con caldo estivo in primavera e temperature quasi autunnali durante l’estate. Basti pensare che prima di Ferragosto il termometro al Centro-Nord faceva mediamente registrare 22°C, mentre al Centro-Sud 34°C. Una situazione che ha tagliato l’Italia in due favorendo quella Meridionale prima e quella Settentrionale dopo”.
E il mercato del vino nel mondo? “Il mercato prende fiato - spiega ancora Giuseppe Martelli, che spiega - Le esportazioni, sia pure tra alti e bassi, mantengono le posizioni. Gli ultimi dati dicono che nei primi sei mesi del 2006 sono complessivamente in crescita del 12% in quantità e del 7% in valore, sia pure con un prezzo medio di vendita all’ingrosso in difetto del 5,5% (nel 2005, -7%). I consumi interni sono invece in continua flessione. Sempre secondo Assoenologi, attualmente si registrano 49 litri pro-capite, contro gli oltre 100 degli anni Settanta. Tutto questo si riflette sulla richiesta di prodotto, scarsa fino a metà settembre decisamente in aumento oggi, visto che le contrattazioni registrano un mercato all’ingrosso dei mosti e dei vini in ripresa con diversi incrementi di prezzo che per alcune varietà particolarmente richieste dal mercato superano anche il 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.
Il punto sul settore vitivinicolo italiano ...
Questi dati, che si inseriscono in un contesto nazionale, europeo ed internazionale, sono elaborati dalla direzione generale di Assoenologi:
In 15 anni abbiamo perso 178.000 ettari di vigneto - La produzione mondiale di vino, sulla base della media del triennio 2001/2004, è di 286 milioni di ettolitri, di cui 170 provengono dai Paesi dell’Unione Europea, che produce pertanto il 60% del vino mondiale. Il 17% della produzione mondiale ed il 28% di quella comunitaria “parlano ancora italiano”. Diciamo “ancora” poiché la media delle nostre produzioni è diversa a seconda dei periodi considerati. Essa, infatti, è di 63,6 milioni di ettolitri se riferita al decennio 1986/1995, cala a 52,3 milioni di ettolitri se rapportata al periodo 1996/2005, per diminuire a 49,3 milioni se calcolata sugli ultimi tre anni. Parallelamente è mutata la superficie di uva da vino che nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 792.000 ettari. Negli ultimi quindici anni si sono persi 178.000 ettari di vigneto, poco meno di quanti ne hanno oggi il Piemonte e la Sicilia insieme. Un dato preoccupante? Da una parte sì, visto che mentre noi spiantiamo altri piantano e conquistano i mercati, da un’altra no perché la nostra viticoltura si è specializzata eliminando il superfluo a vantaggio di un sensibile e riconosciuto miglioramento qualitativo.
La metamorfosi, in futuro, sarà nel vigneto - Secondo l’Assoenologi questa evoluzione si completerà nei prossimi dieci anni, dove si assisterà ad una metamorfosi in vigneto, pari, se non superiore, a quella che è avvenuta a partire dagli anni ’80 in cantina. Del resto l’età media degli impianti italiani è di oltre 30 anni e le ore lavorative anno/uomo/ettaro sono mediamente 400. Da qui la necessità di un cambiamento di rotta, pena un ulteriore abbandono delle superfici vitate con il conseguente decremento della produzione. Stiamo quindi andando sempre di più verso strutture produttive di maggiori dimensioni, meglio organizzate e più razionalmente condotte? Da una parte sì, dall’altra no, visto che la superficie media azienda/vigneto è ancora di soli 1,5 ettari (nel 1980 era di 0,7 ettari), contro quella francese, attestata sui 7,5 ettari, che diventano 25 nel Midi. In Cile ed in Australia in media le aziende hanno una superficie di 350 ettari. Secondo l’Assoenologi nell’arco di 15 anni quasi il 70% delle aziende viticole con più di 20 ettari dovranno essere meccanizzate per far scendere le ore anno/uomo/ettaro mediamente intorno alle 200, dalle attuali 400. Per coloro che non seguiranno questa trasformazione il rischio è di uscire dal mercato, fatta eccezione per chi si basa su produzioni di alto valore aggiunto o si trova in zone di difficile coltivazione.
Il comparto in cifre - Il business dell’intero settore vitivinicolo è di quasi 10 miliardi di euro, di cui oltre 3 miliardi dati dall’esportazione. A questo si devono aggiungere almeno altri 2 miliardi di euro, riferiti alla tecnologia di cantina. Infatti la tecnologia di cantina italiana è la più diffusa al mondo. Secondo l’Assoenologi il 60% della produzione è di vino rosso ed il 40% bianco. Poco meno del 50% della produzione di vino italiano è detenuta dalle cooperative. Le imprese in possesso di registro di imbottigliamento sono circa 30.000 ed ognuna mediamente, sempre secondo i dati elaborati da Assoenologi, detiene cinque diverse etichette. Le aziende produttrici di uva in Italia sono 530.000. Nel 1990 erano 810.000.
Vent’anni di evoluzione - Il vino italiano in vent’anni è passato da “alimento” a “genere voluttuario”. Per dieci anni, fino al 2002, le nostre esportazioni sono ininterrottamente cresciute, raggiungendo primati di tutta considerazione. Nel 2001 il vino in bottiglia ha superato nelle vendite all’estero quello sfuso. Nel 2002 negli Stati Uniti d’America i nostri vini tranquilli hanno superato quelli francesi, sia in quantità che in valore: gli Usa oggi sono il nostro primo mercato. Nel 2003 il settore vino ha raggiunto il primo posto nell’agroalimentare, nel senso che su 100 euro esportati 20 sono da imputare a prodotti derivanti dal vigneto. Attualmente la voce “vino” costituisce il 40% delle nostre esportazioni agroalimentari in Canada, Stati Uniti e Giappone.
2003: le esportazioni segnano il passo - Nonostante le eccellenti performance con il 2003 le nostre esportazioni hanno “segnato il passo”. Fatta eccezione per i vini venduti in Spagna ed in Russia, che sono aumentati rispettivamente del 29% e del 54%, dell’Inghilterra e della Svizzera che hanno fatto registrare +2% e degli Stati Uniti, Canada e Paesi dell’Est che si sono mantenuti sui livelli del 2002, tutti gli altri mercati hanno manifestato una flessione. In sintesi le nostre esportazioni, nel 2003, hanno fatto registrare una caduta dei volumi del 16%, per l’80% dovuta al vino sfuso.
2004 e 2005: le esportazioni sono tornate a crescere - È finita la primavera del vino italiano? Dobbiamo attenderci tempi duri? L’Assoenologi fu tra le poche a lanciare un grido di ottimismo. Anche perché non si può sempre crescere e, forse, ogni tanto occorre anche consolidare le performance, rivedere piani e strategie, nella convinzione che gli altri non stanno a guardare. E gli sforzi profusi non sono andati vanificati. I dati 2004 hanno fatto infatti registrare un recupero del 5% in valore e del 6% in volume, con tendenza ad un’ulteriore crescita, che si è confermata nel 2005 con un incremento del 10% in volume e del 3,1% in valore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A differenza però del passato la crescita ha avuto un andamento non generalizzato, bensì eterogeneo, nel senso che ci sono aziende con il “vento in poppa” ed altre in “profondo rosso”, il che vuol dire che ci sono vini che “tirano” ed altri che “pochi vogliono”. Una cosa comunque è certa, fino a ieri era il produttore che indirizzava le scelte, oggi è sempre di più il mercato sulla base del rapporto qualità/prezzo, per i vini di fascia media, e qualità/prezzo/immagine, per quelli di alto livello.
2006: le esportazioni tengono - Mentre i consumi interni continuano a calare, tanto che secondo l’Assoenologi oggi siamo a 49 litri pro-capite contro gli oltre 100 degli anni Settanta, le esportazioni tengono, anche se tra alti e bassi. Nei primi sei mesi del 2006, secondo i dati elaborati da Assoenologi, il flusso dei nostri vini all’estero è stimato in +12% nei volumi e quasi +7% nei valori. Agli aumenti delle esportazioni, sempre nei primi sei mesi del 2006, si è contrapposto un abbattimento del prezzo medio all’ingrosso che è attestato su una percentuale media del 5,5%. Questa è una prerogativa generalizzata che dà forza all’Italia, visto che altri Paesi europei produttori, nonostante gli abbattimenti dei prezzi, non sono riusciti a vendere. Ad esempio, basti pensare che solo nel Bordeaux sembra ci siano oltre 1,5 milioni di ettolitri stoccati e anche in Castilla La Mancha, ovvero nella regione che produce il 50% del vino spagnolo, le cantine sono piene.
L’America rimane il nostro primo mercato - Nei primi sei mesi del 2006 il 50% delle nostre esportazioni sono state indirizzate ancora verso il Vecchio Continente, mentre gli Stati Uniti rimangono in assoluto il principale mercato d’Oltreo¬ceano con quasi il 25% del nostro flusso. Le nostre esportazioni in Usa registrano una crescita del 16% in valore e del 10% in volume, con un incremento anche del prezzo medio che sale del 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In Canada il vino italiano è in fase di ulteriore espansione con + 50% in valore e +28% in volume (nei primi tre mesi del 2006). Quindi l’area Nord Americana passa dal 31 al 34% del totale dei flussi esportativi. Le previsioni dicono che in America i consumi di vino aumenteranno per almeno altri tre anni.
Un domani pieno di speranze e di concorrenza - Secondo l’Assoenologi è difficile pensare ad un sensibile incremento dei consumi interni e, pertanto, nei prossimi anni lo sviluppo si giocherà sulla capacità di individuare e conquistare sempre maggiori spazi all’estero. Ma questo non sarà facile visto che i concorrenti stranieri aumentano e con sempre maggiore aggressività. Lasciando perdere la situazione europea, dobbiamo rilevare che l’Australia in dieci anni ha quasi triplicato la sua superficie vitata. Oggi produce 15 milioni di ettolitri all’anno di cui il 75% esportati, anche se l’ultima gestione ha fatto registrare bilanci insoddisfacenti per la stragrande maggioranza delle grandi aziende. In Australia quattro aziende detengono oltre il 70% dell’imbottigliato. Il Cile in pochi anni è passato da 4 a 10 milioni di ettolitri. Ne esporta quasi l’80%. Le aziende vinicole cilene sono circa 130, di cui il 90% lavorano solo per l’esportazione. Anche in questo Paese i parametri di riferimento negli ultimi anni sono stati rivisti perché l’ulteriore crescita di introiti non c’è stata. Quello vitivinicolo è quindi un settore di grande fascino, ma dinamico e sempre di più legato alle innovazioni ed alle scelte del mercato. È un comparto di forte competizione che, secondo l’Assoenologi, aumenterà ancora ed in modo deciso nei prossimi anni, creando diversi e nuovi livelli di concorrenza. Chi vincerà questo confronto? Secondo l’Assoenologi avranno più possibilità coloro che, forti di un’adeguata massa critica, sapranno calibrare il giusto rapporto qualità/prezzo e che alla qualità del prodotto sapranno affiancare una giusta immagine, basata non tanto sul biglietto da visita, ma sulla consistenza dei vigneti e sull’efficienza delle strutture produttive che il consumatore, sempre di più, intende come giusto equilibrio tra tradizione ed innovazione. L’Italia inoltre ha una “marcia in più” con i vini ottenuti da vitigni autoctoni, ovvero prodotti tipici italiani legati al territorio alla sua storia, cultura e tradizione, anche se gli enologi rimarcano che non basta dire “autoctono” per avere successo.
Vendemmia 2006 - I dati definitivi regione per regione
Regione, % sul 2005, produzione in hl di vino 2006, qualità
Piemonte, +10%, 3.360.000, Ottima
Lombardia, =, 1.100.000, Buona/Ottima
Trentino Alto Adige, +10%, 1.160.000, Ottima
Veneto, =, 7.090.000, Ottima
Friuli Venezia Giulia, -10%, 1.040.000, Ottima
Emilia Romagna, =, 6.620.000, Ottima
Toscana, +5%, 2.920.000, Ottima
Marche, -10%, 1.090.000, Ottima
Lazio, +5%, 2.490.000, Buona/Ottima
Abruzzo, -10%, 3.120.000, Ottima
Campania, +10%, 2.010.000, Ottima
Puglia, -10%, 7.520.000, Buona/Ottima
Sicilia, -10%, 6.550.000, Buona/Ottima
Sardegna, -10%, 830.000, Buona/Ottima
Altre*, =, 2.300.000, Buona/Ottima
Totale, -2,5%, 49.200.000, Buona/Ottima
Fonte: Associazione Enologi Enotecnici Italiani
Legenda: la scala qualitativa è scadente, media, buona, ottima, eccellente; nelle altre: Valle d’Aosta, Liguria, Umbria, Molise, Basilicata, Calabria.
L’approfondimento - Regione per regione …
PIEMONTE
Qualità: ottima
Quantità: +10% rispetto vendemmia 2005
La primavera con temperature fresche è durata a lungo, è mancato il sole che di solito comincia a riscaldare aprile e maggio e ciò ha portato ad un ritardo vegetativo, che però non ha impedito di condurre a termine una fioritura uniforme. Le temperature si sono poi progressivamente rialzate, favorendo il recupero del ritardo accumulato. Le precipitazioni sono state regolari e, nonostante le alte temperature, solo in poche zone si sono verificati problemi di siccità. Il bel tempo si è protratto fino a metà settembre, quando in tutto il Piemonte viticolo si sono verificate lunghe e intense precipitazioni con anche 200 mm di pioggia concentrati in 3 giorni. Evento che si è ripetuto la settimana dopo per la stessa durata ma di minore intensità. Le grandinate sono state concentrate in aree ristrette, ma in alcuni casi hanno colpito anche fasce di vigneti importanti come quelli della produzione del Barolo. L’allegagione regolare ha portato ad una invaiatura tempestiva e costante quasi ovunque.
Con le uve Chardonnay e Pinot nero base spumante Alta Langa l’inizio della vendemmia è risultato nella norma, tra fine agosto e i primi giorni di settembre, in quanto il ritardo primaverile è stato ampiamente recuperato.
Sono seguite quindi le varietà aromatiche Brachetto, Moscato, Malvasia; il 20 settembre è iniziata la raccolta delle uve di Barbera precedute da quelle di Dolcetto. Per i Nebbioli la vendemmia è risultata leggermente anticipata subito dopo il secondo ciclo di piogge.
Una ricca fioritura ed un’eccellente invaiatura hanno portato, per quasi tutte le uve, una produzione abbondante, obbligando i viticoltori ad intervenire massicciamente con i diradamenti, che hanno innalzato la qualità, favorendo una resa uva/vino che ha raggiunto il 70% grazie all’aumento di peso dei grappoli ottenuto appena prima della raccolta. Quantitativamente parlando si stima una produzione di vino del 10% superiore rispetto allo scorso anno, pari a circa 3.360.000 ettolitri.
Per tutta la vendemmia si è beneficiato della diffusa sanità ed assenza di malattie; la gradazione e la forza acida sono state perfettamente in equilibrio a conferma della bontà dell’annata.
Le varietà aromatiche per vini dolci fanno riscontrare aromi intensi e dalle uve rosse si sono ottenuti vini ricchi di colore e tannini maturi, tanto che il Dolcetto e lalil Barbera superiore sono di alto profilo. Il Nebbiolo, la cui raccolta si è conclusa nella seconda metà di ottobre, sta dando vini con caratteristiche idonee per l’affinamento in botte: il 2006 per questa tipologia sarà certamente una grande annata.
Le prime contrattazioni hanno evidenziato una stabilità dei prezzi rispetto alla passata campagna grazie ad accordi professionali che regolano il mercato di molte uve piemontesi.
LOMBARDIA
Qualità: buona/ottima
Quantità: uguale rispetto vendemmia 2005
Il germogliamento e le successive fasi di fioritura ed allegagione si sono svolte regolarmente. Sono state poi rallentate da temperature inferiori alla media stagionale fino alla prima decade di giugno. Il sopraggiungere improvviso di temperature calde ha favorito la cascola degli acini che in certe varietà (Croatina, Pinot Nero, Riesling) ha provocato un diradamento naturale dei grappoli.
Le temperature diurne elevate del mese di luglio hanno accelerato i processi di accumulo nei grappoli. In qualche zona dell’Oltrepò e di Franciacorta la grandine ha colpito a fasce ma senza provocare danni devastanti.
Il mese di agosto ha portato continui temporali che hanno raffreddato il terreno, rallentato i processi di accumulo ed acceso qualche focolaio d’infezione delle tradizionali malattie che, prontamente curate, non hanno creato problemi.
In Franciacorta i primi grappoli si sono staccati prima di Ferragosto, mentre in Oltrepò Pavese il 21 agosto ed hanno riguardato le uve Pinot e Chardonnay base spumante. Il mese settembre, caldo ed asciutto, ha favorito la maturazione e la vendemmia. Nella prima quindicina del mese sono stati raccolti i grappoli di Chardonnay, Pinot, Riesling e Sauvignon. Nella seconda quindicina, confortata da clima caldo ed asciutto, la vendemmia delle uve rosse si è protratta fino alla prima decade di ottobre. In Oltrepò si sono raccolte prima le uve Barbera, che con la loro buccia molto sottile e gli acini gonfi rischiavano il deterioramento, mentre la Croatina ed i Cabernet hanno concluso i conferimenti.
I vini base spumante hanno gradazioni ed acido malico equilibrati. I vini bianchi si presentano sapidi, con giuste gradazioni e profumi intensi. I vini rossi sono caratterizzati da un contenuto alcolico superiore alla media, da acidità tartarica elevata, specialmente nella Barbera, con accumuli normali di acido malico ed una interessante intensità colorante.
In Valtellina il Nebbiolo da appassimento è stato raccolto a partire dagli ultimi giorni di settembre e fino alla prima decade di ottobre. Il 10 ottobre è stata invece la data fissata per l’inizio della vendemmia delle uve da pigiare fresche. Vendemmia che si protrarrà fino alla prossima settimana (fine ottobre).
Complessivamente in Lombardia la quantità è stimata pari allo scorso anno, mentre la qualità è più che buona.
Il mercato è stato particolarmente attivo per le uve Pinot grigio e Pinot nero. Per quest’ultima varietà si sono registrati incrementi, rispetto al 2005, anche del 15%. Per le uve rosse, a parte qualche partita di particolare pregio, le quotazioni si mantengono sui valori dello scorso anno.
TRENTINO ALTO ADIGE
Qualità: ottima
Quantità: +10% rispetto vendemmia 2005
In tutta la regione le precipitazioni di inizio agosto ed i conseguenti abbassamenti di temperatura, accompagnati da una buona escursione termica, hanno avuto positive ripercussioni sulla tenuta dell’acidità dei mosti. La possibilità di intervenire con irrigazioni di soccorso ha permesso di superare senza conseguenze il periodo di gran caldo verificatosi tra metà giugno e metà luglio.
Le abbondanti precipitazioni cadute per tutto agosto non hanno creato particolari problemi dal punto di vista sanitario. Per contro, l’abbassamento delle temperature al di sotto della media ha avvantaggiato il profilo aromatico e polifenolico delle uve. L’andamento climatico della prima parte del mese di settembre è risultato ottimale per la maturazione delle uve bianche, con tempo asciutto e buona escursione termica, che ha permesso di raccogliere uve perfettamente sane e con ottimi tenori di zucchero e di acidità. Una consistente pioggia verificatasi a metà settembre, seguita da una settimana caldo-umida, ha rallentato l’accumulo degli zuccheri e favorito l’insorgenza di botritis che ha accelerato la vendemmia delle varietà rosse.
La raccolta in Alto Adige ha avuto inizio verso la metà di settembre con le uve Sauvignon e Pinot grigio seguite da quelle di Pinot bianco e Pinot nero. Il culmine dei conferimenti si è verificato nella prima decade di ottobre quando alle uve bianche si sono accavallate quelle rosse di Schiava, Merlot, Lagrein e Cabernet. La campagna si sta chiudendo in questi giorni (24 ottobre) con i conferimenti di Cabernet Sauvignon nelle zone fino a 350 metri di altezza, mentre in alta collina con la raccolta del Sylvaner e del Müller Thurgau.
In Trentino i conferimenti sono iniziati il 24 agosto ed hanno avuto il culmine per le uve bianche verso il 10 settembre. Il 20 settembre è iniziata la raccolta delle uve rosse con Pinot nero e Teroldego, mentre per quelle di Merlot e Cabernet si è dovuto attendere i primi giorni di ottobre. La chiusura delle operazioni in Trentino è avvenuta a metà ottobre con i conferimenti delle varietà tardive (Cabernet ed Enantio in Val Lagarina).
Quantitativamente parlando in Trentino-Alto Adige si stima una produzione superiore del 10% rispetto al 2005, pari ad un quantitativo di circa 1.160.000 ettolitri di vino.
Dal punto di vista qualitativo si prospetta un’annata ottima per intensità di profumi, struttura, serbevolezza e con un’intensità colorante dei vini rossi sopra la media. Di estremo interesse la qualità dei vini base spumante, risultati di particolare equilibrio e sapidità. Per quanto concerne il mercato, in Alto Adige si registra un leggero aumento dei prezzi rispetto alla passata campagna, mentre in Trentino si spuntano quotazioni, per quanto riguarda i vini bianchi, superiori del 10%, mentre per quelli rossi i valori sono solo di poco lievitati rispetto al 2005.
VENETO
Qualità: ottima
Quantità: uguale rispetto vendemmia 2005
La prima metà di agosto è stata particolarmente piovosa e con temperature al di sotto della media, ciò ha permesso alla vite di ristabilire, dopo i caldi primaverili e d’inizio estate, il proprio equilibrio idrico. L’invaiatura è avvenuta in ritardo, mentre la maturazione, anch’essa inizialmente in ritardo, ha poi recuperato grazie al periodo particolarmente soleggiato e caldo che si è verificato dal 20 di agosto fino alla prima decade di ottobre.
La vendemmia è iniziata in tutta la regione il 22 agosto con le uve precoci. In provincia di Vicenza i conferimenti di Merlot datano 10 settembre, mentre quelli di Cabernet e di Garganega 20. In Veneto Occidentale il culmine della raccolta si è registrato nell’ultima settimana di settembre quando sono state conferite le varietà rosse Corvina e Rondinella base per la produzione delle Doc Valpolicella e Bardolino; la fine delle operazioni di raccolta è avvenuta nella zona del Soave il 14 ottobre con la Garganega di collina, mentre in quella della Valpolicella il 21 ottobre con le ultime uve della varietà Corvina.
Nelle zone di Treviso e Venezia la vendemmia vera e propria è iniziata nei primi giorni di settembre con la raccolta del Pinot grigio, ed è proseguita con le altre varietà a bacca bianca. Le operazioni vendemmiali termineranno a fine ottobre con gli ultimi conferimenti di Cabernet e di Raboso. Ottima la qualità delle uve, che hanno presentato generalmente grappoli di grandi dimensioni, ma spargoli e quindi di poco peso, con buccia particolarmente spessa che ha causato una resa uva/vino piuttosto bassa sulle varietà precoci (circa 60-65%), mentre le uve vendemmiate dopo le piogge e vinificate nella seconda metà di settembre hanno presentato una buccia sottile e con rese quindi anche superiori all’80%. La gradazione zuccherina è stata di circa l’1-1,5% sopra la media degli ultimi anni, mentre la forza acida risulta nella norma. La quantità nel Veneto Centro Orientale è in regresso del 5% rispetto allo scorso anno, mentre nel Veneto Occidentale si stima un aumento superiore al 5%.
Per quanto riguarda il mercato, nella zona del Veneto Orientale dopo i primi riscontri della vendemmia si è creata una certa vivacità nelle contrattazioni che hanno fatto lievitare di circa il 10% le quotazioni dei vini bianchi Igt in genere (Pinot, Chardonnay, Prosecco). Per i vini rossi le quotazioni sono sostanzialmente stabili rispetto allo scorso anno. Stabilità che si riscontra anche nel Veneto Occidentale, con la sola eccezione delle uve destinate all’appassimento per la produzione di Amarone della Valpolicella, per le quali si registra un aumento del 35-40%.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Qualità: ottima
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2005
Il germogliamento della vite è iniziato regolarmente, favorito da miti temperature. Successivamente, la fioritura è stata disturbata dalle piogge e dalle basse temperature, tanto che si è prolungata per 10/15 giorni con difficoltà di allegagione e presenza nello stesso grappolo di acini di diversa evoluzione. I Pinot hanno presentato chicchi acinellati. L'abbondante presenza di grappoli è stata quindi compensata dalla minore presenza di acini.
La siccità dei mesi di giugno e luglio ha ridotto il peso del grappolo. Le condizioni climatiche con scarsa umidità e assenza di piogge hanno portato le uve nella fase di invaiatura con un ottimo stato sanitario. Le piogge che si sono manifestate nella seconda decade di agosto hanno abbassato la temperatura e favorito l'accumulo delle sostanze aromatiche. In seguito alle piogge di agosto si sono verificati sporadici attacchi di botrite nei terreni più umidi e nelle varietà precoci (Pinot). La fine di agosto e tutto il mese di settembre sono stati caratterizzati da condizioni climatiche ottimali con giornate soleggiate e serate fresche che hanno favorito la maturazione delle uve, permettendo di raccogliere un prodotto perfettamente sano con un’ottima concentrazione zuccherina ed un perfetto corredo acido.
In Friuli la vendemmia è iniziata il 1° settembre con la raccolta del Pinot nero base spumante e del Pinot grigio, a cui hanno fatto immediatamente seguito Chardonnay e Sauvignon. Verso il 10 dello stesso mese sono iniziati i conferimenti di Tocai. Per le prime uve rosse, quelle di Merlot, si è dovuta attendere l’ultima decade di settembre, mentre per quelle di Cabernet Franc i primi giorni di ottobre. Le operazioni vendemmiali sono terminate il 20 ottobre con la raccolta degli ultimi grappoli di Cabernet, Refosco, Picolit e Verduzzo.
Le quantità vendemmiate sono inferiori rispetto allo scorso anno, a causa del minor peso dei grappoli e per la scarsa resa uva/vino. Pertanto si stima un calo di circa il 10% rispetto al 2005, quando si produssero 1.159.000 ettolitri.
Le fermentazioni dei mosti si sono svolte regolarmente; ottima risulta la qualità dei vini bianchi che presentano profumi intensi e tipici, fra questi spiccano il Friulano, il Sauvignon, lo Chardonnay e la Ribolla gialla. I vini rossi manifestano un buon corredo aromatico, un ottimo colore, in particolare per quanto concerne il Refosco, il Cabernet Sauvignon e il Pignolo. Ottima risulta anche la qualità delle uve tardive Picolit e Ramandolo.
Il mercato attualmente è stabile, ma vista la minor quantità prodotta, si prevede una ripresa delle contrattazioni verso fine anno con un aumento delle quotazioni rispetto alla passata campagna.
EMILIA ROMAGNA
Qualità: ottima
Quantità: uguale rispetto alla vendemmia 2005
Dalla seconda metà di giugno e per tutto luglio, le giornate soleggiate con temperature molto alte e modestissime precipitazioni hanno consentito di recuperare in gran parte il ritardo vegetativo precedentemente accumulato. Ciononostante questo andamento ha determinato alcuni segnali di sofferenza, specie nelle zone collinari, sia in Emilia che in Romagna ed in particolar modo nella provincia di Modena; eventi che hanno fatto rallentare l’ingrossamento dei grappoli e causato stress idrico.
L’invaiatura è iniziata con un leggero ritardo, ma si è svolta in modo regolare anche se prolungato, in quanto nella prima quindicina del mese di agosto le temperature si sono abbassate a causa anche di diversi temporali che hanno allontanato l’apprensione per la prolungata mancanza di piogge e per il conseguente pericolo di siccità nei vigneti collinari. La vendemmia ha preso il via, in leggero ritardo, il 24 agosto, con la raccolta delle varietà precoci (Chardonnay e Pinot bianco), quindi è continuata con i conferimenti dell’Albana, del Sangiovese, del Trebbiano e dell’Ancellotta. Le prime raccolte di uve di Lambrusco sono iniziate a metà settembre. La vendemmia è terminata a metà ottobre, in Emilia con le ultime uve di Lambrusco Grasparossa, mentre in Romagna gli ultimi grappoli raccolti sono stati quelli di Sangiovese di alta collina, di Cabernet Sauvignon e in pianura di Fortana.
L’andamento della vendemmia ha avuto un decorso molto regolare aiutato da un clima ideale, a parte due grossi temporali del 14/16 e 25/26 settembre, le altre giornate solo state caratterizzate dal sole, alte temperature di giorno e buone escursioni termiche di notte, un clima ideale per ultimare la maturazione.
La resa uva/vino è risultata nella media. Il potenziale alcolico risulta superiore di oltre lo 0,5% rispetto alle precedenti vendemmie con acidità totale nella media. Buona la forza colorante per i vitigni a bacca rossa. Molto profumati risultano i vini bianchi, favoriti nella maturazione dalle buone escursioni termiche.
Dal punto di vista quantitativo, la provincia di Reggio Emilia fa registrare un aumento di circa il 5%, di segno opposto, con - 5%, la provincia di Modena, in Romagna l’incremento rispetto alla vendemmia precedente è minimo. Quindi ponderando i pesi delle varie zone il risultato è di una produzione 2006 con un leggero incremento, ma molto simile alla precedente.
Il mercato in Emilia Romagna, pur facendo notare dei quantitativi di scambio molto ridotti, mostra degli incrementi fino al 10% per i Lambruschi e per alcune tipologie di vini bianchi, stabili invece i prezzi degli altri vini rossi e in generale di quelli a Doc.
TOSCANA
Qualità: ottima
Quantità: +5% rispetto vendemmia 2005
Le condizioni meteorologiche invernali e primaverili hanno favorito un rigoglioso sviluppo vegetativo. In alcune zone il freddo prolungato ha ritardato in maniera consistente la fioritura e l’allegagione. Ritardo recuperato, quasi in toto, grazie alle temperature elevate delle ultime due settimane di giugno e di buona parte di luglio.
Le grandinate sono state limitate in numero e forza (praticamente si sono abbattute il 26 giugno colpendo le zone di produzione del Chianti, del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano) senza però creare problemi apprezzabili, fatta eccezione per alcune aree ristrette del Chianti Classico.
Le basse temperature e le piogge cadute nel periodo centrale del mese di agosto hanno rallentato i processi di accumulo, causando un leggero ritardo di maturazione. Fenomeni che hanno determinato una situazione a macchia di leopardo a seconda dei microclimi tipici della Toscana.
La qualità delle uve è stata ottima per tutte le qualità bianche e rosse, con alcune punte di eccellente per Merlot e Syrah e per Sangiovese e Cabernet vendemmiati nella seconda settimana di ottobre. Dal punto di vista quantitativo, si stima complessivamente una produzione superiore del 5% rispetto al 2005 con un quantitativo di vino poco inferiore ai 3.000.000 di ettolitri.
L’andamento climatico del mese di settembre non ha portato conseguenze negative alla situazione preesistente. Alcuni giorni di pioggia non prolungata alternati a periodi più lunghi di bel tempo, sia come temperature notturne e diurne, sia per luminosità, hanno permesso di equilibrare la concentrazione zuccherina e l’acidità che, in alcuni casi, avevano raggiunto livelli molto elevati. Tutto ciò ha permesso in cantina un decorso regolare dei processi fermentativi.
A parte casi sporadici, la vendemmia è iniziata con la raccolta delle uve classiche precoci a partire daI 28 di agosto. La chiusura dei conferimenti, per le uve base Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino, è avvenuta il 15 ottobre, mentre le ultime uve di Cabernet di collina sono state consegnate alle cantine il 21 ottobre.
L’andamento del mercato non è molto indicativo, in quanto, come è solito in Toscana, il movimento dell’uva è stato piuttosto limitato ed ha interessato quasi esclusivamente uve rosse (Sangiovese per Chianti e Chianti Classico), per le quali si sono raggiunte quotazioni anche superiori del 20% rispetto a quelle dello stesso periodo del 2005.
MARCHE
Qualità: ottima
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2005
Il germogliamento, regolare ed omogeneo è avvenuto nella media storica e con circa 3 giorni di ritardo rispetto allo scorso anno. Le basse temperature primaverili hanno rallentato la crescita dei germogli e la fase di fioritura di circa una settimana, recuperata con il ritorno della bella stagione. Si è tornati quindi alla normalità con la chiusura dei grappoli e l’inizio dell'invaiatura che è risultata ritardata di quattro giorni rispetto al 2005, ma nella media pluriennale.
Le piogge cadute alla fine di aprile hanno reso la peronospora molto virulenta con delle perdite produttive nei vigneti della zone del litorale e della media collina. L’oidio è stato invece favorito dalle giornate caldo-umide di fine giugno. Nei momenti di assenza di precipitazioni e di forte calura in alcune zone, con terreni ad elevato contenuto di argilla o molto sciolti, i vigneti hanno iniziato a soffrire.
Il mese di agosto è stato caratterizzate da un’alternanza di giornate soleggiate e nuvolose con diverse precipitazioni associate in alcune zone a grandine, che non ha però provocato danni di rilievo. Tale situazione ha rallentato ulteriormente il processo di maturazione tanto da ritardare le operazioni di raccolta. Infatti la vendemmia delle uve precoci è iniziata il 5 di settembre con le uve Chardonnay, a cui hanno fatto seguito quelle di Merlot e Pecorino. Il pieno della raccolta nelle Marche si è verificato dopo il 25 di settembre, quanto si sono vendemmiate le uve di Verdicchio, Sangiovese, Maceratine, Biancame, Cabernet e Passerina. I conferimenti delle uve Montepulciano per la produzione della Docg Conero e per la Doc Rosso Piceno, e quelle di Verdicchio per la tipologia passito sono terminati nella terza settimana di ottobre.
I riscontri analitici hanno confermato una buona carica aromatica, mentre la resa uva/vino è risultata nella norma.
Per il Verdicchio, il Rosso Conero, il Bianchello e per l’area del Piceno si stima un decremento, rispetto allo scorso anno, del 10%; percentuale che equivale anche a quella valutata sull’intera area regionale. Le belle e soleggiate giornate di settembre e ottobre hanno permesso di raccogliere uve di ottima qualità con diverse punte di eccellenza specie nei bianchi e nei rossi precoci.
Il mercato delle uve inizialmente in stasi si è ripreso dopo la metà di settembre, anche le quotazioni hanno avuto un lieve incremento, +3/5%, rispetto allo scorso anno. Lo stesso discorso vale per i vini, per i quali il mercato si è vivacizzato specie per i bianchi con conseguente incremento dei prezzi (+2/5%) rispetto alla scorsa campagna.
LAZIO
Qualità: buona/ottima
Quantità: +5% rispetto vendemmia 2005
Le precipitazioni invernali e primaverili hanno creato una buona riserva idrica nella regione. Il regolare andamento climatico ha favorito la ripresa vegetativa, assicurando così un’ottima cacciata. La fioritura non è stata disturbata da condizioni negative per cui l’allegagione si è concretizzata nelle migliori condizioni.
Le giuste temperature, la poca umidità e una buona ventilazione, hanno fatto sì che non si creassero condizioni favorevoli al diffondersi di attacchi da parte delle più tradizionali crittogame della vite, tanto che i trattamenti sono stati pochissimi. Nonostante il mese di luglio abbia fatto registrare temperature piuttosto alte, i vigneti non ne hanno risentito, grazie soprattutto alle riserve idriche invernali e primaverili. Pertanto, fatta qualche eccezione, non sono state effettuate irrigazioni di soccorso.
Il ciclo vegetativo è da considerarsi nella media e quindi ha registrato una settimana di ritardo rispetto alla scorsa campagna. La raccolta delle varietà bianche più precoci (Chardonnay, Pinot bianco, Sauvignon) ha avuto inizio il 25 agosto, mentre nella prima decade di settembre si è iniziato a vendemmiare il Merlot, il Cabernet Sauvignon e, a seguire, le altre varietà a bacca bianca e rossa, quali Malvasia, Trebbiano, Sangiovese e Montepulciano. La chiusura delle operazioni vendemmiali è avvenuta a metà ottobre con la raccolta delle uve bianche collinari e con gli ultimi grappoli di Montepulciano.
Qualitativamente parlando si constatano interessanti livelli soprattutto per le uve a bacca rossa, mentre per quelle a bacca bianca si è registrato una lieve diminuzione del grado glucometrico dopo le piogge della terza decade di settembre che in alucni vigneti hanno anche causato l’insorgere di ampelopatie che sono state comunque controllate grazie a trattamenti preventivi.
Da un punto di vista quantitativo su tutto il territorio regionale si riscontra un aumento medio del 5% rispetto alla vendemmia 2005 che fece registrare 2.362.000 ettolitri di vino.
Le contrattazioni dei mosti e dei vini non sono effervescenti ed evidenziano solo lievi aumenti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno se riferiti a varietà particolarmente richieste dal mercato.
ABRUZZO
Qualità: ottima
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2005
La ripresa vegetativa, a causa del protrarsi delle basse temperature, ha maturato un ritardo di circa una settimana. Il germogliamento è stato regolare ed uniforme per tutte le varietà, così come la cacciata, l’allegagione e la conformazione di grappoli.
Il periodo primaverile è decorso nella norma, le piogge sono state copiose, ma non hanno creato problemi di natura fitopatologica. L’estate, anche se iniziata in ritardo, è stata caratterizzata da un avvio molto asciutto con temperature elevate fino alla prima settimana di agosto, che hanno creato le condizioni ottimali per l’accrescimento dei grappoli. L’invaiatura, in particolare per le uve a bacca nera, ha risentito del ritardo in fase di germogliamento.
Nella fascia costiera del centro Abruzzo il 13 agosto si è verificata una grandinata di forte intensità che ha danneggiato le produzioni Per le varietà precoci, in particolare per lo Chardonnay, la raccolta è iniziata a partire dal 28 agosto per le zone costiere, mentre per le altre zone i primi giorni di settembre. Per le altre varietà a bacca bianca (Trebbiano, Pecorino, ecc.) la raccolta è iniziata a partire dal 15 di settembre mentre per le uve rosse (Sangiovese e Montepulciano) dopo il 25 di settembre. Le operazioni vendemmiali si concluderanno a fine ottobre con gli ultimi conferimenti di Montepulciano.
Le operazioni vendemmiali sono decorse con regolarità, il persistere del bel tempo ha contribuito ad incrementare il livello qualitativo delle uve, le cui caratteristiche più evidenti sono state la minore dimensione degli acini, la buccia più spessa ed una resa uva/vino regolare.
La composizione enochimica delle uve è di assoluto rispetto; oltre ad una quantità di zuccheri superiore di circa il 20%, buono è stato il rapporto con gli acidi, ma soprattutto va sottolineata la perfetta maturazione fenolica delle uve rosse Montepulciano, che hanno generato vini di estrema qualità.
Rispetto alle prime previsioni si stima una produzione inferiore del 10% rispetto al 2005 (3.469.000 ettolitri) con una disomogenea distribuzione delle rese a causa dell’evento atmosferico prima citato e del minor peso dei grappoli.
Il mercato delle uve è stato molto vivace, i prezzi sono mediamente aumentati del 20-25% rispetto alla passata campagna, sia per le varietà a bacca bianca, sia per il Montepulciano. Interessanti le contrattazioni per mosti e vini bianchi, che hanno fatto registrare aumenti fino al 25%. Lo stesso si prevede per i vini rossi, in particolare per il Montepulciano d’Abruzzo, che oggi spunta quotazioni maggiori del 15-20% rispetto al 2005.
CAMPANIA
Qualità: ottima
Quantità: +10% rispetto vendemmia 2005
Il 2006 è stato caratterizzato, nei primi mesi dell’anno e fino a primavera, da forti perturbazioni con abbondanti piogge che, dall’inizio di maggio, sono però diminuite tanto da far temere un periodo di carenza idrica.
Sebbene il freddo prolungato abbia ritardato di circa 10 giorni il germogliamento, le ottimali temperature di giugno e luglio, che raramente hanno superato i 32°C, hanno consentito un quasi completo recupero. Un ritorno di freddo ha interrotto la fioritura seguita da un’allegagione che ha prodotto grappoli spargoli, ideali per prevenire problemi fitosanitari.
Due grandinate avvenute all’inizio di maggio e nei primi giorni di giugno hanno danneggiato alcuni vigneti a macchia di leopardo nell’Avellinese e nel Casertano, senza però causare gravi danni. Anche le piogge a carattere temporalesco della prima settimana di agosto sono state benefiche, poiché le temperature si sono abbassate notevolmente. La fase di invaiatura si è svolta nel migliore dei modi. Dopo la prima settimana, il mese di agosto è stato contraddistinto da giornate belle e soleggiate. La vendemmia, a causa delle particolari condizioni climatiche della prima quindicina di settembre, ha avuto un anticipo di circa 10 giorni rispetto ai primi orientamenti. L’abbondanza delle piogge, che hanno determinato un rallentamento dell’ultima fase di maturazione, non ha compromesso la sanità delle uve.
Quantitativamente parlando si stima un aumento di produzione del 10% rispetto al 2005. L’incremento è generalizzata in quasi tutte le zone della regione fatta eccezione per il Cilento e per la provincia di Caserta, che hanno fatto registrare un quantitativo pari a quello dello scorso anno.
La prima varietà vendemmiata è stata il Fiano del Cilento (10 settembre). A ruota sono seguiti l’Asprinio dell’Agro Aversano e tutte le altre uve bianche: Trebbiano, Malvasia, Coda di Volpe del Vesuvio, Falanghina dei Campi Flegrei, Biancolella e Biancazita. La raccolta di queste tipologie è terminata intorno al 10 ottobre.
Le uve Greco e Fiano di Avellino sono state vendemmiate per ultime, nella seconda quindicina di ottobre. La raccolta delle uve rosse è cominciata nella prima settimana di ottobre con il Sangiovese, mentre per quelle di Gragnano e Penisola Sorrentina, Vesuvio e Piedirosso dei Campi Flegrei avverrà entro la fine di questo mese (ottobre). Le operazioni vendemmiali termineranno a metà novembre con gli ultimi conferimenti di Aglianico, base della Docg Taurasi.
La vendemmia 2006 si presenta decisamente migliore di quella 2005 con un profilo qualitativo ottimo per le uve bianche. I vini rossi manifestano una buona intensità colorante con profumi di frutta rossa molto evidenti.
Per quanto riguarda il mercato i prezzi delle uve e dei vini sono inferiori rispetto a quelli spuntati nello stesso periodo dello scorso anno.
PUGLIA
Qualità: buona/ottima
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2005
La vendemmia 2006 è iniziata nella seconda decade di agosto, in condizioni climatiche ideali, con le varietà internazionali a bacca bianca: Chardonnay, Sauvignon, Pinot bianco. I risultati di cantina hanno confermato l’ottimo contenuto zuccherino, con una positiva forza acida, un quadro aromatico estremamente interessante ed un perfetto stato sanitario dei grappoli.
Successivamente, le piogge improvvise di metà settembre accompagnate da fenomeni di grandine, con relativo abbassamento della temperatura, hanno contribuito ad un rallentamento dello stato di maturazione delle uve dal Nord al Sud della Puglia.
La vendemmia per il Trebbiano e la Malvasia bianca ha avuto inizio verso metà settembre. Il distacco dei grappoli è proseguito con le altre varietà autoctone: Bombino bianco, Pampanuto dell’area Castel del Monte e Moscato di Trani. In Valle d’Itria i conferimenti hanno avuto inizio verso la seconda decade di settembre con la Verdeca, il Bianco d’Alessano e il Fiano Minutolo.
La raccolta delle uve Primitivo (area di Manduria e Sava nella provincia di Taranto) è iniziata con una settimana di ritardo, verso metà settembre, in condizioni climatiche incerte, pregiudicando in modo lieve lo stato sanitario e di maturazione delle stesse. Quantitativamente la produzione per questa tipologia è inferiore di circa il 30% rispetto alla vendemmia 2005.
Nell’alto e basso Salento la vendemmia ha avuto inizio a metà settembre con le varietà Negroamaro e Malvasia nera, vitigni base per la produzione dei Doc salentini ed è stata contraddistinta da un andamento climatico altalenante tra giorni soleggiati e ventilati e tra manifestazioni temporalesche di pioggia accompagnate con grandine in maniera diffusa che ha influito negativamente sullo stato sanitario delle uve. In questa area le operazioni vendemmiali si sono concluse verso il 10 di ottobre. Dai primi riscontri in cantina la qualità risulta buona, con una produzione inferiore rispetto alla vendemmia 2005 di circa il 30%.
I vini manifestano complessivamente un’interessante struttura, un’ottima intensità di colore per i rossi; mentre i bianchi presentano una buona acidità, un soddisfacente corredo aromatico varietale ed una gradazione alcolica nella media.
Di conseguenza si può affermare per la Puglia una produzione eterogenea ma di qualità complessivamente interessante con qualche punta di eccellenza. Quantitativamente parlando, si registra un decremento intorno al 10% rispetto alla vendemmia 2005.
Il mercato registra un’ottima vivacità per i mosti muti bianchi e per i vini bianchi da tavola che hanno fatto registrare incrementi del 5% rispetto al 2005. Stabile il prezzo degli altri vini, Dioc compresi.
SICILIA
Qualità: buona/ottima
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2005
L’andamento del ciclo vegetativo della vite si è svolto in modo regolare. Le abbondanti piogge invernali-primaverili hanno infatti permesso un buon approvvigionamento idrico delle piante, senza creare particolari danni al momento dell’allegagione, dell’invaiatura e senza procurare acinellatura. Su tutto il territorio regionale non si sono registrate gradinate. Le temperature torride di fine agosto, oltre ad anticipare le operazioni di raccolta, hanno creato seri problemi di stress idrico, che inevitabilmente ha accelerato i processi di maturazione e leggermente abbassato la resa quantitativa delle uve.
Rispetto al 2005 si è registrato un anticipo della vendemmia soprattutto per le uve a bacca nera. Il 21 agosto, a causa del grande caldo, unitamente alle uve bianche precoci (Chardonnay, Viogner e Müller Thurgau) è iniziata anche la raccolta di Merlot, Syrah, Pignatello, Sangiovese e Cabernet; a seguire, nella prima settimana di settembre, sono state raccolte le altre uve a partire dal Nero d’Avola, per continuare con il Frappato, il Cabernet Sauvignon, il Petit Verdot e le altre. Fra la metà di settembre e la fine dello stesso mese, si sono verificati violenti acquazzoni, che hanno sensibilmente rallentato le operazioni di raccolta.
Le operazioni vendemmiali sono terminate verso il 15 ottobre in quasi tutta la regione con la raccolta delle uve Frappato e Nero d’Avola, base della Docg Cerasuolo di Vittoria, ad eccezione della zona dell’Etna dove le ultime uve di di Nerello Mascalese per la produzione dell’omonima Doc saranno vendemmiate negli ultimi giorni di ottobre.
Le uve, nel loro insieme, non hanno manifestato danni da malattie; buona la consistenza della buccia e la forza acida, così come il peso dei grappoli, la resa uva/vino e il contenuto zuccherino. I processi fermentativi si sono svolti regolarmente.
Dal punto di vista qualitativo il livello è da considerarsi ottimo per le varietà bianche quali Chardonnay, Muller Thurgau, Viognier, Grillo e Inzolia e per Merlot, Cabernet Sauvignon Syrah e Nero d’Avola fra i rossi. Invece, per le altre uve di epoca tardiva come il Catarratto, Frappato, Nerello Mascalese la qualità è da considerarsi buona, in quanto sono state raccolte dopo le piogge.
Quantitativamente parlando si stima una produzione di vino e mosti di circa 6.560.00 ettolitri, inferiore del 10% rispetto a quella dello scorso anno, che fece registrare 7.283.000 ettolitri.
Per quanto riguarda il mercato, al momento la richiesta è debole, nonostante i prezzi registrano gli stessi valori dello scorso anno. Invece, per quanto concerne i mosti muti, i mosti concentrati e i mosti concentrati rettificati si registra un incremento medio del 15% rispetto alla vendemmia 2005.
SARDEGNA
Qualità: buona/ottima
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2005
Ad un inverno piovoso è seguita una primavera altrettanto piovosa; tale situazione ha favorito un buon accumulo idrico, che ha permesso un germogliamento regolare ed una buona cacciata. Qualche sbalzo termico durante la fioritura ha tuttavia provocato un po’ di colatura, soprattutto nel Nuorese per il vitigno Cannonau, varietà peraltro abbastanza soggetta a tale fenomeno. Mentre non risultano normalmente soggette altre varietà come il Vermentino e la Malvasia che invece hanno subito, in diverse parti dell'Isola, lo stesso negativo fenomeno, accompagnato da evidente acinellatura.
Dal punto di vista fitosanitario l’uva è stata conferita alle cantine in perfetto stato sanitario in quasi tutta la Sardegna. La peronospora è stata quasi inesistente, l’oidio è stato ben controllato fin dall'inizio del ciclo vegetativo, mentre la Tignola si è manifestata in modo tenue e modesto, rispetto agli anni passati.
Durante l’estate provvidenziali temporali hanno portato beneficio ma, in alcuni casi, le forti turbolenze hanno scatenato grandinate che, sia pur colpendo a fasce, hanno creato qualche non trascurabile danno.
Quantitativamente parlando, si stima una produzione inferiore del 10% rispetto a quella dello scorso anno quando si produssero 924.000 ettolitri di vino, sia pure con un andamento a macchia di leopardo. Ad esempio si registra un lieve aumento rispetto al 2005 per le uve Moscato, una diminuzione per quelle di Vermentino e un calo per quelle di Cannonau nel Nuorese e nel Cagliaritano, con punte in certe zone anche del 30%.
L’epoca di vendemmia, che pareva in ritardo, è stata invece nella media stagionale. I conferimenti sono iniziati nella seconda decade di settembre con le uve di Vermentino, Nuragus e Monica. Nei primi giorni di ottobre è stata la volta delle uve di Cannonau, mentre per le varietà tardive destinate ai vini da dessert, ovvero per quelle di Nasco e Malvasia si dovrà attendere la fine del mese (ottobre).
Il mercato attualmente pone dubbi e problemi: le cantine infatti fanno registrare non trascurabili giacenze, le richieste scarse e le quotazioni non sono certo allettanti.
Qualità & quantità - Le ultime 10 vendemmie …
La sintesi di seguito riportata è tratta dai dati ogni anno elaborati su scala nazionale dall’Assoenologi. I riscontri quantitativi sono armonizzati con le risultanze dell’Istituto nazionale di statistica di cui, i dati dell’Assoenologi (resi noti già a fine vendemmia) differiscono di solo l’1,6% sulla media pluriennale parametrata con quella dell’Istat.
1996 qualitativamente parlando. Fino a metà luglio si pensava che potesse essere una delle migliori vendemmie degli ultimi quindici anni, invece a causa delle bizzarre condizioni atmosferiche e meteoriche, il 1996 sarà ricordato come una delle campagne più eterogenee; visto che l’eccellenza di metà luglio, l’ottimo di metà agosto ed il più che buono di metà settembre sono stati mano a mano diluiti dalle abbondanti piogge.
1996 quantitativamente parlando. Si sono prodotti 58,5 milioni di ettolitri di vini e mosti, un quantitativo in linea con la media decennale, ma con un contenuto zuccherino mediamente deficitario che ha richiesto interventi di arricchimento. Piuttosto virulenti gli attacchi di parassiti.
1997 qualitativamente parlando. In certe zone, per i vini rossi in generale e per quelli di lungo invecchiamento in particolare, è stato considerato uno dei migliori millesimi degli ultimi cinquant’anni. Molto ha giocato l’eccellente andamento climatico di settembre che ha sensibilmente contribuito all’innalza¬mento dei livelli qualitativi.
1997 quantitativamente parlando. Si sono prodotti 50,5 milioni di ettolitri (meno13,6% rispetto al 1996) con un contenuto zuccherino mediamente superiore a quello dell’annata precedente. La minore produzione ha permesso di soddisfare al meglio i processi di accumulo e di maturazione. Scarsi gli attacchi parassitari.
1998 qualitativamente parlando. Poteva essere un’altra vendemmia ai più alti livelli (ed in certe zone lo è stata). I rilevamenti fatti nei primi giorni di giugno davano dati esaltanti da Bolzano a Pantelleria. Con luglio le valutazioni sono passate dall’eccellente all’ottimo, per essere poi ulteriormente diluite.
1998 quantitativamente parlando. Il +20% (rispetto all’anno precedente) rilevato in primavera, sì è dimezzato a metà estate per scendere ancora agli inizi di settembre e risalire a +13% a vendemmia conclusa, grazie alle positive performance di settembre ed ottobre. La produzione 1998 ha fatto registrare oltre 57 milioni di ettolitri.
1999 qualitativamente parlando. È stata un’annata fatta di colpi di scena, di speranze deluse, caratterizzata da una produzione alquanto eterogenea dovuta ad un andamento stagionale piuttosto scostante. Punte di vivo interesse si sono verificate solo dove le torride temperature sono state mitigate.
1999 quantitativamente parlando. Le previsioni di maggio, che davano quantità elevate, non sono state confermate dai riscontri di cantina, visto che a conferimenti avvenuti, l’incremento quantitativo è stato di circa l’1,6% rispetto alla campagna precedente, con una produzione complessiva di 58 milioni di ettolitri, in linea con la media degli ultimi dieci anni.
2000 qualitativamente parlando. La prima annata del secolo non è stata a “cinque stelle” ma molto vicina. I livelli registrati sono stati infatti complessivamente assai interessanti anche se molto eterogenei. Un’annata capricciosa e bizzarra con caldo estivo in primavera e piogge e temperature post-invernali in estate, che comunque ha creato sinergie tali da permettere numerose punte di ottimo e di eccellente, sia pur circoscritte in zone e varietà.
2000 quantitativamente parlando. È stata un’annata piuttosto scarsa. Si sono prodotti infatti solo 54 milioni di ettolitri di vini e mosti con un decremento del 6,9% rispetto al 1999. Bassa la resa uva/vino dovuta allo spessore della buccia ed alla concentrazione della polpa degli acini. È stata anche la vendemmie più anticipata degli ultimi decenni.
2001 qualitativamente parlando. Piuttosto eterogenea, complessivamente più che buona con numerose punte di ottimo ma pochissime di eccellente. Laddove le uve non hanno subito prolungate piogge autunnali, i vini rossi sono ben strutturati e di spiccata personalità, mentre i bianchi manifestano una discreta freschezza solo se ottenuti da impianti che non hanno sofferto per carenza idrica.
2001 quantitativamente parlando. Si sono prodotti 52,3 milioni di ettolitri, con un decremento del 3,3% rispetto al 2000. La cosiddetta “gelata di Pasqua”, le scarse precipitazioni e le alte temperature che hanno caratterizzato il periodo estivo hanno soffocato le previsioni primaverili che davano una produzione molto vicina ai 57milioni di ettolitri.
2002 qualitativamente parlando. Sarebbe bastato che il mese di settembre ci avesse regalato meno acqua e qualche giorno di sole in più, ma così non è stato ed il recupero qualitativo ipotizzato a fine agosto è avvenuto solo in poche zone. Non è un’annata da dimenticare, ma neppure da millesimi da conservare. La qualità è risultata alquanto eterogenea: complessivamente buona, ma con molte punte di medio.
2002 quantitativamente parlando. I 47 milioni di ettolitri ipotizzati a fine agosto sono scesi a 44,6 milioni, contro i 54,1 milioni di ettolitri del 2000 e i 55,3 milioni della media decennale. E’ stata una delle vendemmie più scarse degli ultimi quarantacinque anni, bisogna infatti risalire al 1957 per trovarne una più deficitaria.
2003 qualitativamente parlando. Poteva essere una vendemmia memorabile, sarebbe bastato un’estate meno soleggiata e con qualche pioggia, ma così non è stato e la regolarità di settembre ha permesso un recupero qualitativo solo in alcune zone e principalmente per i vini rossi che hanno fatto registrare alcune punte di ottimo in quelle zone che in settembre hanno beneficiato di un andamento climatico e meteorico adeguato.
2003 quantitativamente parlando. Tre le più povere degli ultimi 50 anni. Si sono prodotti infatti poco più di 44 milioni di ettolitri di vino. Il decremento produttivo è stato dovuto alle alte temperature ed all’assenza di precipitazioni che hanno caratterizzato buona parte dei mesi di maggio, giugno, luglio ed agosto. La regolarità del mese di settembre non è bastata a riequilibrare la situazione. La vendemmia 2003 sarà anche ricordata come la più anticipata: 20 giorni rispetto alla media.
2004 qualitativamente parlando. Le previsioni di fine agosto sono state rispettate: il mese di settembre è decorso nel modo più opportuno, regalandoci giorni di sole, qualche pioggia ed una buona escursione termica notturna, condizioni che hanno siglato, dopo due campagne discutibili, un’annata che, per la stragrande maggioranza delle regioni, per i vini bianchi è stata tra le migliori degli ultimi anni e, per alcuni rossi, molto vicina a quella del 1997.
2004 quantitativamente parlando. Si sono prodotti 53,3 milioni di ettolitri di vino con un incremento del 20% rispetto all'anno precedente. Dopo due anni di forte decremento, siamo tornati ad una vendemmia vicina alla media decennale 1994/2003 attestata sui 53,5 milioni di ettolitri di vino. Fatta eccezione per Lazio, Abruzzo, Campania, Sicilia e Sardegna tutte le regioni hanno avuto incrementi di almeno il 20% rispetto alla campagna 2003.
2005 qualitativamente parlando. Molto eterogenea la qualità. Le premesse per firmare un ottimo millesimo, nonostante le bizzarrie del tempo, c’erano tutte fino a Ferragosto. Le piogge e le basse temperature che hanno caratterizzato la seconda metà del mese hanno rimesso però tutto in discussione. Le speranze riposte nel mese di settembre sono andate quasi dappertutto deluse. Tutto questo ha determinato una qualità buona con poche punte qualificate al nord e di maggiore interesse al Sud e nelle Isole.
2005 quantitativamente parlando. Si sono prodotti 50,6 milioni di ettolitri di vini e mosti con un decremento di circa il 5% rispetto al 2004 È un’annata tra le più scarse degli ultimi 50 anni, molto vicina a quella del 1954 (50,5) e pressoché uguale a quella del 1997. Le regioni che hanno registrato i decrementi più cospicui sono state il Veneto (-19,8%), Il Trentino Aldo Adige (-16,7%), il Friuli V.G. (-13,8%) e la Toscana (-12,2%).
Le migliori annate dei vini rossi degli ultimi 60 anni
1947, 1964, 1971, 1978, 1985 , 1988, 1990, 1997
La vendemmia 2006 … Nei paesi dell’Unione Europea
Tralasciando la situazione italiana, dettagliatamente illustrata nella prima parte di questo dossier, i rilievi effettuati dall’Union Internationale des Oenologues per i singoli Paesi dell’Unione Europea possono essere così sintetizzati:
Francia - La produzione globale (cioè comprensiva di vino e dell’eventuale destinazione per mosti, succhi d’uva e cali di concentrazione) per il 2006 è stimata intorno ai 53,9 milioni di ettolitri, un quantitativo di poco superiore rispetto al 2005 (53,3 milioni di ettolitri) e inferiore del 3,5% se riferito alla media del decennio 1996/2005 (55,9 milioni di ettolitri).
Spagna - Si stima una produzione di 42 milioni di ettolitri (comprensivi di vino e dell’eventuale destinazione per mosti, succhi d’uva e cali di concentrazione). Un quantitativo superiore del 4% rispetto a quello dello scorso anno (40,5 milioni di ettolitri) e superiore del 5% se riferito alla media degli ultimi dieci anni (40 milioni di ettolitri).
Germania - Quest’anno si prevede una produzione 9,7 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo superiore del 6,5% rispetto a quello dello scorso anno (9,1 milioni di ettolitri) e pressoché uguale se riferito alla media degli ultimi 10 anni (9,6 milioni di ettolitri). Come sempre quasi tutta la produzione sarà a Vqprd.
Portogallo - I rilievi danno un quantitativo inferiore del 5% rispetto a quello della passata campagna (7,3 milioni di ettolitri). Si prevede quindi una produzione di 6,9 milioni di ettolitri di vino, vale a dire oltre il 5% in meno rispetto alla media degli ultimi 5 anni (7,3 milioni di ettolitri).
Ungheria - Si stima in questo Paese (aderente all’Unione Europea dal 2004) una produzione di circa 3,6 milioni di ettolitri di vino, superiore di ben il 24% rispetto a quella del 2005 (2,9 milioni di ettolitri).
Grecia - In questa nazione si produrranno circa 4 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo praticamente uguale a quello dello scorso anno, e superiore del 7% se riferito alla media degli ultimi cinque anni (3,7 milioni di ettolitri).
Austria - La produzione risulta superiore del 6% rispetto a quella del 2005 (2,3 milioni di ettolitri), ma inferiore del 5,5% se riferita alla media degli ultimi 5 anni (2,5 milioni di ettolitri). Si ipotizzano infatti circa 2,4 milioni di ettolitri di vino.
Gli altri Paesi dell’Unione Europea, e più precisamente Belgio, Cipro, Lussemburgo, Malta, Regno Unito, Repubblica Ceca , Slovacchia e Slovenia si ritiene che possano produrre nel 2006 circa 2,1 milioni di ettolitri di vino, così ripartiti: Belgio 2.000, Cipro 214.000, Lussemburgo 145.000, Malta 70.000, Regno Unito 18.000, Repubblica Ceca 490.000, Slovacchia 400.000, Slovenia 761.000.
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