Mancano solo 584 giorni all’apertura dell’Expo 2015 di Milano. Che come sostengono tutti, visto che il tema è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, sarà una grande occasione per l’Italia dell’agricoltura e dell’enogastronomia. “A patto che si capisca che la partita non si gioca solo dentro Expo, ma anche prima e dopo, e che devono essere le Regioni, i territori e le filiere a capire come sfruttarla al meglio, senza pensare che sia il comitato organizzatore a fare da “surrogato” in questo senso”. Così a WineNews.tv Roberto Arditti, responsabile della comunicazione di Expo.
Una necessità, quella del coinvolgimento delle realtà locali, dal punto di vista dell’Italia, ribadita anche dal Sottosegretario Maurizo Martina (“sono i Comuni e le Regioni l’architrave di Expo 2015, i protagonisti che ci permetteranno di fare dell'esposizione universale un grande evento nazionale, un acceleratore di innovazione ed energie”) e dalla Presidente della Camera Laura Boldrini (“per garantire successo all’Expo 2015, bisogna ascoltare la voce dei sindaci italiani e coinvolgerli nella preparazione dell’evento”).
Un evento globale e istituzionale, l’Expo, rivolto agli addetti ai lavori, ricorda Arditti, “che, per la prima volta, vedrà in Italia il passaggio di oltre 130 Capi di Stato e 500 ministri, e che attiverà oltre 1 miliardo di euro di investimenti tra strutture, attività, comunicazione”.
Mentre il Commissario Expo 2015 Diana Bracco ha annunciato che, a breve, sarà lanciata la gara per la realizzazione del “Padiglione Italia”, con il via del cantiere entro novembre 2013, Arditti conferma la presenza di un padiglione “Vino & Olio”, sul quale “a tirare le fila sarà il Ministero delle Politiche Agricole”.
Tra i grandi temi da affrontare, c’è quello dell’italian sounding e della contraffazione, che sono anche indiretti attestati di stima e testimoniante del successo dei prodotti italiani, ma anche “un business che vale 60-70 miliardi di euro all’anno. Ma qui dobbiamo essere molto chiari - aggiunge Arditti - perché spesso i primi a non fare le cose in regola sono proprio gli italiani, e in questo senso bisogna stare attenti, perché il mondo, che è affamato d’Italia, vuole sempre più chiarezza e correttezza”.
“Insomma, una gestione dell’italianità delle nostre eccellenze più concreta ed efficace: anche perché altrimenti - spiega ancora a Winenews.Tv, Roberto Arditti - i “guadagni sul “brand Italia” se li prendono gli altri, come i tedeschi dell’ottimo gruppo Kempiski, a cui in Cina, dove gli investimenti sono sempre una decisione pubblico-privata, nasceranno degli hotel extra lusso a 7 stelle, per i quali sono stati espressamente richiesti da Pechino ristoranti e chef italiani 100%. Solo che a gestirli sarà la società tedesca”. Un po’ come già avviene per la grande distribuzione all’estero, con catene di altri Paesi, soprattutto francesi come Auchan e Carrefour, che puntano forte sul made in Italy.
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