La disciplina che vieta l’uso del tappo a vite nei vini a docg è regolamentata da un decreto del 1993. E da più parti, vista l’evoluzione continua dei mercati internazionali, se ne richiede in qualche modo una revisione. Esplicita la lettera di David Gleave (importatore di vini a Londra), che richiede una revisione del Decreto, pena un possibile indebolimento della competitività dei vini italiani in quel mercato. www.winenews.it ha chiesto in esclusiva ad Andrea Sartori, Presidente di Unione Italiana Vini e a Piero Mastroberardino, Presidente di Federvini, cosa ne pensano in proposito. La posizione di Sartori è molto netta “solleciteremo senza dubbio l’utilizzare di tappi e anche di contenitori alternativi, invitando a rivedere il decreto del 1993. Peraltro - continua Sartori - alcune Doc già godono di deroghe ed eccezioni varie. Naturalmente, escluderemo da questa modifica le Docg, mentre chiederemo la massima libertà sui vini ad Igt”. Per Piero Mastroberadino si tratta di una “materia delicata.. Dal punto vista culturale i tappi alternativi non mi piacciono, ma so che è lo stesso mercato a richiederli. Certo, prima di prendere in decisioni avventate - continua Mastroberardino - bisognerebbe affrontare la questione in modo serio a partire dalla nostra piramide della qualità. Esistono Docg che per la loro diffusione e per il loro posizionamento di prezzo non riceverebbero nessun danno da una tappatura alternativa, anzi, potrebbero invece beneficiarne. Ma esistono altre Docg e perfino Igt di diffusione più ristretta e di posizionamento di prezzo più alto - conclude Mastroberardino - che debbono continuare ad usare i tappi di sughero”.
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