Anche se qualcuno ha già iniziato a tagliare i primi grappoli di varietà precoci e per basi spumante, soprattutto al Sud, è ancora presto per fare congrue previsioni vendemmiali, ma caldo umido e temporali estivi stanno mettendo in apprensione i viticoltori chiamati ora a tirar fuori le armi del mestiere per preservare la qualità e le quantità di raccolta delle uve dello scorso anno. È la lettura che Assoenologi, per voce del suo presidente Riccardo Cotarella, ha dato all’Ansa sull’attuale situazione del “vigneto Italia”.
Che su qualche aspetto, comunque, fornisce indicazioni ulteriori: “la stagione non è andata in maniera ottimale - dice Cotarella - sarà dura ripetere i numeri della scorsa annata, e anche l’andamento climatico in taluni distretti produttivi non è stato il massimo, ma la qualità del vino si fa ora. Serve sicuramente un po’ di mestiere, e un buon agosto per una maturazione ottimale. Che dipende dal clima, e davanti a tante variabili ci vuole cultura - ha sottolineato Cotarella - con tutti i sistemi di conduzione, da quello tradizionale al biodinamico”.
Qualunque stima più precisa sulla raccolta è prematura, ma in ogni caso, spiega Cotarella, “la qualità che caratterizza la produzione made in Italy si preserva solo con la preparazione scientifica. Da noi non esiste più la cosiddetta “cultura del parroco”, quella che vede la vite fruttificare senza intervento alcuno. Che si scelga di produrre vino in maniera tradizionale, o biologico o biodinamico quello che d’ora in poi non potrà mancare in vigna è la preparazione professionale”.
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