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VERSO UN NUOVO ORDINE NELLA PROMOZIONE “ISTITUZIONALE” DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO? DOPO L’ACCORDO TRA POLITICHE AGRICOLE E “ICE”, LA SPENDING REVIEW STABILISCE CHE BUONITALIA SIA “ASSORBITA” DALLA NUOVA AGENZIA PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE

Italia
Verso un nuovo ordine per la promozione del wine & food italiano

Dopo il caos, tra tagli ad agenzie e società istituzionali deputate, sembra che si stia arrivando ad un nuovo ordine nella promozione “istituzionale” dell’agroalimentare italiano all’estero (che, nel 2011, ha fruttato all’Italia 30 miliardi di euro, ndr). Dopo il nuovo accordo firmato tra Ministero per le Politiche Agricole (di cui, però, alla faccia della trasparenza, non sono ancora disponibili i contenuti, dicono dal Ministero stesso) ed Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese (rinata sulle ceneri dell’Ice), nel testo del decreto legge approvato da Camera e Senato sulla “spending review”, c’è un altro tassello di questo riordino.

Il comma 18-bis dell’articolo 12 stabilisce, infatti, che competenze, risorse umane e il “tesoretto” (stima ufficiosa, 12 milioni di euro) di Buonitalia, ex società creata dal Ministero delle Politiche Agricole per la promozione all’estero dell’agroalimentare, e messa in liquidazione in luglio, siano trasferite proprio all’Agenzia, con decreti attuativi che devono essere prodotti dai Ministeri delle Politiche Agricole, dello Sviluppo Economico, dell’Economia e Finanze e della Pubblica Amministrazione. Una vicenda, quella di Buonitalia, che a WineNews abbiamo seguito a lungo, e che alla fine ha visto prevalere la linea del buonsenso (auspicata da noi e da altri, come il Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera Paolo Russo), e si è riusciti a non buttare via il “bambino e l’acqua sporca”, salvaguardando risorse e competenze che se non hanno funzionato come avrebbero dovuto, lo hanno fatto soprattutto per responsabilità politiche di chi ha diretto la società. Evitando, in qualche modo, il “fallimento” totale di un progetto, nobile almeno negli intenti, e che portava su di sé il marchio ufficiale dello Stato, che avrebbe reso ancor più negativo, anche dal punto di vista dell’immagine, il suo smantellamento complessivo. Adesso, però, serve un cambio di passo nel supporto delle istituzione alla promozione dell’agroalimentare italiano all’estero che pesa, eccome, sulla bilancia commerciale del Paese.

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