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VIA LA CARTA STAMPATA A FAVORE DEL “100% ON LINE” ENTRO IL 2013, APERTURA ALLA PUBBLICITÀ FINORA ASSENTE, LISA PERROTTI-BROWN A SINGAPORE COME NUOVA “EDITOR IN CHIEF”, INVESTITORI ASIATICI NELLA PROPRIETÀ E ... ECCO LA “ROBERT PARKER REVOLUTION”

Italia
Robert Parker ad Hong Kong

Via la carta stampata a favore del “100% on line” entro il 2013, apertura alla pubblicità finora assente (a patto che non sia di produttori o di vini, ma di altri settori come orologi di lusso, carte di credo, linee aeree e così via), investitori asiatici nella proprietà, Lisa Perrotti-Brown, di stanza a Singapore, come nuova “editor in chief”, con tanto di quartier generale che si sposterà dagli States all’Asia, e cambiamenti contrattuali per tutti i collaboratori più importanti della rivista, che dovranno diventare dipendenti tout court, anziché “indipendenti a contratto”: ecco la “Robert Parker Revolution”, il piano per l’immediato futuro della rivista più influente del mondo del vino, “The Wine Advocate”, arrivata a 34 anni di vita, secondo quanto scrive Lettie Teague sul “The Wall Street Journal”.

La direzione editoriale, che il fondatore Robert Parker vorrebbe affidare alla giornalista di stanza a Singapore, con il relativo trasferimento dell’ufficio centrale della rivista che ha dato vita al “100 points system” dalla sua casa nel Maryland (Usa), nel Paese orientale, testimonia la crescente importanza dell’Asia nello scenario vinicolo mondiale.
“Il mercato asiatico è maturo, e sarebbe impensabile non volerne fare parte”, ha detto Parker. E ad attirarlo in Asia ci sarebbero anche investitori proprio di Singapore (e a cui Parker starebbe vendendo “quote rilevanti” di “The Wine Advocate”, e che si farebbero carico delle “operazioni economiche quotidiane”) di cui non si conosce il nome, ma che all’autorevole giornale economico americano, il più potente dei critici di vino descrive come “giovani visionari dai settori della finanza e della tecnologia che mi hanno presentato un progetto che non ho potuto rifiutare”.
E, a quanto pare, Parker non ha potuto rifiutare, dopo 34 anni, neanche l’apertura alle inserzioni pubblicitarie per la sua newsletter (50.000 abbonati a 75 dollari per 6 numeri all’anno), che con l’influenza dei suoi giudizi ha spesso segnato le fortuna di un vino o di un territorio, come insegna, tra gli altri, il caso “Bordeaux” proprio in Asia, dove le recensioni di Parker hanno contribuito non poco al boom (poi in parte sgonfiato) dei prezzi.
L’Asia, ed in particolare la Cina, poi, non saranno solo i destinatari delle recensioni di “The Wine Advocate”: la crescente (in quantità e qualità) produzione enoica della Grande Muraglia sarà guardata dai critici di Parker con sempre maggiore attenzione (non si esclude l’arrivo di una firma di base permanente in Cina). Critici che, peraltro, da “independent contractors” dovranno accettare di diventare “dipendenti” a tutti gli effetti, per “avere più controllo sulle recensioni”, dice la Perotti Brown. Il riferimento, ovviamente, è al caso di Jay Miller, che per la rivista americana copriva soprattutto la Spagna, allontanato da Parker dopo l’accusa di aver accettato pagamenti “extra” per recensire alcune cantine.

Ma se firme autorevoli come Antonio Galloni (che per “The Wine Advocate” recensisce i vini di tutta Italia, oltre che di Champagne e Borgogna, ndr), David Schildknecht, Mark Squires o Neal Martin rifiutassero questo cambiamento di status?
“C’è una pletora di bravi wine writer fuori che aspetta”, risponde seccamente la Perotti al “The Wall Street Journal”.

Insomma, la “Robert Parker Revolution” più volte annunciata, e le cui prime avvisaglie lo stesso Parker aveva annunciato proprio da Hong Kong nel 2011, a “Wine Future”, come riportato da WineNews, sembra essere cominciata concretamente. Un nuovo viaggio la cui nave batte inequivocabilmente “bandiera d’Oriente”.

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