02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Viaggiare in Italia seguendo le rotte del vino è semplice. Ma per uscire dai “grandi classici”, a volte, serve una guida. Come quella di Condé Nast Traveller, che ha stilato la sua classifica ai territori del vino da visitare del Belpaese ...

Italia
Viaggiare in Italia seguendo le rotte del vino by Condé Naste Traveller

Per molti le vacanze sono già finite, per altri sono nel pieno, per qualcuno arriveranno solo a settembre o anche più avanti. E allora, proprio nel pieno della vendemmia, può essere l’occasione giusta per visitare i tanti territorio del vino italiano. I grandi classici non tradiscono mai, dal Piemonte con le sue Langhe Patrimonio Unesco da cui nascono Barolo e Barbaresco, passando per le colline del Monferrato che punta forte sulla Barbera, al Veneto, con la Valpolicella e l’Amarone, il Soave, le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, e ancora la Toscana con il Chianti e il Chianti Classico, Montalcino con li suo Brunello, Montepulciano con il Nobile, la costa toscana con Bolgheri, la Maremma con il Morellino di Scansano e così via, fino alla Sicilia dell’Etna, del Nero d’Avola, del Cerasuolo di Vittoria e così via, tante sono i territori importanti, ma meno celebri, da visitare nel nome di Bacco. A consigliarli ci ha pensato Condé Nast Traveller, il più diffuso magazine dedicato al turismo di lusso, in un articolo firmato dalla giornalista Krisanne Fordha, che si è avvalsa della guida d’eccezione di Jack Mason, wine director del Ristorante Marta di New York, tra i punti di riferimento della cucina “italian style” nella Grande Mela, e Gabriele Tacconi, enologo della storica cantina chiantigiana Ruffino, del gruppo Constellations Brands.
Guardando al Nord Italia, si parte dalla Valtellina, in Lombardia, terra di Nebbiolo, che qui prende anche il nome di Chiavennasca, da cui nasce lo Sforzato, vino più conosciuto del territorio. Poco distante, vale la pena una visita in Trentino Alto Adige, celebre soprattutto per i vini bianchi, in particolar modo altoatesini, e per le bollicine del Trentodoc, ma che Condé Nast segnala soprattutto per andare alla scoperta del Teroldego Rotaliano, una delle produzioni rossiste più importanti del territorio, ma meno conosciuta di quanto si pensi.
Altra Regione consigliata da visitare è il Friuli Venezia Giulia, di certo non una sconosciuta nel panorama enologico italiano e mondiale, soprattutto grazie ai grandi bianchi del Collio. Che, però, gli esperti consigliano per andare a visitare il Carso, territorio che lambisce anche la Slovenia, e dove non nascono solo interessanti vini bianchi, ma anche una chicca da scoprire come i rossi da uve Terrano. Da Est a Ovest, altra Regione del vino da scoprire, “schiacciata” tra Piemonte e Toscana, è la Liguria, dove tra i vini delle “Cinque Terre” e lo storico Sciacchetrà, è immancabile un assaggio del Rossese di Dolceacqua e una visita al suo territorio, dove le viti, a volte anche molto vecchie, sono spesso ancora coltivate ad alberello, come vuole la tradizione.
Nel Centro Italia, invece, i territori vinicoli da scoprire sono il Lazio, sulla scia del Cesanese del Piglio, uno dei vini rossi più importanti, se non il più importante, della Regione, che molti produttori stanno riscoprendo con successo, e le Marche, terra di rossi importanti, come il Rosso Conero, ma Regione celebre soprattutto per il Verdicchio, con Condé Nast che consiglia di soffermarsi soprattutto sul Verdicchio di Matelica, la tipologia forse meno conosciuta del grande bianco marchigiano (300 ettari vitati, “contro” gli oltre 2700 del Verdicchio dei Castelli di Jesi).
Scendendo al Sud, non può mancare la Campania, storica Regione enoica del Belpaese, il cui vino più affermato è, probabilmente, l’Aglianico di Taurasi. Eppure, qui, consigliano gli esperti, merita una visita speciale la zona del Greco di Tufo, perla enologica dell’Italia bianchista (in una Regione capace di esprimere anche altri bianchi affermati come il Fiano o la Falanghina, ndr), racchiusa in una manciata di piccoli Comuni, compresa la stessa Tufo, in Provincia di Avellino. A proposito di Aglianico, invece, quello del Vulture è il filo rosso che può fare da guida alla scoperta di questo territorio della Basilicata, piccolo, poco conosciuto, ma ricco di una storia vinicola legata all’Aglianico che affonda le sue radici fino al 600 a. C, e che produce un rosso che alcuni definiscono addirittura il “Barolo del Sud”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli