Nuovo capitolo nella vicenda Tocai. Sono cinque i milioni di bottiglie destinate a cambiare etichetta e chiamarsi Friulano. E’ il primo effetto sostanziale dopo l’ok di Roma al nuovo nome e per il quale il Ministro delle Politiche Agricole De Castro avrebbe confermato lo stanziamento di 15 milioni di euro in 3 anni per la promozione (di cui 12 stanziati da Enione Europea), già anticipato nei giorni scorsi da WineNews. L’obiettivo a breve ora è quello di far conoscere al meglio il nuovo nome, fare del Friulano il vino bandiera del Friuli Venezia Giulia e preservarlo da possibili imitazioni. Sul possibile percorso da attuare è recentemente
intervenuto l'assessore regionale all’Agricoltura Enzo Marsilio che, nella logica di una caratterizzazione del prodotto, ha spiegato come “l’idea è quella di individuare un clone particolare che magari derivi da vecchie qualità di Tocai presenti nel territorio, in modo da rendere il Friulano un vino esclusivo”.
Le ipotesi al vaglio per questa operazione sarebbero due, scegliere un unico clone a livello regionale o individuarne uno con alcune variabili da coltivare in zone differenti come il Collio o il Grave. La novità sostanziale resta, comunque, l’introduzione in etichetta del nome Friulano che sembra accontentare i produttori anche se la vicinanza della vendemmia desta qualche preoccupazione.
Ornella Venica, produttrice e presidente del Consorzio Collio, spiega a WineNews: “Friulano è un nome che ha trovato il consenso di tutta la filiera del vino. Adesso si tratta di aggiornare e rendere concordi i vari disciplinari e consorzi rispetto alla nuova eccezione. Tante cose non sono state fatte in questa vicenda, ma oggi dobbiamo guardare avanti tutti insieme per far conoscere il nuovo nome e con esso il nostro territorio. E’ iniziato un nuovo corso”.
Dello stesso avviso la produttrice Elda Felluga della Livio Felluga, secondo cui “è stata una scelta importante che crea anche qualche apprensione perché non è facile rinunciare a un nome che rappresenta il nostro dna. Togliere la parola Tocai è stato doloroso ma è importante che resti il nome Friulano per l’identificazione con il territorio. Dobbiamo - sottolinea - comunque saper guardare in avanti affinché questo passaggio rappresenti un’opportunità per la rinascita del nostro vino specie nei confronti del mercato estero. Se non altro la battaglia con l’Ungheria ha avuto il pregio di far conoscere nostro vino oltre confine e adesso dobbiamo continuare a scommettere sulla qualità delle nostre
produzioni”.
Massimo Di Lenardo, uno dei produttori emergenti del Friuli, commenta invece che “Friulano non è un nome entusiasmante, collega il vino al territorio, ma è necessario
sviluppare al meglio questo legame. In vista delle vendemmia i produttori hanno poi bisogno di qualche certezza in più e rimane poi da lavorare affinché il Friulano non venga prodotto altrove come successo per il Pinot grigio”.
Leonardo Roselli
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