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“VILLA FAVORITA” (5/6 APRILE) E “VINO VINO VINO” (2/4 APRILE): DUE APPUNTAMENTI CON GLI “ALTRI” VINI E CON I PRODUTTORI BIOLOGICI E BIODINAMICI, A DUE PASSI DA VERONA … NEI GIORNI VINITALY

Verona, grazie a Vinitaly, sarà la capitale mondiale del vino, ma a due passi della città scaligera saranno di scena altre manifestazioni che, in qualche maniera, si dissociano dallo spirito della più importante fiera enoica internazionale, approfittando al contempo della fitta presenza di operatori e media: sono “Villa Favorita”, dal 5 al 6 aprile a Sarego, Vicenza, promossa dall’associazione VinNatur, e “Vino Vino Vino”, a Villa Boschi di Isola della Scala, Verona, organizzato da Gruppo Vini Veri e La Renaissance du Terroir.

Ecco informazioni e spirito dei due eventi …

Villa Favorita … VinNatur
Di scena il 5/6 aprile Villa Favorita, a Monticello di Fara, Sarego, in Provincia di Vicenza, promossa da VinNatur: 100 viticoltori presenteranno le etichette naturali, prodotte secondo i dettami del biologico, abbinati ai prodotti, ovviamente bio, di 12 aziende.
Per l’edizione n. 6, il libretto guida è realizzato dal ricercatore francese Michel Barbaud, che illustra un metodo di lavoro in vigna finalizzato ad aiutare la vigna a difendersi dalle malattie e a crescere forte, senza stravolgere le caratteristiche del vitigno, dell’annata ma soprattutto del terroir; sul sito dell’associazione (www.vinnatur.it), è possibile vedere un’intervista al presidente Angiolino Maule. “L’associazione VinNatur nasce - spiega Maule - nel 2006 con il preciso obbiettivo di produrre cultura e regalarla. Nel manifesto non si trovano regole che impongono obblighi o divieti, solamente un’intenzione seria di crescere insieme. Inizialmente, l’idea del gruppo era che rimanendo insieme tra produttori ci potesse essere uno scambio di esperienze costruttivo; a Villa Favorita ogni produttore coglie l’occasione per apprendere dagli altri la risoluzioni dei problemi di campagna o di cantina, in un clima molto fraterno e vivace, ognuno si arricchisce di conoscenza. Nonostante ciò, l’obbiettivo di produrre vini naturali, da territorio, senza aggiunte chimiche e senza difetti non è ancora raggiunto con certezza. Michel Barbaud, con la sua conoscenza scientifica del suolo e delle piante, ci fornisce le basi per raggiungere questo obbiettivo”.
Il vino Autentico, un nettare di vita Terapeutico
di Michel Barbaud Fitobiologo, esperto in analisi bioelettronica

“La vigna ha bisogno di agricoltori appassionati alla loro terra e di cura della qualità Questa pianta/liana conquistata dall'uomo da molti secoli, in primo luogo nel circondario mediterraneo, è stata oggetto di varie vicissitudini.
Per favorire una fruttificazione quantitativamente importante l'uomo ha provato con tutto; escrementi umani, animali, terre vulcaniche riportate, terre di brughiere su suoli calcarei, cenere, terra nera, inondazioni controllate delle terre ed in fine i concimi chimici e i diserbanti.
Ed oggi che ne è di tutto ciò? Dopo 50 anni di distruzione dei suoli da parte di un'agricoltura chimica siamo davanti ad una terra inquinata dai nostri errori agronomici.
Il vino che beviamo dovrebbe essere ciò che abbiamo sempre creduto fosse, cioè una bevanda della salute che rinforza i cuori, non una bibita che inquina il nostro stato d'animo creata dall’uomo spinto da un obbiettivo puramente economico.
L'uomo deve riprendere a fare vino di qualità intrinseca, eliminando tutte le aggiunte di prodotti che infettano il suo stato originario. Inoltre dobbiamo impegnarci a ritrovare le tipicità di ciascuna regione e ciascun suolo. Questa mineralità trasmessa da ciascun suolo e vitigno al vino. Il “Vino Autentico” è quindi un prodotto unico, ricco in polifenoli e dalle caratteristiche terapeutiche.
Per tutto questo sono necessarie 4 condizioni.
1° condizione: rinnovare la vita microbica del suolo
Per favorire la vita del suolo i viticoltori naturali devono fornire energia primaria ai funghi e ai batteri sotto forma di carbonio di origine vegetale, che troviamo nella lignina.
Nella foresta crescono dei giganti senza l'aiuto di fertilizzanti, mentre nelle nostre vigne riscontriamo molte patologie. In seguito a vari accumuli di scarti del bosco (foglie, rami …), i funghi e batteri associati trasformano questa lignina e cellulosa in energia fertilizzante. Il processo di fermentazione, per compostaggio, permette di creare condizioni favorevoli allo sviluppo di funghi e batteri lignivori come accade nella foresta.
2° condizione: rompere la monocoltura, sinonimo di patologica mantenere una costante copertura vegetale nel suolo.
Sono più di 100 anni che coltiviamo la vigna nella stessa parcella, la terra è stanca, diamole una vacanza cambiando le sue abitudini con dei cereali, delle graminacee o delle leguminose.
Mai lasciare un suolo nudo in inverno, visto che il suolo non dorme durante la stagione fredda, non dobbiamo dimenticare che sono i vegetali a fare il suolo e favorire la vita microbica.
3° condizione: creare dei ristoranti biotipi per gli insetti ausiliari.
Su un vigneto di un ettaro è bene prevedere di seminare una fascia, lungo uno o due filari, di piante annuali e biennali che fioriscono per tutto l'anno permettendo dunque di sviluppare un “pranzetto” continuo agli insetti ausiliari, apportando un equilibrio tra ausiliari e parassiti come la cicadella o cocinilia, che altrimenti troverebbero campo libero.
4 ° condizione: la filosfera o spazio clorofilliano.
La Filosfera (apparato fogliare) può alimentare la vigna fino all'80% dei suoi bisogni, nel caso in cui la Rizosfera (apparato radicale) manifesti dei blocchi.
La vigna riconosce i prodotti applicati sulle foglie solo se di origine naturale. I prodotti di origine di sintesi non vengono riconosciuti, servono solo per distruggere.
Sta a noi coltivatori il compito di riappropriarci di questo “Sapere sulle Piante Aromatiche”, capaci d’apportare un equilibrio ad un momento voluto, quindi se la nostra vigna ne ha bisogno, e soprattutto di lavorare sulle difese immunitarie della vigna.
Tutto questo fa parte di un sapere agricolo derivato da nuove agrologie basate sul concetto di foresta e di “piante che guariscono le piante”.

“Vino Vino Vino” … Vini Veri e La Renaissance du Terroir
Dal 2 aprile al 4 aprile, a Villa Boschi (Isola della Scala, Verona), prenderà, invece, vita “Vino Vino Vino” 2009 (www.viniveri.net) , promosso dal Gruppo Vini Veri e La Renaissance du Terroir, appuntamento con quei viticoltori naturali, biologici e biodinamici che vedono la vitivinicoltura come “un insieme di individualità, un atto di resistenza, una possibilità, una speranza”, citando le parole di Baldo Cappellano, produttore piemontese recentemente scomparso che definiva i fondatori di Vini Veri “anarcoidi naturalisti”.
Vino, Vino, Vino: la Carta dei sentimenti - Gruppo Vini Veri e La Renaissance du Terroir
Un insieme di individualità, un atto di resistenza, una possibilità, una speranza. Vini Veri era questo, quando Baldo cercava di spiegare i sentimenti che animavano il gruppetto di “anarcoidi naturalisti” dal quale era nato il progetto. Dopo qualche vicissitudine - a quanto pare quasi inevitabile tra persone che hanno una visione delle cose simile alla nostra - e con un po’ di esperienza in più abbiamo deciso di tornare a perseguire la stessa etica al di là delle differenze che ci caratterizzano. La testimonianza della vitalità del vino non può essere limitata al confronto tra naturale, biologico e biodinamico; le scelte che abbiamo compiuto, tutti indistintamente, sono nate dal rispetto per il territorio, per le relazioni umane, per noi stessi. Sono frutto di un rapporto viscerale con la terra, sono sentimento prima ancora che formazione. Sono ciò che ci accomuna.
Ci ritroviamo quest’anno a Villa Boschi, ben oltre le logiche commerciali connesse a una manifestazione che conserva comunque i connotati della “fiera”; torniamo insieme, a prescindere dalle certificazioni e dalle scelte tecniche, ma soprattutto con la coscienza di avere delle responsabilità e di doverle affrontare insieme. Come viticoltori e, più in generale, come contadini.
Il vino è da sempre il modo di esprimersi di un territorio e di una cultura. Ma è alle prese con i molti problemi celati dietro la facciata del successo mediatico: i contenuti dei quali è stato caricato sono tali da averlo distanziato dalla terra. E’ nostro compito restituire al vino questo legame, con buona pace di quell’enologia globalizzata che ci vede come ingombri lungo il suo cammino in direzione dello svilimento delle varietà. Dobbiamo farlo per tentare di ridare, attraverso il nostro prodotto, dignità al termine “agricoltura”. La viticoltura ha beneficiato, per una serie di circostanze, di privilegi e opportunità negate al resto dell’universo agricolo: per questo ci sentiamo in dovere di fare in qualche modo da “traino”, sfruttando la forza comunicativa del vino. E’ una responsabilità che avvertiamo di più in questo periodo caratterizzato da una crisi - morale prima ancora che economica - di fronte alla quale il mondo contadino è chiamato a fornire modelli e soluzioni alternative.
La centralità dei rapporti umani, la difesa delle diversità culturali e delle identità territoriali, la possibilità di un consumo più consapevole e sostenibile, la tutela dell’ambiente sono questioni alle quali è indispensabile fornire risposte. Da parte nostra non intendiamo eludere questa responsabilità: “Vino Vino Vino” vuole essere una di queste risposte.
Per affrontare certi grandi temi, lo abbiamo capito, si deve imparare a camminare insieme e a trasmettere l’un l’altro i rispettivi bagagli di conoscenze. Con la comune convinzione che anche atti come lavorare in un certo modo la propria vigna o vendere in un certo modo una bottiglia di vino siano azioni che possono contribuire a rendere il mondo migliore. Non possiamo fare altrimenti: perché la nostra ricchezza continua a risiedere - adesso più che mai - in quanto saremo capaci di lasciare.

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