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NEL BICCHIERE

Vini ad Arte 2023: la Romagna non smette di fare i conti col clima e presenta l’anteprima più “hot”

Hot in termini di “caldo” e di “urgenza”: in quest’anno difficile, il territorio si rialza tenace sull’onda delle nuove annate di Albana e Sangiovese

“L’Anteprima dei Vini di Romagna “più hot” della storia”: così il Consorzio Vini di Romagna ha definito l’edizione 2023 di “Vini ad Arte”, sia in vigna che in sede di degustazione, in piena coerenza con l’emergenza climatica in atto, che ha letteralmente cambiato i connotati del territorio romagnolo, con le alluvioni e le frane dello scorso maggio. Ma la Regione sta reagendo, e ha voglia di raccontarlo, imboccando una strada coraggiosa, con un fitto programma di assaggi e visite culturali, quasi due mesi dopo l’appuntamento originariamente fissato in calendario, cadenzato da due giorni di tour nelle cantine, con la degustazione finale di 158 vini di Romagna Sangiovese (anche in versione Superiore e Riserva) e Romagna Albana (sia in versione secca che passita) delle 62 aziende di scena a Faenza. “Hot”, quindi, anche perché urgente e sentita, importante per attirare l’attenzione su di sé più di prima, perché la qualità dei prodotti e delle persone di questo territorio continua ad aumentare e ha bisogno di sostegno, per affrontare le evidenti difficoltà meteorologiche.
Il percorso intrapreso per i vini di Romagna resta quello iniziato qualche anno fa, di una ricerca seria e approfondita sulle diverse conformazioni pedo-climatiche del territorio, che ha portato nel tempo ad una suddivisione in 16 sotto-zone della fascia collinare (quella compresa fra la Via Emilia e gli Appennini) da parte del Consorzio Vini di Romagna. E quello che ha portato, parimenti, anche alla riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni minori, come il Famoso (cui è stata riconosciuta la Doc ad Oriolo), il Centesimino o il Longanesi. Ma due fattori di studio si sono uniti quest’anno all’approfondimento viticolo delle sotto-zone: quello locale, di reazione del suolo romagnolo (ancora in atto) alle recenti estreme avversità climatiche, che ha portato ad esempio allo scivolamento della terra collinare in oltre 2000 punti e all’apertura del Monte Brullo a Faenza per 8 metri; e il fattore nazionale, di una pressione patogena in vigna mai vista prima, che ha investito quasi ovunque lo Stivale e che si è resa difficilmente contrastabile da qualsiasi tipologia di conduzione agronomica. Una situazione molto complessa da gestire, sia nel breve periodo - riconducibile all’annata - sia di lungo periodo - riconducibile ai danni subiti e agli stravolgimenti climatici, che ci sono stati e ci saranno da ora in poi.
Fra grandine e tempeste, alluvione in pianura, frane in collina e attacchi fungini e crittogamici, insomma, l’annata 2023 si registra fra le più difficili per l’Emilia Romagna, eppure l’acqua piovuta è stata in gran parte riassorbita dal terreno, rendendo probabile (ad oggi) una vendemmia più abbondante o nella media degli ultimi anni. In attesa di scoprire cosa ci riserverà questo anno, il quadro complessivo di produzione della denominazione aggiornato al 2022 è il seguente, per i due vitigni protagonisti dell’anteprima: i 6.235 ettari iscritti a Romagna Sangiovese hanno prodotto 75.399 ettolitri, pari a 10,1 milioni di bottiglie (in ulteriore calo rispetto alle 10,9 milioni di bottiglie del 2021, 11,5 milioni del 2020 e 12,4 milioni del 2019). Di questi, 3.878 ettolitri sono stati imbottigliati menzionando la sottozona (corrispondenti a 517.067 bottiglie): le sottozone prevedono una resa inferiore in vigna e questo in parte spiega la diminuzione delle quantità prodotte sotto la più generica Doc Romagna Sangiovese (che invece sono gradualmente aumentate per le sottozone, appunto: 2.916 ettolitri nel 2021, 3.256 ettolitri nel 2020 e 2.726 ettolitri nel 2019) a cui bisogna aggiungere le ultime sottozone nate di Imola, Verrucchio, Coriano e San Clemente, che “rubano” altro terreno alla Doc senza menzione. Per la Romagna Albana, nel 2022 gli 818 ettari iscritti hanno prodotto 7.171 ettolitri (corrispondenti a 956.133 bottiglie), in costante aumento dal 2020 quando sono stati 5.673 (contro i 6.867 del 2021) arrivando a superare anche la produzione pre-Covid19 di 6.544 ettolitri del 2019.
Osservando i restanti vitigni della denominazione, notiamo che la scelta di valorizzare il Romagna Trebbiano anche tramite la versione spumantizzata di collina (Romagna Spumante e marchio Novebolle) sembra portare i suoi frutti:
dal calo subito dopo il 2019 (quando si produssero 12.616 ettolitri, circa 1,7 milioni di bottiglie) con una produzione di 8.678 ettolitri nel 2020, il vini a base Trebbiano si sono gradualmente ripresi, passando agli 8.837 ettolitri del 2021 e ai 9.692 ettolitri del 2022. Nel contempo, infatti, le bottiglie rivendicate e Romagna Spumante sono passate da 353.333 del 2021 a 378.267 del 2022, restando stabili in termini di superficie vitata (14.170 ettari). Risultano invece in calo sul 2021 tutte le altre Denominazioni romagnole (Doc Romagna Pagadebit da 1.689 a 1.558 ettolitri; Doc Romagna Cagnina da 5.421 a 4.384 ettolitri; Doc Colli d’Imola da 2.421 a 1.680 ettolitri; Doc Colli di Faenza da 309 a 155 ettolitri; Rubicone Igt da 698.486 a 657.158 ettolitri; Forlì Igt da 4.029 a 3.637 ettolitri; Sillaro Igt da 1.371 a 1.244 ettolitri), ad esclusione delle Doc Colli di Romagna Centrale - da 219 a 243 ettolitri; Doc Rimini - da 2.538 a 2.751 ettolitri e la Ravenna Igt - da 4.206 a 4.504 ettolitri.
Complessivamente - secondo l’enologa Marisa Fontana, che ha presentato l’andamento climatico del 2022 - la produzione di 6 milioni di ettolitri della Denominazione è, però, stata in linea con il 2021 (che aveva, invece, visto un calo rispetto al 2020), nonostante il 2022 abbia registrato temperature molto alte per lunghi periodi, poca escursione termica fra giorno e notte e sia stato l’anno più siccitoso dal 1800. Se infatti, da una parte, la pioggia e il rialzo termico di maggio (preceduto da un inverno secco e caldo che ha anticipato il germogliamento, poi messo in pausa da un marzo e aprile freschi) hanno accelerato la velocità di crescita dei grappoli (i.e. rachide e cascola fiorale più lunga e interruzione dell’allegagione) facendoli diventare spargoli, dall’altra, la totale assenza di precipitazioni ha aiutato a portare in cantina uve con problemi sanitari contenuti per tutta la stagione. Ad agosto una diffusa precipitazione ha dato sollievo alle piante e ai loro frutti, che sono stati raccolti con un anticipo di 6-8 giorni per le uve bianche e 12-15 giorni per il Sangiovese (con maturità tutto sommato equilibrata fra vinaccioli lignificati, fenoli della buccia, gradazione zuccherina e acidità). Hanno iniziato la vendemmia prima di Ferragosto le uve precoci (Chardonnay, Pinot e Sauvignon), cui sono seguiti Pignoletto, Albana, Merlot, Cagnina, Famoso, Trebbiano, Sangiovese, Cabernet, per chiudere con Longanesi e Fortana.
Le alte temperature hanno influito sul quadro aromatico delle uve, portando in rilievo le caratteristiche fruttate dolci, persino tropicali, dei vitigni, a discapito delle note floreali, più delicate. Anche strutturalmente i vini hanno riflesso l’annata: tannini decisamente più levigati e una rotondità glicerica del sorso più marcata rispetto agli anni precedenti. Tutto sommato, vini già godibili, che hanno gestito abbastanza bene le gradazioni alcoliche, raramente brucianti o percepibili oltre misura. Un buon lavoro svolto in vigna e in cantina da parte dei produttori, di cui, qui sotto, vi segnaliamo i migliori assaggi Winenews a “Vini ad Arte 2023”.

Focus - I nostri migliori assaggi a “Vini ad Arte 2023” ...

Romagna Albana:

Assirelli, Romagna Albana Secco Albena 2022
Versione leggiadra e chiara di Albana: profumi di melone e pesca gialla con un tocco mentolato e di albedo, ha un sorso aspro poi dolce, infine sapido, al gusto di arancia amara nel finale
Celli, Romagna Albana Secco I Croppi 2022
Versione strutturata di Albana, con tocchi speziati ad arricchire fiori e frutta. Il sorso ha una certa rotondità e una decisa sapidità, che accompagna il sapore di mandorle e agrumi
Giovanna Madonia, Romagna Albana Secco La Neblina 2022
Ha colore intenso e una nota terrosa che lo caratterizza. Il cedro però è protagonista: succo, buccia tutto compreso, col suo lato aspro/dolce/amaro. Al palato il tannino, sulle labbra il sale.
Poderi Morini, Romagna Albana Secco Sette Note 2022
Decisamente floreale con note vegetali sotto spirito, sviluppa una freschezza agrumata molto piacevole e viva, che chiude quasi piccante a fine sorso.
Tremonti, Romagna Albana Secco Vigna Rocca 2022
Ha il colore del tramonto estivo, una spiccata balsamicità da sottobosco e l’intensità dei fiori essiccati. In bocca si muovono in sincrono tannini, glicerina, sapidità e frutta gialla matura
Fattoria del Monticino Rosso, Romagna Albana Secco Codronchio 2021
E’ un vino irruento all’inizio: grande intensità aromatica al naso, ispida asprezza in bocca. Poi si placa, virando su note dolci, speziate e terrose, chiedendo attenzione con inaspettata gentilezza
Tenuta La Viola, Romagna Albana Secco InTerra Bianco 2021
La macchia mediterranea a levigare la dolcezza della frutta gialla matura, è un vino dalla trama larga ma dal tannino deciso: chiede di restare, anziché di andare.
Giovannini, Romagna Albana Secco G.G.G. 2021
Altro esempio di Albana matura che aumenta in complessità: mandorla tostata e note salmastre si aggiungono ad aromi terrosi e fruttati lungo un sorso deciso, acidico, aderente e persistente
Tenute Tozzi, Romagna Albana Secco Tantalilli 2020
Esordisce metallico e minerale, aggiunge frutta matura a polpa gialla e fiori di campo estivi, infine cedro e cera d’api. Il sorso agrumato è succoso, ma si attarda volentieri - saporito, sapido, materico
Fattoria Zerbina, Romagna Albana Passito AR 2018
Ginestra, albicocca, arancia navel, menta, foglia di fico e un tocco ematico anticipano un sorso vellutato e morbido sorretto da un’acidità spiccata e dalla menta che rinfresca il fruttato dolce
Umberto Cesari, Romagna Albana Passito Colle del Re Passito 2014
Frutta secca, albicocche disidratate, cedro candito, caffè e un tocco iodato si diffondono al naso e in bocca, trasportati da un sorso morbido, ancora molto aderente, di nuovo iodato e agrumato infine

Romagna Sangiovese

Podere dal Nespoli, Romagna Sangiovese Predappio Gualdo 2022
Vino gioioso che profuma di ciliegia matura e violetta, erbe di campo e iodio. Il tannino è deciso e non molla di un centimetro, imprimendo a lungo il suo carattere floreale
Drei Donà, Romagna Sangiovese Predappio Notturno 2021
Succo di melograno, caramella al lampone, spezie dolci e balsami boschivi, un che di vinoso: è stratificato al naso, agile in bocca, dalla polpa rossa e dal tannino sapido, floreale in chiusura
Noelia Ricci, Romagna Sangiovese Predappio Godenza 2021
Profumato di camelia e rosa rossa, iris e lavanda, poi erbe aromatiche e un tocco ematico, vira verso note terrose e vegetali in bocca: sorso grazioso e minuto, molto piacevole, nient’affatto banale
Piccolo Brunelli, Romagna Sangiovese Predappio Cesco 1928 2021
Sa di fiori e brezza marina, questo Sangiovese armonico, che sviluppa al sorso una fresca balsamicità. Aderenza, sapidità e freschezza, tutti bene in fila, si intrecciano con armonia
Villa Papiano, Romagna Sangiovese Modigliana Papesse 2021
E’ un vino serio, dal carattere decisamente boschivo ed ematico, che solo poi rivela un lato fruttato. Sapido e aderente, in bocca s’ingentilisce con una nota fresca di agrumi e la dolcezza della ciliegia
Tenuta Masselina, Romagna Sangiovese Superiore 138 2021
Vino molto vivo e fragrante: frutti di bosco in confettura, arancia sanguinella e mentuccia, cui si aggiunge la vaniglia al sorso aderente, sapido - sapido - sapido e saporito
Poderi delle Rocche, Romagna Sangiovese Superiore Castellano 2020
Trama fitta e concentrata, quasi carnosa, intrecciata di frutta e calore, spezie e alloro. Al sorso è ugualmente intenso e materico, ben bilanciato fra durezze e morbidezze
Bissoni Raffaella, Romagna Sangiovese Bertinoro Vigna Colecchio Riserva 2019
C’è la dolcezza e l’asprezza dei frutti di bosco, ma non mancano gli agrumi, le erbe aromatiche un tocco iodato. Il sorso è felice, vivace eppure risolto, senza spigoli e scorrevole, pepato nel finale
Podere dell’Angelo, Romagna Sangiovese Superiore Luis Riserva 2019
Melograno e frutti i bosco in confettura, ha un esordio dolce che introduce una nota ammandorlata e infine floreale. In bocca ha tannini decisi ma anche succo e struttura sapida
Tenuta de Stefenelli, Romagna Sangiovese Bertinoro Armonia Riserva 2018
Nomen omen: centratissimo, sottilmente ricamato nei profumi, presente ma gentile al sorso. Lascia in bocca lunghi ricordi sapidi di susina in caramella e fiori di campo

Focus - La Romagna del vino che si rimbocca le maniche
Dopo la furia delle alluvioni di giugno, le aziende si sono rimboccate le maniche e a testa bassa hanno liberato le strade franate che portano alle loro cantine, spesso rimaste isolate per settimane intere; hanno riparato le case e i vigneti, in parte travolti dalla terra e dai boschi circostanti; hanno ricalcolato i propri patrimoni, per ricollocare sui ripristini le somme annuali dedicate agli investimento. Nessuno ha aspettato aiuti a fondo perduto da parte del Governo per reagire, ma ha usato le proprie risorse (sostenute anche dalla tanta solidarietà confluita da tutta Italia) e nel frattempo ha cercato di produrre una documentazione seria e puntuale di tutto ciò che è successo, da usare eventualmente in futuro nelle sedi opportune. Ora servirebbero strumenti che agevolino le aziende nell’anticipare queste proprie risorse coinvolte, come i Consorzi Fidi o il blocco degli interessi. “Il Consorzio da parte sua ha dato disponibilità alla collaborazione, sia verso i propri soci che verso le autorità competenti. Ma ha scelto deliberatamente di non intraprendere proprie iniziative di richiesta fondi, per non sviare gli aiuti dove servono con più urgenza”, ha chiarito il direttore del Consorzio Vini di Romagna, Filiberto Mazzanti. La regione Emilia Romagna si è dimostrata, infatti, celere e puntuale nel coordinare gli aiuti insieme alla Protezione Civile locale e a stabilire le priorità in termini di emergenza: il Consorzio ha così ritenuto giusto rispettare i criteri universali adottati dalla Regione, dentro o fuori dall’agricoltura, su cui poi eventualmente rivalersi più avanti in caso di inefficienze.
“Come Consorzio abbiamo anche deciso di rispettare il pudore e il silenzio dei produttori - ha ammesso Mazzanti - motivo per cui non abbiamo rilasciato ancora nessun dato ufficiale rispetto ai danni subiti”. Dopo nemmeno un mese quasi la totalità della viabilità è stata ripristinata, anche grazie ad una forza ed un know-how tutto regionale. “Siamo una Regione fortissima nel movimento terra: abbiamo dei nuclei di cooperative con mezzi e macchinari adeguati che di solito operano in tutta Italia per fare le strade e che ora lavorano qui senza sosta - ha continuato Mazzanti - ed è per questo che abbiamo scelto di commentare solo in modo positivo quello che stava succedendo”. L’ultima cosa di cui aveva bisogno la Romagna a giugno era disperazione e rassegnazione: si è scelta una sorta di “the show must go on” per non perdere i turisti e per riattivare l’economia locale, l’unica in grado realmente di produrre le risorse che servono a ripristinare i danni subiti e affrontare tutto quello che ancora c’è da fare, che è tantissimo.
Similmente alla pandemia da poco superata, Mazzanti è sicuro che, finito il momento del pudore, tolto il fango di dosso, scrollata la paura e metabolizzato l’accaduto - forse anche spinti dalla rabbia - ci sarà il momento del confronto e delle testimonianze. Tracce necessarie ad aumentare la conoscenza del proprio territorio, rimediare agli errori fatti e ad essere in grado di far fronte meglio, in futuro, a nuovi eventi climatici simili. Perché una certezza, questo 2023, ce la sta lasciando: non siamo che all’inizio di emergenze climatiche epocali a cui non sappiamo ancora fare fronte davvero.

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