Ci saranno le “nuovissime” cantine (Les Crêtes dalla Val d’Aosta, la Tenuta Coppadoro dalla Puglia, la Oppida Aminea dalla Campania, la Roccolo Grassi dal Veneto), ma anche i “satelliti di prestigiosi pianeti” (dalla Lombardia, la Montenisa di Antinori, dalla Toscana la Vigne a Porrona dell’Ambrogio Folonari e Luce della Frescobaldi, dalla Sicilia la Principi di Butera di Gianni Zonin e dalla Sardegna l’Agricola Punica di Nicolò Incisa della Rocchetta e Cantina Santadi). Non solo in scena anche le imprese “glamour”, create da personaggi famosi ed affermati in altri settori che, nel rispetto della propria immagine di uomini di successo, hanno pianificato la nuova avventura appoggiandosi a professionisti di altissimo livello per garantire al prodotto un alto spessore qualitativo: dalla Lombardia, Gian Marco Moratti con la Castello di Cigognola, l’enologo è Riccardo Cotarella, e dalle Marche Aldo Brachetti Peretti con Il Pollenza, l’enologo è Giacomo Tachis. Sono questi i protagonisti di una dei più importanti tasting di Vinitaly, dal 29 aprile al 2 aprile, organizzata da Veronafiere, in collaborazione con la storica rivista “Civiltà del Bere”.
“La squadra di undici “fuoriclasse” - si legge in una nota stampa di VeronaFiere - che hanno stupito il mercato; così, per valorizzare tutti i tipi di aziende - quelle di acclarata tradizione e prestigio ma anche quelle “nuove” di particolare caratura qualitativa e quelle che hanno caratteristiche di particolare appeal con la fantasia del consumatore - sono state divise in tre categorie”.
Nella seconda metà degli anni Novanta, infatti, il mondo del vino italiano ha assistito a un fenomeno forse unico nella sua storia, generato da una congiuntura di mercato molto particolare: sono nate una miriade di nuove cantine in tutta Italia. Non tutte però hanno saputo resistere ai repentini cambiamenti di scenario; molte altre, invece, nate appunto a cavallo tra i due millenni, hanno gettato un ponte verso un futuro luminoso.
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