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Vinitaly 2016 - Responsabilità e buon senso, la ricetta per comunicare il wine and food. Che vale sia nel dare le notizie, sia nel come. Prendiamo il vino: no al proibizionismo di ritorno, sì al tornare al dire ai giovani che è anche divertente ...

Di certo c’è che, ripercorrendo la storia del giornalismo italiano, tre sono le regole auree che valgono sempre, anche nel dare una notizia enogastronomica: verifica, qualità, originalità. Senza dimenticare un ingrediente fondamentale: stimolare la curiosità. Ma se da un lato, la filiera sottolinea come l’agroalimentare in Italia, driver formbidabile per raccontare il Belpaese, spesso “è trattato dai media solo in termini folkloristici o, peggio, scandalistici”, dall’altro i media ribadiscono la “consapevolezza nel valore delle eccellenze espresse dai territori, così come dell’impatto su questi delle notizie”, ma anche che ciò “non deve dissuadere dal pubblicarle”. Il da farsi, come sempre, sta nel mezzo: responsabilità e buon senso sono la ricetta per una “buona comunicazione”, emersa dall’“Agroalimentare patrimonio del made in Italy. Istruzioni per l’uso nella comunicazione ai giorni nostri”, incontro promosso a Vinitaly dal Consorzio Prosecco Doc. E non vale solo per i contenuti, ma anche per il modo in cui comunicare oggi il wine & food. Prendiamo il caso del Prosecco: se la comunicazione del vino degli ultimi decenni ha contribuito ad elevarne l’immagine, come prodotto nobile dell’agricoltura e anche un po’ esclusivo, dietro il successo del Prosecco c’è anche l’esser tornati a dire ai giovani che il vino è anche divertente, senza che i produttori abbiano paura di dirlo, come in una sorta di proibizionismo di ritorno. Birra e superalcolici fanno presa sui giovani, senza timori. Anche il vino può farlo, a maggior ragione forte dei sui valori, della sua storia e della sua cultura. Ma serve un atto di coraggio. E, utile, può esser raccogliere le idee dei più giovani produttori italiani per conquistare i millennials loro coetanei: aiutarli con l’educazione a comprendere una bevanda dalla cultura complessa; avere la cucina sempre al fianco; raccontare la sostenibilità, le novità, con un occhio al grado alcolico; puntare sulle nuove occasioni di consumo, eventi divertenti in location trendy, all’insegna della contaminazione tra vino, cucine, musica, arte e web; parlare la loro lingua, e nei loro canali, web e social network in primis, per dire che uno-due bicchieri sono un piacere, un consumo eccessivo, semplicemente, è un errore. Dall’altro lato però, in un “circolo virtuoso”, la notorietà deve essere un invito a sviluppare in futuro una comunicazione di distretto e di sistema, perché i territori non devono essere solo una vetrina. La qualità non si ferma ai prodotti e va ben oltre logiche puramente commerciali: non è un caso che produzioni di eccellenza nascano in luoghi dove il rispetto per il paesaggio fa parte della vita quotidiana delle comunità, dove la qualità della vita è alta, i redditi medi sono elevati, il tasso di occupazione è alto e l’integrazione riesce. Anche questa è sostenibilità.

Ripercorrendo la storia recente del giornalismo italiano, Pier Battista Bergonzi, vice direttore de La Gazzetta dello Sport e curatore della rubrica GazzaGolosa, ha raccontato come “dal 1985 quando ho iniziato questo mestiere in un quotidiano locale e i comunicati stampa arrivavano in redazione portati dagli usceri ad oggi, al tempo dei social, il mondo della comunicazione è completamente cambiato, ma alcune regole principe valgono sempre e ora le insegno agli studenti di giornalismo ai quali mi capita di fare lezione. Ecco le tre regole auree per una notizia: verifica, qualità, originalità”. Qualità e originalità che, per la filiera e i suoi protagonisti passano soprattutto dai contenuti, “data l’importanza strategica del settore agroalimentare dal punto di vista economico per il nostro Paese e viste le ricadute sociali in termini di addetti impiegati nella filiera”, sottolinea il direttore del Consorzio del Prosciutto di San Daniele Mario Emilio Cichetti, spiegando che “ci aspetteremmo dai media una maggior cura nel dare le notizie. Purtroppo il settore agroalimentare in Italia il più delle volte viene ripreso dai media solo in termini folkloristici o, peggio, scandalistici”.

“Comunicazione e informazione sono due cose ben distinte. Noi facciamo informazione - spiega Tiziano Marson, capo redattore de La Tribuna di Treviso - quindi selezioniamo tra le tante notizie che ci arrivano in redazione quelle che reputiamo interessanti per i nostri lettori. Abbiamo consapevolezza del valore delle eccellenze espresse dal territorio, come il Prosecco o il San Daniele. E siamo consapevoli dell’impatto che una notizia non verificata potrebbe avere a livello internazionale oggi che le testate locali - tramite il web - in poche ore possono rimbalzare a New York o a Hong Kong. Ma questo non ci deve dissuadere dal pubblicare notizie che noi riteniamo di pubblico interesse”. “Servono responsabilità e buon senso - secondo Alessandro Regoli, direttore di WineNews - oggi sembra di vivere una sorta di proibizionismo di ritorno, demonizzare il consumo del vino non è corretto e non è la cosa giusta. Tutto in quantità eccessive porta danno, serve un’informazione che induca comportamenti virtuosi, consumi moderati e consapevoli. Non si tema quindi di parlare di vino ai giovani, piuttosto si cerchino le modalità più adatte. Ad esempio abbinando sempre il vino alla cucina. Mai bere a stomaco vuoto. Anche associare il consumo di vino al divertimento e agli eventi culturali porta un messaggio più adeguato”.

Un contradditorio, a conclusione del quale il presidente del Consorzio Tutela Prosecco Doc Stefano Zanette, sottolinea come “a mio avviso, un ingrediente necessario per fare giornalismo è la curiosità. Smascherare vicende negative è una delle cose che ci si attende dal “buon giornalismo” e noi siamo favorevoli ad una corretta informazione e siamo pienamente disponibili a collaborare con la stampa. Ma non va mai perso di vista l’obiettivo ultimo che deve essere la valorizzazione dell’inestimabile patrimonio agroalimentare dei nostri territori, driver formidabile anche per il turismo”.

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