
Dal Franciacorta all’Oltrepò Pavese, dal Lugana al Valtellina, solo per citare i vini-simbolo (che vanno a comporre un mosaico fatto di 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt, che sono la “forza” di una regione che contribuisce con i propri gioielli enoici al 3% della produzione vitivinicola nazionale, ma che possiede l’8% delle denominazioni di qualità italiane): la Lombardia andrà con spirito “olimpico” a Vinitaly 2025 (Verona, 6-9 aprile), con l’evento principe del vino italiano visto ed interpretata come occasione per brindare all’avvicinarsi di un altro appuntamento tra i più importanti su scala internazionale, come le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
Una vetrina prestigiosa, quella dei Giochi Olimpici, che farà accendere le luci del mondo anche sulla Lombardia, e sul suo patrimonio enogastronomico. Raccontato nel calice, da centinaia di cantine e migliaia di etichette. “A Verona le nostre montagne, che tra meno di un anno ospiteranno le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, sono state scelte per essere protagoniste”, ha detto il Governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Vini che trovano il gradimento anche dei mercati esteri: negli ultimi 15 anni, riporta la Regione Lombardia, “il valore dell’export dei vini lombardi è quasi raddoppiato, passando dai 176 milioni di euro del 2009 agli oltre 312 milioni di euro del 2024 (dati Istat provvisori elaborati dal Centro Studi Unioncamere Lombardia). La vendemmia 2024, pur caratterizzata da condizioni meteorologiche tutt’altro che favorevoli, si è infatti chiusa con una produzione di 935.000 ettolitri di vino, pari a 125 milioni di bottiglie potenziali, e con una quota dell’86% di vini a Denominazione di qualità, ben al di sopra della media nazionale, ferma al 75%. Nel corso degli ultimi 12 mesi, inoltre, i prezzi all’origine della produzione vitivinicola lombarda sono cresciuti del 5,5%. Una riprova di come puntare sulla qualità garantisca benefici generalizzati per un sistema il cui valore è ulteriormente rafforzato dal fatto di poter offrire una varietà senza uguali. Non solo in Italia, ma anche a livello internazionale”. L’Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Alessandro Beduschi ha evidenziato come “i nostri vini non sono solo un patrimonio a disposizione di milioni di consumatori di tutto il mondo, come dimostra l’export raddoppiato negli ultimi 15 anni, ma una risorsa di grande rilievo anche in termini economici. Basti pensare che le quasi 3.000 imprese attive sul nostro territorio hanno garantito occupazione e generato nuove opportunità di lavoro anche nei momenti di maggiore incertezza a livello internazionale. Oggi gli occupati stabili sono quasi 6.500, in crescita dell’11,2% su dieci anni fa, cui si aggiungono migliaia di addetti stagionali e dell’indotto. Un settore solido, radicato nella tradizione ma proiettato nel futuro, che guarda con ambizione alle Olimpiadi del 2026 come vetrina ideale per raccontare al mondo il suo patrimonio”. Per l’ultima vendemmia, Gian Domenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia, ha sottolineato che “nel 2024 la produzione lombarda di vino è leggermente diminuita soprattutto a causa delle condizioni meteorologiche avverse. Questo calo ha però permesso una maggiore vivacità delle quotazioni, con aumenti diffusi per molte delle nostre eccellenze. È su questo aspetto, e sulla qualità sempre crescente, che deve proseguire il percorso del vino lombardo, oltre che sulla valorizzazione all’estero: nonostante le difficoltà della situazione internazionale i nostri vini hanno ancora ampi margini di crescita sui mercati mondiali, a fronte di una domanda nazionale che si conferma invece stabile”. E poi c’è il fattore biodiversità, un “plus” importante. La presidente dei Consorzi di tutela dei Vini della Lombardia (Ascovilo), Giovanna Prandini ha detto che “il valore della biodiversità della Lombardia e la bellezza dei suoi territori possa offrire prodotti e servizi enoturistici di eccellente qualità nel mercato del vino italiano: a Vinitaly 2025 sarà presentato un progetto che mette sempre più al centro la trasparenza e la certificazione di filiera, affinché concretamente ci sia un ente terzo a tracciare non solo le bottiglie Dop e Igp, ma anche gli sfusi di produzione locale, dall’Oltrepò Pavese alla Valcamonica, da Mantova al Moscato di Scanzo”.
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