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Vinnatur fa tappa a Genova (7-8 febbraio), prima di “Villa Favorita” (a Sarego il 10-11 aprile). Il presidente Maule: “puntiamo ad un bollino che certifichi un monitoraggio completo, in vigna, ma anche in cantina, dove l’imbroglio è ancora facile”

Italia
Angiolino Maule, presidente Associazione Viticoltori Naturali

Vinnatur scalda i motori prima della primavera e lo fa a Genova: l’Associazione Viticoltori Naturali presieduta da Angiolino Maule (www.vinnatur.org) fa tappa nella città dei Dogi il 7 e 8 febbraio, con 70 produttori di vino - italiani soprattutto, ma anche sloveni, portoghesi e francesi - nel bel palazzo della Borsa e dei Valori. Un appuntamento invernale, che precede quello più grande e noto di “Villa Favorita”, il salone di Monticello di Fara - Serego, di scena nei giorni del Vinitaly.
“La scelta della Liguria e di Genova - racconta Angiolino Maule - non è stata casuale. Abbiamo individuato in questa Regione e nel suo capoluogo un grande interesse nei confronti dei nostri vini, sia da parte degli operatori del settore che dei semplici appassionati”. Vini che, come tutti quelli che seguono le attività dell’associazione sanno, seguono un protocollo rigido che abolisce l’uso di pesticidi, diserbanti e concimi di derivazione chimica, sia per il terreno che per le viti. Su questo argomento Vinnatur non accetta compromessi, prova ne sia il fatto che nel 2015, a fronte di oltre 50 richieste di ammissione ricevute da vignaioli da tutta Europa, l’associazione ha accettato 30 nuovi soci, che molto probabilmente conosceremo in occasione di Villa Favorita il 10 e 11 aprile 2016. Le iscrizioni non sono ancora concluse, ma sono già oltre 140 i soci espositori previsti. Ciascuno di loro è passato allo screening delle analisi chimiche per la rilevazione dei pesticidi (190 sono i principi attivi che la legge consente di utilizzare). Cosa che Vinnatur fa a sue spese ogni anno.
“L’obiettivo - sottolinea il presidente Maule - è però di superare questo metodo, per fare di più e meglio. Imporre analisi chimiche tutti gli anni somiglia ad un’azione da sceriffo e la cosa non mi convince. Anche per questo abbiamo lanciato il progetto di ricerca “Il vigneto e il supporto dei naturalisti” in un convegno a Scandicci, il 20 novembre. In pratica, grazie al lavoro in parallelo di una biologa, di un botanico e di una entomologa, ci si concentra sul vigneto come sistema complesso, dove la conoscenza e la comprensione di suoli, flora, flauna e insetti concorrono alla salute della terra, del prodotto e dunque dell’uomo. I dati resi noti l’estate scorsa dall’associazione evidenziano come la forbice tra vini con tracce di pesticidi e vini con zero tracce sia sempre più stretta: su 151 aziende associate, solo quattro sono state ritenute fuori norma. “E anche in questi quattro campioni - continua Maule - le sostanze rintracciate erano sotto la media dei valori standard di un vino da viticoltura convenzionale”. Il percorso nel vigneto lascia ben sperare e il 2016 vedrà anche l’avvio di un progetto pilota su cinque aziende che monitoreranno il proprio ecosistema floro-faunistico. “Ciò che mi preoccupa - sottolinea il viticoltore veneto - è l’azione in cantina. Questa, infatti, a differenza del monitoraggio in campagna, non si avvale ancora di strumenti scientifici affidabili sulle rilevazioni. L’approccio è ancora empirico. All’assaggio posso sì individuare l’uso di gomma arabica o di tannini sintetici, ma, ad esempio, è impossibile individuare l’uso di enzimi, mentre l’analisi sull’impiego di lieviti indigeni o selezionati è ancora carissima. Insomma, in cantina l’imbroglio è ancora facile. Da qui la necessità di investire nella ricerca attraverso il coinvolgimento delle università. Come Vinnatur puntiamo alla realizzazione di un bollino che sia espressione di un monitoraggio completo. Quelli adesso in circolazione non danno garanzie sufficienti”.

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