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Vino & calcio: ai Mondiali in Brasile, anche i campioni vigneron. Dal nostro Andrea Pirlo allo spagnolo Andrés Iniesta, passando per Lionel Messi, e perla passione di Hernanes e Miroslav Klose, quando Bacco incontra il pallone

L’attesa è quasi finita, e la speranza, nel cuore dei tifosi, lascia spazio a quel misto di ansia e frenesia che accompagna sempre un grande appuntamento, come i Mondiali del Brasile, la patria del calcio moderno, i favoriti di tutti i pronostici, davanti alle “solite”, Spagna, Argentina, Germania. L’Italia, invece, è un gradino indietro, perché il nostro campionato ha perso appeal e smalto negli ultimi anni, un’involuzione opposta alla grande crescita del vino italiano. Un parallelismo fuori luogo? Non proprio, perché, seppur lontani, sono mondi che si intrecciano da sempre, e anche se in Brasile tiferemo tutti per gli Azzurri, una parte di noi simpatizzerà per quei campioni straordinari che, al calcio, hanno saputo abbinare la passione per il vino, tanto da diventare essi stessi produttori.
Uno è Andrea Pirlo, il leader del centrocampo della nostra nazionale e della Juventus: una carriera costellata di vittorie, e un futuro già scritto, tra i 10 ettari di filari di Merlot e Trebbiano (rigorosamente in agricoltura biologica) della “Pratum Coller” (www.pratumcoller.it), l’azienda vinicola in provincia di Brescia dove nascono i vini di Pirlo: 40.000 bottiglie l’anno, tra il rosato Eos, il bianco Nitor e i rossi, Redeo e Arduo, il vino di punta della produzione. Anche un altro centrocampista, forte e vincente almeno quanto Pirlo, l’azulgrana Andrés Iniesta, perno della nazionale spagnola, una volta appese le scarpette al chiodo, ha la strada spianata nel mondo del vino: l’azienda di famiglia, in Castilla, è stata fondata negli anni ’90, dal padre José Antonio, 10 ettari, per cominciare. Poi la crescita, gli investimenti, anche quelli del fenomeno del Barça, e oggi Bodega Iniesta (www.bodegainiesta.it), con i suoi 120 ettari vitati (Sauvignon, Verdejo, Tempranillo, Syrah, Cabernet Sauvignon), è una delle realtà più solide della Spagna enoica, con d e diverse linee produttive, “Finca El Carril” e “Corazòn Loco”. E poi, c’è il più grande di tutti, la “Pulce”, Lionel Messi, il giocatore più atteso della rassegna mondiale, perché se al fianco di Iniesta, con il suo club, ha vinto qualsiasi cosa, con la nazionale argentina non è ancora riuscito ad imporsi. Lui, in realtà, non è un vero e proprio vigneron, ma da un paio d’anni griffa una linea che porta il suo nome. Il progetto vide la luce all’inizio del 2012, quando l’azienda argentina Valentin Bianchi, insieme al “10” dell’“albiceleste”, lanciò sul mercato il “Leo”: tre vini, di cui un bianco, il Leo Torrontés, e due rossi, il Leo Malbec ed il Leo Malbec Premium (www.vinoleomessi.com). Certo, Messi, una volta in pensione, non farà il vignaiolo, ma la sua è una storia di vino, e di solidarietà, visto che i guadagni andranno a finanziare progetti sociali in Argentina.
In Brasile, poi, c’è anche chi per il vino ha subito un vero e proprio colpo di fulmine, proprio in Italia, e addirittura giocando nella stessa squadra: uno è il centrocampista brasiliano Hernanes, il “Profeta”, che ai tempi della Lazio (da gennaio gioca nell’Inter), tra un allenamento ed una partita, trovavo sempre il tempo per seguire i corsi Ais, tanto da diventare assaggiatore ufficiale. L’altro gioca ancora nella Lazio, ed è l’attaccante più prolifico presente in Brasile con la maglia della propria nazionale, la Germania: Miroslav Klose che, in un’intervista di qualche settimana fa, raccontava di come in Italia abbia scoperto un nuovo grande amore, il vino. E tante altre storie potremmo ricordare, da Paolo Rossi a Nils Liedholm, da Beckham a Ginola, ma adesso è tempo di mondiali, e chissà che qualcuno non possa festeggiare, il 13 luglio alla finale di Rio de Janeiro, bevendo il proprio vino ...

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