Con il rischio che la Cina metta dazi sul vino europeo, occorre un impegno del Governo per evitare di mettere in pericolo la crescita record delle esportazioni di vino made in Italy, cresciute del 20% in valore sui mercati asiatici nel 2012, garantendo assistenza legale alle imprese italiane coinvolte. Lo chiede il Presidente della Coldiretti, Sergio Marini, al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, e ai ministri Flavio Zanonato (Sviluppo economico), Nunzia De Girolamo (Politiche agricole), Emma Bonino (Esteri) ed Enzo Moavero Milanesi (Affari europei), dopo l’apertura dell’indagine antidumping da parte delle autorità di Pechino sulle importazioni di vino dall’Ue, in risposta alla scelta dell’Unione di imporre un dazio sui pannelli solari che il gigante asiatico esporta nel vecchio continente.
“Il mercato cinese - scrive Marini - è notoriamente quello con maggiori prospettive di sviluppo, pertanto è evidente l’enorme danno economico-sociale che deriverebbe all’Italia, e all’Europa tutta, nel caso di decisione da parte della Cina di imporre dei dazi sull’importazione di vini comunitari”.
Nel colosso asiatico - precisa la Coldiretti - si è, infatti, registrato il più elevato tasso di aumento del pianeta nei consumi, che hanno raggiunto i 18 milioni di ettolitri, tanto da aver raggiunto il quinto posto tra i maggiori paesi bevitori. “Il nostro vino - continua il presidente della Coldiretti -, simbolo di eccellenza del made in Italy nel mondo, ha una portata rilevante per il Paese; sia in termini puramente economici con 4,7 miliardi di esportazioni che rappresentano il 20% dell’intero export agroalimentare, ma anche in termini sociali, con 650.000 imprese e 1.200.000 occupati nel comparto. Sarebbe dunque fondamentale procedere quanto prima ad una risoluzione amichevole relativamente alla causa scatenante, condizionando la risoluzione l’indagine antidumping aperta dalla Ue nei confronti della Cina sull’importazione dei pannelli solari ad una analoga risoluzione del dossier vitivinicolo da parte delle autorità cinesi”. Considerato, però, che in questa fase non è possibile dare per scontata una risoluzione amichevole della questione, Marini ammonisce che “è necessario che il nostro Paese si attrezzi per affrontare le procedure aperte da Pechino”.
Molte aziende vitivinicole italiane, sottolinea Coldiretti, hanno effettuato la procedura di registrazione presso le autorità cinesi per essere classificate come aziende “cooperanti” nell’indagine e, nel caso di applicazione del dazio per dumping, beneficiare di una “tassa” inferiore.
“Questo percorso ha però la necessità - sostiene Marini nella lettera a Letta - di essere supportato da un’assistenza legale e sarebbe auspicabile che le aziende usufruiscano di uno studio legale unico. Se il Governo cinese deciderà di non chiudere l’indagine, il costo che le aziende dovranno sostenere sarà elevatissimo e non sarebbe giusto imputare tale onere ai produttori italiani. Chiediamo, quindi, un impegno - conclude il presidente della Coldiretti - del Governo perché risolva quanto prima questa imbarazzante situazione e contestualmente si faccia carico dell’assistenza legale necessaria per le aziende vinicole interessate”.
Focus - La dichiarazione di Domenico Zonin (Unione Italiana Vini): “Indagine cinese sul vino europeo …”
L’indagine dell’Unione Europea sui pannelli fotovoltaici importati dalla Cina rappresenta la causa scatenante dell’apertura di un’indagine cinese sul vino europeo. Anche in Italia saranno selezionate e analizzate alcune imprese vitivinicole, ecco una dichiarazione di Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini:
“Non riteniamo giusto che le aziende esportatrici individuate dal governo cinese siano lasciate da sole. Se le istituzioni affiancheranno con l’impegno politico e con il sostegno economico le aziende oggetto dell’indagine - per affrontare giuridicamente la situazione - aiuteranno nel contempo tutte le imprese vitivinicole italiane. Un segno della vicinanza delle Istituzioni ad un comparto qualificato e fondamentale per lo sviluppo economico nazionale e internazionale del nostro Paese”.
“Tutta la filiera del vino italiano” - continua Zonin - “è unita nel chiedere ai ministeri di competenza - Sviluppo Economico, Politiche Agricole Alimentari Forestali, Affari Esteri, Affari Europei - un sostegno significativo, una risposta importante in difesa di tutto il nostro settore”.
La Cina non è certo il principale mercato per il vino italiano ma, in prospettiva, può diventare uno sbocco importante soprattutto perché si tratta di uno dei pochi paesi che registra consumi enologici in crescita. Lo scorso anno le vendite in Cina sono aumentate del 9% toccando 18 milioni di ettolitri, un quantitativo vicino ai 20 milioni che rappresentano il volume dei consumi in Italia. Il vino italiano ha realizzato in Cina nel 2012 un fatturato di 77 milioni con una crescita del 15%. Un trend proseguito nel primo trimestre del 2013 con un ulteriore incremento dell’11,2%.
Fonte: Il Sole 24 Ore e Il Corriere Vinicolo
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