Robert Parker Wine Advocate Symposium, Roma (175x100)
Consorzio Collio 2024 (175x100)
LO SCENARIO

Vino italiano: una vendemmia 2024 in crescita sul 2023, ma sotto la media, e il futuro da scrivere

41 milioni di ettolitri previsti. Da “DiviNazione Expo” 2024, ad Ortigia, le stime ed i messaggi di Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv)

La qualità “da farsi pagare per quanto vale” come stella polare, come ha detto il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida; “produrre quanto il mercato chiede”, ha aggiunto il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, valutando in primis il tema delle rese troppo alte, in alcune zone, ma anche incentivi agli estirpi “non indiscriminati”, ma ragionati; estirpi che non sono la soluzione, per le aziende del vino, che devono essere in generale più efficienti, e avere più managerialità per affrontare una fase complessa, ed un mercato del vino che cambia. Sono alcune delle indicazioni sul futuro del vino, arrivate dalla presentazione delle stime di vendemmia in Italia firmate da Ismea, Assoenologi e Unione Italiana Vini - Uiv, oggi da “DiviNazione Expo” 2024, nel quadro del G7 di Siracusa ed Ortigia. Una vendemmia 2024 in generale più abbondante di quella del 2023, almeno secondo le stime ad oggi, che parlano di 41 milioni di ettolitri, +7% sullo scorso anno, “mancando l’obiettivo ottimale stimato dalle imprese del vino tra i 43-45 milioni di ettolitri”, con una certa stabilità al Nord, un forte recupero al Centro rispetto allo scorso anno, e ancora un calo legato soprattutto alla siccità al Sud, ma comunque ben al di sotto della “norma” di 49-50 milioni di ettolitri del recente passato, ed in particolare a -12,8% sulla media quinquennale, ha ricordato Fabio Del Bravo di Ismea. “Che non è per forza un male in quadro di mercato che non è brillante”, e vede la gdo italiana tenere un po’ in quantità, ma perdere qualcosa in volume, ed un export che cresce, ma non corre. A contenere il potenziale produttivo, l’ormai consueto impatto di fenomeni climatici estremi, dalle piogge eccessive al Centro-Nord alla siccità nel Sud. “Nel complesso un’annata contenuta nella quantità, ma complessivamente di qualità buona, con diverse punte ottime. Le premesse per firmare un ottimo millesimo, nonostante le bizzarrie del tempo, ci sono tutte”, spiega una nota.
Con l’Italia che dovrebbe riconquistare il primato produttivo in Europa e nel mondo, ma è “una medaglia di legno” ha detto il presidente di Unione Italiana Vini Lamberto Frescobaldi. “Produciamo di più degli altri, ma con un prezzo medio troppo basso, e giacenze alte, nonostante una vendemmia 2023 molto scarsa. Abbiamo un’annata ferma in cantina, e non è quello che vorremmo. È vero che i vini bianchi sono usciti più dei vini rossi, ma ci sono squilibri sui prezzi che sono compressi, non si riesce più a far quadrare il bilancio vendendo uva, e dobbiamo capire cosa fare per il futuro. I consumi interni sono in calo, le persone stanno rinunciando a certi beni, tra cui il vino. Quindi ci sono minori ricavi, minori margini, minori investimenti, e la situazione è complessa. L’export un po’ cresce, ma è una crescita molto concentrata sul Prosecco e sul Nord Est in generale, mentre altre zone soffrono. Dobbiamo ragionare sull’efficienza delle aziende: per tanti anni ci hanno detto che piccolo era bello, si è pensato che il lusso fosse trainante, ma non è più vero neanche quello. Si deve lavorare sulla capacità delle aziende di innovare, di evolvere, di avere managerialità. Il Prosecco cresce anche grazie a questo, per esempio. Ma dobbiamo anche commisurarci con la capacità di spesa delle famiglie. Il fatto che il Centro Italia ha prodotto molto di più rispetto allo scorso anno, preoccupa, la cantina piena vuol dire poca capacità di negoziare i prezzi, vuol dire doversi accontentare di prezzi più bassi, perché il prossimo anno ci sarà una nuova vendemmia. In Toscana oggi le uve nel Chianti si comprano a 60 euro a quintale, è un prezzo che non può garantire degna sopravvivenza agli agricoltori. Però abbiamo importato anche 2,5 milioni di ettolitri dalla Spagna, a prezzi bassissimi, non so a cosa sono serviti. Magari diventano vini frizzanti che poi in qualche modo diventano italiani, e non è un volume piccolo. Mettiamoci anche che i produttori di uva da tavola hanno quantità invendute, che poi a volte diventano vino anche se non si può, e non va bene, ma c’è anche questo bacino che aumenta le quantità di volume. Sono tutti aspetti su cui dobbiamo riflettere e da mettere a posto”.
“Cento anni fa, proprio nel 1924, nasceva l’Oiv - Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, per salvare il settore dalle malattie, ma anche dal proibizionismo. Oggi siamo qui a ragionare del futuro del vino - ha detto dal canto suo il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida
- non siamo secondi a nessuno, nella qualità, ma dobbiamo promuoverci meglio. I fondi sono importanti, noi sull’Ocm promozione abbiamo fatto chiarezza perché effettivamente fossero usati per quello scopo, e ci siamo battuti in Europa per evitare che quelle risorse fossero tagliate. Nei nostri territori vengono da tutto il mondo a vedere i nostri paesaggi scolpiti dall’uomo, anche attraverso le vigne. Degli espianti, in alcuni, si può ragionare, magari parlando di sostituzione con altre colture - ha ribadito il Ministro - ma non di abbandono: l’agricoltore protegge la natura ed il territorio, nella nostra visione. Agricoltore che va tutelato, e per questo diciamo che serve una Pac incentivante, serve semplificazione. L’Italia può essere la guida, il modello. In aprile, per esempio, abbiamo scelto la Franciacorta - ha ricordato il Ministro salutando in platea Vittorio Moretti, patron di Bellavista - per il Meeting ministeriale (i cui lavori si sono svolti principalmente a Cà del Bosco, ma non solo ndr), con cui abbiamo portato a discutere di vino, in Italia, i Paesi del mondo. È un territorio che è un esempio di come impresa e scienza possono cambiare un territorio che non esisteva, perché non abbiamo solo grandi eccellenze storiche come le famiglie Frescobaldi o Antinori. Poi li abbiamo portati, non a caso, a “Opera Wine” e “Vinitaly”, per far capire a tutti che siamo una superpotenza della qualità, che possiamo coniugarla alla bellezza, e che dobbiamo portarle nel mondo. Mostriamo al mondo quello che siamo, come abbiamo voluto fare in questo G7 “aperto”, e facciamocelo pagare per quello che vale”.
Un aspetto fondamentale, quello del valore, che passa dalla qualità, ma non solo, come ha ricordato il presidente Assoenologi, Riccardo Cotarella. “La situazione del vino, forse non è critica, ma quanto meno da esaminare con attenzione. Il nostro settore vive su due colonne, produzione e mercato, che vivono l’una dell’altra, non sono distinte. Il produttore, da solo, non può condizionare il mercato. Portare il consumo da 30 a 60 litri procapite sarebbe la panacea di tutti i mali, ma non è una strada percorribile. Gestire la produzione è l’unica arma. Bene dire no agli espianti selvaggi, perché se si tolgono i vigneti che producono di meno e si tengono quelli più produttivi non ha senso. Il tema delle rese è fondamentale: produrre 400 quintali per ettaro in pianura, in genere, non fa qualità, e mette in crisi chi fa, per esempio, viticoltura eroica in collina. Non vale dappertutto, ovviamente: il Prosecco tanto produce e tanto vende, ma altre denominazioni producono più di quello che il mercato recepisce. E non si può neanche andare dietro alle mode.
Oggi, per esempio, succede che tante uve rosse vengono vinificate in bianco, e questo, vedrete, penalizzerà la crescita dei vini bianchi a cui stiamo assistendo. Non si fa cosi, chi fa viticoltura non può seguire le mode così, serve pianificazione. Manca lo spirito imprenditoriale che a volte i contadini, e noi figli di contadini, come sono anche io, non abbiamo. Dobbiamo regolamentare la produzione in base alla richiesta, è la cosa più importante di tutte. Il vino di oggi non è più quello che si “tracanna”, quello che “va giù bene”: è cultura, è degustazione, è territorio, e noi enologi dobbiamo essere i difensori di questa storia, di questa eccellenza e di questa cultura. Il vino è la nostra ricchezza, facciamone tesoro”, ha detto Cotarella. Che commenta così, in particolare, la vendemmia italiana 2024: “è stata una delle vendemmie più impegnative che ricordi nella mia ormai lunga esperienza di enologo. Una vendemmia quella del 2024 condizionata in maniera importante da una significativa trasversalità meteorologica che ha messo alla prova i viticoltori italiani da Nord a Sud del Paese. In particolare, la vendemmia di quest’anno si inserisce in un quadro meteorologico estremo, caratterizzato da un’instabilità climatica che ha influito inevitabilmente sulla produzione delle uve. Le varietà più precoci, in alcune zone, sono state raccolte con rese inferiori e una qualità segnata dalle condizioni meteorologiche avverse, mentre le varietà più tardive hanno subito ritardi o anticipi nella maturazione, con un impatto significativo sul bilancio zuccherino e acidico delle uve stesse. Tuttavia, nonostante le difficoltà, ciò che emerge come un fattore determinante per la qualità finale dei vini è proprio il lavoro degli enologi. Mai come quest’anno, siamo stati chiamati a dimostrare la nostra competenza scientifica e il nostro sapere tecnico per gestire al meglio sia la conduzione della vigna sia quella della cantina. In campo, abbiamo dovuto adottare strategie precise per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, monitorare lo stato di salute delle piante e decidere il momento esatto della vendemmia per ottenere uve al massimo del loro potenziale. In cantina, il lavoro è stato cruciale per valorizzare la materia prima, lavorando con precisione per compensare gli squilibri creati dalle condizioni meteorologiche”.
Guardando ai numeri, l’indagine vendemmiale, realizzata attraverso un processo di armonizzazione delle metodologie adottate da Assoenologi, Unione Italiana Vini (Uiv) e Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea), al quale si aggiunge il contributo dell’Ufficio competente del Ministero e delle Regioni, rispetto allo scorso anno, fotografa una sostanziale tenuta al Nord (+0,6% la performance della macroregione), accompagnata da una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e da un incremento contenuto nel Sud (+15,5%) che, tuttavia, non bastano a riportare la produzione sui livelli di medio-periodo. Mentre Nord e Centro si discostano dalle medie quinquennali (2019-2023) rispettivamente del 5,3% e 5,4%, la performance dei vigneti di Sud e Isole si conferma in forte flessione, a -25,7%. Nello scenario globale, la drastica contrazione della Francia (-18% sui valori 2023) riconsegna all’Italia il primato produttivo mondiale.
Per quanto concerne le tempistiche della vendemmia, la trasversalità dell’andamento climatico ha influenzato i tempi di raccolta in base alle varietà, alla tipologia, alla giacitura e alla disposizione dei terreni, fornendo uno scenario variegato. Al Sud, dove allo stress da carenza idrica si è aggiunto (da maggio) anche lo stress termico, il periodo della raccolta è stato anticipato, come al Centro e al Nord per le varietà precoci. Rientrano invece nelle medie stagionali le varietà tardive del Nord. La siccità ha influito sicuramente in maniera negativa sui volumi, ma l’andamento delle temperature ha consentito una maturità fenolica completa che rappresenta il vero valore aggiunto di questa annata enologica.
Guardano alle singole Regioni, stupiscono il +100% in Abruzzo ed il +85% in Molise, che però sono in realtà recuperi rispetto alla bassissima produzione 2023. Stabili il Veneto ed il Friuli Venezia Giulia, a crescere del 30%, secondo le stime, sono Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Basilicata, mentre fanno +25% le Marche, +18% la Puglia, +10% il Piemonte e la Calabria e +7% l’Emilia-Romagna. Ma non mancano cali importanti su un 2023 generalmente poco generoso, come il -30% della Lombardia, il -20% di Sardegna e Valle d’Aosta, il -16% della Sicilia ed il -12% del Trentino Alto Adige. Sul fronte della classifica regionale, con 11 milioni di ettolitri e una quota pari al 27% del raccolto made in Italy, il Veneto si conferma la principale regione produttiva italiana, seguita da Emilia-Romagna e Puglia, in sostanziale pari merito con circa il 17%. Seguono nella “top 5” Piemonte e Sicilia, tallonata dalla Toscana.
Una vendemmia, che, peraltro, si inserisce in un quadro di forte complessità per il settore vino su scala globale. “In questo contesto, caratterizzato dal cambiamento dei modelli di consumo, dalle difficoltà congiunturali e dall’impatto dei cambiamenti climatici, l’Italia sta dimostrando più anticorpi dei competitor, a partire dalla Francia”, spiegano Uiv, Ismea ed Assoenologi.
Per quanto riguarda le quotazioni, a fronte di una vendemmia 2023 con il raccolto più scarso degli ultimi decenni, l’indice Ismea dei prezzi alla produzione restituisce per la campagna 2023/24 un incremento dei listini generali intorno all’11%, maturato però con contributi totalmente differenti da parte dei singoli segmenti. Mentre sono cresciuti molto i vini da tavola (+42%, con i rossi meglio dei bianchi), le Igt hanno registrato un incremento ben più modesto (+4%), e i vini Dop hanno mostrato un segno negativo, soprattutto tra i bianchi. Risultano, poi, sempre più evidenti le disomogeneità all’interno delle singole Dop. Tra i capitoli fondamentali per comprendere il mercato, quello relativo alle scorte. Dai dati di Cantina Italia risulta che a fine luglio i vini in giacenza erano il 14% in meno rispetto a quelli del pari periodo precedente, a fronte però di una produzione che ha fatto mancare il 23%. Si evince come nel corso di questa campagna i trend di uscita del vino dalle cantine siano stati piuttosto lenti, spia di un mercato che fa fatica ad assorbire con regolarità il prodotto.
Sul fronte della domanda, infatti, i consumi delle famiglie italiane risultano in lieve calo rispetto alla prima metà dell’anno scorso, e i segnali positivi dai mercati esteri non bastano a bilanciare le perdite interne. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-Ismea su dati Istat, il primo semestre 2024 si è chiuso con risultati meno brillanti di quanto ci si aspettasse, a +2,4% sui volumi (a/a) e +3,2% in valore, complice una primavera sottotono rispetto al primo quadrimestre (ad aprile si registravano ancora crescite del 6-7%). Gli spumanti sono i veri protagonisti e tornano a fare da traino all’export nazionale con +11% in volume e +7% negli incassi. Sfusi e bag in box, invece, hanno visto scendere le consegne all’estero del 6% e 5%. Reggono i vini in bottiglia grazie soprattutto alle Igt. Tra i Paesi clienti, si sottolinea la lieve ripresa degli Usa e del Regno Unito a fronte della frenata di Canada, Francia e Svizzera.

Focus - Le stime di vendemmia in Italia, Regione per Regione, secondo Assoenologi, Ismea ed Unione Italiana Vini

Piemonte (+10%)
La campagna viticola 2024 è stata caratterizzata da condizioni climatiche complesse. Tutte le zone viticole hanno affrontato una stagione piovosa e fresca, che ha influenzato le fasi fenologiche della vite, con ritardi nella maturazione e una maggiore incidenza di malattie fungine, in particolare la Peronospora e, successivamente, l’Oidio.
Nell’Alto Piemonte, la stagione è stata segnata da una fase piovosa intensa da marzo a giugno, con danni da gelo ad aprile e problemi di allegagione a causa delle piogge di giugno. Le varietà Erbaluce, Barbera, Nebbiolo e Croatina hanno avuto un ritardo di maturazione e la raccolta è partita con l’Erbaluce nella prima decade di settembre per poi arrivare a ottobre con il Nebbiolo.
Nella parte meridionale della regione, l’annata era iniziata con un germogliamento precoce dato dalle temperature miti invernali, ma, nelle zone di Barolo, Asti e Alta Langa soprattutto, un abbassamento termico a fine aprile ha interessato la fioritura, limitando l’allegagione. Inoltre, dopo due anni di scarse precipitazioni, il 2024 ha visto un ritorno delle piogge, con oltre 800 mm nei primi sette mesi. Questo ha favorito la rigenerazione dei vigneti, ma ha anche creato condizioni ideali per la diffusione di patogeni, con Peronospora e Oidio che hanno colpito duramente, soprattutto la varietà Barbera nel Monferrato. Particolarmente colpite sono state le aziende biologiche, con perdite stimate significative. La produzione finale è fortemente influenzata dalla capacità delle aziende di gestire la difesa delle colture, con grandi differenze previste tra diverse aree e varietà.

Valle d’Aosta (-20%)
La campagna viticola del 2024 è stata segnata da un’elevata piovosità, iniziata a fine febbraio e proseguita fino ai primi di luglio, accompagnata da temperature più basse della media. Questo clima anomalo ha causato ritardi nelle fasi di sviluppo della vite, dalla fioritura fino all’invaiatura, con un ritardo stimato di 7-8 giorni rispetto all’anno precedente. La combinazione di piogge persistenti e basse temperature durante la fioritura ha portato a una riduzione della produzione a causa di problemi di colatura e acinellatura nei grappoli più giovani.
Lo stato sanitario dei vigneti è risultato compromesso, in alcune aree anche in modo significativo, a causa dell’alta incidenza di malattie fungine, come la Peronospora nella prima fase e l’Oidio successivamente. Si stima un calo produttivo rispetto al 2023, con variazioni a seconda delle zone e dei vitigni. La vendemmia è iniziata con un ritardo di 8-10 giorni rispetto all’anno scorso.

Lombardia (-30%)
L’annata, che si presentava inizialmente buona, è stata condizionata da eventi climatici avversi e da attacchi di Peronospora che ne hanno condizionato il risultato finale. Rispetto al 2023, c’è stato un ritardo nella maturazione delle uve di circa una settimana.
Il clima freddo e piovoso fino a metà luglio ha favorito un aumento degli attacchi di Peronospora, soprattutto nei vigneti biologici di Franciacorta e sulla Croatina in Oltrepò Pavese.
In Lombardia, le previsioni per la vendemmia variano leggermente a seconda della zona interessata: in Franciacorta la raccolta è iniziata con un leggero ritardo e, a causa dei danni da Peronospora, si prevede un calo nella produzione. Nell’Oltrepò Pavese, la vendemmia delle basi spumante è iniziata a metà agosto con
uve sane, ma le precipitazioni hanno causato un aumento della Peronospora e alcune grandinate locali hanno contribuito a una diminuzione della produzione. Nel Garda, nonostante i problemi legati alla piovosità e alla Peronospora, la produzione è prevista in netto aumento rispetto al 2023, avvicinandosi alle medie storiche. In Valtellina, la Peronospora ha colpito in modo disomogeneo, ma nei vigneti dove è stata controllata, si prevede una vendemmia di buona qualità e quantità.

Trentino-Alto Adige (-12%)
L’inverno più caldo del solito ha fatto anticipare la crescita delle viti di 10 giorni, mettendo a rischio i vigneti di fondovalle per le gelate tardive di aprile, dove si è riusciti a limitare i danni anche grazie alla forma di allevamento a pergola. Le piogge intense durante la fioritura tra maggio e giugno hanno causato fenomeni di filatura e acinellatura, oltre ad aumentare il rischio di malattie come la Peronospora e l’Oidio, che hanno causato danni soprattutto alla produzione biologica. Nei primi sei mesi del 2024 si è battuto il record di precipitazioni, su un intero anno, che resisteva dal 1926. Questo ha comportato un’alta attenzione nella gestione della campagna per contrastare il diffondersi di queste malattie, e il rischio di perdite produttive eccessive.
Da luglio invece le temperature sono aumentate, e l’uva ha ripreso a maturare, tornando in una situazione di equilibrio. In alcune zone, dove si sono registrati dei picchi di temperatura, l’attività fotosintetica è risultata però rallentata, portando a perdita di acidità delle uve.
A fine luglio è cominciata poi l’invaiatura.
La vendemmia è iniziata nell’ultima decade di agosto, partendo dai vigneti di Chardonnay a bassa quota, per poi proseguire alle vigne più alte, di Chardonnay e Pinot Nero per le basi spumanti, e alle restanti uve bianche, internazionali ed autoctone come Muller Thurgau e Traminer, per poi concludersi con le uve destinate alla produzione dei vini rossi tipici del territorio.
Sicuramente, a causa delle basse temperature in primavera e delle abbondanti piogge in tutto il territorio regionale, si registra una riduzione nei quantitativi prodotti soprattutto per quanto riguarda la produzione dei vini bianchi. Di contro, in tema di qualità, le basi spumante raccolte confermano la sanità e la qualità dei grappoli che, con il mantenimento di queste condizioni meteo, si prospettano di trovare anche nel resto delle uve che verranno raccolte.

Veneto (stabile)
L’annata vitivinicola 2024 in Veneto è stata caratterizzata da condizioni climatiche piuttosto complesse, che hanno messo alla prova i viticoltori di tutta la regione. La primavera, una delle più piovose degli ultimi trent’anni, ha portato abbondanti precipitazioni e temperature non particolarmente miti, rallentando le prime fasi di crescita delle viti. Questo ha richiesto un’attenzione particolare nella gestione delle principali patologie, soprattutto la Peronospora, che è emersa come una delle sfide principali.
Nonostante un germogliamento anticipato dovuto alle elevate temperature di fine marzo, la situazione climatica è stata complicata da un brusco calo termico e da due gelate significative in aprile, che hanno colpito in particolare le zone di pianura. Le abbondanti piogge primaverili hanno ulteriormente complicato la situazione, contribuendo a un ritardo vegetativo. Tuttavia, con l’arrivo di giugno, le condizioni climatiche si sono stabilizzate, permettendo alle viti di recuperare parte del ritardo accumulato. Nonostante queste sfide, i viticoltori sono riusciti a mantenere una buona sanità delle uve. La Peronospora è stata presente in alcuni vigneti, ma i danni alle uve sono rimasti limitati, concentrandosi principalmente sulle foglie. L’estate ha visto
un miglioramento delle condizioni, con un agosto asciutto che ha favorito la gradazione, la struttura e il colore delle uve rosse.
La vendemmia è cominciata a nell’ultima settimana di agosto con le varietà precoci come Pinot Grigio e Pinot Nero. A seguire, nella prima decade di settembre sono state staccate le varietà a bacca bianca, tra cui Chardonnay, Tai, Manzoni Bianco e Glera, mentre le varietà a bacca nera, come Merlot, Cabernet e Refosco, hanno seguito nella seconda decade del mese. In generale, la qualità delle uve sembra promettente, specialmente per i vini bianchi, grazie alle condizioni climatiche che hanno favorito lo sviluppo delle basi spumante.
In sintesi, l’annata 2024 in Veneto si prospetta positiva nonostante le sfide iniziali, con una qualità delle uve generalmente buona e una raccolta in linea con la media storica. Tuttavia, alcune zone, in particolare quelle pianeggianti, hanno subito perdite significative di produzione, specialmente per le aziende che praticano agricoltura biologica, spingendone alcune a rinunciare alla certificazione biologica e a tornare alla difesa convenzionale.

Friuli-Venezia Giulia (stabile)
La prima parte della stagione 2024 è stata segnata da temperature fredde, che hanno provocato un anticipo del germogliamento. Successivamente, i mesi di maggio e giugno sono stati caratterizzati da abbondanti piogge, che hanno prolungato la fase di fioritura. A partire da luglio, le temperature sono aumentate e le precipitazioni sono diminuite, rallentando lo sviluppo fenologico e allungando la fase di invaiatura. Inoltre, due eventi grandinigeni nei mesi di luglio e agosto hanno danneggiato la produzione in alcune delle zone più vocate. Questo ha ridimensionato le aspettative che fino a quel momento erano sicuramente più ottimistiche.
Nonostante l’anticipo del germogliamento, il prolungato periodo di piogge ha causato una perdita dell’anticipo iniziale, con la fioritura che è iniziata alla fine di maggio e si è completata lentamente. L’invaiatura è iniziata nei vigneti più precoci attorno all’ultima decade di luglio, ma le condizioni instabili hanno causato una dilatazione della fase di invaiatura. Le osservazioni in campo mostrano una produzione di grappoli medi per germoglio inferiore alla media. La pressione infettiva elevata delle principali fitopatie suggerisce una produzione complessivamente inferiore rispetto a una annata standard.
La qualità delle uve è stata influenzata da un inizio stagione piovoso e freddo, dai resti della grandinata dell’anno precedente e da una forte pressione di Peronospora nei primi mesi. Il Pinot Grigio, varietà di riferimento, mantiene una qualità medio-ottima nella maggior parte delle zone Doc. Tuttavia, le rese uva/vino sono previste leggermente inferiori alla media, principalmente a causa di un apporto idrico insufficiente nell’ultima fase della stagione.
La vendemmia del Pinot Grigio, tradizionalmente concentrata in 10-15 giorni, è iniziata nelle zone più precoci negli ultimi giorni di agosto.

Liguria (-3%)
La stagione è iniziata con qualche incertezza, dovuta a una primavera fredda e piovosa, seguita da caldo e umidità che hanno reso umido il terreno. Grazie al microclima favorevole il giusto equilibrio tra mare e montagna e la costante ventilazione tipica di questo territorio, a luglio i vigneti erano sani e rigogliosi. Con il caldo estivo e le ottime riserve d’acqua dovute alle piogge dei mesi a cavallo tra primavera ed estate, le uve stanno maturando nel modo migliore, con un ottimo equilibrio tra quantità e qualità.
In alcune zone, a causa delle alte temperature e dell’umidità, ci si è dovuti confrontare con la Peronospora, tenuta comunque sotto controllo.
A variare è il periodo di vendemmia, dove le uve per i vini bianchi come il Vermentino e il Pigato sono state raccolte ai primi giorni di settembre, in ritardo rispetto alla media degli ultimi anni in quanto il clima ha influito ritardandone la maturazione. Caso opposto invece per le uve a bacca rossa, dove si prospetta una raccolta anticipata di una decina di giorni rispetto agli ultimi anni, potendo vendemmiare negli ultimi giorni di settembre, soprattutto nella zona del Pornassio e del Rossese.

Emilia-Romagna (+7%)
La stagione viticola 2024 in Emilia-Romagna ha avuto un inizio piuttosto insolito, caratterizzato da un inverno particolarmente caldo, il più caldo dal 1961. Questo ha portato a un anticipo del germogliamento delle viti, favorito anche da un buon livello di umidità nel suolo grazie alle piogge abbondanti di marzo e aprile. Tuttavia, un improvviso calo delle temperature a fine aprile ha rallentato la crescita delle piante, creando delle anomalie nella maturazione, con alcuni vitigni che hanno mostrato comportamenti inaspettati, come diversi Sangiovese che hanno iniziato il viraggio del colore prima del Merlot, o del Sauvignon che ha iniziato la maturazione degli acini prima dello Chardonnay.
Quando le temperature sono risalite bruscamente, la vegetazione è esplosa, causando problemi di allegagione in alcune varietà e richiedendo interventi intensivi per mantenere le viti sotto controllo. Nonostante alcune grandinate e difficoltà locali, la stagione è proseguita senza gravi problemi di stress idrico, tranne in alcune aree. Dal punto di vista sanitario, la Peronospora è stata generalmente sotto controllo (a parte alcune realtà a conduzione biologica), mentre l’Oidio ha dato del filo da torcere, specialmente nelle zone collinari.
Le piogge e il caldo hanno favorito l’insorgenza del Mal dell’esca, soprattutto nella forma del colpo apoplettico, mentre la Flavescenza dorata è rimasta sotto controllo. Grazie a un’escursione termica favorevole e a una buona idratazione, la maturazione delle uve è iniziata con anticipo, somigliando all’annata 2022. Le prime vendemmie dei vitigni precoci, come Pinot Grigio e Chardonnay, hanno avuto inizio già ad inizio agosto, con uve in ottime condizioni sanitarie. Si prevede una produzione leggermente superiore rispetto al 2023, ma da segnalare è la forte perturbazione temporalesca che si è abbattuta alla metà del mese di settembre, la quale ha generato particolare apprensione in Romagna dove la vendemmia è stata sospesa per una settimana, per questo la previsione non può essere che di tipo indicativo e prudenziale.

Toscana (+30%)
Dopo un autunno molto piovoso, la stagione viticola è iniziata ad aprile, con un germogliamento in linea con l’anno precedente, lievemente anticipato in alcune zone. Le temperature primaverili miti hanno evitato il rischio di gelate, permettendo una crescita rapida delle piante e anticipando le fasi fenologiche della vite, evidenziando una buona fertilità.
I mesi di maggio e giugno sono stati segnati da frequenti piogge, che hanno reso necessari numerosi interventi per proteggere le colture dalle malattie fungine, con un’attenzione particolare alla Peronospora, che però non ha avuto un impatto significativo. Le piogge hanno anche aiutato a creare riserve idriche, ma hanno occasionalmente causato problemi all’allegagione di alcune varietà sensibili ai fenomeni di acinellatura.
Dalla seconda settimana di luglio, il clima è cambiato drasticamente, con un periodo di caldo intenso e assenza di piogge, che ha accelerato la crescita dei grappoli e l’inizio dei processi di agostamento e invaiatura. La maturazione dei grappoli è stata lenta e graduale durante tutto agosto.
Si sono osservati alcuni attacchi di mal dell’esca e danni da insetti come la Tignola e Tignoletta, contenuti comunque grazie alle alte temperature. Nella seconda metà di agosto, puntuali ormai da alcuni anni, si sono iniziati a riscontrare dei danni da ungulati.
Si prospetta dunque una vendemmia anticipata di buona qualità e quantità. Le prime vendemmie delle varietà bianche precoci sono iniziate già nella seconda metà di agosto, mentre le varietà rosse come Pinot Nero, Merlot e Syrah sono state raccolte ad inizio settembre. Dalla seconda metà di settembre si è iniziato a vendemmiare anche il Sangiovese.

Umbria (+30%)
Situazione analoghe alle restanti regioni del Centro Italia, in Umbria l’inverno ha registrato temperature sopra la media stagionale. Questo ha portato a un germogliamento anticipato durante la primavera. A marzo e aprile le piogge hanno favorito le riserve idriche nel sottosuolo, se non che nella seconda metà del mese c’è stato un brusco calo delle temperature, che ha rallentato lo sviluppo delle viti. Ciò ha comportato delle anomalie fenologiche, con alcune varietà di vite che hanno mostrato comportamenti diversi dal solito durante l’invaiatura. A maggio, un repentino aumento delle temperature, accompagnato da piogge, ha stimolato una crescita rigogliosa delle piante, ma ha anche causato problemi di allegagione in alcune varietà più vigorose. Fortunatamente, la stagione è proseguita senza stress idrico fino a metà luglio, sebbene alcune zone dell’Umbria siano state colpite da grandinate.
Per quanto riguarda la salute delle viti, non si sono registrati attacchi significativi di Peronospora, sebbene l’Oidio abbia causato problemi soprattutto nelle aree collinari. Le piogge e il caldo hanno portato anche a manifestazioni di malattie come il mal dell’esca, ma la situazione generale è stata gestita con attenzione dai viticoltori umbri.
Nonostante queste sfide climatiche, la qualità e la quantità dell’uva sembra promettente, con una maturazione anticipata di circa 10 giorni rispetto agli anni precedenti.

Marche (+25%)
La primavera 2024 è stata molto calda, anche considerando che a maggio si è registrato un ritorno di freddo. Le piogge sono state sotto la media, nel periodo primaverile e di inizio estate. Luglio è stato particolarmente caldo e secco, con appena 15 mm di pioggia. Questo clima ha rallentato il ciclo vegetativo della vite, portando a ritardi nella fioritura e nell’invaiatura, e un generale anticipo della maturazione rispetto alla media degli anni scorsi.
Non ci sono state grandi variazioni nelle date di germogliamento e fioritura per la maggior parte delle varietà, ma per quelle più tardive, come Passerina e Montepulciano, si è notato un ritardo a causa di un ritorno di freddo in aprile. In generale, l’invaiatura è arrivata con un anticipo di circa 7-10 giorni, fatta eccezione per varietà tardive, dove lo stress idrico ha causato ritardi nella maturazione degli acini. Per le varietà precoci la raccolta è iniziata alla fine di agosto.
Durante la stagione non ci sono state grosse problematiche da malattie fungine. La mancanza di piogge ha ridotto la dimensione degli acini, tranne che nella provincia di Ancona, dove le piogge hanno giovato. In alcune aree più siccitose si sono verificati danni da sole sui grappoli, soprattutto sulle varietà a bacca nera come il Sangiovese.
La raccolta delle varietà precoci per le basi spumante, come Chardonnay e Pinot Nero, è iniziata già nella prima settimana di agosto. A Ferragosto sono cominciate le prime raccolte di Pecorino e Incrocio Bruni 54. Le rese sono inferiori rispetto al 2022, non considerando la pessima annata del 2023, con minori rese uva/mosto a causa dello stress idrico. Con un anticipo medio di 10 giorni sono partite poi le vendemmie del Verdicchio, del Bianchello del Metauro e del Sangiovese dei colli Pesaresi, a causa della scarsità di piogge estiva.

Lazio (+30%)
Ad un inverno non particolarmente freddo, ha fatto seguito una primavera con un clima sostanzialmente mite favorendo un’iniziale ripresa vegetativa leggermente anticipata. Questo ha permesso un andamento corretto delle varie fasi fenologiche, favorito anche da una buona riserva idrica nel sottosuolo formatasi grazie alle abbondanti piogge primaverili.
Dal punto di vista produttivo, l’andamento climatico e la maggior attenzione dei viticoltori ai patogeni hanno permesso il tornare auna situazione nella media degli ultimi anni.
La condizione fitosanitaria che si presenta, come anche lo stato vegetativo delle piante, è infatti molto promettente, anche se le elevate temperature di luglio e agosto, combinate con la scarsa escursione termica tra giorno e notte, hanno fatto registrare situazioni da stress idrico nelle piante, soprattutto in quelle aree con terreni più permeabili e questo ha avuto qualche ripercussione nella maturazione fenolica.
Nella seconda metà di agosto si è iniziato a vendemmiare le uve per le basi spumanti e i primi mosti hanno evidenziato una qualità ottimale.

Abruzzo (+85%)
Dal punto di vista climatico, dopo un inverno particolarmente mite, con precipitazioni alquanto al di sotto della media, le piogge registrate nel mese di aprile hanno indotto un rallentamento dello sviluppo vegetativo, che era iniziato a marzo. Successivamente, diverse giornate ventose hanno ricreato un ambiente asciutto e il rapido ritorno delle alte temperature ha favorito la ripartenza della vegetazione. Da inizio giugno a fine luglio sono state rilevate temperature sopra la media, oltre all’assenza di piogge significative. Come risultato di queste condizioni climatiche e pedoclimatiche, la maturazione delle uve risulta anticipata di 10-15 giorni.
La vendemmia qui è iniziata alla prima settimana di agosto, a causa di quello che quest’anno risulta essere il problema principale delle regioni del Centro-Sud, la siccità.
A differenza dell’anno passato però, grazie a queste condizioni climatiche, non si registrano danni da Peronospora i cui influssi negativi si sono comunque risentiti anche quest’anno fin dalle prime fasi della ripresa vegetativa, con un basso contenuto di grappoli fiorali.
Le previsioni indicano comunque un recupero importante rispetto allo scorso anno, pur restando ben al di sotto della media, con uve che sono arrivate in cantina sane e di buona qualità.

Molise (+100%)
Situazione analoga a quella dell’Abruzzo. Ad una primavera e un inizio di estate particolarmente asciutte, la vite, dal punto di vista fisiologico, è riuscita ad adattarsi ai periodi di scarsità idrica. Il ritmo di accrescimento nelle varie fasi fenologiche è stato modulato nell’intensità e nella tempistica soprattutto a seconda delle condizioni meteo. Si è registrato un anticipo medio di 7 giorni, dal germogliamento alla maturazione dell’uva, senza comprometterne l’equilibrio.
Dal punto di vista fitoiatrico, grazie a queste condizioni climatiche, e anche all’attenzione dei viticoltori, memori dall’anno precedente, non si sono registrati problemi da malattie fungine; i vigneti si presentano sani, e le uve che arrivano in cantina fanno ben sperare per la qualità del prodotto finale. La raccolta è iniziata nella parte bassa del Molise, partendo a metà agosto con Chardonnay e Pinot Bianco. La qualità si sta rivelando ottima con volumi sicuramente superiori a quelli dello scorso anno anche se non c’è il ritorno ai livelli medi.

Campania (+30%)
L’inverno è stato mite e poco piovoso, con brevi episodi di aria fredda alternati a lunghe fasi di correnti anticicloniche africane. La primavera ha mantenuto temperature elevate e scarse precipitazioni, con piogge di fine marzo che hanno parzialmente compensato l’inverno asciutto. Alcuni episodi di grandine hanno interessato localmente il Sannio, senza causare danni significativi alle viti. Il germogliamento vegetativo è iniziato con circa 15 giorni di anticipo, suggerendo una buona produzione di grappoli. A inizio giugno, le piogge durante la fioritura hanno causato fenomeni di acinellatura e grappoli più spargoli in fase di allegagione. Il clima asciutto e le elevate temperature hanno facilitato la gestione dei terreni e la protezione fitosanitaria contro Peronospora e Oidio. Ma la mancanza di acqua rimane una preoccupazione, poiché il caldo e la scarsità d’acqua potrebbero indebolire strutturalmente le viti. Tuttavia, lo stato sanitario delle uve è attualmente ottimo, e le recenti precipitazioni potrebbero migliorare le rese e la qualità delle uve.
In generale, si osserva un anticipo medio di circa 15 giorni su tutte le varietà e areali. Le significative escursioni termiche tra giorno e notte sono foriere di una potenziale ottima qualità. Nelle aree del Vesuviano, Cilento e Agro-aversano, è iniziata già nella seconda metà di agosto la raccolta di piccole partite di uva a bacca bianca per le basi spumante.

Puglia (+18%)
La stagione viticola 2024 è iniziata con qualche differenza tra le due aree, Nord Puglia e Salento, ma in generale le condizioni sono state piuttosto favorevoli.
Nel Nord Puglia, la stagione è partita con circa dieci giorni di anticipo, grazie alle alte temperature e alla siccità persistente. Già dalla prima decade di agosto, sono iniziate le raccolte delle uve bianche come Chardonnay e Moscato, insieme ai vitigni per le basi spumante. Le uve sono in ottimo stato sanitario e, con queste premesse, si prevede una stagione di buona qualità e quantità.
In Salento, la ripresa vegetativa dei vigneti ha beneficiato di un clima generalmente buono fin dal germogliamento. Grazie a condizioni meteorologiche favorevoli, molte zone hanno visto un anticipo di circa dieci giorni rispetto alla stagione passata. L’assenza di precipitazioni iniziali è stata vantaggiosa per la salute delle piante dal punto di vista fitopatologico, e le temperature quasi estive di febbraio, marzo e aprile hanno accelerato la crescita. Alcuni cali di temperatura a maggio hanno rallentato leggermente lo sviluppo. Nonostante ciò, la fioritura e l’accrescimento dei grappoli sono stati regolari.

Basilicata (+30%)
La stagione viticola in Basilicata ha visto un inverno mite e privo delle tradizionali nevicate, seguito da una primavera asciutta e più calda del normale. Questo, unitamente alla scarsità di piogge, ha causato un anticipo nel germogliamento delle viti di circa dieci giorni. L’estate, caratterizzata da un clima caldo e secco, ha ulteriormente accelerato la maturazione delle uve. Di conseguenza, le uve per i vini bianchi, primo tra tutti il Moscato, sono state raccolte già nella prima settimana di agosto, con un anticipo di circa venti giorni rispetto alla media. Attualmente, le uve si presentano in ottime condizioni sanitarie e con una qualità eccellente, grazie anche all’assenza di piogge e alla conseguente assenza di patologie per le quali si sono evitati anche interventi in vigna. Le temperature più fresche di settembre hanno permesso una maturazione perfetta per l’Aglianico del Vulture, riscontrabile in termini di qualità, e per il quale si prospetta la raccolta a partire da fine settembre.

Calabria (+10%)
Come nel resto del Sud Italia, anche la Calabria ha dovuta fare i conti con una crisi idrica importante. Dopo un inverno mite, che ha portato ad un inizio di primavera precoce, le temperature elevate e le piogge scarse hanno portato ad un’anticipazione della fase del germogliamento e conseguentemente anche nella maturazione delle uve poi.
Ad evitare danni ingenti dovuti alla siccità, ci hanno pensato i produttori con interventi irrigui, ottenendo risultati soddisfacenti. Lato positivo di questa siccità rimane l’assenza di rischio di malattie fungine, il che fa ben sperare per l’ottenimento di un buon livello qualitativo e di salubrità fitosanitaria. Anche in termini quantitativi, si prospetta un ritorno ai volumi prodotti simili a quelli del 2022. In linea generale, la vendemmia è iniziata attorno all’ultima decade di luglio, con un anticipo di circa due settimane per quanto riguarda i vitigni internazionali, mentre la raccolta dell’autoctono Gaglioppo è avvenuta attorno al 10 di settembre.

Sicilia (-16%)
Con la riduzione di oltre la metà delle precipitazioni nel periodo autunno-inverno, le riserve idriche nei vigneti sono risultate molto limitate. Carenza che si è andata a sommare a quella degli anni passati. Combinando questo fattore con delle temperature estive elevate già a giugno, si è avuto un’accelerazione di tutte le fasi fenologiche della vite. Partendo dal germogliamento, ogni fase ha subito un anticipo di circa due settimane rispetto ai tempi consueti, passando da una fioritura avvenuta alla fine di aprile e ad un’invaiatura altrettanto anticipata, che hanno portato alla raccolta anticipata all’ultima decade di luglio. Le alte temperature però, hanno creato condizioni sfavorevoli allo sviluppo di malattie, con una totale assenza di Oidio, Peronospora e Botrite e, dunque, le uve arrivano in cantina in uno stato eccellente e sano. Le prime uve ad essere state raccolte sono state lo Chardonnay e il Pinot Grigio, e dai vitigni autoctoni Nero D’Avola e Nerello Mascalese per la produzione di basi spumante. Con queste premesse, se la qualità risulta ottimale, a risentirne è stata la sola resa, con prospettive quantitative drasticamente ridotte rispetto alla media ma anche rispetto al già scarso 2023.

Sardegna (-20%)
L’annata 2024 si caratterizza per un inverno mite e poco piovoso con temperature al di sopra della media, condizioni che si sono protratte anche nella primavera, portando ad un anticipo delle fasi fenologiche ed escludendo i fenomeni delle gelate avuti gli scorsi anni. I mesi di maggio e giugno sono stati caratterizzati anch’essi da precipitazioni e temperature abbastanza miti, condizioni che hanno evitato lo sviluppo delle crittogame, e le perdite avute lo scorso anno a causa della Peronospora e Oidio. La mancanza di precipitazioni ha per contro creato problemi nello sviluppo vegetativo delle piante, sofferenti a causa della siccità, soprattutto nel sud dell’isola nei vigneti non provvisti di sistemi di irrigazione. Le alte temperature del mese di luglio hanno confermato l’anticipo dell’invaiatura e a seguire della maturazione influendo di circa 7/10 giorni sulla data della raccolta rispetto allo scorso anno.
La raccolta è iniziata a fine luglio con le varietà per la produzione di basi spumante, ed è proseguita con il Vermentino nella prima decade di agosto. A metà agosto, qualche pioggia e un abbassamento delle temperature hanno dato un po’ di sollievo alle piante, che hanno proseguito più agevolmente la maturazione delle uve, ma al sud vi sono state alcune perdite di produzione importanti in particolari in alcuni areali del Campidano di Cagliari e del Sulcis. La qualità delle uve è ottima in generale. Vermentino, Moscato e altri vitigni stanno dando risultati ottimi, soprattutto in zone come Alghero, Gallura e Sulcis. Nel Nuorese e in Ogliastra, il clima favorevole ha permesso una buona produzione, specialmente per il Cannonau. La quantità è in calo, quindi, ma con una qualità che si prospetta eccellente su tutte le tipologie di ottimi vini.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024