“Abbiamo scelto di far slittare di 6 mesi l’applicazione del decreto 21 marzo 2002 per trovare, attraverso ancora un intenso programma di concertazione, la via migliore per dare al vino italiano un percorso serio di tracciabilità”. Lo ha affermato a Soave il sottosegretario alle Politiche Agricole Teresio Delfino. “Dobbiamo verificare meglio - ha detto Delfino - se l’impostazione data dal Governo precedente riguardo la problematiche dei controlli sulla nostra produzione vitivinicola risponde agli obiettivi che questa maggioranza si è data. Obiettivi che hanno messo al primo posto la qualità delle produzioni agroalimentari e quindi la massima garanzia per i consumatori”. “E’ chiaro che il rinvio è un espediente - ha aggiunto Delfino - nel tentativo di trovare un accordo tra le diverse istituzioni della filiera e, nel contempo, dare anche ai Consorzi maggior tempo per adeguarsi al nuovo difficile compito. Come pure va presa in esame tutta la parte sanzionatoria, anche questa da più parti contestata”.
Soddisfatto per il rinvio, Davide Gaeta, consigliere delegato dell’Unione Italiana Vini: “Credo che questa pausa di riflessione sia positiva. Nella ricerca di una risoluzione adeguata si debba tener presente che l’obiettivo è quello di mettere insieme i due estremi della filiera: il catasto viticolo e il controllo delle bottiglie. Credo che per il controllo e gestione del primo estremo i Consorzi possano rappresentare l’istituzione migliore; sui controlli delle bottiglie, sono invece necessari strumenti più idonei”. “A quest’ultimo proposito – ha aggiunto Gaeta – credo che apporre un sigillo di Stato anche alle doc rappresenti una soluzione interessante che potrebbe avere una importante valenza di marketing e un idoneo meccanismo di finanziamento dei Consorzi”.
Ma, per Giuseppe Liberatore, vicepresidente di Federdoc e direttore del Consorzio del Chianti Classico, questo rinvio deve servire solo per mettere a punto al meglio le strategie di controllo dei Consorzi: “L’impianto complessivo del decreto non va cambiato - ha detto Liberatore - perchè rappresenta un’occasione storica per il mondo vitivinicolo italiano di darsi un sistema di tracciabilità adeguato. E, per questo ruolo, i Consorzi sono l’ideale, molto meglio di “enti terzi” fuori dal nostro mondo che, come è noto, stanno causando non pochi problemi a note Dop e Igp italiane”.
Furio Pelliccia
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