Da qualche giorno, ed esattamente dal 30 ottobre, come da legge, e soprattutto nella grande distribuzione, qualcuno avrà visto spuntare qualche bottiglia di Vino Novello, ormai una rarità. Da “rito” nato 50 anni fa, diventato quasi “di massa” negli Anni Novanta del Novecento, infatti, siamo passati alla “nicchia della nicchia”. Perché è questo, nei fatti, il curioso destino del Vino Novello, peculiarità enologica che nasce dalla macerazione carbonica delle uve, primo prodotto dell’ultima vendemmia ad arrivare sulle tavole, ma che è passato dal picco produttivo di 20 milioni di bottiglie (e da un Salone dedicato, fino al 2007 a Vicenza, passato nel 2008 sotto l’egida di Veronafiere, dove, per qualche edizione, diventò “Anteprima Novello”, ndr) a 1,5 di oggi, al minimo storico, con un trend decisamente negativo. A dare i dati è il nuovo Istituto Nazionale del Vino Novello, diretto da Tommaso Caporale, che, però, così come il Vino Novello sembra ridursi ai minimi termini, è prossimo alla chiusura.
“Era il 1975 quando furono prodotte le prime bottiglie di Vino Novello in Italia, sulla scia della formula francese, e dopo il boom degli Anni Novanta del Novecento che portò una produzione di oltre 20 milioni di bottiglie, è stato un continuo declino che ha portato il Novello ad estinguersi anche nelle regioni del Nord Italia, che garantivano oltre il 70% della produzione nazionale. Oggi stiamo a poco più di 1,5 milioni di bottiglie, una nicchia enologica di mercato che si regge soltanto grazie alle prenotazioni dall’estero. Queste condizioni - spiega Caporale a WineNews - non ci permettono più di portare avanti le attività di ricerca, promozione e valorizzazione di un prodotto che è stato per decenni una bandiera italiana, superando il cugino d’Oltralpe, il Beaujolais Nouveau, vista la possibilità di produrlo non solo con un unico vitigno e, dunque, enfatizzando le caratteristiche di biodiversità ampelografica italiana, a partire dal primo nato della vendemmia, vera e chiara anticipazione della qualità dell’annata”.
La crisi enologica degli ultimi anni, scrive ancora Caporale, “ha spazzato via i tentativi di destinare uve a questo particolare prodotto, privilegiando la produzione tradizionale e lanciando sul mercato etichette sempre meno vicine all’espressione reale dell’annata in corso, sfruttando il nome “Novello” per strategie commerciali e proponendo soprattutto vini realizzati con solo il minimo di macerazione carbonica (il Decreto ministeriale prevede una soglia minima del 40%) e cercando di svuotare le giacenze. A nulla - spiega ancora Caporale - sono valsi i tentativi di far ripuntare i riflettori delle istituzioni, ai vari livelli, su questa problematica, probabilmente cara a pochi e su cui il nostro Istituto da 19 anni ha investito e lavorato insieme a 30 cantine italiane, le autentiche espressioni di Novello nazionale”.
Ancora, aggiunge Caporale, “un ringraziamento sentito va alle Città del Vino e al suo presidente Angelo Radica, all’Aic - Associazione Italiana Coltivatori e al suo presidente Giuseppino Santoianni, alla Regione Calabria e all’Assessorato all’Agricoltura, retto da Gianluca Gallo, alla Città di Roma Capitale e all’Assessore all’Agricoltura Sabrina Alfonsi, per aver creduto e sostenuto la battaglia della mozione inoltrata al Ministero dell’Agricoltura del Ministro Francesco Lollobrigida con cui si richiedeva la modifica del Decreto ministeriale del 13 agosto 2012 innalzando la percentuale di macerazione carbonica minima e abbattendo il limite del 31 dicembre per la commercializzazione del Novello. Punti che, secondo il nostro Comitato Tecnico, ribalterebbero il posizionamento del Novello sui mercati, innalzandone la qualità e stoppando l’inflazione sui prezzi”.
E così, spiega Caporale, il 6 e il 7 novembre, sarà di scena l’ultimo Salone Nazionale del Vino Novello n. 19, in “Excellence Food Innovation”, alle Officine Farneto, a Roma, dove nella prima giornata si riunirà la Commissione per eleggere il “Miglior Novello d’Italia” 2025. “Se non ci saranno interventi concreti delle istituzioni, delle organizzazioni di categoria della filiera vino e del Ministero, quello del concorso sarà l’ultimo palcoscenico della nostra protesta contro il “falso” Novello e per la difesa del made in Italy di qualità, e chiuderemo definitivamente le porte del nostro Istituto. Stiamo assistendo, ormai da troppi anni, alla dipartita di uno dei simboli dell’enologia nazionale, unico capace di creare fermento e aspettative tra tutte le fasce di consumatori in un periodo dell’anno, l’autunno, in cui le tradizioni gastronomiche e le manifestazioni potrebbero portare linfa e attenzione verso il comparto”.
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