In tempi di crisi, si citano spesso due fatti: il crescere, in controtendenza, del business legato al wine & food, e al fatto che tra i pochi settori capaci di far crescere l’occupazione c’è quello della ristorazione. Ragionamenti che valgono tanto in Italia (dove in effetti non mancano le possibilità di formazione professionale in tal senso, dalla Scuola di Cucina Alma all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ai diversi corsi promossi da Ais-Associazione Italiana Sommelier, Gambero Rosso ...) che all’estero. In particolar modo, negli Stati Uniti, mercato n. 1 al mondo per il vino, fondamentale anche per l’export italiano, dove la “Chaplin School of Hospitality & Tourism Management” (http://hospitality.fiu.edu), che tra le altre cose gode del sostegno di Southern Wine & Spirits, il più grande player del settore in Usa, ed è “affiliata” alla Florida International University, ha investito 7,5 milioni di dollari per creare un nuovo “Restaurant Management Lab”, che ha l’ambizione dichiarata di diventare il punto di riferimento mondiale per la formazione di settore. Un investimento importante, tanto più in una fase economica come questa, che nasce dalla convinzione che il migliorare la preparazione professionale di sommelier, ristoratori, consulenti e così via, aiuterà la crescita del vino in Usa e nel mondo. Nel percorso formativo, ovviamente, grande spazio sarà dato al vino, con la struttura che sarà dotata di tutte le tecnologie più moderne, e necessarie a simulare la gestione completa di un ristorante da oltre 150 coperti e della sua cantina, che ha la capacità di stoccare fino a 1.400 bottiglie. Se questo è quello che avviene in Usa, anche dall’altra parte dell’Oceano si parla di formazione alle professioni del vino, ed in particolare a quella di critico e di “winewriter”, ma non solo. Ed in questo senso la realtà più importante è quella del londinese “The Institute of Masters of Wine” (www.mastersofwine.org), che è anche il più selettivo, tanto che nel mondo, ad oggi, i Masters of Wine sono poco più di 300.
In attesa di vedere “incoronato” anche il primo Masters of Wine italiano, magari nel Simposio dell’organizzazione che sarà di scena in Italia, a Firenze, nel 2014 (in collaborazione con l’Istituto Grandi Marchi), arriva la notizia che l’istituto ha deciso di rendere più snella, nella forma, l’ultima delle tre prove previste dal severissimo esame per conseguire il titolo, ovvero quella scritta, che è anche quella contro la quale si infrangono più spesso le ambizioni degli aspiranti Masters: non sarà più una lunga dissertazione, ma un “research paper” una “tesina” di lunghezza compresa tra le 6.000 e le 10.000 parole, che metterà comunque a dura prova la grande preparazione necessaria a raggiungere il titolo.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025