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L’INTERVISTA

“Vino, se è emergenza attueremo le misure, ma i dati vanno verificati. Altri settori messi peggio”

Le riflessioni del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, a WineNews, dall’Assemblea Slow Food Italia alla Fao, a Roma
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Il Ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida, dall’Assemblea Slow Food Italia alla Fao

“Quando emergono le emergenze, attueremo le misure, ad oggi, visto che l’Italia ha il record dell’export, non ci sentiamo di dire che siamo in emergenza, nonostante dati che vanno tutti testati e verificati da ogni punto di vista. Poi in caso interverremo ove c’è necessità di intervento. Perché se prima si decide di fare “iperproduzione” e poi diventa un problema per tutti, dobbiamo capire se questa è la priorità, se c’è una soluzione, se ci sono soluzioni che i produttori potevano trovare, se per emergenza si intende un calo di reddito delle persone, perché ci sono oggi settori molto più in crisi di quello del vino”. A dirlo, a WineNews, dall’Assemblea Slow Food alla Fao, oggi, a Roma, in un’intervista, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, a cui abbiamo chiesto una riflessione sulle diverse richieste di distillazione di emergenza, ma anche di eventuali espianti di vigneti, di cui diverse organizzazioni di categoria, nazionali o regionali, iniziano a parlare in maniera più o meno concreta, in vista anche di una vendemmia 2025 che sta arrivando con ancora tanto vino in cantina, ed un mercato del vino che, come noto, complessivamente non vive certo una fase brillante.
Ma questo è stato solo uno dei temi toccati dal Ministro Lollobrigida nell’intervista. A partire, per esempio, da cosa vuol dire, oggi, garantire cibo a tutti, missione principale della Fao, e in linea anche con l’azione di Slow Food. “Garantire cibo per tutti significa non poter usare il cibo come arma”, commenta Lollobrigida. Che invece, sul fronte dazi Usa-Ue, sul quale ancora non vi sono certezze, aggiunge: “è inutile commentare i “se, forse vedremo, vedremo che faremo se”, perché perdiamo tutti un sacco di tempo e credo sia legittimo da parte dei giornali discutere, offrire l’occasione e la tribuna per discutere, ma è altrettanto legittimo per chi può cercare di contribuire ognuno per la sua parte ad arginare questo, e preparare eventuali contromisure a possibili criticità”.
E sull’Assemblea Slow Food Italia, non a caso ospitata dalla Fao, con cui la Chiocciola collabora da anni, Lollobrigida dice che si tratta di “un evento molto importante, che mette in condizione ancora di riflettere sul cibo nelle sue differenti dimensioni, e soprattutto sui produttori di cibo, che ovviamente spesso sono i custodi dell’ambiente e del territorio, e su questo abbiamo una medesima idea, nel cercare di aiutare a dare valore alle produzioni. Dare valore alle produzioni significa riuscire a garantire l’intera filiera a partire dai produttori primari nell’ambito della pesca, dell’allevamento, dell’agricoltura, e questo significa garantire le nazioni che fanno di questo un elemento di eccellenza dell’Italia, ma anche aiutare i popoli in via di sviluppo ad intraprendere la stessa strada avendo garanzia di autosufficienza alimentare, ma anche di crescita economica, ovviamente, restituendo, la possibilità anche a chi è stato molto marginale in economie agricole molto molto povere, invece, di trovarsi a poter continuare a svolgere il ruolo di agricoltore, creando reddito per se stesso, la propria famiglia, la propria comunità, e quindi continuando a preservare il territorio con impegno e lavoro”.
Altro tema caro, tra gli altri, anche a Slow Food, quello dell’educazione alimentare nelle scuole. Su cui sono attese novità concrete. “Già l’indirizzo del Ministero è quello di inserire nell’educazione civica, che dovrebbe essere l’educazione a vivere all’interno del contesto sociale, l’educazione alimentare. Io credo bisogna fare ancora un passo in avanti e averla come materia nelle scuole - spiega il Ministro - perché l’educazione alimentare all’interno delle scuole supplisce a quella carenza che oggi c’è, obiettivamente, di educazione da parte di quei grandi docenti in età prescolare, che erano i genitori ed i nonni, che ti davano fin da bambino un consiglio, il più semplice del mondo: questo è buono, questo è cattivo. E tu sapevi di fronte al cibo che questa domanda te la dovevi porre. Questo elemento ormai manca e prevalgono invece messaggi comunicativi che derivano non da un rapporto affettivo che c’è, ovviamente, nei casi che ho citato, ma dal rapporto tra le imprese che vogliono vendere e chi invece subisce passivamente questo tipo di informazione. È un pericolo, non è che i messaggi siano sempre dannosi, ma non puoi avere un filtro idoneo. La scuola invece serve a darti i filtri che ti servono per giudicare e quindi anche il bambino, il ragazzo, il cittadino del futuro, deve essere messo nella condizione di sapere che cosa gli fa bene e che cosa gli fa male e soprattutto aggiungo che questo serve anche a ridurre nel modo corretto la spesa sanitaria. Perché la spesa sanitaria la puoi ridurre in tanti modi, tagliando le strutture e gli stipendi a medici e infermieri, ma non esiste per noi questa strada. Esiste la strada della prevenzione che è l’unico modo per diminuire i pazienti del futuro”. Partendo anche dal cibo.

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