“I futuri protagonisti dell’enologia mondiale? Saranno vitigni nuovi, non Ogm ma ottenuti dall’incrocio di varietà già esistenti: grazie agli sviluppi della genomica tra pochi anni si potranno creare vitigni inediti dalle caratteristiche sensoriali straordinarie”: questa la “premonizione” del professor Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano e grande esperto di enologia e di vitigni antichi. Il professor Scienza ne ha parlato, in questi giorni, in un convegno in Trentino: l’incontro, che ha visto riuniti esperti e giornalisti del settore, è stato promosso dal piccolo paese di Cembra, patria del Muller Thurgau), che ogni anno si raccoglie intorno al vitigno che vanta ormai una cittadinanza europea, in produzione in Germania, Svizzera e in Europa centrale. Proprio la storia del Muller Thurgau è stata adottata dal professor Scienza come paradigma anticipatorio della nuova viticoltura che si sta sviluppando nel mondo.
“Questo vitigno - ha spiegato Scienza - è stato inventato dallo scienziato svizzero Hermann Muller, originario di Thurgau: nato nel 1882 da un incrocio (molte varietà sono infatti frutto di incroci, spesso spontanei), rompe una tradizione che rifiutava le nuove varietà ma era allo stesso tempo molto reattiva all’innovazione per lo stato di crisi economica generale. Allo stesso modo oggi il mondo del vino è alle soglie di un grande cambiamento: le cause sono molteplici, dalla diffusione della viticoltura nel mondo all’apertura ai grandi mercati asiatici, dalla crisi della viticoltura europea al cambiamento dei gusti del consumatore. Questo fa sì che il grande protagonista del futuro sia il vitigno più che il territorio. Una tendenza assecondata e accelerata dagli sviluppi della genomica che in pochi anni potrà creare vitigni nuovi (senza Ogm) dalle caratteristiche straordinarie”.
“Ecco allora - continua Scienza - le analogie tra allora e adesso: la crisi della viticoltura mondiale e l’innovazione rappresentata dalle biotecnologie. Si può fare un paragone con il primo quartetto di archi, il K387 di Mozart, per quello che ha rappresentato per la musica moderna: ha introdotto le dissonanze per la prima volta nella storia della musica, ha rivoluzionato il modo stesso di comporre ponendo le basi da cui sarebbero nate la dodecafonia e la musica moderna. Una composizione difficile, ricca di novità, destinata a suscitare disagio come tutte le novità, ma che introdusse qualcosa che prima nella musica non era mai esistito. Così accadrà con la genetica della vite e la mappatura del suo Dna: inizialmente poco amata e capita, ma l’inizio di una nuova era per la viticoltura mondiale”.
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