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AGRICOLTURA E LEGALITÀ

Lotta al Caporalato, in campo cinque Ministeri (Esteri, Lavoro, Interni, Giustizia, Agricoltura)

Piano organico per debellare la piaga. Presto ddl in Consiglio dei Ministri, con la collaborazione dell’Osservatorio Agromafie di Coldiretti
CAPORALATO, Coldiretti, GOVERNO, Non Solo Vino
Lotta Caporalato, in campo i Ministeri di Esteri, Lavoro, Interni, Giustizia, Agricoltura

Una proposta concreta e articolata basata su accoglienza e garanzia di regolare inquadramento e remunerazione, in modo da interrompere lo sfruttamento dei lavoratori stranieri nei campi e mettere definitivamente fine al fenomeno del caporalato. Così si presenta il progetto “Lavoro stagionale - Dignità e legalità” messo a punto dalla Fondazione “Osservatorio Agromafie”, guidata dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli, insieme a Coldiretti e Anci e sotto il coordinamento di Giovanni Salvi, procuratore generale della Cassazione. La proposta, presentata in Coldiretti a Roma, alla presenza di cinque Ministri della Repubblica, quello degli Esteri Luigi Di Maio, quello della Giustizia Alfonso Bonafede, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo, il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, prevede di utilizzare con maggiore consapevolezza strumenti esistenti come la programmazione e definizione delle quote di ingresso per lavoro stagionale e propone anche spunti nuovi in termini di servizi di accoglienza e trasporto dei lavoratori, in un’ottica di collaborazione tra istituzioni e con il coinvolgimento diretto delle associazioni datoriali e dei lavoratori.
Per far emergere le situazioni di irregolarità e lavoro nero viene, per esempio, prevista la regolarizzazione “ad personam” temporanea e condizionata, attraverso l’introduzione nel Testo Unico sull’Immigrazione di un permesso di soggiorno per lavoro stagionale per i migranti irregolari in agricoltura, al fine di consentire di avviare al lavoro il migrante irregolare, individuato attraverso l’intermediazione delle associazioni di categoria per il lavoro stagionale e che accetti la condizione di ritorno al paese di origine al termine del periodo massimo di lavoro (9 mesi) ma con la possibilità di ottenere il visto di ingresso per successivi periodi analoghi e anche per più annualità come la normativa attuale prevede. Per l’accoglienza, si prevedono vari interventi (dal trasporto all’alloggio) da realizzarsi sotto la regia dell’ente locale e con il supporto delle realtà del terzo settore. Tra i possibili interventi: l’accompagnamento all’inserimento abitativo (temporaneo) per i lavoratori stagionali in agricoltura attraverso l’accoglienza diffusa in appartamenti; lo sviluppo di progetti di rigenerazione urbana, realizzando interventi innovativi di social housing in cui i servizi abitativi divengono parte integrante delle politiche sociali.

“La piaga del caporalato - ha sottolineato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - deve essere combattuta in Italia e all’estero, da dove arrivano molti dei prodotti agroalimentari consumati in Italia. Quasi un prodotto alimentare su cinque imporato che arriva in Italia non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti in Italia”.
Considerato che i lavoratori stranieri sono una importante risorsa per l’agricoltura italiana, una realtà ormai strutturale con 370.000 lavoratori regolarmente occupati, che forniscono il 27% delle giornate di lavoro necessarie al settore e contribuiscono a più di un quarto del made in Italy presente sulle tavole, l’intenzione - ha rimarcato Prandini - “è stanare l’irregolarità nelle prestazioni stagionali, combattendo inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano un’ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale”.
Per il contrasto al caporalato i vari ministeri interessati al fenomeno si sono mobilitati in un gioco di squadra ben visibile nella presenza di cinque ministri alla presentazione del progetto sulla dignità e legalità nel lavoro agricolo.
L’importanza di prevenire lo sfruttamento nei campi piuttosto che reprimere è stata sottolineata dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, per il quale il tema del caporalato “richiama l’attenzione sotto un duplice obiettivo: da un lato la necessaria tutela dell’agricoltura, settore primario dell’economia che deve essere improntato a regole di leale concorrenza e rispetto della legalità, dall’altro la piena ed efficace tutela dei diritti umani. La lotta al malaffare, alle mafie, alle agromafie e caporalato é alla base di un costante negoziato internazionale per una armonizzazione degli ordinamenti giuridici e condividere le migliori esperienze nazionali e buone pratiche. L’Italia ha un ruolo da protagonista in questo ambito di politica estera. Lo sfruttamento illecito in agricoltura non costituisce un fenomeno solo italiano, anche altri Paesi conoscono questa piaga, le mafie non si battono solo con la repressione penale. Si sbaglia scaricando sul penale tutte le soluzioni legate a problemi come questi. Si innesta in questo discorso il tema della la responsabilità sociale delle imprese che la Farnesina promuove e accompagna con convinzione in ogni sede. La nostra ottica è finalizzata a un cambio culturale che veda le imprese stesse protagoniste del rafforzamento dell’ambiente legalmente orientato, le imprese possono trarre sicuramente benefici da uno storytelling diverso in cui si mette in risalto il rispetto dei diritti umani. Lasciatemi dire che sono veramente contento del lavoro fatto dal Sistema Italia per evitare che anche questa volte l’Italia fosse toccata dai dazi Usa e infatti ne siamo usciti alla grande rispetto ad altri Paesi europei”.

Il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha annunciato che giovedì prossimo sarà approvato il piano triennale di contrasto al caporalato. “Il Ministero del Lavoro - ha detto il Ministro - ha finanziato 85 milioni di euro per le azioni di questo piano. Il piano del governo per la lotta al caporalato è portato avanti, oltre che dal ministero del Lavoro, dal ministero dell’Agricoltura e dell’Interno. Oggi più che mai - ha aggiunto Catalfo - è nostro dovere combattere lo sfruttamento agricolo e nel 2019 è stata potenziata l’attività di vigilanza con oltre 150 assunzioni di ispettori. Il caporalato non riguarda solo i lavoratori stranieri ma anche tanti connazionali e non è confinato solo nelle regioni meridionali o solamente nel settore agricolo ma colpisce tutto il nostro Paese in forme diverse”.
Tra le attività ricordate da Catalfo in via sperimentale in provincia di Foggia, dove c’è la più alta produzione di pomodoro, sarà resa operativa una app che garantirà l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro con una tracciabilità per rendere più difficile il sottobosco del mercato del lavoro nero, mentre nel Lazio è già attiva una app utilizzata sugli smartphone in 4 lingue per i braccianti.
“Obiettivo prioritario dell’agenda di governo - ha proseguito Catalfo - è arginare questo drammatico fenomeno che azzera la dignità e il rispetto diritti umani, ed è fondamentale rendere il processo di selezione dei lavoratori trasparente e scevro da condizionamenti esterni anche con il potenziamento dei centri per l’impiego”.
Un annuncio in tema di contrasto alle agromafie è giunto anche dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “nel prossimo Consiglio dei Ministri - ha detto - dovrebbe essere esaminato il ddl contro le agromafie, il cui testo fa diretto riferimento al testo predisposto dall’Osservatorio del giudice Giancarlo Caselli". Il testo, ha anticipato il Ministro, si occuperà di salute pubblica e imprese, il tutto ampliando tra l’altro la possibilità di operare confische. Il ddl “sarà costituito da 14 articoli con finalità diverse, tra queste la risistemazione dei reati, le sanzioni, la responsabilità delle persone giuridiche, la tutela penale e economica”. In termini generali, ha sottolineato Bonafede, il provvedimento “sottolineerà la certezza della pena, l’interdizione degli uffici alle imprese, la revoca delle autorizzazioni e la chiusura delle attività”. Sul lavoro fatto “voglio dare il giusto merito alla Commissione Caselli, e questa collaborazione proseguirà nel corso dell’iter del ddl”.
In vece del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, senza voce, ha parlato il dirigente del Ministero Alessandro Apolito, sottolineando che “in questi mesi abbiamo svolto una forte accelerazione nella prevenzione di questo fenomeno, l’ approccio dei ministeri di lavorare insieme aiuta molto a combatterlo. La prima azione che faremo subito dopo l’approvazione del piano di contrasto al caporalato sarà stilare un calendario dei fabbisogni del lavoro agricolo, da gennaio a dicembre e dalla valle d’Aosta alla Sicilia. Perchè se non sappiamo quanti, quando e come servono i lavoratori nelle nostre aziende, non riusciamo ad emarginare i caporali”.
Infine, per il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il caporalato è “un tema complesso che nuoce non solo ai lavoratori sfruttati e sottopagati; sono infatti danneggiati anche i territori a più alta concentrazione del fenomeno per il deterioramento delle condizioni che comporta, aggravato anche dallo sviluppo di insediamenti irregolari. Un’ulteriore ragione di complessità è che il fenomeno si adatta alle pieghe del sistema sfruttandone la vulnerabilità. Bisogna operare insieme, il tavolo per il contrasto al caporalato è un tavolo importante perché vengono stabilite le linee di azione pubblica per combattere un fenomeno così complesso. Ci vuole anche il coinvolgimento dei sindacati e della parte onesta dell’imprenditoria agricola che rappresenta, secondo me, la parte più corposa del settore. Le leve penali intervengono ma nel momento in cui non ha funzionato tutta la parte della prevenzione, una parte che dovrebbe funzionare un po’ di più. Bisogna operare nel contesto della domanda e dell’offerta. Dobbiamo neutralizzare forme arcaiche di incontro tra domanda e offerta che fanno diventare la persona mera merce di scambio, dobbiamo sconfiggere qualsiasi rapporto di lavoro dove non c’è il rispetto della persona, intensificare gli sforzi nel rafforzamento dell’economia legale, attraverso la rete agricola del lavoro di qualità e strumenti di tracciabilità”.

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