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I DATI ISMEA 2023

Export agroalimentare made in Italy da record. Ma l’Italia, nel complesso, resta importatore netto

Bilancia commerciale a -899 milioni di euro. Miglior saldo attivo per vino e derivati dei cereali, in negativo soprattutto pesce, cereali e carni fres

Nonostante inflazione, tensioni e guerre, nel 2023 le esportazioni dell’agroalimentare italiano hanno toccato un nuovo record, superando i 64 miliardi di euro, con una crescita del 5,7% sul 2022. Risultato importante, e che fa crescere l’ambizione di arrivare a 100 miliardi di euro nel medio termine, come ricordato dal presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Nel frattempo, però, l’Italia resta un importatore netto, visto che l’import di prodotti agroalimentari ha superato di poco i 65 miliardi di euro, con una crescita del 5,4% sul 2022, con il saldo della bilancia commerciale, dunque, leggermente peggiorato, dato che il disavanzo nel 2023 si è attestato a 889 milioni di euro, riducendosi di 126 milioni di euro sull’anno precedente. Le esportazioni italiane sono aumentate per tutti i principali prodotti, con l’unica eccezione dei vini in bottiglia che, dopo il buon risultato del 2022, hanno visto ridurre il valore delle spedizioni a 5,1 miliardi di euro (-2,7%,), su un totale enoico di 7,7 miliardi di euro, sebbene i vini spumanti si siano distinti per la crescita (+3,3% in valore), sottolinea Ismea. Il vino rimane comunque saldamente al primo posto tra i prodotti esportati con un peso sul totale del 7,9%, e anche quello con il miglior saldo commerciale positivo, a 7,19 miliardi di euro, a fronte di appena 574 milioni di importazioni. Tra gli altri comparti di peso rilevante, le esportazioni dei derivati di cereali (a 9,2 miliardi di euro) aumentano dell’8%, trainate soprattutto dai prodotti della panetteria e della pasticceria (+12%) più che dalle paste alimentari (+1,3%), e con un saldo attivo di 7 miliardi di euro. Meglio ancora, in termini di crescita delle esportazioni fanno l’ortofrutta fresca (+9,1%) e trasformata (+10,9%), i formaggi e latticini (+11,6%) e l’olio d’oliva (+14%).
Le importazioni, in coerenza con il ruolo dell’Italia di paese trasformatore in campo agroalimentare, riguardano in larga parte materie prime non trasformate e prodotti semilavorati. I principali prodotti sono caffè non torrefatto, olio extravergine di oliva, mais, bovini vivi, prosciutti e spalle suine fresche destinate alla trasformazione, frumento tenero, frumento duro. Tra di essi, si segnala la forte crescita di bovini vivi, carni suine e frumento duro. All’opposto, si riducono in valore le importazioni di caffè non torrefatto, mais e frumento tenero.
Guardando ai saldi negativi peggiori, il settore in cui l’Italia importa molto più di quello che esporta è quello ittico (-6,4 miliardi di euro), poi quello dei cereali (-4,8 miliardi di euro), seguito da quello delle carni fresche (-4,5 miliardi di euro)
Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è l’Ue che, con 41,9 miliardi di euro nel 2023, assorbe il 65% delle nostre esportazioni. Germania, Francia e Stati Uniti rimangono i partner di maggior rilievo, con i primi due Paesi che crescono di più. Tra i primi 20 Paesi di destinazione risultano in controtendenza solo Canada e Repubblica Ceca che tuttavia hanno un ruolo marginale, rappresentando congiuntamente solo il 3,2% delle totali esportazioni nazionali. Si conferma la concentrazione geografica delle nostre esportazioni, con i primi cinque Paesi di destinazione che assorbono da soli quasi la metà dei flussi complessivi. L’Ue è il principale partner commerciale dell’Italia anche per le importazioni (46 miliardi di euro nel 2023) con una quota del 71%; Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi sono i principali fornitori, mentre tra i Paesi terzi il primo fornitore è il Brasile, anche se le importazioni di provenienza brasiliana si sono ridotte sul 2022.

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