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VENDEMMIA, VIAGGIO IN ITALIA

Ci sono cantine nell’Italia del vino che custodiscono un “tesoro”: la bellezza italiana

Ville disegnate da grandi architetti, antichi castelli e palazzi di nobili famiglie, luoghi simbolo della nostra cultura, sono oggi aziende affermate

Scegli la bellezza, la bellezza salverà il mondo, ricominciamo un passo alla volta, luoghi che sono storia aperta: sono solo alcuni degli inviti che l’Italia rivolge agli italiani ed a chi può ora venire a visitarla dall’estero, per mettersi in viaggio alla volta dei suoi territori, molti dei quali sono anche tra i più importanti del vino italiano. Qui, sono molte le cantine che, visitate negli anni da WineNews, custodiscono un “tesoro”: la bellezza italiana. Ville disegnate da grandi architetti, antichi castelli e palazzi di nobili famiglie, luoghi che hanno ispirato la cultura, sono oggi aziende affermate, annoverate tra le Dimore Storiche Italiane, le Residenze d'Epoca o i Beni del Fai, in paesaggi che per la loro importanza naturalistica e culturale, sono Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. E dove la vendemmia, appena cominciata, non fa che accrescerne il fascino.
È nelle Langhe Unesco che la storia aperta è quella dell’Italia stessa. Nelle storiche cantine oggi di Marchesi di Barolo, Juliette Colbert di Maulévrier, pronipote del Ministro delle Finanze del Re Sole e sposa di Carlo Tancredi Falletti, proprietario del prospicente Castello di Barolo, nei primi dell’Ottocento inventò il “vino dei re”: il Barolo. Stessa produzione alla quale, negli stessi anni, anche il Conte Camillo Benso di Cavour dava vita nell’antico Castello di Grinzane, e che si inizierà a produrre anche a Fontanafredda, nella tenuta che il primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia, donò a metà Ottocento alla sua amante, la Bela Rosin. Ma un monumento Unesco lo sono anche le “Cattedrali Sotterranee di Canelli”, le cantine storiche Bosca, Contratto, Coppo e Gancia, con i loro km di tunnel e gallerie scavati nel tufo delle colline.
E poiché la bellezza è divina, in un’Italia che, nonostante le difficoltà, non si è mai fermata di fronte all’emergenza Covid, al limitare dei vigneti della Val d’Orcia, nei giorni scorsi, una sorprendente scoperta archeologica ha riportato alla luce una meraviglia che assume un significato più che simbolico: un santuario dedicato ad Apollo del I secolo alle antiche terme di San Casciano dei Bagni, amate dagli imperatori romani e dai Medici, come recita un’epigrafe di ringraziamento al Dio, guarda caso, per una guarigione. Lo stesso paesaggio da cartolina in cui a custodire la Cappella della Madonna di Vitaleta, una delle immagini icona dell’Italia, la vicina Rocca di Tentennano, antico baluardo senese lungo la Via Francigena, nonché il borgo che la circonda, e il Palazzo Vescovile di Montalcino, è una cantina: Podere Forte. Ma sono tanti i baluardi di un tempo di cui l’antico Toscana è assai ricca, che sono oggi celebri cantine, dal Castello di Brolio di Barone Ricasoli, dove nell’Ottocento il “Barone di Ferro” Bettino Ricasoli, tra gli artefici del Risorgimento italiano e secondo Presidente del Consiglio del Regno d’Italia dopo Cavour, inventò la formula del Chianti Classico, al Castello di Fonterutoli della famiglia Mazzei, dove, leggenda o storia medievale, la guelfa Firenze nella disputa con la ghibellina Siena, portò il proprio confine costituendo la Lega Militare e Amministrativa del Chianti e assumendo come emblema il Gallo Nero; da Castello Banfi, antica fortezza medievale a Montalcino, storicamente conosciuta come Poggio alle Mura, al Castello Romitorio, tempio, monastero, maniero infine laboratorio del maestro della Transavanguardia italiana Sandro Chia, che fin dall’epoca etrusca, si erge sempre tra i vigneti di Brunello.
I tempi che stiamo vivendo e che tutti ricorderemo per la loro anomalia, ci portano a riscoprire luoghi del nostro Paese che la mania di partire sempre e comunque e andare lontano ci ha fatto dimenticare. Dai castelli alle ville, non c’è territorio del vino italiano che non vanti un gioiello architettonico o più di uno. Per di più che hanno mantenuto la loro natura di residenze signorili, legate alle attività di campagna. Ville Medicee, o di antiche e illustri famiglie come Villa Le Corti, dei Principi Corsini, maestosa architettura tardo rinascimentale, sempre in Chianti Classico, costruita agli inizi del Seicento su progetto dell’architetto Santi di Tito, o Villa Cusona, le tenute dei Guicciardini Strozzi tra i vigneti della Vernaccia a San Gimignano, il cui più antico documento risale al 994, senza dimenticare la rinascimentale Villa di Argiano a Montalcino del celebre architetto Baldassarre Peruzzi e del cui vin “si terse” anche il grande poeta Giosuè Carducci. Ma anche come Villa Margon, una delle più belle residenze nobiliari extramoenia di tutto l’arco alpino, costruita nel Cinquecento a Trento e oggi di proprietà del Gruppo Lunelli, con un ciclo di affreschi sulle gesta dell’imperatore Carlo V, che si vuole vi sia stato ospite. O come Villa Russiz, l’ottocentesca dimora dei Conti de La Tour, particolare esempio di stile neo-gotico di matrice tedesca, lo “Spitzbogenstil”, tra i vigneti friulani. E soprattutto come le tante e bellissime Ville Venete in Valpolicella: dalla cinquecentesca Villa Santa Sofia, disegnata da Andrea Palladio, a Villa Sandi, con il suo stile palladiano dell’epoca della Serenissima amato da ospiti come Napoleone e Canova; da Villa della Torre di Allegrini, tra gli esempi storico-architettonici più importanti del Cinquecento italiano opera, tra gli altri, di Giulio Romano, a Villa Mosconi Bertani, nella galassia di Bertani Domains, villa-cantina neoclassica ed importante salotto letterario del Romanticismo, fino a Villa Serego Alighieri, , ancora oggi di proprietà della famiglia Alighieri, che da quasi sette secoli la abita, custodendone mura e memorie e occupandosi dell'attività dell'azienda agricola, che produce i vini Serego Alighieri, la cui preparazione e distribuzione è seguita da Masi Agricola.
Se per i turisti del mondo ai quali negli ultimi decenni abbiamo lasciato godere di tanta bellezza sarà un anno di pausa, possiamo riaprire gli occhi su ciò che ci circonda. Luoghi come Palazzo Lana Berlucchi, adiacente alle storiche cantine Berlucchi, che raggiunse la sua fisionomia attuale nel Seicento, ma da sempre luogo simbolo dell’imprenditoria franciacortina. O come i rinascimentali palazzi di Firenze, di proprietà delle più antiche e nobili famiglie di produttori di vino: i Frescobaldi, che oltre ai cinquecenteschi Palazzi, grandi e bellissimi giardini, vantano anche una loro piazza, proprio come i Marchesi Antinori, il cui Palazzo è uno dei più illustri esempi di architettura rinascimentale fiorentina disegnato e costruito nel Quattrocento dall’architetto dei Medici Giuliano da Maiano, allievo di Brunelleschi. E come gli Antinori che tra tanti tesori custodiscono anche capolavori come l’“Ultima Cena” del Ghirlandaio all’antica Badia a Passignano in Chianti Classico, tra i vigneti di Brunello ad arricchire l’antico borgo di Castiglion del Bosco, restaurato dalla famiglia Ferragamo, sono anche i trecenteschi affreschi con l’“Annunciazione” di Pietro Lorenzetti.
Piccoli borghi che sono il simbolo della ripartenza dell’Italia, tornati in vita anni or sono grazie a vignerons-mecenati, da Rocca Sveva della Cantina di Soave, un suggestivo borgo medievale con spettacolari cantine sotterranee che si snodano sotto l’antico Castello di Soave, a Solomeo, in Umbria, restituito all’antico splendore dal “re del cachemire” Brunello Cucinelli e dove oggi nasce il suo vino. Stessa sorte vissuta, da grandi e storiche tenute, come Il Pollenza dei Conti Brachetti Peretti, teatro della battaglia di Tolentino, nelle Marche, tra l’esercito napoletano guidato da Gioacchino Murat e l’esercito austriaco, nel 1815, intervallato da edifici del Cinquecento e del Settecento, o la Tenuta di Pietra Porzia, a Frascati nei Castelli Romani, che deve il suo nome a Marco Porcio Catone, oggi di proprietà della famiglia Giulini, e dove nel 496 a.C. i romani sconfissero i latini con l’aiuto dei Dioscuri, i figli gemelli di Giove. Scendendo verso il Salento, la bellezza si traduce in luoghi come Castello Monaci, imponente fortificazione che risale ad un insediamento di antichi monaci francesi del Cinquecento, oggi del Gruppo Italiano Vini, o Masseria Altemura di Zonin1821, antica masseria del Seicento, esempio dell’insieme di edifici rurali delle aziende agricole da sempre tipico del Meridione.
Un patrimonio storico e culturale di un’Italia che sta facendo riscoprire i suoi capolavori, con i quali, dall’antichità ad oggi, non ha mai smesso di essere un esempio e di guardare al suo futuro, con la vite che prospera da secoli anche tra i tesori più antichi, contribuendo a mantenerli anche grazie ai vini che vi nascono: dagli scavi di Pompei dove, con la cantina Mastroberardino, nasce il Villa dei Misteri, alla Valle dei Templi di Agrigento, dove la Cva Canicattì produce il Diodoros, fino al Parco Archeologico di Selinunte, il più grande d’Europa, dove a far rinascere la vite è Cantine Settesoli con i vini del progetto Sostieni Selinunte. Ma lo stesso succede anche a Mozia, Riserva naturale e archeologica tutelata dello Stagnone di Marsala, dove l’inglese Joseph Whitaker inventò il Marsala, ed oggi a produrre il “vino dei fenici” tra i reperti che hanno restituito autentici capolavori, come la sensuale statua del Giovinetto di Mozia, è Tasca d’Almerita (senza dimenticare Villa Tasca, culla della vita sociale ed artistica siciliana di metà Ottocento, tra Palermo e Monreale, capace di ispirare a Wagner il terzo atto del “Parsifal”, e nel cuore di Jacqueline Kennedy). Restando in Sicilia, in tempi non sospetti, Donnafugata ha donato il suo Giardino Pantesco di Khamma a Pantelleria, tra i pochi rimasti sull’isola e simbolo della sapienza contadina di una volta, al Fai.
Per concludere in bellezza, tra le tante citazioni, l’ultima destinazione è la Sardegna. È qui che, tra le distese di vigneti e oliveti polverosi di Serdiana, Argiolas custodisce un autentico tesoro del passato: Santa Maria di Sibiola, chiesetta romanica fondata dai monaci benedettini giunti nelle sue campagne nell’anno Mille, e meta di pellegrinaggio dei fedeli nei giorni dei suoi festeggiamenti che cadono, forse non a caso, in tempo di vendemmia.

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