02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
CONVEGNI, BUSINESS E NON SOLO

“Sana Slow Wine Fair”: una fiera per lanciare la “rivoluzione” nel (e dal) mondo del vino

Dal 27 al 29 marzo la kermesse di Slow Food, BolognaFiere e Federbio. Carlo Petrini: “il vino paradigma di un cambiamento di sistema necessario”

Non sarà solo una nuova fiera del vino, la “Sana Slow Wine Fair”, di scena dal 27 al 29 marzo 2022, a Bologna. Perchè il nuovo appuntamento organizzato da BolognaFiere, con la direzione artistica di Slow Food, in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Ice”, sarà il il primo incontro internazionale della Slow Wine Coalition e riunisce, per la prima volta, centinaia di produttori e operatori della filiera del vino provenienti dall’Italia e dall’estero. Sarà, per dirla con le parole di uno dei massimi pensatori del nostro tempo, Carlo Petrini, presidente Slow Food, “un primo, primissimo passo” di un cambiamento di paradigma su molti aspetti che il vino, “che nelle agricolture è da sempre avanguardia”, può guidare, acquisendo consapevolezza del suo “ruolo politico”. Perchè se nei giorni che precederanno la fiera, dal 22 al 24 marzo, ci saranno convegni e sessioni plenaria che personalità di alto profilo come il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, Don Luigi Ciotti, sacerdote fondatore della rete di Libera, e lo stesso Carlo Petrini, sarà proprio dalla nuova fiera di Bologna che si potrà partire per guardare al futuro.
“Serve uno sforzo per una partenza su basi nuove, con nuove alleanze e nuove idee”, ha detto Carlo Petrini, sottolineando i due grandi temi di oggi: il superamento della pandemia, “che, oltre ad aver messo in ginocchio l’economia italiana e mondiale, ha messo in discussione rapporti e vita sociale”, e l’inizio di un periodo storico nuovo, che durerà decenni, se non secoli, come la “transizione ecologica”. “La scienza, ancora più che l’umanità, oggi ha preso coscienza che se non cambiano paradigmi, comportamenti, stili di vita, che devono essere più naturali, più vicini alla preservazione dell’ambiente, la situazione è destinata a diventare drammatica, e per certi aspetti già lo è. Serve un cambiamento profondo nei comportamenti della vita, nel modo di produrre, di distribuire la merce, di viaggiare. E questo avviene se si mette in discussione tutto non per vivere in sofferenza, ma per liberarsi, per passare da un consumismo compulsivo, ad uno più razionale e funzionale ai beni comuni e di relazione”. E il vino, per il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, può fare ed incarnare tutto questo. “La sollecitazione che Slow Food ed il mondo del vino devono fare riguarda prima di tutto la tutela della fertilità dei suoli, che vuol dire approccio biologico, ma anche sulla riduzione di un impatto invasivo di una viticoltura monoculturale che, a volte, non lascia spazio ad altro. Ma c’è un altro aspetto, secondo Petrini, che riguarda produttori, consumatori e intermediari, che sono alla base “dell’importante impianto della Slow Wine Fair”. Ed è la tutela dell’economia di relazione. “Il mondo del vino, rispetto ad altri settori, se l’è cavata bene - ha detto Petrini - in questi due anni. Ma quello che è in sofferenza è la moltitudine di ristoranti, enoteche ed osterie, che sono state e saranno il pilastro per far conoscere il vino in modo culturalmente valido, perchè il vino sia presenza sul territorio, e non solo merce che va nel mondo. Gli obiettivi della “transizione ecologica” non si raggiungono con la logica della competitività, ma della cooperazione. E se è iniziato il tempo della cooperazione, è necessario che il vino ricostruisca il rapporto con la sua distribuzione. In questi mesi si è sviluppato enormemente la vendita on line, ma è un modello che non paga sufficientemente il produttore. È l’economia di relazione che regge, da sempre, il nostro sistema agroalimentare. Non possiamo vedere città in cui i negozi chiudono, le botteghe di vicinato chiudono, le osterie spariscono. É un depauperamento che dobbiamo evitare, con l’economia di relazione. Se penso ai miei borghi di Langa senza osteria, senza rivendite di vino, non so immaginare l’economia di Barolo e di Barbaresco che vive solo con le esportazioni. C’è elemento identitario, c’è il tema turistico. Ma servono battaglie nette, dove si deve rivendicare, per esempio, che i piccoli commercianti paghino le tasse almeno come le multinazionali, che fanno il bello ed il cattivo tempo e non pagano neanche le tasse in Italia. È l’economia locale che ci salva, e quella internazionale esiste solo se tu sei forte a casa tua. Non dobbiamo perdere di vista il ruolo importanate importante del vino per nostre botteghe e per i nostri borghi. È l’argomento principe da discutere. Non torneremo come prima della pandemia, l’economia locale va difesa con tutte le nostre forze, lì sta la nostra storia, e la nostra storia ha bisogno di una nuova alleanza tra produttori, cittadini ed intermediari. Così si salva la cultura del vino del nostro Paese. E l’appuntamento di Bologna deve lanciare questo messaggio”. Ed è questo un degli obiettivi, tra dibattiti, degustazioni, masterclass di alto livello, soprattutto con ottica internazionale, a cui mira la “Sana Slow Wine Fair”, come ha spiegato Giancarlo Gariglio, alla guida di Slow Wine.
“L’obiettivo non è una fiera generalista, l’obiettivo è creare un format innovativo legato al mondo del vino. In questi ultimi mesi abbiamo visto il vino sotto attacco, paragonato a prodotti nocivi per la salute. Questo per noi accade anche perché ci soffermiamo troppo sul prodotto, sul vino nel bicchiere, e dimentichiamo quello che la produzione, la coltivazione della vite può avere, come impatto, sul nostro pianeta se fatta un maniera giusta. Intanto, dal punto di vista della sostenibilità ambientale, partendo dal biologico, si può avere un impatto leggero, non distruttivo. E poi è fondamentale riconoscere due valori nel mestiere del vignaiolo: quello del suo ruolo come presidio e difensore del paesaggio, non solo territori struggenti come le Cinque Terre in Liguria, la Costiera Amalfitana in Campania o la Mosella, tra Francia e Germania, dove grosse parti di territorio stanno i piedi solo grazie al vino e all’agricoltura, ma anche in zone meno blasonate. E poi un ruolo sociale ed economico, perchè alcuni territori, senza il vino e tutto quello che ci ruota intorno, sarebbero spopolati. Il nostro evento - dice Gariglio - nasce per dare voce a queste storie, che aiutano il mondo che conosciamo con questi valori. I professionisti che richiamiamo in fiera avranno possibilità e fortuna di godere di una selezione mirata di aziende (oltre 500 dall’Italia e non solo) che mette al centro la qualità molto alta delle etichette selezionate (oltre 3.500), grazie all’esperienza di Slow Food, ma ci sarà anche una coerenza filosofica molto alta con il messaggio che vogliamo lanciare, e qui starà la differenza con altri eventi. Nasce, di fatto, un’alleanza strategica tra chi il vino lo fa, chi lo vende e chi lo consuma che è la “Slow Wine Coalition” - dice Gariglio - e la “Sana Slow Wine Fair” sarà il primo evento, il primo incontro di questa rete internazionale fatta con Bologna Fiere. Nella nostra “Terra Madre del vino”, si getteranno le basi per contenuti e per il rafforzamento di relazioni commerciali funzionali per una rivoluzione del mondo del vino, che ora più che mai deve fare un salto di qualità anche nella consapevolezza del suo ruolo “politico” nel mondo”.
Un messaggio, quello lanciato da “Sana Slow Wine Fair”, che piace anche al Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. “Carlo Petrini ha ragione, quando parla di osterie e affini. Ci sono cose che non si misurano in numeri. Il vino è cultura dello stare assieme, non è solo un prodotto che va sul mercato. La metà delle canzoni di uno dei più grandi cantautori italiani Guccini, che è il mio cantante preferito, non ci sarebbe senza osterie”, racconta il Ministro, che poi ricorda i provvedimenti a favore del settore vino: dalle battaglie in Europa contro Nutriscore e politiche di “demonizzazione” del vino, ai 25 milioni di euro messi sulla promozione e così via, plaudendo poi alla “Sana Slow Wine Fair”: “la vostra fiera apre tante tematiche, sarà un successo”. Ad esserne convinta è anche Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio e produttrice di vino con “Sana Agricoltura” nel Valdarno, in Toscana. “Questa fiera rafforza una collaborazione nata da anni con BolognaFiere e Slow. Ed è importante anche per il vino: in 10 anni in Italia la superficie vitata bio è aumentata del 124%, e rappresenta il 19% del totale, la percentuale più alta del mondo, ed il vino bio è una componente importante, anche dell’export. Parlo come presidente Federbio, ma anche come produttrice: il vino non è solo solo numeri, rappresenta valori, la specificità dei territori, l’identità del viticoltore, altra componente fondamentale del prodotto vino, ma esprime e tutela anche la fertilità del suolo. Questa manifestazione rafforza il lavoro straordinario che Slow Food ha sempre fatto per i piccoli produttori che da soli non potrebbero raccontarsi, ma non solo facendo comunicazione: valorizzando la rete, si può far fare un salto di qualità. Questi valori di cui parliamo sono valori di interesse collettivo, sono della società, ma valgono anche sul mercato, danno esempi concreti di “green deal”, che possono essere portati avanti da subito. I trend dicono che il bio e quello che ci è legato cresce”.
Un percorso, quello che parte dalla “Sana Slow Wine Fair”, di cui è orgoglioso Giampiero Calzolari, presidente BolognaFiere. “Ci sono tanti momenti di soddisfazione per questa nuova iniziativa. È un progetto nuovo, un fiera che non esisteva, che parte con le ambizioni di cui si è detto. È un evento con un portato valoriale e qualitativo particolarmente innovativo che vede protagonista la nostra fiera e la nostra città. Il settore del cibo e del vino sono importanti per il nostro territorio, come dimostrano anche le iniziative di altri player fieristici, come Parma o Rimini. L’Emilia Romagna è al centro di una strategia economica che guarda con alto profilo alla produzione di cibo e vino e alla cultura della sostenibilità, tema sul quale l’Emilia Romagna è da sempre Regione avanzata. E, ovviamente, un’iniziativa che da visibilità al territorio, ma che è di respiro molto più ampio, un appuntamento internazionale di primissimo piano. E poi - aggiunge Calzolari - rafforza delle partnership importanti. Quella con Federbio, che è consolidata nel “Sana”. E quella con Slow Food, realtà che è uno dei patrimoni del nostro Paese, e che, in pochi anni, è diventata protagonista della riflessione internazionale sulle esigenze di “buon cibo e buon territorio”, ed è un piacere lavorare con loro. E c’è un altro elemento importante: parliamo di una iniziativa nuova sul vino, proprio nel momento in cui il vino ha vinto una battaglia “oscurantista” in Unione Europea, vittoria a favore della cultura del cibo e del vino. Ed, infine, anche un buon auspicio per la ripartenza dell’attività economica della fiera, che è un asset strategico per creare economia positiva sul territorio”.

Focus - La “Sana Slow Wine Fair” 2022
“Sana Slow Wine Fair” è di scena a Bologna, dal 27 al 29 marzo 2022. Organizzata da BolognaFiere, con la direzione artistica di Slow Food, in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’Ice, la manifestazione rappresenta il primo incontro internazionale della “Slow Wine Coalition” e riunisce, per la prima volta, centinaia di produttori e operatori della filiera del vino provenienti dall’Italia e dall’estero. “Sana Slow Wine Fair” nasce dal connubio tra la trentennale esperienza di BolognaFiere nel mondo del biologico con il Salone Internazionale Sana e lo storico impegno di Slow Food sui temi della biodiversità e della sostenibilità ambientale.
La Fiera di Bologna vuole diventare, dunque, il punto di riferimento per vignaioli e professionisti (importatori, distributori, ristoratori, sommelier, comunicatori) ma anche per migliaia di appassionati che si riconoscono nei princìpi espressi dal Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto. Tre giorni di convegni online aperti a tutti e altri tre giorni in presenza a BolognaFiere con incontri, degustazioni e masterclass in programma. Il successo della prima edizione di Sana Slow Wine Fair è confermato dalla partecipazione di quasi 500 produttori, provenienti da 18 Paesi che, in piena sicurezza, espongono le loro etichette e incontrano migliaia di operatori del settore. “Sana Slow Wine Fair” si apre con un’anteprima di tre convegni internazionali online il 22, 23 e 24 marzo per consentire la più ampia partecipazione possibile del pubblico e il confronto con il maggior numero di delegati dall’Italia e dall’estero.
Incentrati intorno ai tre pilastri del Manifesto Slow Food - sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita sociale e culturale delle campagne - avviano un dibattito fondamentale per chi crede che il vino abbia un ruolo centrale nel tracciare i contorni delle politiche agricole, alimentari, ambientali, sociali.
Il Manifesto e l’approccio di Slow Food al vino, reso ancor più tangibile a partire dal 2011 con la nascita della Guida Slow Wine e i progetti a essa collegati, nascono dalla consapevolezza che il valore del vino non possa essere più solo quello edonistico legato al piacere della degustazione. Il via ufficiale di “Sana Slow Wine Fair” è previsto il 27 marzo in presenza a BolognaFiere. Ad aprire la manifestazione del vino buono, pulito e giusto un’assemblea plenaria in cui sono rielaborati in un documento unico i temi discussi durante gli incontri online, sintesi della rivoluzione nel mondo del vino che la “Slow Wine Coalition” desidera portare avanti. I tre giorni di manifestazione sono riservati agli operatori del canale horeca. La giornata di domenica è aperta a tutti gli appassionati, che potranno accedere anche lunedì e martedì, iscrivendosi ad una masterclass.

Focus - Le masterclass: un assaggio di “Sana Slow Wine Fair”
Nove appuntamenti imperdibili pensati per i professionisti del vino e gli appassionati, per scoprire, in un viaggio intorno al mondo, alcune delle denominazioni più prestigiose. Dalla Champagne alla Côte-de-Nuits, passando da Bordeaux, Montepulciano e dalla Germania, per poi volare Oltreoceano in America Latina e approdare infine in Estremo Oriente con i vini cinesi: queste sono solo alcune delle esperienze di degustazione riservate ai professionisti e agli appassionati che partecipano alle Masterclass di Sana Slow Wine Fair Nove appuntamenti di approfondimento, realizzati in collaborazione con Società Excellence, per raccontare i vini di alcune tra le denominazioni, i Domaines, le Maisons, gli Châteaux e i Weingüter più iconici attraverso la voce di profondi conoscitori delle zone scelte per questo viaggio nel mondo dei vini. Tra i narratori anche il giornalista cinese e curatore della prima guida Slow Wine China, Lan Liu, e Alberto Lupetti, tra i più noti opinion leader della Champagne. Ma anche i giornalisti Gianni Fabrizio e Giampaolo Gravina, per fare il punto sui produttori di Morey-Saint-Denis e sulle più rinomate denominazioni di Bordeaux, Giancarlo Gariglio e Jonathan Gebser, entrambi curatori di Slow Wine, per raccontare rispettivamente l’Abruzzo e la Germania, e Juan Gualdoni, coordinatore della Slow Wine Coalition in America Latina. Ecco un piccolo assaggio di questi appuntamenti, prenotabili sul sito di “Sana Slow Wine Fair”.
Valentini: Trebbiano e Montepulciano due vini che disegnano il tempo
27 marzo - ore 12.30
Tutto è iniziato nel cuore dell’Abruzzo con Edoardo Valentini che ha passato poi il testimone al figlio: grazie al loro rigore produttivo e a un’interpretazione fuori dagli schemi, hanno contribuito alla fama internazionale di due capisaldi abruzzesi, ovvero il Trebbiano e il Montepulciano. Nel corso della masterclass Giancarlo Gariglio, curatore di Slow Wine e coordinatore della Slow Wine Coalition, in compagnia di Francesco Paolo Valentini, prova a svelare segreti e dettagli dei due rinomati vini abruzzesi e del loro territorio.
Slow Wine China: alla scoperta di un nuovo mondo!
27 marzo - ore 15
Il 2022 è l’anno della prima guida Slow Wine China. E quale momento migliore per raccontarne i protagonisti, pressoché sconosciuti in Occidente, se non in occasione di “Sana Slow Wine Fair” ? Le 50 aziende selezionate per questa prima edizione sono presentate da Lan Liu, curatore della guida e giornalista cinese. Lan Liu accompagna i partecipanti nella degustazione di otto vini che meglio rappresentano la proposta enologica descritta nella nuova proposta targata Slow Wine.
Slow Wine Latam: il fascino dei vini latinoamericani
27 marzo ore 17.30
La “Slow Wine Coalition” cresce anche Oltreoceano con un ottimo riscontro in Argentina, Cile, Brasile e Perù, dove sempre più cantine aderiscono alla Slow Wine Latam. Per celebrare la cultura enologica del continente sudamericano, caratterizzato da pratiche agronomiche biologiche e biodinamiche, Juan Gualdoni, coordinatore della Slow Wine Coalition in America Latina, racconta i terroir e le etichette selezionate per la Masterclass, attraverso la degustazione di vini argentini, peruviani, brasiliani e cileni.
Mersault: i Premier Cru
28 marzo ore 11
Il viaggio in Borgogna parte da Mersault, un villaggio sulla Côte de Beaune tra Volnay e Puligny Montrachet, che vanta 17 Premier Cru i cui vigneti coprono una superficie di oltre 130 ettari e sono in gran parte dedicati alla produzione di bianchi. A guidare la degustazione è Armando Castagno, uno dei più preparati comunicatori sui vini di Borgogna, che presenta un assaggio dei terroir più vocati. Un esempio? Il Meursault 1er Cru Charmes 2018 di Jean Monniere et Fils.
Bordeaux: i Deuxieme Cru
28 marzo ore 14
Ci sono vini la cui classificazione non può essere rivista. È il caso delle Deuxieme Cru della rive gauche di Bordeaux, ferme al 1855 e per le quali è stata addirittura coniata, in maniera non ufficiale, la categoria dei Super Deuxieme Cru che restituisce forte e chiaro il peso della loro qualità. Tra i vini illustrati da Armando Castagno ci sono ad esempio il Saint-Julien 2018 prodotto da Château Gruaud Larose, il Pauillac 2018 di Château Pichon Baron e il Saint Estèphe 2018 di Château Montrose.
Nuits-Saint Georges: i Premier Cru
28 marzo ore 16.30
Il piccolo comune di Nuits-Saint-Georges si trova nel cuore del regno del Pinot Nero, ai confini della Côte-de-Nuits, un territorio in cui le parcelle classificate come Premier Cru sono in totale 41. Un numero straordinario considerato che, per quanto sia ampio il territorio, non sono presenti vigne Grand Cru. Attraverso la degustazione dei vini di sei differenti cantine, la masterclass punta ad avvicinare i partecipanti alle migliori Premier Cru di Pinot Nero che la zona offre.
Champagne: le Cuvée de Prestige
29 marzo ore 10.30
Diversi stili di vinificazione, incroci di annate e assemblaggi delle tre uve più importanti della Champagne, ma anche vini millesimati o realizzati con una sola uva: questi i punti cardine della masterclass dedicata alle Cuvée de Prestige di quella che possiamo definire la più famosa e citata regione di Francia. Alberto Lupetti, uno dei più preparati opinion leader sulla Champagne, conduce i partecipanti alla scoperta di alcune tra le più celebri maison, come Louis Roederer, Pannier, Paul Bara, De Venoge, Marguet, Lecler-Briant e Jeaunaux Robin.
Viaggio a Morey-Saint-Denis
29 marzo ore 13
Ricopre solo 150 ettari, ma il territorio di Morey-Saint-Denis, una piccola denominazione della Côte-de-Nuits, può vantare 20 Premier Cru e addirittura 5 Grand Cru. Questa regione, la cui caratteristica principale è la grande variabilità geologica resa possibile dalla presenza di calcare e marna, produce vini dal carattere forte. A raccontare ai partecipanti quali sono i produttori di Pinot Nero più rappresentativi della zona è il giornalista Gianni Fabrizio, curatore della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso.
GG, Grosses Gewächs della Germania
29 marzo ore 15
Che siano bianchi o rossi, una cosa è certa: i Grosses Gewächs, paragonabili ai Grand Cru francesi, sono sempre e solo vini secchi, la maggior parte dei quali a base Riesling. Ed è proprio quest’ultimo il vino protagonista della masterclass tenuta da Jonathan Gebser, vice curatore di Slow Wine e grande conoscitore dei vini tedeschi, che guida i partecipanti in un viaggio tra Mosella, Reno, Pfalz, Nahe, Rheinhessen e Franconia, alla scoperta delle diverse sfumature del Riesling e dei suoi numerosi stili di vinificazione.

Focus - “Sana Slow Wine Fair”, i convegni
Che cos’è questo vino buono, pulito e giusto? Tre convegni online aprono “Sana Slow Wine Fair” n. 1. Si parla di sostenibilità ambientale, di tutela del paesaggio e del valore sociale del lavoro in vigna, i tre cardini attorno a cui è nato il Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto. Che sia buono non basta più: è da questa consapevolezza che nasce il lavoro di Slow Food sul vino. Tutto cominciò nel 2007 a Montpellier, in Francia, quando produttori di vino provenienti da tutto il continente si riunirono per Vignerons d’Europe. Era la prima volta, il primo passo di un percorso che ha portato alla nascita di Slow Wine e dell’omonima guida alle cantine, presto diventata punto di riferimento nel panorama nazionale, e poi alla stesura del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto. Con “Sana Slow Wine Fair” n. 1, in programma a BolognaFiere dal 27 al 29 marzo 2022, proseguiamo nel solco segnato negli ultimi quindici anni. E, nella settimana precedente alla tre giorni emiliana, Slow Food organizza altrettanti convegni online per fare il punto, insieme ai delegati della “Slow Wine Coalition” ed a tutti gli stakeholder della filiera vino. I tre convegni mettono al centro i princìpi che, secondo Slow Food, occorre rispettare quando si coltiva la vite e si produce vino: parliamo di sostenibilità ambientale del vino, di tutela del paesaggio e di equità sociale nel lavoro in vigna e ruolo sociale del vino. Coniugando questi tre aspetti, il vino buono, pulito e giusto può contribuire a cambiare il sistema agricolo. Gli appuntamenti digitali sono liberi e aperti a tutti coloro che, dai produttori agli enotecari, dai giornalisti agli appassionati, credono nel valore che il vino può restituire all’ambiente e alle comunità.

La produzione del vino: un potente alleato della transizione ecologica
Martedì 22 marzo - ore 18
Di “sostenibilità” si sente parlare sempre più spesso. Ma che cosa significa essere sostenibili nella produzione di vino? Quali sono le metodologie che fanno la differenza? Come fa un viticoltore a ridurre la propria impronta ambientale? Occorre lavorare su diversi fronti, dalla gestione oculata della risorsa idrica alla difesa del suolo senza ricorrere a fitofarmaci, prediligendo un approccio agroecologico. Nel corso del tempo, le piante hanno ad esempio sviluppato difese in grado di proteggerle dagli attacchi di parassiti: si tratta dunque di mettere la vite in condizione di esprimere al meglio queste potenzialità. Un convegno per ribadire il no di Slow Food a concimi, diserbanti, antibotritici di sintesi e per esortare all’uso consapevole delle risorse. Alla conferenza intervengono: Florence Fontaine, Université Reims Champagne-Ardennes, Contrasto al deperimento dei vigneti europei a causa delle malattie del legno (esca e altri patogeni): lo stato degli studi; Bernard Nicolardot, AgroSup Dijon, Institut national supérieur des sciences agronomiques, de l’alimentation et de l’environnement, La gestione della sostanza organica nel suolo del vigneto; Isabella Ghiglieno, Dicatam, Dipartimento di Ingegneria Civile Ambiente Territorio Architettura e Matematica dell’Università di Brescia, e Marco Tonni, Sata studio agronomico, Brescia, L’impronta idrica nel settore vitivinicolo. Stima degli impatti ed esempi applicativi; Paolo Marucco, Disafa, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, Ottimizzare la distribuzione dei fitofarmaci per ridurre dosaggi, deriva e consumi. Presentazione di un nuovo prototipo; Maurizio Gily, consulente viticolo e docente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Le resistenze naturali nella vite e la loro gestione nel miglioramento genetico tradizionale. Modera Francesco Sottile, agronomo e docente Università di Palermo, tecnico della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus.

Il vino giusto: dalla comunità agricola al lavoro delle persone
Mercoledì 23 marzo - ore 18
Non ci sono soltanto la cura dei filari e la potatura delle piante tra i compiti dei vignaioli. Non è sufficiente occuparsi della raccolta e della pigiatura delle uve, così come non basta seguire la fermentazione e l’imbottigliamento. Tra i ruoli di chi lavora in vigna c’è quello sociale: significa che il vignaiolo può, e deve, essere motore di crescita economica grazie al rapporto virtuoso instaurato con i propri dipendenti e con le comunità con cui la propria cantina interagisce. Partiamo da questo secondo punto, cioè dalla relazione con l’ambiente sociale circostante: molti dei borghi e dei villaggi in cui si è sviluppata la viticoltura esistono in funzione di questa pratica che mantiene in vita zone considerate marginali. Occorre maturare consapevolezza di questo rapporto, facendo sì che si traduca in senso di responsabilità. Pensare al proprio business, ragionare in termini meramente economici, significa rischiare di incrinare questo equilibrio. Stesso discorso per quanto riguarda il rapporto con i propri dipendenti: è innanzitutto indispensabile corrispondere un compenso equo ai lavoratori e rispettare le norme in materia di contratti di lavoro, aspetti che non debbono più venire disattesi. In secondo luogo occorre creare le condizioni affinché vi sia reale integrazione e arricchimento culturale reciproco: produrre vino significa anche fare comunità, con tutto ciò che ne deriva. Alla conferenza intervengono: Claudio Naviglia, Ceo e co-founder di Humus Job, La sostenibilità sociale in vigna: contratto di rete e lavoro condiviso; Carolina Alvarado, viticoltrice Valparaíso, Cile, e presidentessa di Slow Food Chile, La comunità e il vino come pratica sociale; Arianna Occhipinti, viticoltrice in Sicilia, Italia; Gianluca Brunori, economista e professore ordinario di Food Policy Università di Pisa, Dalla qualità alla responsabilità: le nuove sfide di fronte alla transizione ecologica.

Vignaioli, vigne, vino e paesaggio
Giovedì 24 marzo - ore 18
L’ulivo nelle vicinanze del mare, il castagno in montagna e la vite in collina: semplificando, sono queste tre le coltivazioni che alle nostre latitudini hanno contribuito più di qualunque altra a definire il paesaggio. Basterebbe questo per comprendere l’impatto della viticoltura sull’aspetto del territorio. I benefici, sia dal punto paesaggistico sia della conservazione dell’ambiente rurale, sono innegabili: si scongiura l’erosione dei suoli dettata dall’incuria, si promuove la gestione delle acque in zone di forte pendenza, si realizza il monitoraggio degli incendi. Ciò non deve però distrarre da un altro importante aspetto, quello che riguarda il rischio di una deriva verso una sorta di monocoltura delle vite. Importante, in altre parole, è quindi scongiurare che si metta a repentaglio la biodiversità del suolo (attraverso l’utilizzo di erbicidi o fitofarmaci) e dei terreni, sacrificando altre specie arboree sull’altare del vino: occorre rispettare l’alternanza di vigneto, siepi e aree boscate e promuovere una gestione che escluda il suolo nudo. Non solo: le aziende agricole sono chiamate a svolgere un compito rilevante di tutela del paesaggio anche dal punto di vista architettonico: gli edifici aziendali eventualmente da costruire vanno progettati tenendo conto del paesaggio, così come gli interventi di ristrutturazione e di ammodernamento delle strutture. Alla conferenza intervengono: Marina Santos, viticoltrice di Rio Grande do Sul, Brasile, Come la crisi climatica influenza il paesaggio vitivinicolo, tra copertura vegetale e agroforestazione. Francesco Valentini, viticoltore in Abruzzo, Italia, L’intensità delle precipitazioni e la produzione vitivinicola di qualità; Viviana Ferrario, professore associato in Geografia presso l’Università Iuav di Venezia, Agricultural heritage. Imparare dai paesaggi viticoli storici. Oltre ai tre convegni trasmessi online, l’appuntamento è per domenica 27 marzo per la plenaria di apertura di Sana Slow Wine Fair 2022. La conferenza, in presenza a Bologna e in streaming sul sito dell’evento, è l’occasione per fare il punto di quanto emerso nel corso dei tre appuntamenti digitali e vedere come, grazie all’impegno per la tutela dell’ambiente e del paesaggio e al rispetto del lavoro e dei diritti di tutte le persone, il vino possa essere il motore di un profondo cambiamento in grado di rivoluzionare l’agricoltura e le campagne. Nel programma della manifestazione anche gli incontri dell’Arena, uno spazio di confronto tra i delegati internazionali della Slow Food Coalition presenti a Bologna e di dibattito sui temi del Manifesto. Dall’America Latina alla Croazia, dalla Cina agli Stati Uniti, passando per i preziosi contributi dei partner dell’evento, la Slow Wine Arena racconta il fermento che caratterizza il mondo della viticoltura internazionale, secondo Slow Food. Dalla centralità delle guide per la promozione dei vini, alla funzione di loghi ed etichette, e poi il packaging sostenibile, le carte dei vini, il ruolo dei buyer nella Gdo, per finire con le progettualità sociali e il turismo alternativo che non può non considerare i vigneti e i piccoli produttori come tappe significative degli itinerari di domani. Tra gli appuntamenti anche l’incontro promosso da Reale Mutua, main partner della manifestazione, sul ruolo centrale della produzione vitivinicola per la crescita sostenibile e la rinascita del Paese dopo l’emergenza Covid. Nei giorni di Sana Slow Wine Fair, inoltre, nella sala Opera di BolognaFiere, si svolge l’incontro nazionale della rete dell’Alleanza Slow Food dei cuochi. L’Alleanza riunisce in Italia oltre 400 cuochi che utilizzano nella propria cucina i prodotti locali di un’agricoltura buona, pulita e giusta, e sostengono i progetti di Slow Food, in particolare i Presìdi, i Mercati della Terra e l’Arca del Gusto. Dopo due anni difficili, i cuochi si riuniscono per ragionare di resistenza e comunità, di come un buon piatto cucinato con cura e amore può cambiare le cose, di come un gesto solidale può rendere più leggeri i giorni di chi è in difficoltà, soprattutto di come una buona agricoltura ha bisogno di buoni cuochi.

La curisoità - Slow Food e il vino: un amore lungo 40 anni
Gli anni Ottanta e Novanta: lo scandalo del metanolo e la nascita delle prime guide
È il 1982 quando Carlo Petrini e un gruppo di amici decidono di fondare la Libera e Benemerita Associazione degli Amici del Barolo. Un’associazione che precede Arcigola e Slow Food e che, attraverso un catalogo di vini con schede tecniche e narrazione, anticipa la guida Vini d’Italia.
Solo quattro anni dopo, il 17 marzo 1986, scoppia lo scandalo del metanolo. Il punto più basso raggiunto dal settore enologico in Italia che conta ventitré morti e un colpo inferto alla credibilità del nostro vino che pareva letale. Al tempo stesso, quel momento rappresenta l’inizio del risveglio per tutto il settore vitivinicolo italiano.
Nel 1988, Arcigola Slow Food e Gambero Rosso pubblicano la prima edizione della Guida ai Vini d’Italia e nel 1992, esce la prima edizione della Guida al vino quotidiano, che censisce i vini italiani migliori per il rapporto qualità/prezzo, accompagnando, giorno per giorno, il lettore più o meno esperto nella scelta dei vini.
Nel 2004, all’interno del complesso di Pollenzo, che comprende l’Università di Scienze Gastronomiche, nasce la Banca del Vino, una struttura che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio enologico italiano attraverso un’opera di formazione, promozione e tutela di vini da invecchiamento. In questi 18 anni la Banca ha organizzato centinaia di degustazioni nella sua sede e in giro per l’Italia.
Nel 2007 ci spostiamo invece a Montpellier, dove, in memoria del centenario della rivolta dei produttori di vino in Languedoc e Roussillon, si svolge la prima edizione di Vignerons d’Europe. In questa occasione centinaia di vitivinicoltori europei si riuniscono per confrontarsi sulle pressanti sfide imposte da un mercato sempre più condizionato dalla globalizzazione. Si apre il dibattito sulla crisi viticola che non si intendeva come solamente economica, ma soprattutto identitaria.
La seconda edizione dell’evento, che si svolge a Montecatini e Firenze nel 2009, lascia come eredità il Manifesto dei Vignerons d’Europe, in cui si delinea il ruolo del vignaiolo, visto come colui che opera nel rispetto dell’ambiente, della salute del consumatore e dei destini della propria comunità e della terra, e del vino, ma anche come espressione autentica di una cultura.
Arriviamo al 2011 per vedere la nascita della guida Slow Wine, che si pone come obiettivo quello di spostare la lente d’ingrandimento dai vini a un giudizio a 360° sulle cantine, i produttori, i territori raccontati con dovizia di particolari. Un’idea rivoluzionaria, perché Slow Wine non punta a fare da grancassa dei soliti noti, ma dirige l’attenzione del lettore dai punteggi dei vini alla descrizione dello stile di vinificazione e delle tecniche agronomiche adottate. In seconda analisi l’obiettivo è descrivere i profumi differenti espressi da un vino e fornire una chiave di lettura che valorizzi le etichette che meglio esprimono il proprio territorio e il vitigno di provenienza.
Il 2012 dà il via al primo Slow Wine Tour. Contestualmente alla prima edizione inglese della Slow Wine Guide, parte lo Slow Wine Tour che nel 2012 fa tappa a New York, Chicago, San Francisco. Alle prime tappe statunitensi gli anni seguenti se ne aggiungono altre sempre negli Stati Uniti, e in Germania, Danimarca, Giappone, Canada.
Nel 2017 nasce Slow Wine Slovenia. La guida espande il suo lavoro per la prima volta a un Paese straniero e lo fa con la vicina Primorska slovena. Comincia infatti la recensione di oltre 30 aziende della Brda e del Kras, denominazioni confinanti con il Collio e il Carso. Zone del tutto simili a quelle del nostro Paese, ma divise da un confine politico che poco ha a che vedere con le tipologie coltivate, lo stile dei vini e le caratteristiche del territorio assolutamente similari tra Italia e Slovenia.
Un anno dopo è la volta di Slow Wine Usa. Dopo la fortunata esperienza slovena, inizia il lavoro di recensione in California, con una prima guida a 50 aziende di quello stato. Negli anni seguenti questa avventura cresce, includendo nel 2019 l’Oregon e nel 2020 anche Washington State e New York. Il numero di cantine presenti sulla guida sfiora le 300 unità.
L’11 ottobre 2020, a BolognaFiere, viene presentato il Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto, un documento figlio della riflessione avvenuta tra centinaia di vignaioli nel 2009 e poi rivisto grazie a un confronto interno e al dialogo con produttori, agronomi ed enologi. È la posizione sul vino dell’associazione Slow Food. Una carta costituita da dieci punti che deve essere intesa come un punto di partenza intorno al quale confrontarsi, discutere e sviluppare ulteriori scambi, dibattiti e incontri. Tra questi, la sessione plenaria di apertura della Slow Wine Coalition a BolognaFiere.
Nel 2021, il 6 luglio, nasce la Slow Wine Coalition, la rete mondiale che riunisce tutti i protagonisti della filiera per mettere in atto una rivoluzione del vino all’insegna di sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita sociale e culturale delle campagne.
27-29 marzo 2022, BolognaFiere ospita Sana Slow Wine Fair, la prima manifestazione internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto, e la storia di Slow Wine è ancora tutta da scrivere.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024