Prima che l'uomo imparasse a contare il tempo la vite era già apparsa sulla terra. E pare che la sua culla fosse un vulcano. Si perde nelle ere geologiche e nella leggenda l'origine della pianta della felicità. Molti però sono concordi nell'indicare nelle pendici caucasiche la nourserie della vitis vinifera e c'è chi ha spedito laggiù, in Armenia, una équipe di studiosi per trovare le prime tracce della vite. Un connubio ancestrale, dunque. Come se il vino, "il sangue della terra" lo definisce Giacomo Tachis che è il maestro degli enologi italiani e profondo cultore di storia della vitivinicoltura e di antropologia rurale, fosse sgorgato dalle cicatrici del pianeta: i crateri "in sonno". E ancora da due isole greche e vulcaniche, Santorini e Nyssos, partì con ogni probabilità la grande migrazione della vite verso l'Europa. Certo oggi non solo attorno ai coni eruttanti si estendono i vigneti, anzi. Se l'Europa conosce le sue grandi bottiglie nelle zone tranquille, Cile, Argentina,Nuova Zelanda ,Australia e California hanno sui terreni vulcanici alcuni dei loro cru di maggior pregio. In questa battaglia, quasi kierkegardina tra la "vecchia e la nuova bottega" del vino, solo l'Italia vanta ancora zone viticole di pregio su aree vulcaniche.
Si parte dalle isole minori che furono fino a metà dell'800 i giacimenti d'eccellenza. Così era l'Elba per l'Aleatico, così sono ancora oggi Pantelleria con lo Zibibbo (etichette: Salvatore Murana, Donnafugata, Abraxas) , Lipari (con la Malvasia di Hauner), Ischia (Casa d'Ambra e Pietratorcia). Così è soprattutto la Sicilia , terroir in notevole ascesa, con la zona etnea. E sull'Etna (etichette: Benanti, Scammacca) merita fare un ragionamento più esteso. Si insiste a coltivare Nerelli e Inzolia, ma Giacomo Tachis consulente dell'Istituto sperimentale della vite e del vino di Sicilia, presieduto dinamicamente da Leonardo Agueci, ha avviato una campagna per riportare sulle pendici del vulcano più alto d'Europa il pinot nero. "Qui - predica Tachis - il pinot nero (è il vitigno dei grandi Borgogna, n.d.r) darà esiti entusiasmanti perché lo si può produrre oltre i 700 metri sfruttando i "nutrienti" del terreno. Purtroppo su tutti i siti vulcanici si predilige coltivare uva bianca e invece sono convinto che le pomici laviche siano un portentoso propellente per i componenti nobili dell'uva rossa". Scorrendo la mappa del mondo ci si accorge che ha visto giusto. Perché in altre zone vulcanche (alle pendici del Vesuvio come nei Campi flegrei, lungo l'Amiata o attorno al Trasimeno e sui Colli laziali) si dà corso ad uva rossa: Piedirosso, Aglianico, Merlot, l'antica Cesanese. E pero è vero che la fama atavica risiede nella bacca bianca. A cominciare dall'isola di Madeira dove la Malvasia portata dagli spagnoli che la prelevarono dalla Sicilia, attecchì meravigliosamente. E per quattro secoli ha dato uno dei vini più celebrati, ancorché addizionati di alcol alla moda dei Porto e degli Sherry, come desideravano i negozianti inglesi. Ancor oggi è un erede dei britannici mercanti, Cossart, a tenere alta la bandiera di qualità di questo vino, purtroppo in declino commerciale.
Ma è seguendo le rotte del "nuovo mondo enoico" che s'incontrano zone vulcaniche di pregio. In Cile soprattutto nella regione del Biobio e in quella storica del Maipo dove si coltivano Merlot, Chardonnay, Sauvignon, Pinot Nero e di recente Carmenere,(etichette: Santa Carolina, Santa Rita, Undurraga ); in Argentina nella zona nord della regione di Mendoza dove si sentono gli influssi dei vulcani spenti che fanno maturare Malbech , Cabernet Sauvignon, Chardonnay e, da poco, anche vitigni italiani come Sangiovese e Barbera e spagnoli come il Tempranillo (etichette:Umberto Canale, Lurton, Catena, Arizu, Altos de Medrano) . Tutta la cosiddetta fascia vulcanica del Pacifico influenza il Sud della California, i Sauvignon dell'Isola del Nord della Nuova Zelanda (etichette: Babich, Collard Brothers, Coopers Creek) e perfino le poche vigne del Giappone. Vini di differente qualità (in Italia sono reperibili da WineGodot di Bologna, da Peck a Milano, da Teatro del Vino di Firenze) ma che hanno in comune tre caratteristiche: forte acidità, evidente mineralità, e bouquet complessi. Che sia il calore dei vulcani? (Redazione WineNews)
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025