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"IL SANGIOVESE E' E RESTA IL VERO RE DEL CHIANTI CLASSICO": LAPO MAZZEI SPIEGA A WINENEWS IL FUTURO DEL CHIANTI CLASSICO DOPO LA STORICA RIUNIFICAZIONE DEI DUE CONSORZI

Italia
Lapo Mazzei

Il Sangiovese è e resterà il vitigno imprescindibile, il vero "re", del Chianti Classico. A maggior ragione dopo l'avvenuta fusione del Consorzio Chianti Classico con il Consorzio Gallo Nero, "figlia" della scelta di valorizzare ancor più la matrice territoriale di questo vino. Matrice che ha un solo nome: Sangiovese. E' questo, in sintesi, il "cuore" del pensiero di Lapo Mazzei, nome tutelare del Chianti ed ex presidente del Consorzio, a cui abbiamo chiesto un parere su un'unificazione, che giunge dopo 18 anni di divisione, e sul futuro stesso del Chianti Classico.

Presidente, quale è il significato di questa riunione?

Recentemente ho preso parte alla conferenza che si è tenuta a Milano per comunicare l'avvenuta decisione di unificare i nostri Consorzi. In quella occasione ho affermato: l'unificazione dei due Consorzi porta come scelta e conseguenza indiscutibile la valorizzazione del territorio e quindi ad una chiara ed aperta posizione nel dibattito mondiale fra i vini più o meno uguali medio-alti e vini di cui l'espressione territoriale sia portata al più alto livello. Io credo che tutti i chiantigiani non pensino assolutamente di adeguarsi al cosiddetto vino internazionale ma di esaltare le caratteristiche che il nostro territorio conferisce al suo prodotto. Per questo il Sangiovese è, e rimane, il punto centrale della nostra produzione. Alcune mie dichiarazioni successive, tuttavia, hanno dato luogo ad interpretazioni assolutamente lontane da ogni mio dire e da ogni mia convinzione. Per questo, a scanso di equivoci, voglio ricordare quello che ho detto e che corrisponde al mio
pensiero ed alle mie più profonde convinzioni.

Presidente, una breve premessa storica, come è cambiato il Chianti Classico nel tempo?

Come ricorderete fino al 1983 il disciplinare dell'allora doc prevedeva il 50% di presenza minima di Sangiovese fino ad un massimo dell'80%. Durante la mia Presidenza è stato avviato l'iter di modifica che ha portato alla docg e alla presenza del Sangiovese da un minimo dell'80% fino al 100%; a ciò si aggiunga che abbiamo provveduto ad eliminare le uve bianche con il conseguente aggiornamento dei vitigni complementari a bacca rossa fino al 20%. A margine della conferenza, un giornalista mi ha chiesto: "ma con la decisione presa dovrete modificare il disciplinare?". La mia risposta è stata:"certamente l'inserimento del marchio in fascetta di stato comporta necessariamente la modifica del disciplinare di produzione; aggiungo, inoltre,
che secondo me sono ormai maturi i tempi per una serena riflessione interna al nostro corpo sociale sulla modifica di alcuni elementi del disciplinare.

E in prospettiva?

Il Chianti Classico da secoli è vino fatto di uvaggi centrati sul Sangiovese; la variabilità del territorio dà a questo uvaggio un'esaltazione straordinaria che lo rende immediatamente riconoscibile. Per più di 10 anni il Consorzio del Chianti Classico ha fatto una lunga ricerca sul Sangiovese che ha portato a 7 cloni nuovi e il recupero di alcuni interessanti cloni quasi abbandonati. Ora si cominciano a vedere i risultati. Apriamo dunque una discussione, perché non ipotizzare uno studio su altri vitigni complementari che provengano dal nostro patrimonio autoctono italiano, incluso la Sicilia e la Puglia? L'identità del Chianti Classico è, e deve essere, incentrata sulla tipicità del territorio. Di ciò è espressione l'attuale Disciplinare che, se deve essere parzialmente modificato, richiede che tali modifiche debbano essere operate per esaltare ulteriormente tale tipicità anche in virtù dei risultati che un'approfondita ricerca sui vitigni complementari può e deve suggerire così come è stato fatto per il Sangiovese.

Leonardo Roselli

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