"I vini delle isole vanno difesi: la loro identità vuol dire conservare un patrimonio varietale, genetico e vuol dire continuare la storia della vite e del vino. L'uva delle isole è armonia ed il vino è pieno di profumi. La vite è mediterranea ed il prodotto che nasce dalle isole è un vino di sole e di mare. E poi nelle isole ci sono delle rarità, che sono il vero patrimonio della storia dell'enologia". E' un Giacomo Tachis “poetico” quello che ha disegnato, al convegno nazionale "Piccole isole, grandi vini", organizzato nei giorni scorsi dalla Provincia di Grosseto, “la viticoltura eroica delle isole del Mediterraneo”. "Ma, purtroppo, nelle isole - ha continuato Tachis - non ci sono tecnici e tecnologie, che costano e che i piccoli produttori non possono permettersi. I contadini, quindi, molto spesso e sempre di più, preferiscono l'agriturismo alla viticoltura: altrimenti, i vini delle isole sarebbero tutti veramente straordinari". Dal convegno è quindi emersa anche la necessità di mettere a punto una proposta che dia anima alla viticoltura delle isole, "che dovrà costituire una naturale integrazione tra ambiente, agricoltura e turismo", e l'idea di far inserire le vigne dell'Isola del Giglio e dell'Isola d'Elba nell'elenco del patrimonio tutelato dall’Unesco. Il professor Mario Fregoni, docente di viticoltura all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha anche avanzato “l'idea di dare contributi a fondo perduto (come del resto è già in essere in Svizzera), e finanziamenti agevolati, alla viticoltura eroica ed umana delle isole, che permetta di mantenere e di salvaguardare un paesaggio unico che altrimenti rischia l'estinzione”. Il convegno "Piccole isole, grandi vini" ha riaffermato che l’Italia è il paese più ricco al mondo di vitigni, ma ha anche riconosciuto la supremazia francese sul piano della tecnica vinicola. Tachis ha quindi raccontato le sue importanti esperienze nelle isole: a Pantelleria (con il Passito e lo Zibibbo ed il "residuo bellico" del Carignano), nel Sulcis in Sardegna, con le viti ad alberello di 150 anni che danno un vino rotondo, grasso, spesso, con straordinaria ricchezza polifenolica e tannica; a Motzia, con il piccolo vigneto di 15 ettari dove nasce "il vino dei Fenici", nell'Isola di Salina, con la Malvasia di Sant'Antioco e con il Carignano; al Giglio ed all'Elba, in Toscana, con l'Ansonica (originaria della Sicilia) ed a Ischia e a Rodi, con l'uva passa (con la quale i francesi, anche durante il periodo della filossera, grazie a particolari tecniche, facevano il vino).
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