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L’ANNIVERSARIO

120 anni di Ferrari Trento, icona delle bollicine italiane e del Trentodoc, in un francobollo

La celebrazione di un pezzo di storia del vino e dell’impresa made in Italy, guidata dalla famiglia Lunelli, nella cinquecentesca Villa Margon

120 anni di Ferrari Trento, icona delle bollicine italiane e del Trentodoc, fissate in un francobollo: nella cinquecentesca Villa Margon, insieme ai festeggiamenti, è andato in scena anche l’annullo del francobollo celebrativo dedicato alla cantina della famiglia Lunelli, voluto da Poste Italiane e Ministero dello Sviluppo Economico. Il francobollo che rientra nella serie tematica “le eccellenze del sistema produttivo ed economico”, sarà stampato in 500.000 esemplari e verrà distribuito a livello nazionale per tre mesi, al termine dei quali entrerà a far parte del Museo di Poste Italiane.
Uno dei momenti clou di quello che non è stato solo un “compleanno d’azienda”, celebrato insieme a tanti campioni dello sport, come “la divina” Federica Pellegrini, personaggi dello spettacolo e della politica, ma anche una celebrazione di famiglia: “oggi festeggiamo i 120 anni di Ferrari Trento, ma anche i 70 dal 1952, quando Giulio Ferrari, il fondatore, non avendo eredi, tra i tanti pretendenti scelse mio nonno, Bruno Lunelli, come successori. Ed è iniziata la storia di Ferrari sotto la nostra famiglia, portata avanti in maniera fedele alla visione del fondatore, sempre senza compromessi sulla qualità. E soprattutto, nell’ultimo decennio, abbiamo ottenuto risultati straordinari, in particolar modo all’estero, e questo ci riempie di orgoglio”, ha detto il presidente del Gruppo Lunelli, Matteo Lunelli, a WineNews.

Certamente, molto è cambiato da quel lontano 1902 in cui Giulio Ferrari decise di avviare una piccola cantina ad alcuni passi dal Duomo di Trento per produrre poche, selezionatissime bottiglie. Quel che è rimasto immutato da allora, spiega Ferrari, è la continua ricerca dell’eccellenza, insieme allo spirito innovatore, all’attenzione alle persone e al fortissimo legame con il territorio trentino. Valori che hanno sempre guidato la visione imprenditoriale della famiglia Lunelli, giunta alla terza generazione, che festeggia quest’anno 70 anni al timone dell’azienda: una visione per cui l’impresa non si limita alla creazione di valore per gli azionisti, ma deve generare anche benessere, sicurezza e bellezza per chi vi lavora e per la comunità che la ospita.
Da questa convinzione ha avuto origine il lungo impegno sul fronte della sostenibilità ambientale e sociale di Ferrari Trento, che non a caso proprio quest’anno ha ottenuto la certificazione di Carbon Neutrality. La riduzione a zero dell’impatto climatico delle emissioni dirette, e in parte anche indirette, della cantina è stato un altro importante traguardo dopo la certificazione biologica e “biodiversity friend” di tutti i vigneti di proprietà.
Al territorio trentino e alle sue montagne è legata l’identità di Ferrari, che si fa ambasciatore di questi luoghi anche valorizzandone e promuovendone il patrimonio artistico. I festeggiamenti per il 120esimo anniversario sono stati l’occasione per presentare la rinnovata bellezza di Villa Margon, gioiello cinquecentesco immerso nei vigneti e sede di rappresentanza del Gruppo Lunelli, che, negli ultimi due anni, è stata oggetto di importanti interventi di ristrutturazione, nonché di un attento lavoro di ricerca dal punto di vista storico e artistico. Nei meravigliosi affreschi della Villa - che continuerà a restare aperta al pubblico - era già raffigurata l’antica vocazione di queste terre alla produzione di vino, vocazione che Giulio Ferrari ha saputo intuire e che l’azienda porta avanti con l’orgoglio di una tradizione importante ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

Focus - Ferrari Trento, 120 anni di storia
Le origini
È il 1902 quando il giovane Giulio Ferrari, classe 1879, fonda a Trento quella che chiamerà “Fabbrica Champagne G. Ferrari e C.ie”. Di famiglia nobile, Giulio decise di frequentare, dopo la scuola enologica di San Michele all’Adige e quella di Geisenheim in Germania, l’École Supérieure Agronomique di Montpellier. Lavorò per un famoso vivaista e successivamente in una cantina a Epernay, la “patria” dello Champagne.
Fu proprio durante questo soggiorno che il giovane ebbe l’intuizione che avrebbe cambiato il volto vitivinicolo della sua terra di origine: il Trentino, pur molto più a sud della Champagne, presentava, grazie alla presenza delle montagne, condizioni ideali per la produzione di bollicine di eccellenza. Fondamentale è infatti la forte escursione termica fra il giorno e la notte, che dona complessità aromatica all’uva e permette di mantenere un’acidità bilanciata.
Giulio Ferrari iniziò quindi a piantare le prime barbatelle di Chardonnay nel suo Trentino, allora parte dell’Impero Austro-ungarico e definito da Goethe “il più bel giardino vitato d’Europa” e a diffonderle poi, con la sua attività di vivaista, nel resto d’Italia.
Un sogno, quello di Giulio, che persegue con ferma convinzione fin dal suo primo imbottigliamento nel 1902: produrre bollicine in grado di competere con i migliori Champagne. Iniziò a produrre poche, selezionatissime bottiglie che già nel 1906 ottennero una Medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Milano. Da qui una serie ininterrotta di premi e riconoscimenti, tanto che già si brindava con Ferrari il 27 aprile 1924 nella visita di Sua Altezza Reale Principe Umberto in Trentino, terra riannessa, con la fine della Prima guerra mondiale, all’Italia.
Quando, nel corso della Seconda guerra, Trento fu bombardata, Giulio decise di trasferirsi nella dimora di famiglia in campagna, a Calceranica, ma prima di farlo fece murare l’ingresso della cantina. La troverà intatta al suo ritorno nel 1945, accorgendosi con sorpresa che le sue bollicine avevano resistito perfettamente ai lunghi anni di invecchiamento. Nasce così, involontariamente, la prima “riserva”.

1952: Bruno Lunelli
In quegli anni, poco distante da via Belenzani, nel palazzo dove nascono le bollicine Ferrari, e precisamente in Largo Carducci 24, si trovava l’Enoteca Lunelli, aperta da Bruno Lunelli nel 1927, che aveva in distribuzione pressoché esclusiva nell’area cittadina il “Gran Spumante Ferrari” (dal 1947 per disposizioni legislative non poteva più chiamarsi Champagne). Bruno, appassionato del suo lavoro e altrettanto delle bollicine Ferrari, quando gli giunse voce che il “sior” Giulio, senza figli, voleva cedere l’azienda, non esitò a farsi avanti. La cifra richiesta, però, era davvero importante e aveva già scoraggiato molti altri pretendenti, ben più facoltosi di Bruno: quello che Giulio cedeva era una produzione annua di meno di 10.000 bottiglie e circa il triplo a riposare in cantina, la sua consulenza “vita natural durante” e l’assunzione dei due fidati collaboratori: il cantiniere Lazzeri e il contabile Panciera.
Pur non possedendo quella fortuna, Bruno era determinato ad acquisire l’azienda che da sempre lo appassionava, e se la aggiudicò per quasi 30 milioni di lire, firmando “una montagna di cambiali”.
Così dal 1952, la storia delle Cantine Ferrari diventa anche quella della famiglia Lunelli. Bruno lavora fianco a fianco a Giulio, aumenta subito la produzione a 20.000 bottiglie - senza per questo scendere a compromessi con la qualità- e in due anni ripaga i suoi debiti. Nel 1965, quando Giulio Ferrari muore, all’età di 86 anni, la produzione era salita a più di 80.000 bottiglie, ragion per cui si decise di spostare la cantina in uno spazio più grande, in via Verdi.
Se Giulio era il nobiluomo con il pallino per la qualità, quello che compra una dosatrice in argento massiccio (la macchina per aggiungere la liqueur d’expedition prima della tappatura definitiva, tuttora custodita in cantina) e centellina le sue bottiglie a chi ne richiede l’acquisto, Bruno era “l’imprenditore”, colui che comprese l’importanza di non prescindere mai da una produzione d’eccellenza, ma che si diede subito da fare per cambiare passo dell’azienda.
Nato da una famiglia che, come tante, dopo la Prima guerra si ritrova sul lastrico, Bruno, classe 1906, iniziò ben presto a lavorare come garzone di bottega della Drogheria Battisti, genitori del famoso Cesare. Nel giro di pochi mesi Bruno era già a capo dei commessi e nel 1927, dopo due anni di servizio militare, decise di aprire una sua attività, il primo banco di vini da asporto di Trento: una bella scommessa in anni in cui ogni famiglia si produceva in casa il proprio vino. Bruno andava a prenderselo direttamente ad Avio, con un suo camion, così come va a Genova a comprare il sapone di Marsiglia, visto che le clienti più numerose del negozio erano le massaie, e lo stocca in una casa colonica, in modo da seccarlo e farlo durare più a lungo. Le giuste intuizioni fecero crescere gli affari al punto che
rilevò i banchi e la licenza della pasticceria Tomasi in Largo Carducci e iniziò a vendere oltre ai vini anche dolciumi, il rosolio migliore, il marsala, il cioccolato più buono. Nel 1934 Bruno sposò Elda Prada, che iniziò a dargli una mano in negozio e vi restò fino all’ultimo dei suoi giorni, nel 2000. Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale Bruno si ingegnò per trovare i migliori prodotti e l’Enoteca Lunelli diventa il punto di ritrovo di intenditori e buongustai.
Nel frattempo, Elda e Bruno ebbero cinque figli, Franco (1935), Giorgio (1937), Gino (1939), Carla (1945) e Mauro (1948). Il figlio Franco, ancora diplomando in ragioneria, si divise presto fra l’enoteca e la cantina. Nel 1958, appena diplomato, cominciò a lavorare in Ferrari anche Gino, a cui il papà Bruno concesse di frequentare l’Università lasciandogli liberi il sabato e la domenica; li seguirà, nel 1968, Mauro dopo gli studi di enologia all’Istituto agrario di San Michele all’Adige. Giorgio viene mandato a studiare a Milano dove si laurea in Ingegneria e intraprende una carriera esterna al gruppo pur rimanendo socio, mentre la sorella Carla aiuterà la mamma in enoteca.

La seconda generazione Lunelli
Nel 1969 Bruno, a 63 anni, decise di passare il testimone ai figli con queste parole: “Giovanotti, quel che ho fatto ho fatto; perciò passo la mano e cedo la Ferrari a voialtri. Se mai un giorno aveste bisogno di una parola saggia, dell’esperienza di un vecchio o di una firma di garanzia in banca, sapete dove trovarmi”. Morirà pochi anni dopo, nel 1973.
La seconda generazione dei Lunelli è quella della crescita esponenziale, che dal 1962, quando le bottiglie erano 60.000, arriva già nel 1981 al milione. Il suo primo “segno” è quello della costruzione di una nuova cantina, nel 1971, a Ravina, alle porte di Trento, un edificio in legno che non passa inosservato a chi percorre l’autostrada del Brennero. Nel 1992 si aggiunge un avveniristico edificio in vetrocemento, che amplia lo stabilimento a un ettaro di sede fuori terra e tre ettari di cantine sottoterra.
Ognuno dei tre fratelli nei loro rispettivi compiti hanno dato un grande contributo alla affermazione di Ferrari come leader indiscusso delle bollicine italiane, il “brindisi italiano per eccellenza”, condividendo i valori che già erano di Giulio e Bruno: il culto ossessivo per la qualità, lo spirito innovatore e il fortissimo legame con il territorio trentino. Fondamentale è stato il ruolo della famiglia Lunelli nella creazione, nel 1993, della Trentodoc, la prima DOC in Italia dedicata esclusivamente al Metodo Classico.
Gli anni Settanta e Ottanta per Ferrari sono quindi quelli della crescita, non solo produttiva, ma anche di prestigio: mentre Mauro negli anni dà vita a etichette che hanno fatto la storia delle bollicine italiane, Gino, Cavaliere del lavoro dal 1987, porta il Ferrari tra “i grandi”, facendo brindare Capi di Stato, artisti del calibro di Andy Warhol, sportivi e star del cinema.
Nel 1969 Mauro comincia a elaborare il primo Rosé, di cui produce solo 120 bottiglie, presentate per la prima volta in occasione delle sue nozze, nel 1972. Nel 1971 crea il Ferrari Brut de Brut, un grande successo che dura ancora oggi con il nome di Perlé, un millesimato assemblaggio di vari vini base, provenienti dai vigneti di proprietà, che si contraddistingue per l’armonia.
Nel 1972 Mauro mette da parte, in gran segreto, 5.000 bottiglie di una cuvée speciale, le cui uve Chardonnay arrivavano da un terreno acquistato da poco, Maso Pianizza, ancora oggi un vigneto iconico e dalla straordinaria vocazione. La sua convinzione era che uve di qualità potessero dar vita a bollicine molto longeve e il tempo gli diede ragione: è il 1980 quando svela la nuova riserva ai fratelli. Decisero di dedicarla a Giulio Ferrari, la “Riserva del Fondatore”, che rimane la bollicina italiana più premiata di sempre. Iniziò così la sfida del tempo, che oggi, con il Giulio Ferrari Collezione, arriva a 20 anni di invecchiamento.
E’ il presidente Sandro Pertini a introdurre Ferrari al Quirinale al posto dello Champagne e tanti sono da allor i “Grandi della Terra” che hanno apprezzato da allora le bollicine trentine, fra cui Sua Maestà la Regina Elisabetta d’Inghilterra nel 1980, in un pranzo in suo onore organizzato al Quirinale.
Solo due anni dopo, nel 1982, si brinda con Ferrari in campo allo Stadio Bernabeu di Madrid alla indimenticabile vittoria dei Mondiali di Calcio da parte dell’Italia. Un brindisi storico, tra i tantissimi che si sono succeduti fino a oggi nel mondo dello sport, dalle Olimpiadi ai Mondiali di Sci, fino all’avventura di Luna Rossa Prada Pirelli per la 36° America’s Cup e alla Formula 1, di cui Ferrari è il brindisi ufficiale dal 2021.
A questo proposito, la storia dei due brand Ferrari, bollicine e casa automobilistica -spesso insieme sul podio degli ultimi Gran Premi ed entrambi simbolo nel mondo di eccellenza italiana- si incrocia ben prima della partnership con Formula 1, quando, sempre negli Anni 80, un intraprendente rappresentante delle Cantine Ferrari si presenta a casa di Enzo Ferrari con sei magnum, che l’ingegnere apprezza ricordando di averlo bevuto in un’enoteca di Verona; da qui scaturisce un invito a cena da parte di Enzo a Gino Lunelli, insieme agli storici amici Enzo Biagi, Ugo Tognazzi, Ottavio Missoni, Roberto Bettega, che offre il la a un’amicizia.
È anche grazie a queste solide reazioni con personaggi del giornalismo, della moda e dello spettacolo che Ferrari Trento costruisce la sua autorevolezza e si impone come brindisi italiano per eccellenza in tantissime occasioni istituzionali, sportive e di lifestyle sia italiane che internazionali, tanto allora quanto oggi.
Mentre l’azienda continua a crescere, i Lunelli non perdono mai di vista le proprie origini, la cultura e la passione per il bello, che li porta a rilevare nel 1989 Villa Margon dal barone Teofilo Alessandro Salvadori che cercava qualcuno che garantisse la conservazione della cinquecentesca magione, definita la più bella villa extra moenia dell’arco alpino. La famiglia Lunelli la riporta all’antico splendore e ne fa la sede di rappresentanza del Gruppo. Circondata da vigneti, racchiude nelle sue stanze oltre cinquecento anni di storia, a partire dal Concilio di Trento, in occasione del quale la Villa ha ospitato cardinali e prelati giunti da tutta Europa, nonché – si tramanda - l’imperatore Carlo V, le cui gesta sono esaltate in uno dei ciclo di affreschi che impreziosiscono la dimora. Altri cicli d’affreschi testimoniano l’antica vocazione di queste terre alla produzione vinicola, di cui i Lunelli raccolgono il testimone.

Ferrari Trento oggi
Gli Anni ‘90 sono quelli del consolidamento, con continui premi e riconoscimenti e si allarga progressivamente la squadra con l’ingresso di manager e collaboratori in diverse funzioni aziendali. Proprio in quegli anni inizia il suo ingresso in azienda anche la terza generazione di famiglia. Il primo è Marcello, che a fine ’90 affianca lo zio Mauro in cantina. Arrivano poi negli Anni 2000 Matteo, Camilla e Alessandro. Nel 2011 si completa il passaggio generazionale avviato nel 2005, quando Gino Lunelli lascia la presidenza a Matteo, oggi anche Amministratore Delegato di Ferrari Trento. Come il padre Bruno, anche Franco, Gino e Mauro decidono di dare spazio alla nuova generazione e vengono sottoscritti dei “patti di famiglia”, per rendere il passaggio generazionale ancora più fluido e per disciplinare i rapporti tra impresa e famiglia.
Matteo, Presidente e Amministratore Delegato di Ferrari Trento, Marcello, enologo e Vicepresidente, Camilla Direttrice della Comunicazione e delle Relazioni Esterne e Alessandro, Responsabile dell’Ufficio Tecnico nonché di altre attività del Gruppo Lunelli e della famiglia, hanno saputo raccogliere il testimone e adattare alle richieste del mercato attuale i valori dell’azienda. Per favorire la crescita viene promossa una cultura manageriale all’interno dell’azienda anche con l’attrazione di talenti provenienti da diversi settori e con esperienze diversificate.
Inizia così un percorso di crescita in particolare all’estero con l’obbiettivo di posizionare Ferrari Trento come una bollicina di eccellenza nei principali mercati internazionali e sulle tavole dei più importanti ristoranti, hotel e bar delle metropoli di tutto il mondo. Pur mantenendo forte l’identità trentina e italiana, le bollicine Ferrari si fanno così sempre più ambasciatrici dell’Arte di Vivere Italiana nel mondo; di quell’eleganza e quella gioia di vivere apprezzata ovunque e di quello stile di vita che tutto il mondo ci invidia.
L’azienda riprende un percorso di crescita significato ma senza scendere a compromessi con la qualità e vengono fatti importanti investimenti in cantina e in campagna volti all’innovazione e alla ricerca dell’eccellenza in ogni dettaglio. Viene inoltre ampliata significativamente la gamma di millesimati e di Riserve con il lancio del Ferrari Riserva Lunelli, Ferrari Perlé Nero Riserva, Ferrari Perlé Bianco Riserva e Ferrari Perlé Zero e, infine con il Giulio Ferrari Rosé. Infine, viene rinnovato completante il Ferrari Maximum Blanc de Blancs.
La qualità delle etichette Ferrari Trentodoc è sempre più riconosciuta dagli opinion leaders di tutto il mondo. Basti citare la vittoria per ben 4 volte del titolo di Produttore dell’anno a “The Champagne & Sparkling Wine World Championship”, la più autorevole competizione al mondo dedicata alle bollicine.
Ferrari Trento continua ad essere scelto in molti importanti appuntamenti come, ad esempio, Expo Milano 2015, dove è il brindisi del Padiglione Italia, o gli Emmy Awards a Los Angeles di cui è stato per ben sette volte la bollicina ufficiale, oltre che – come ricordato – in grandi competizioni sportive, a partire dalla Formula 1.
Allo stesso tempo, è una forte attenzione al Trentino e alla sua viticoltura di montagna, che rende uniche le bollicine Ferrari. Il territorio deve essere difeso con una viticoltura che sappia conciliare l’obbiettivo di ottenere uve di eccellenza con quello di tutelare l’ambiente e la salute di chi vi lavora. L’impegno verso la sostenibilità in vigna ha portato a sviluppare nel 2014, in collaborazione con la Fondazione Mach, il protocollo “Il Vigneto Ferrari - per una viticoltura di montagna salubre e sostenibile” applicato a tutti i conferenti di uva. I vigneti di proprietà sono certificati “biodiversity friend” dal 2015 e biologici dal 2017.
Un lavoro di anni che Ferrari Trento ha sintetizzato a partire dal 2020 in un Report di Sostenibilità. Del 2022, con riferimento ai valori 2021, è la certificazione di Carbon Neutrality scope 1, 2 e, parzialmente, 3, che dimostra l’impegno verso pratiche sostenibili anche in fase produttiva. L’obiettivo, che rende pari a zero l’impatto climatico delle emissioni dirette dell’azienda, è stato raggiunto grazie a una serie di scelte, avviate da anni, volte alla riduzione delle emissioni, fra cui la realizzazione di un parco fotovoltaico sul tetto della cantina e l’acquisto di energia
elettrica unicamente da fonti rinnovabili, unite a un’attività di compensazione con crediti carbonici certificati.
“Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi veramente possederlo”, questa frase di Wolfgang Goethe riassume bene lo spirito con cui la famiglia Lunelli e tutto il team Ferrari festeggiano i 120 anni dell’azienda: con grande orgoglio per una storia importante, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

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