14 milioni di presente annuali legate strettamente all’enoturismo, 2,5 miliardi di euro il giro d’affari lungo l’intera filiera, con 85 euro di spesa media al giorno, che salgono a 160 con il pernottamento: sono i numeri di riferimento del Rapporto sul Turismo del Vino in Italia n. 15, firmato dall’Università di Salerno e dalle Città del Vino, da cui emergono diversi spunti interessanti. Perchè se il patrimonio enogastronomico italiano diffuso è, come noto, un forte motore di attrattiva turistica, non sono pochi i punti critici che, se superati, permetterebbero un ulteriore salto di qualità, sia sul fronte pubblico (a partire dalle carenze infrastrutturali) che privato (con particolare riferimento alla varietà e qualità dell’offerta enoturistica).
Dal sondaggio esplorativo tra i 432 Comuni delle Città del Vino, per esempio, emerge che oltre la metà (52%) non prevede la tassa di soggiorno. Inoltre, se il 73% di Comuni ha realizzato, nel 2018, uno o più progetti di promozione o miglioramento dell’offerta enoturistica, quasi il 60% non ha un Ufficio Turistico.
Tuttavia, secondo i feedback raccolti dai Comuni stessi, gli enoturisti sui territori danno un buon voto (7,18, in media), all’offerta enoturistica nel suo complesso (comprese le iniziative di cantine, ristoratori e così via). Ancora, gli enoturisti inciderebbero per il 26,9% sul fatturato delle aziende vitinicole e per il 36% su quello di ristoratori, albergatori e produttori di tipicità. Nondimeno, però, è ritenuta insufficiente, in generale, la qualità delle infrastrutture di collegamento con i diversi territori (voto 5,4), così come il funzionamento delle Strade del Vino e dei Sapori (5,8) di cui, in ogni caso, fanno parte 2 comuni su 3.
Sul fronte delle aziende, poi (42 quelle che hanno risposto al sondaggio esplorativo, di cui la metà toscane, ndr), emerge che vendita diretta in cantina, visite e degustazioni rappresentano il 65% di tutte le attività enoturistiche proposte. E se emerge un giudizio positivo, nel complesso, sui livelli di servizio offerto, vengono però sottolineate carenze e ritardi, per esempio, nell’accessibilità ai disabili per i vari servizi enoturistici. Ad essere sondate, poi, sono state anche le opinioni dei veri protagonisti, gli enoturisti. Senza grosse sorprese, in questo senso, la Toscana si conferma regione enoturistica più attrattiva d’Italia, con quasi la metà delle preferenze globali (48,41%). Seguono Piemonte, Trentino-Alto Adige e Campania. Dal sondaggio esplorativo, come detto, merge una spesa media di 85 euro per gli escursionisti (chi visita i territori senza pernottamenti) e di 160 euro per i turisti, sempre a livello di servizio complessivo dell’esperienza enoturistica lungo tutta la filiera (viaggio, vitto, alloggio, acquisto bottiglie in cantina, acquisto in loco di prodotti tipici), non necessariamente soltanto in cantina. Il turista del vino, pertanto, si conferma disposto a spendere bene per un’esperienza enoturistica di qualità.
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