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“150°: VOLER BENE ALL’ITALIA PER AFFRONTARE IL FUTURO”: PREMIATE 12 AZIENDE AGRICOLE ITALIANE, CON OLTRE 150ANNI DI ATTIVITÀ PER LE PERFORMANCE DIMOSTRATE

150 anni di storia, che hanno seguito passo passo la storia dell’Italia unita. Sono le imprese che resistono e crescono ancora le prime imprese nate con l’Unità d’Italia quando undici milioni di lavoratori (75% del totale) erano impegnati in agricoltura, perché l’Italia aziendale è nata soprattutto nelle campagne. Queste imprese che hanno fatto la storia dell’Italia unita sono state premiate, a Roma, a Palazzo Rospigliosi, per l’iniziativa “150°: voler bene all’Italia per affrontare il futuro”, organizzata da Coldiretti e Symbola, in collaborazione con il Censis.
Le aziende premiate sono la Comunione familiare di taglio di Castel San Pietro (Macerata), Azienda agricola Ciavolich di Miglianico (Chieti), Azienda agricola Angeluzzi Franco di Amelia (Terni), Fattoria Madonna delle Macchie di Castiglione in Teverina (Viterbo), Azienda agricola Arnaldo Mussini di Rio Saliceto (Reggio Emilia), Azienda agricola e distilleria Fratelli Pisoni di Sarche (Trento), Agricola Filippo di Giuseppe Vannicelli Casoni e C. di Siena, Azienda viti-vinicola Mossi di Albareto di Ziano Piacentino (Piacenza), Azienda agricola Uberti Giovanni & Giovanni Agostino di Erbusco (Brescia), Azienda agricola Gattesco Vittorino di Mortegliano (Udine), Azienda agricola Gardisan Gabriele di Camino al Tagliamento (Udine), Azienda agricola Pavan Raffaelo di Treviso.

Focus - storie delle aziende pluricentenarie
Mille lire per aprire l’impresa - E’ il 1961 quando tredici agricoltori della zona di San Severino Marche (Macerata) hanno l’idea di costituire una “Comunità privata per il taglio” con l’obiettivo di gestire in forma associata 53 ettari di terreni destinati a pascolo per il bestiame e di boschi per il taglio della legna. Nell’atto costitutivo si legge che la società inizia l’attività con un capitale sociale, all’epoca consistente, di circa 1000 lire. Sono questi gli inizi della Comunione familiare di taglio di Castel San Pietro, azienda tutt’ora esistente nelle mani di tre imprenditori che rappresentano la migliore testimonianza del fatto che l’agricoltura, allora come oggi, è un settore più che mai strategico per lo sviluppo del territorio. L’azienda marchigiana, unitamente ad altre undici è stata premiata.

Un pilastro dell’Abruzzo vitivinicolo - Per l’Abruzzo, a rappresentare l’agricoltura, è stata la cantina della famiglia Ciavolich, fondata a metà del 1800 da una famiglia di mercanti di lana che già nel 1500 si era stabilita a Miglianico, in provincia di Chieti. Nel 1853 - ricorda la Coldiretti - il vitivinicoltore Francesco Ciavolich costruì, di fronte al Palazzo di residenza e nel punto più alto del paesino, di fronte alla Chiesa di San Pantaleone, la prima cantina della famiglia, per vinificare in proprio le uve che provenivano dai terreni circostanti. Un’attività che ha avuto espansione alla fine della seconda guerra mondiale e che ora è nelle mani di Chiara Ciavolich che dal 2004, all’età di 26 anni, è subentrata nell’azienda paterna iniziando un’opera di modernizzazione e potenziamento dell’azienda, con annessa vineria, nella quale non è mancato un attento lavoro di restauro conservativo dell’antica cantina al centro di Miglianico per riportare all’antico splendore uno dei più significativi esemplari della storia della vitivinicoltura abruzzese.

175 anni a presidio del territorio - Franco Angeluzzi di Amelia (Terni) - informa la Coldiretti - è l’erede di una lunga dinastia di agricoltori che dal 1856, e quindi per 175, anni hanno coltivato i 15 ettari dell’Azienda omonima dove trovano spazio seminativi (cereali e foraggere), la vite, l’olivo e dove pascolano 4 bovini da carne. Nel dolce paesaggio umbro sono passati gli inverni e le primavere, sono cambiati i metodi di coltivazione e gli uomini, ma il nome degli Angeluzzi è sempre rimasto a presidio del territorio.

Il bigliettino nel cappello - La Fattoria Madonna delle Macchie di Castiglione in Teverina (Viterbo) - rileva la Coldiretti - è l’espressione dell’ultima generazione della famiglia Belcapo che vanta un’antica tradizione imprenditoriale nel territorio orvietano. A metà dell’800 l’azienda era composta da quattro grandi fattorie situate nel territorio ai confini tra Lazio e Umbria nei comuni di Castiglione in Teverina, Civitella d’Agliano, Orvieto, Poirano e Guardea, un territorio che visse rilevanti avvenimenti nel risorgimento, particolarmente dopo il 1860, quando facendo ancora parte dello Stato Pontificio venne a trovarsi al confine al confine dal Regno d’Italia, nel quale fu annesso il 18 settembre 1970, due giorni prima della breccia di Porta Pia. Nel 1913 i figli di Cesare Belcapo, alla sua scomparsa sorteggiarono a sorte l’eredità, mettendo tanti bigliettini in un cappello, quanti erano i “poderi”, come si faceva a quel tempo. A Vincenzo e a suo fratello Settimio toccò in sorte la fattoria Madonna delle Macchie. Ora l’azienda è nelle mani di Decio e del figlio Leonardo che hanno modernizzato l’azienda dando un forte impulso alla qualità delle produzioni (vino, olio extravergine, tabacco, prodotti ortofrutticoli) e facendo della Fattoria Madonna delle Macchie un autentico gioiello della Teverina, realtà imprenditoriale volta ad un lavoro costante come quello di centocinquanta anni fa in continua sperimentazione e ammodernamento tecnologico.

Da mezzadri a proprietari - Dal 1832 i Mussini sono mezzadri a Rio Saliceto (Reggio Emilia). Dal 1880 - informa la Coldiretti - sono diventati mezzadri nell’attuale podere, dove nel 1917 sono diventati affittuari. Negli anni sono cambiati i padroni del terreno, ma i contadini sono rimasti sempre i Muzzini, fino al 1974, quando i genitori di Arnaldo, oggi titolare dell’omonima azienda agricola, hanno acquistato il podere, sono diventati coltivatori diretti, ampliando la superficie coltivata a 33 ettari e dando vita a un’agricoltura moderna e di qualità.

Tra i padri dello spumante trentino - Una storia lunga oltre 150 anni e strettamente legata alla vigna è quella dell’azienda agricola e Distilleria Fratelli Pisoni di Sarche (Trento) come testimonia - precisa la Coldiretti - l’incisione riportata sulla “chiave di volta” del portone d’ingresso dell’abitazione. Da un secolo e mezzo nella Piana delle Sarche si sono alternati vigneti. I più vecchi sono oggi allevati in forma tradizionale con la classica “pergola trentina”, quelli nuovi con sistema a spalliera. La frequentazione dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, sin dalla sua fondazione nel 1874, ha rappresentato un denominatore comune della formazione di quasi tutti i Pisoni e la nuova generazione ha completato la preparazione ottenendo diplomi di laurea, viaggiando all’estero per conoscere le migliori zone vitivinicole del mondo e frequentando (la quinta generazione) la rinomata Scuola Agraria di San Michele all’Adige. 150 anni di successi in campo enologico (l’azienda è stata una delle prime a intuire la predisposizione del Trentino alla spumantizzazione) di cui oggi - conclude la Coldiretti - sono responsabili Marco, Stefano, Elio, Giuliano, Andrea e Francesco Pisoni che, fra non molto, affideranno a una nuova generazione il compito di proseguire questa lunga vicenda familiare con la passione appresa dai padri.

Dal trisnonno l’impulso allo sviluppo - L’azienda Società Agricola Filippo di Giuseppe Vannicelli Casoni & C. Bettolle (Sinalunga), Torrita di Siena, Montepulciano ha origini molto antiche, essendo principalmente ricondotta alle proprietà della famiglia Passerini, originaria di Cortona e della quale si hanno già documenti dal 1180. Ha subito un forte impulso allo sviluppo in particolare sotto la guida del trisnonno dell’attuale conduttrice, il professor Napoleone Passerini (1862-1951), Senatore del Regno d’Italia, fondatore della scuola agraria di Scandicci e direttore dell’Ateneo di Pisa, illustre agronomo, botanico e importantissimo selezionatore della razza Chianina nelle sue tenute in Val di Chiana. Giuseppe Vannicelli Casoni si occupa dell’azienda dal 1997, ha investito in moderne attrezzature e macchinari per rendere l’azienda, dove si coltivano seminativi, ortaggi, vigneti e oliveti, più efficiente e si è sempre più indirizzato verso la multifunzionalità.

Vite e vino da quattordici generazioni - Risalendo nel tempo attraverso manoscritti presso gli Archivi di Stato e Parrocchiale l’azienda vitivinicola Mossi viene rilevata nel primo Estimo Rurale Farnese del 1558 relativo al Comune di Albareto di Ziano Piacentino (Piacenza). In tale documento - afferma la Coldiretti - si legge che Jo. Francesco Mossi, nato nel 1516, era il capo famiglia, aveva moglie e sei figli, una casa, del bestiame e dei terreni “culti, affilagnati e vineati”. Da allora, quattordici generazioni si sono succedute, sempre in Albareto, a produrre uva e vino. Oggi l’Azienda Mossi produce diversi tipi di vini, spumanti ed altri prodotti, soprattutto da vitigno autoctoni, di cui ha mantenuto nei secoli la tradizione produttiva, a partire dai vini piacentini per eccellenza: Ortrugo, Gutturnio, Bonarda.

L’inizio con 6 “piò” bresciani di terra - La storia dell’Azienda agricola Uberti di Erbusco (Brescia) - informa la Coldiretti - nasce nel lontano 1793 quando Agostino Uberti con atto del 12 ottobre diviene unico proprietario di 6 piò bresciani (2 ettari) di terreno ad uso misto, un po’ di superficie vitata e un po’ con piante da frutto e gelsi e un fabbricato rurale delle dimensioni di circa 200 metri quadri. Oltre ad una piccola cantina e alla stalla allora c’era una porcilaia, un forno per fare il pane, un piccolo orto, animali da cortile e delle superfici di terreno coltivate a prato per la fienagione e a granoturco. A partire dal 1978 l’azienda subisce importanti lavori di ampliamento della proprietà, 24 ettari con una cascina di 5.000 metri quadri dove la produzione di vino spicca poiché si aggira attorno alle 180.000 bottiglie annue. Di essa si occupano soprattutto le donne di casa Uberti: mamma Eleonora e le figlie Silvia, laureata in Viticoltura ed Enologia all’Università di Milano, e Francesca.

Dalle candele al fotovoltaico - La famiglia Gattesco esercita l’attività agricola fin dal 1818 in quel di Mortegliano (Udine). Nell’attuale Azienda, condotta da Vittorino Gattesco, cui si è affiancato il figlio Stefano sono stati modernizzati i macchinari, è stata incrementata la superficie coltivata (seminativi e ortaggi) portandola a circa 30 ettari, è stato ristrutturato un capannone eliminando la vecchia copertura in eternit ed installando un impianto fotovoltaico di 72 KW (400 mq di superficie dei pannelli) che rifornisce abitazione e capannone con cella frigo per la conservazione di ortaggi. L’azienda, inoltre, si sta preparando ad avviare la vendita diretta dei suoi prodotti.

Nelle “terre di mezzo del Friuli” - L’azienda Gardisan, ubicata a Camino al Tagliamento (Udine), nel cuore delle “terre di mezzo del Friuli” - sostiene la Coldiretti - nasce nel 1699 come famiglia di mezzadri del Signor Daniele Moro. Dopo la seconda guerra mondiale avviene il passaggio da mezzadri ad affittuari. Negli anni ’60 Eno, Giovanni e Sergio Gardisan cominciano ad acquistare i terreni e a rinnovare le aziende adeguandosi alle nuove richieste dei mercati. Nella seconda metà degli anni ’80 la conduzione delle aziende passa alla nuova generazione: Gabriele, Giuseppe e Luigino si specializzano nell’allevamento avi-cunicolo e produzione di uve, mentre Michele porta avanti una delle attività storiche familiari, quella della produzione di vino e relativa vendita diretta in azienda.

Da “villici” a imprenditori - La prima informazione dell’Azienda agricola Pavan di S.Angelo (Treviso) è reperibile - informa la Coldiretti - nell’estratto di matrimonio di Pavan Davide e Bachin Teresa, villici sul fondo di proprietà di nobili trevigiani, successivamente acquistato dai figli di Davide nel 1872. L’azienda, storicamente a indirizzo produttivo misto zootecnico viticolo, ha raggiunto anche l’ampiezza di ha 30 per poi iniziare a frazionarsi in vari piccoli fondi rustici con le divisioni fra fratelli a partire dal 1919. Erede diretto di Davide Pavan, nato nel 1808 è Raffaelo Pavan che attualmente è proprietario del nucleo aziendale iniziale, coltivato dall’avo e acquistato da suo bisnonno assieme ai suoi zii.

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