02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

4.000 POSTI DI LAVORO IN PERICOLO A MONTALCINO? LE MAGGIORI CANTINE DEL BRUNELLO SMENTISCONO L'ALLARME DEL SEGRETARIO CGIL-FLAI ANTONIO MATTIOLI. IL SISTEMA MONTALCINO, PER IL MOMENTO, TIENE …

Italia
Una delle cantine del Brunello di Montalcino

Non c’è dubbio che l’affaire Brunello, sulla cresta dell’onda dai primi di aprile, stia mettendo alla prova una piccola realtà come quella di Montalcino. Piccola ma ben strutturata. Da diversi anni ormai, l’economia del territorio di questo gioiello medievale di Toscana, è decollata e si è affermata su standard decisamente elevati. A dimostrarlo non sono solo le cifre e i bilanci delle aziende, ma l’intero tessuto sociale, arricchitosi nell’ultimo decennio fino a diventare multirazziale, con la presenza di cittadini di ben 44 nazionalità diverse che, in netta controtendenza con la media nazionale,occupano posti dirigenziali, gestiscono attività e sono imprenditori. Qualità della vita elevata, disoccupazione zero grazie anche ad un fertile indotto del settore trainante che ruota intorno al Brunello, sono due dei principali fattori che fanno di Montalcino un’isola felice.
Continuerà ad essere così? Le allarmanti dichiarazioni rilasciate ieri del segretario della Federazione dei Lavoratori dell’Agro-Industria - Flai Cgil, Antonio Mattioli, gettano un’ombra su tutta la città: a rischio 4.000 posti di lavoro. 4.000 posti di lavoro sono tanti, forse troppi, anche per una ridente economia come quella che abbiamo descritto ma, nella realtà dei fatti sembra che le cose non stiano esattamente così.
Da una piccola inchiesta, effettuata da WineNews, tra le maggiori aziende di Brunello, che coprono quasi il 60% dell’intero territorio, gli argomenti licenziamenti e cassa integrazione non sembrano essere all’ordine del giorno: “non abbiamo nessuna necessità di licenziare dipendenti - dichiarano da Argiano - anzi, a dire la verità, appena questa stagione piovosa cesserà e sarà possibile riprendere l’attività in vigna dovremo procedere con assunzioni degli stagionali come di consueto”. Dello stesso tenore la situazione descritta dalle Tenuta Col d’Orcia e da quella dei Barbi, una delle più antiche del territorio, che “oltre a non aver intenzione di ridurre il personale ha registrato un incremento delle vendite nei primi mesi 2008”.
Maggiore cautela ma stessa ferma positività dalla Tenuta di Castelgiocondo dei Marchesi Frescobaldi, dalla quale dichiarano “di non aver intenzione di effettuare tagli al personale per il momento” e dalla Tenuta Caparzo (di proprietà di Elisabetta Gnudi, che possiede anche Altesino, ndr) che “non ha alcun motivo di licenziare i propri dipendenti”.
Anche dal colosso del Brunello di Montalcino, la Castello Banfi, le prospettive non sono così apocalittiche come disegnate dalla Cgil: “stiamo cercando di fronteggiare la situazione - spiega Remo Grassi, responsabile delle risorse umane - senza dover ricorrere a misure drastiche quali cassa integrazione o licenziamenti; abbiamo messo in atto sistemi per evitare tutto ciò: ad esempio, una riorganizzazione dei programmi di ferie. Sicuramente, se perdura il sequestro dei campioni di Brunello 2003, qualcosa potrebbe cambiare. E’ indubbio che la nostra azienda apprezza l’operato del Ministro delle Politiche Agricole e l’attenzione che sta ponendo alla nostra questione”.
Gioia Bazzotti

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli