“Stiamo prendendo in seria considerazione progetti per un forte allargamento dei nostri interessi nel vino in Umbria”. Teresa Severini, agronomo ed enologo, e Chiara Lungarotti, agronomo e specializzata in viticoltura , le due dinamiche sorelle alla guida della cantina Lungarotti di Torgiano (300 ettari di vigneto, 2,5 milioni di bottiglie di qualità, 23 miliardi di fatturato, eccezionale meta enoturistica, con uno splendido museo del vino ed il suggestivo ristorante-albergo “Le Tre Vaselle”), si lasciano “scappare” un’indiretta conferma alle voci che danno l’importante azienda in predicato di grandi acquisti nelle migliori aree dell’Umbria (Colli del Trasimeno e Montefalco, ndr).
Nell’azienda, costruita a metà degli anni Cinquanta dall’agronomo e viticoltore appassionato Giorgio Lungarotti (recentemente scomparso), supportato dalla moglie Maria Grazia Severini, convive un equilibrio perfetto tra tradizione e modernità, tra ecologia e tecnologia, tra economia e cultura: “non solo in cantina, ma in tutte quelle attività del gruppo - spiega Teresa Severini - che negli anni hanno trasformato l’economia agricola promiscua di Torgiano in vitivinicola, olivicola e turistica specializzata”.
La cultura di territorio che, purtroppo, si va velocemente perdendo altrove è qui salvaguardata anche grazie ad importanti iniziative collaterali come il Museo del Vino e quello dell’Olio e dell’Olivo, l'albergo-ristorante “Le Tre Vaselle”, l’agriturismo “Poggio alle Vigne” e altri eventi tutti indirizzati alla valorizzazione della regione e della sua tradizione culturale. La coesione e la sinergia tra le diverse competenze e personalità dei componenti della famiglia Lungarotti ha fatto dell'azienda un esempio concreto di positività e di successo: “in cantina stiamo lavorando - continua Teresa Severini - per unire tecnologia e tradizione, tenendo fede alle direttive che hanno sempre contraddistinto la Lungarotti. I nostri obiettivi rimangono i vitigni locali, anche se possiamo vantare ottime Riserve ottenute con Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero. Come del resto, per la nostra cantina, rimane fondamentale l’affinamento in bottiglia, dopo un breve tempo in legno: il vino si perfeziona e diventa foriero di armonia, piacevole, armonico”.
Dalla gamma Lungarotti, davvero ampia, da segnalare il San Giorgio ‘93 (Canaiolo, Sangiovese, Cabernet Sauvignon), un vino con caratteristiche di freschezza e finezza molto intriganti, ed il Rubesco Vigna Monticchio ‘92 (Canaiolo e Sangiovese), oggetto di culto come molte altre selezioni custodite nelle “mastodontiche” e suggestive cantine destinate all’affinamento delle due grandi Riserve della famiglia.
LA CURIOSITA’: IL MUSEO DEL VINO DI TORGIANO
Il Museo del Vino ( www.lungarotti.it ), che ha sede a Torgiano nel monumentale palazzo Graziani Baglioni (XVII), è un museo privato, ideato e realizzato da Giorgio Lungarotti, appassionato viticultore, e da sua moglie, Maria Grazia Severini, storica dell'arte e direttrice della Fondazione. La Fondazione, in questi anni, si è distinta sul piano internazionale: nel 1992, a Parigi, al Concorso Tourmusée, bandito dai Ministeri della Cultura e del Turismo francesi ed inglesi, un programma di turismo culturale intitolato “L'Umbria di Dioniso: percorsi alternativi tra agricoltura ed arte” ha ricevuto il “Prix de l’Excellence Regionale”, assegnatole nel corso del secondo “Salon International des Musées ed des Expositions”; nel 1998, la Fodnazione ha ottenuto una menzione speciale di merito al concorso “Itrapresae”, promosso dalla Fondazione Guggenhei, in collaborazione con le Poste Italiane e la Confindustria, per la presentazione del progetto relativo al Museo dell'Olivo e dell'Olio.
Il Museo del vino, aperto al pubblico nel 1974 , ha costantemente incrementato le proprie raccolte, estendendo progressivamente l'area espositiva; attualmente il percorso museale si articola in venti sale, visitate ogni anno da circa 20.000 persone. Un nutrito gruppo di materiali archeologici richiama alla presenza del vino nelle civiltà mediterranee e alle vie del commercio marittimo e terrestre lungo le quali si sono diffuse tecniche e usanze: brocche cicladiche, vasi hittiti, kilikes attiche, bronzi etruschi, anfore vinarie e vetri romani. Le tecniche vitivinicole e dell'artigianato a esse inerenti sono documentate da una ricca raccolta di manufatti etnografici: strumenti per la viticoltura, torchi, presse e arredi di cantine e documentazioni relative alla loro costruzione a fianco di materiali artigianali collegati al tema (merletti, ricami, ferri da cialda). Una vasta raccolta di ceramiche a tema enologico e mitologico dal XIII al XX secolo è esposta secondo lo schema: il vino come alimento (boccali, misure, borracce, fiasche, coppe) - il vino come medicamento (vasi farmaceutici affrontati a edizioniantiquarie e manoscritti direttamente legati a essi) - il vino nel mito (istoriati e plastici). La ricca serie di incisioni e disegni, da Mantegna a Picasso, svolge il tema bacchico e vitivinicolo documentandolo con opere di alta qualità artistica e con strumenti che didatticamente richiamano alle tecniche dell'arte incisoria, ulteriormente approfondita con l'esposizione del corpus di ex-libris che segue e richiama alle espressioni contemporanee della grafica. Infine conclude il percorso la presentazione di testi antiquari ed edizioni colte attraverso cui sono richiamati la suggestione e l'interesse che la vite e l’uva hanno esercitato nella letteratura e nella trattatistica di tutti i tempi.
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