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“50 ANNI DI QUALITÀ E BELLEZZA NEI TERRITORI” DEL VINO ITALIANO. VALORE ECONOMICO, SOCIALE E AMBIENTALE: NEL CONVEGNO COLDIRETTI-CITTÀ DEL VINO APPELLO ALLA LEGALITÀ DEL PROCURATORE CASELLI E IL MINISTRO CATANIA ANCORA CONTRO IL “CONSUMO DEL SUOLO”

A 50 anni dall’introduzione delle denominazioni e delle regole per l’etichettatura (Dpr 930 del 12 luglio 1963) che poneva l’Italia enoica finalmente nel solco della qualità almeno formale, la riflessione del convegno “50 anni di qualità e bellezza nei territori” by Coldiretti-Città del Vino, ha rimesso sul tappeto anche il fatto e la verità storica che quella legge così fondamentale fu un punto di partenza e non di arrivo.

Purtroppo, infatti, nel 1986 (a oltre vent’anni dalla sua entrata in vigore), il mondo del vino era in pieno scandalo metanolo e ancora non era riuscito ad uscire dal tunnel della mediocrità se non in pochi casi. A Torino l’attuale procuratore del capoluogo piemontese Giancarlo Caselli cominciava la sua carriera. “La vicenda del metanolo - spiega Caselli - ci insegna che legalità ha delle ricadute positive, di vantaggio sulla qualità in generale e non può essere ridotta ad una questione di guardie e ladri”.

In effetti, la vicenda del metanolo e la reazione delle “forze buone” del mondo enologico italiano innescarono proprio a partire da quel gravissimo fatto scatenò una cavalcata senza precedenti che, proprio grazie ad una legalità recuperata, ha portato il vino tricolore al successo.

“Ma la legalità in Italia è difficile da ottenere - continua il procuratore di Torino - l’Italia è il Paese in cui le regole restano sempre sullo sfondo e cresce lo spazio per i furbi che lasciano le regole agli altri, o peggio, le infrangono continuamente, mettendo in pericolo la convivenza civile, nel senso, per esempio - conclude Caselli - che le prime vittime sono i cittadini costretti a consumare prodotti spesso avvelenati”.

Ciò che afferma il procuratore di Torino è ribadito anche dal Ministro per le politiche agricole Mario Catania che afferma: “la legalità resta una delle priorità del nostro Paese, non siamo uguali al resto d’Europa, la criminalità organizzata in Italia è ancora dilagante. Poi però, c’è un Paese diverso - aggiunge il Ministro - che lavora e persegue la legalità. Nel mondo del vino questa prerogativa è rappresentata dal sistema dei controlli che è una “rottura di scatole” per il produttore, ma è, al contempo, una grande forza per il nostro sistema che punta sulla qualità e l’esclusività. Oggi siamo presi dall’andamento del Pil e dagli indicatori economici, ma per il mondo agricolo tricolore reesta fondamentale, forse più fondamentale, la qualità dei prodotti, del lavoro e dell’ambiente. Per questo, il mio Ministero resterà sempre contro il “consumo del suolo” che è anche consumo di potenzialità inespresse e di lavoro”.

L’introduzione delle denominazioni è stato un fatto molto importante e il comparto ne ha tratto dei bebefici evidenti. “Il vino è stato in grado di creare qualità, benessere, occupazione e sviluppo economico - ha ricordato Sergio Marini Coldiretti - a cambiare - continua Marini è stata l’intera economia dei territori coinvolti come dimostra il fatto che, ad esempio, il valore di un ettaro di Frascati ha superato il valore di 150 mila euro con un aumento di 35 volte rispetto al 3 marzo 1966 in cui è stata riconosciuta la Doc. Lo stesso valore di un ettaro di vigneto a Brunello ha raggiunto i 380 mila euro, con un aumento di quasi 25 volte rispetto alle quotazioni di 15.537 euro per ettaro dell’anno di nascita del Consorzio di Tutela nel 1967”.

A beneficiarne è stato lo sviluppo locale dei territori del vino che si posizionano in vetta alle diverse classifiche sulla qualità della vita, ma sono anche meta delle vacanze di italiani e stranieri con il turismo enogastronomico che ha raggiunto “in Italia un giro d’affari che va dai 4 ai 5 miliardi di euro l’anno - spiega il presidente delle Città del Vino, Pietro Iadanza - capace di far muovere dai 4 ai 6 milioni di turisti, con una crescita che nel 2012 è stata del +12% sul 2011, in controtendenza all’andamento generale del turismo in Italia. Investire nella qualità, favorire il presidio dei luoghi, tutelare il paesaggio, valorizzare i saperi e i prodotti locali e mantenere viva la propria identità, cercando di migliorarsi sempre anche con una strategia nazionale, perché si tratta di un settore strategico su cui puntare per aumentare in generale i flussi turistici. Ci chiediamo, infatti, come mai un settore fondamentale per l’intera economia italiana, come il turismo enogastronomico, sia ancora orfano di una regia nazionale, che possa identificare in modo unitario i tanti territori che ne sono i protagonisti”.


Cinquant’anni di Doc in numeri

La Doc - la denominazione di origine controllata dei vini italiani compie 50 anni, ma come si è evoluta da quando (12 luglio 1963) Paolo Desana l’ha istituita? A stilare lo stato dell’arte delle Doc italiane ci ha pensato il convegno “1963-2013 il vino, la memoria, il futuro: la legge delle doc dei vini compie cinquant’anni”, promossa dal comitato promotore per il Cinquantenario della Doc con VeronaFiere e Regione Piemonte e di scena a Vinitaly. Ad oggi in Italia sono 521 le denominazioni (comprese le 118 Igt) di cui 330 Doc e 73 Docg, 3209 sono invece i chilometri quadrati di vigneti (Doc+Docg) e le aziende a denominazione sono quasi 25.000. La regione che ne ha di più è il Piemonte (58) seguono Toscana (56) e Veneto (50), la più piccola Doc italiana e il Loazzolo che, nell’ultima vendemmia, ha prodotto meno di 3.000 bottiglie mentre la più grande è il Prosecco.

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