“La Sicilia ha il clima ideale per il vino di qualità. Negli anni passati, avete perso più di un’occasione per essere competitivi ma ora state recuperando il terreno perduto: insomma, le aree più vocate al mondo non potranno certi ingorarvi. Anzi, in Sicilia troveranno un concorrente temibile. E poi, basta con l’immagine di una terra pericolosa, perché quest’immagine non corrisponde alla realtà”. Questo, in sintesi, il commento di cinque grandi dell’enologia italiana che hanno investito in Sicilia, emerso a Melfi (Agrigento), nei giorni scorsi, nel talk show “Il caso Sicilia”: nomi eccellenti del calibro di Gianni Zonin, presidente della Zonin, Paolo Marzotto, presidente della Santa Margherita, Fabio Rizzoli, amministratore delegato della cantina Mezzacorona, Emilio Pedron, amministratore delegato del Gruppo Italiano Vini (Giv), Augusto Reina e Gianfranco Caci, rispettivamente presidente e direttore generale della Illva di Saronno (che nell’isola possiedono le cantine Florio e, da pochi mesi, la Corvo-Duca di Salaparuta).
A fare gli onori di casa, il sindaco di Menfi Vincenzo Lotà e Diego Planeta, presidente della Sottesoli, che hanno organizzato il talk show (moderato da Antonio Calabrò, direttore editoriale de “Il Sole 24 Ore” e da Pino Khail, direttore di “Civiltà del Bere”), che ha vissuto su brevi ma interessanti comunicazioni.
Fabio Rizzoli (Mezzacorona) ha spiegato che “sì, un po’ di preoccupazione c’era prima di sbarcare in Sicilia perché troppi eventi hanno raffigurato la regione in modo negativo. Nulla di più falso - ha aggiunto Rizzoli - qui abbiamo trovato un’accoglienza straordinaria e gente molto laboriosa. Rizzoli, la cui azienda ha rilevato 260 ettari nel territorio di Sambuca, ha anche annunciato che sarà assunta tutta gente della zona e che non sarà trascurato il rispetto del territorio: pertanto, sarà abbattuto un blocco di cemento costruito anni fa sul terreno dell’azienda”. Paolo Marzotto ha invece sfatato il mito della lentezza e della burocrazia che blocca lo sviluppo nel Sud: “per la mia azienda del Siracusano, dove stanno per partire i lavori della nuova cantina (investimento da 24 miliardi), ho ottenuto il permesso del Genio Civile in appena 3 mesi. Un record. In altre parti d’Italia ci vuole molto più tempo...”. Già, ma cosa produrre ? Puntare sui vitigni autoctoni come il Nero d’Avola e l’Inzolia o piantare vitigni internazionali, come il Cabernet Sauvignon e lo Chardonnay ? “È una questione stupida - ha subito spiegato Emilio Pedron, che, con il Gruppo Italiano Vini (Giv) ha rilevato la maggioranza della Rapitalà - Diciamo la verità: i mercati vogliono vini dai climi caldi. E noi vogliamo produrre un vino che profumi di Sicilia. Se poi è fatto con Chardonnay o con l’Inzolia che importanza ha ?”. Tutto bene allora ? “Sì - ha aggiunto Augusto Reina (Illva di Saronno) - però la Sicilia deve migliorare la sue capacità di commercializzazione. Bisogna aprirsi di più, altrimenti, da sola, la qualità non basta. Il successo, anche quello di un vino, non dipende mai da un fattore soltanto”. Tuttavia, per Diego Planeta, anche questo problema è ormai superato perché “chi fa vino buono in Sicilia, lo vende senza problemi”.
Gianni Zonin ha quindi ripercorso le tappe del suo investimento in Sicilia ed ha puntato l’attenzione sui temi della globalizzazione: “se in Cile in tre anni sono stati piantati 30.000 ettari di nuovi vigneti, significa che fra qualche anno il Nuovo Mondo diventerà un concorrente molto temibile. È vero - ha continuato poi - andremo incontro ad un problema di sovrapproduzione fra breve tempo, che coinvolgerà tutto il pianeta, ma se la Sicilia punterà ulteriormente sulla qualità potrà salvarsi”.
Il sindaco di Menfi, Lotà ha quindi ricordato “come il lavoro sinergico fra il Comune e tre paesi vicini ha favorito il ritorno all’agricoltura: tutto grazie anche all’apertura di uno sportello per le aziende in modo da incentivare quella cultura d’impresa che in Sicilia è mancata per parecchio tempo”. Quindi, Diego Planeta che, parafrasando il tema dell’incontro “Il Caso Sicilia: la California del Mediterraneo”, si è augurato che “in un tempo non troppo lontano si sentirà di un convegno analogo negli Usa dal tema: “California-Sicilia d’America“. Sarebbe un ottimo traguardo”.
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