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CORTE UE: IL VINO DOC SI IMBOTTIGLIA NELLA ZONA D'ORIGINE

Capitava spesso di trovare sugli scaffali di un supermercato un Chianti o un Montepulciano d'Abruzzo imbottigliato in Veneto. A prezzi stracciati. E con una qualità inferiore rispetto al vino imbottigliato nella zona d'origine. Con ovvi problemi d'immagine e di mercato per i viticoltori che puntano sull'eccellenza qualitativa. Dal 16 maggio, tutto questo non può più succedere. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha, infatti, deciso: c’è l’obbligo di imbottigliamento di vini Doc nella zona di origine. La motivazione, anche se è in contrasto con la libera circolazione delle merci, è importante per tutelare la qualità del prodotto (300 doc, di cui alcune d’aree produttive estese sono troppe per poter garantire controlli di filiera su tutto il territorio nazionale e tutelare l'origine dei vigneti e dei vini in commercio). I consorzi dei produttori da anni denunciano questa situazione, e in alcuni casi sono arrivati a ricorrere alle carte bollate per una causa che ritengono giusta: per i loro interessi, ma anche per la salvaguardia della viticoltura nazionale. Un esempio per tutti, quello del Consorzio del Chianti (2.000 viticoltori associati, superficie di 12.000 ettari, 450.000 ettolitri per un giro d'affari di 350 miliardi). Al centro del contendere, anche in questo caso, la possibilità di imbottigliare “vino Chianti” fuori della zona di produzione. Dopo la modifica del disciplinare nel ‘96, c’è stato un ricorso dell’Unione Italiana Vini, cui è seguita un’ordinanza del Tar, nel '98 che ha reso necessaria una nuova modifica del disciplinare.

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