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“MAGGIORI CONTROLLI NEI TERRITORI DOCG. MICROZONE, COME DIFESA DELLA TIPICITA’ DI UN VINO”. LA RICETTA DI FRANCO BIONDI SANTI PRESENTATA ALLA PRESTIGIOSA ACCADEMIA DEI GEORGOFILI DI FIRENZE

Italia
Franco Biondi Santi, con il figlio Jacopo, e la bottiglia del Brunello di Montalcino 1955

“Le “microzone” sono indispensabili per una migliore comprensione delle differenze di tipicità di vini con lo stesso nome e disciplinare, ma che hanno climi anche molto diversi: ad esempio, a Montalcino, queste differenze ci sono (anche di 3/4 settimane) e si possono ben dimostrare nelle varie fasi fenologiche della vite e in vendemmia. Ma anche per le peculiarità pedoclimatiche e di cantina, per la grande e particolare storia che caratterizza il vino, per il livello di specifica tipicità che è condizionata dalla selezione dei ceppi dei lieviti naturali che si formano, vendemmia dopo vendemmia, decennio dopo decennio, per l’influenza dell’ambiente interno delle cantine”. E’ questo il messaggio che ha voluto lanciare oggi dall’Accademia dei Georgofili di Firenze, Franco Biondi Santi, un nome storico dell’enologia italiana di altissimo livello, alla presenza del rettore della storica Accademia, il professor Franco Scaramuzzi, e ad una platea di accademici, universitari, studiosi, giornalisti, sul “futuro dell’enologia nei territori docg d’Italia e del Brunello, in particolare”.

”La funzione della “microzona” deve essere insomma quella di evidenziare tipicità diverse - ha spiegato ancora Biondi Santi - e si può articolare, specificando il nome dell’azienda in aggiunta al nome del vino prima della Docg, ad esempio: “Brunello di Montalcino del …… (nome dell’azienda) Denominazione di Origine Controllata e Garantita”; si viene così ad evidenziare, a vantaggio di tutti, produttori e consumatori, la tipicità di quel vino. Le “microzone” dovranno poi essere regolate da disciplinari autonomi, specifici, rigorosi, più selettivi, in conformità ed in aderenza a quanto previsto nell’articolo 2 della Legge 164/92 relativa alla nuova disciplina delle denominazioni di origine dei vini”.

Franco Biondi Santi, in questa lettura all’Accademia dei Georgofili, ha voluto anche far capire al mondo del vino che “il futuro dipende da noi produttori e dalle modifiche che riusciremo a portare ai “disciplinari”, al rispetto di regole agronomiche e di cantina fondamentali, alla selezione clonale di vitigni autoctoni di grande qualità ed alla conquista del mercato dei vini prodotti da quei vitigni selezionati, vini che avranno tipicità e diversità notevoli. Solo così si potrà sfuggire alla sudditanza della tipicità dei vini francesi”.

Biondi Santi (il suo Brunello è l’unico italiano ad essere stato selezionato dalla “bibbia” del vino, Wine Spectator, tra i 12 “grandi” del Novecento) ha quindi fissato, a conclusione della sua relazione sul passato e futuro del Brunello e dell’enologia italiana”, 9 importanti punti su cui riflettere:

“1) scelta tecnica e non politica di terreni con vera vocazione viticola e controllo del territorio; 2) controlli più severi e diffusi degli organismi dello Stato e certezza della pena per gli approfittatori; 3) trattamenti fitopatologici che equiparino la viticoltura italiana a quella degli altri paesi dell’Unione Europea (ad esempio, sul “mal dell’esca” e l’uso di arsenito di sodio); 4) dovrà essere regolamentato anche l’uso dei legni delle botti (legni più o meno aromatici e tannici che influenzano in modo determinante la tipicità dei vini); 5) selezione dei ceppi dei lieviti naturali che si formano, vendemmia dopo vendemmia, decennio dopo decennio, per l’influenza dell’ambiente interno delle cantine; 6) le commissioni di assaggio per la docg e doc delle Camere di Commercio devono cambiare la loro operatività; 7) la protezione dei territori a docg: è giacente in Parlamento, già approvata dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati (non ancora dal Senato), una “leggina”, da me suggerita, appoggiata dall’Unione Agricoltori di Siena e presentata dal Senatore De Ghislanzoni nel ‘97, per proibire la costruzione di impianti per lo smaltimento dei residui solidi urbani o speciali di qualsiasi tipo (riciclaggio, compostaggio, incenerimento), nei territori o nei pressi dei territori le cui vigne producono vini docg; 8) una campagna di sensibilizzazione volta ad unificare i tre sindacati agricoli, al fine di far conquistare un vero peso politico agli agricoltori; 9) non ultima, la preoccupazione per l’alto valore dei terreni e vigneti, in tante importanti terre del vino d’Italia (in primis, a Montalcino), dove si rischia, a causa del successo mondiale del Brunello, una speculazione selvaggia”.

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