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Sulle “strade dei vini e dei sapori” della Lombardia

On the road
La migliore "Lombardia del vino" è sicuramente la Franciacorta: ecco una suggestiva e storica cantina delle famose "bollicine"

Sono otto le “strade dei vini e dei sapori di Lombardia”, veri e propri itinerari del gusto, rappresentative di tutte le aree vitivinicole: Valtellina, Franciacorta, Colli dei Longobardi, Vini Bresciani del Garda, Vini Mantovani, San Colombano, Oltrepò, Valcalepio. Andiamo a scoprire, con questi brevi ritratti, le principali caratteristiche di ogni territorio.


LA VALTELLINA

Da tempi immemorabili, la Valtellina ha rappresentato la naturale strada di transito per numerose popolazioni, che hanno contribuito con le loro culture ad arricchire e modificare il paesaggio della Valle, riuscendo ad integrare armoniosamente l‘ambiente umano con le bellezze naturali delle Alpi. Ancora oggi castelli, palazzi, santuari di epoche differenti sono disseminati sul territorio a preziosa testimonianza del passato, integrandosi perfettamente con una delle caratteristiche predominanti del paesaggio: il mare di vigne. La civiltà del vino in provincia di Sondrio ha guadagnato nei secoli un’importanza tale che oggi l’attività vitivinicola è una delle fondamentali risorse economiche della regione e allo stesso tempo svolge un ruolo principale nella salvaguardia del paesaggio. La “Strada” (direttore: Carlo Alberto Panont - www.valtellinavini.com) rappresenta, quindi, un vero e proprio percorso nel cuore della cultura, dell’arte, del vino e della gastronomia del territorio. Il percorso si suddivide in cinque aree: il Contado di Chiavenna, il Terziere di Sotto, il Terziere di Mezzo, il Terziere di Sopra e la Magnifica Terra. Ogni zona ha caratteristiche e prodotti peculiari: l’antica città di Chiavenna, centro del Contado circostante, è ricca di palazzi del ‘500, ‘600 e ‘700 come il meraviglioso Palazzo Sertoli Salis e dal 1456 è zona di produzione della Bresaola; il Terziere di Sotto, di cui Morbegno è il centro più importante, è la zona d’elezione della civiltà del latte, fondamentale per mantenere l’antica cultura degli alpeggi (che si esprime con prodotti caseari di qualità eccellente come il Bitto e il Casera dop). La vera e propria area a Denominazione dei vini di Valtellina si estende lungo tutto il versante retico che da Ardenno si dirama verso Tirano, in una strada che si snoda tra vigneti coltivati su terrazzi sostenuti da muri a secco, cantine e borghi antichi, attraversando il Terziere di Mezzo e il Terziere di Sopra, di cui Sondrio e Tirano sono i capoluoghi. Qui si producono i vini valtellinesi doc più famosi come il Valtellina e il Valtellina Sfurzat, ai quali si affiancano i pregiati Valtellina Superiore Grumello, Inferno, Sassella e Valgella, che si possono fregiare della docg, ma anche altri prodotti come il miele, le mele e il grano saraceno. Coronamento del percorso sono i paesaggi mozzafiato della Magnifica Terra, dai ghiacciai dello Stelvio alla Valfurva, a Livigno.


L’OLTREPO’ PAVESE

La “Strada dell’Oltrepò Pavese” (direttore: Fabio Lombardi - www.vinoltrepo.it), parte dalla pianura e sale verso le prime pendici collinari, fino a raggiungere le più alte colline appenniniche, attraverso sentieri naturalistici ricchi di tradizioni contadine, ville ottocentesche di aristocratico fascino e colli bordati da vigneti centenari in mezzo ai quali sorgono pievi e chiese dagli alti campanili. Numerosi sono i castelli che ancora oggi si ergono a difesa delle valli sottostanti, come il castello di Montesegale, che controlla la valle del torrente Ardivestra, o il castello di Cigognola, oppure il quattrocentesco castello dei Dal Verme. Di notevole interesse sono anche gli antichi centri storici della pianura come Casteggio, l’antica Clastidium, famosa per la battaglia del 222 a.C. tra i Romani e i Galli di Virdumaro descritta dal poeta Nevio; Broni, vivace cittadina commerciale impreziosita bellissime decorazioni barocche della Collegiata; Stradella, conosciuta in tutto il mondo per la singolare produzione delle fisarmoniche e Santa Maria della Versa, il più rinomato centro dell’Oltrepò quando si parli di spumanti. Il clima dolce che caratterizza la zona, dovuto all’esposizione a mezzogiorno e alla presenza di alte cime che proteggono dai venti freddi di settentrione, contribuisce a dotare la produzione vinicola dell’Oltrepò di una buona struttura e di intensi profumi, caratteristiche che si ritrovano in ognuna delle numerose tipologie dell’Oltrepò Pavese Doc (Riesling Italico, Riesling Renano, Cortese, Sauvignon, Chardonnay, Malvasia, Pinot Grigio, Pinot Nero, Pinot Nero vinificato in Rosso, Rosato, Rosso, Barbera, Bonarda, Cabernet Sauvignon, Buttafuoco, Sangue di Giuda, Moscato). Gli enoturisti, che si avventureranno alla scoperta della strada del vino e dei sapori dell’Oltrepo’ Pavese, troveranno un’ottima accoglienza turistica, servizi informativi e, oltre ai prodotti vitivinicoli che da secoli caratterizzano la “via del vino”, prodotti di artigianato artistico e i piatti tipici della zona.


IL GARDA

La “strada dei vini bresciani del Garda” (direttore: Andrea Guetta - www.entevinibresciani.it) è un lungo itinerario circolare di 80 km, tra Gardone e Sirmione, attraversando i territori delle tre doc benacensi: Garda Classico (bianco, rosso, rosso superiore, chiaretto, groppello, groppello riserva, novello, spumante rosé), Lugana (anche nelle tipologie superiore e spumante) e San Martino della Battaglia (anche Liquoroso): percorso affascinante e ricco di sorprese, non solo dal punto di vista enogastronomico, ma anche da quelli naturale e storico-artistico. L’itinerario parte da Lonato e dalla sua imponente Rocca, ai cui piedi si trova l’affascinante ricostruzione rinascimentale della Casa del Podestà, per proseguire verso Calvagese della Riviera, suggestivo borgo di antiche origini dominato dal castello. La tappa successiva è Polpenazze, l’epicentro della produzione vitivinicola della sponda sud-occidentale del Lago di Garda nel cuore della Valtenesi, le cui antiche origini sono testimoniate dalla chiesa di San Pietro in Lucone, edificata nel IX secolo sui resti di un tempio pagano. Dopo una tappa a Soiano, dove è possibile visitare il castello dell’XI secolo, ed a Puegnago, caratterizzato dai suggestivi laghi di Sovenigo, la strada giunge a Gardone Riviera, sede del monumentale Vittoriale degli Italiani, edificato da Gabriele D’Annunzio. L’itinerario prosegue poi verso Salò, il cui Duomo rappresenta il più importante esempio di stile gotico-rinascimentale del territorio, San Felice del Benaco, di fronte all’isola di Garda e Moniga, zona di produzione del Chiaretto. Dopo essere passato per Desenzano, il percorso porta a Sirmione, dove si trova la sorprendente Villa di Catullo, ed a Pozzolengo per terminare a San Martino della Battaglia, luogo d’elezione per la coltivazione del Tocai friulano dove nel 1859 si combatté la famosa battaglia. Da non dimenticare, i prodotti tipici di qualità come i gustosi formaggi locali, come la formaggella di Tremosine o il formaggio Garda, l’olio extra vergine di oliva, i tartufi, la soppressata bresciana e gli agrumi. Ottimo il pesce di lago, che riserba prelibatezze come il Coregone e le alborelle essicate in salamoia.


LA FRANCIACORTA

La Franciacorta è una zona collinare privilegiata nel cuore della Lombardia, da secoli votata alla produzione di vini di qualità che è riuscita a mantenere la propria affascinante integrità nonostante l’incessante crescita industriale dei territori confinanti. La “Strada della Franciacorta” è un itinerario di una sessantina di chilometri all’interno di questa terra eccezionale, dalla forte identità, dove tutte le epoche, dalla romana, alla medievale, alla rinascimentale hanno lasciato testimonianze indelebili. La Mandolossa, località alle porte di Brescia, è il punto di partenza della strada che, serpeggiando in direzione Nord-Ovest termina sulle sponde del lago d’Iseo. La prima tappa del percorso è l’antica cittadina di Gussago, di origine romana, che precede Cellatica, zona viticola più antica della Franciacorta, nota per il suo rosso e per la conca collinare ben esposta che la sovrasta. Proseguendo si incontrano sulla sinistra la sagoma biancheggiante di villa Fenaroli e l’imponente abbazia di San Nicola, edifici caratteristici di Rodengo Saiano. Superati i quartieri di case in pietra di Ome, si giunge a Monticelli Brusati, immersa in ordinati vigneti che si estendono a perdita d’occhio, grazie alla felice posizione ed esposizione dei terreni. Passando quindi attraverso Camignone, frazione punteggiata dalle tradizionali ville-cantine, si giunge a Passirano, sovrastato da un castello medievale dalle mura possenti. Un altro castello, il cui nucleo originario fu edificato nel IX secolo, sovrasta Bornato, paese che annovera alcune tra le più belle ed eleganti dimore signorili della zona. Attraversando poi i centri di Calino e Cazzago, proseguendo verso sud e tagliando la Franciacorta quasi nel suo mezzo, si arriva a Rovato, rinomato per il suo antico mercato del bestiame e per la grande produzione agricola. Ai piedi del Monte Orfano, verso Ovest, si trovano Coccaglio e Cologne e, poi, Erbusco, fin dal XV secolo uno dei luoghi di villeggiatura prediletti dalla nobiltà milanese e bresciana. Erbusco oggi costituisce il cuore e la capitale della produzione del vino Franciacorta (è sede del Consorzio per la tutela del Franciacorta ed anche della “Strada”: www.stradadelfranciacorta.com). Superata la metà del percorso verso nord e verso il lago d’Iseo, si incontra Borgonato, un paese racchiuso dai vigneti e di origini altomedievali che risulta essere stato per lungo tempo dimora di villeggiatura dei monaci e dei frati del grande monastero bresciano di Santa Giulia. Provaglio d’Iseo, dalle antichissime origini, come dimostrano i ritrovamenti palafitticoli nelle vicine Torbiere Sebine, si trova a far da cerniera tra il lago e le colline. Poco distante si adagia Timoline, borgo che sembra essere sorto come corte longobarda che venne trasformata poi nella tuttora visibile chiesa di Santa Giulia. A Colombaro e Nigoline sono visibili notevoli edifici nobiliari e palazzi quattrocenteschi. Ordinati filari di viti e campi coltivati anticipano l’accesso ad Adro, dominata da una torre ghibellina in pietra. I caprioli, che un tempo dovevano essere numerosi nei boschi circostanti, sembrano essere all’origine del toponimo Capriolo. L’estremo limite occidentale della Franciacorta è segnato da Paratico, quale punto di arrivo della strada del vino, affacciato sul lago d’Iseo. Ovunque, lungo il percorso descritto, il legame con il vino è palpabile: trattorie e ristoranti di qualità, alberghi o agriturismi, sono circondati da vigneti curati come giardini, da cui si ottengono le uve chardonnay, pinot bianco e pinot nero per produrre ed elaborare le celebri “bollicine” del Franciacorta docg, nelle tipologie non dosato, extra brut, brut, sec, demi-sec ed il Saten, dal perlage morbido e delicato.


I COLLI DEI LONGOBARDI

L’itinerario della “Strada dei Colli dei Longobardi”, incentrato sulle gesta di Desiderio e la storia di Ermengarda, disegna un anello il cui punto di partenza e di arrivo è rappresentato dal centro di Brescia: si parte dal Castello, sul colle Cidneo, dove è situato il vigneto Pusterla, il più grande vigneto urbano d’Europa, le cui uve vendemmiate tardivamente producono il Pusterla bianco; da qui, la strada si snoda verso il Montenetto, nei territori del Capriano del Colle doc: Capriano e Poncarale. Superato Castenedolo, si entra nella zona del Botticino, il famoso rosso asciutto e di corpo. L’itinerario si conclude con una visita ai tesori romani e longobardi custoditi nel museo di Santa Giulia. Nell’itinerario della “Strada” (www.entevinibresciani.it), oltre alle aziende vitivinicole produttrici del Capriano del Colle, del Botticino, dei Ronchi di Brescia e del Monteneto, anche diversi agriturismi, trattorie tipiche, enoteche e 4 artigiani-artisti dell’agroalimentare (formaggio, salumi tipici, distilleria, pasticceria artigianale, che produce uno splendido dolce tipico del bresciano, il Bossolà).


IL MANTOVANO

Questa “Strada” (agricoltura@mn.camcom.it) è una sorta di trifoglio attraverso le aree di produzione più vocate del Mantovano: la zona dei Colli, con Ponti sul Mincio, Monzambano, Cavriana, Volta Mantovana, Solferino e Castiglione delle Stiviere; il Viadanese-Sabbionetano, con i due Comuni che a quest’area danno il nome, e l’Oltrepò, con San Benedetto Po, Quistello, Gonzaga, Poggio Rusco e un’appendice in Sinistra Mincio, a Governolo. Tutti luoghi, come rivelano i nomi stessi dei comuni, legati alle vicende delle grandi famiglie nobiliari che per secoli li hanno governati e impreziositi con opere d’arte ed edifici di rappresentanza che ancora oggi, come testimonia il sublime esempio di Sabbioneta, esercitano un notevole fascino sul visitatore. La fascia pedecollinare, che confina con le province di Brescia e Verona, grazie al clima mite e ventilato, ai terreni morenici e argillosi, offre alla vite condizioni ideali per produrre vini di qualità come i vini doc Garda Colli Mantovani. Nella pianura di destra del Po, si produce invece il Lambrusco Mantovano doc, un vino tradizionale che ha saputo farsi conoscere nelle Americhe e apprezzare anche in molti Paesi europei. Salame con l’aglio, Grana Padano, Parmigiano-Reggiano, tortelli di zucca, risotto alla pilota, capunsei e agnolini, stracotto, luccio in salsa, realizzano un matrimonio d’amore con i vini della zona.


I COLLI DI SAN COLOMBANO

I colli di San Colombano sono un’isola collinare in mezzo alla pianura padana-lodigiana, la leggenda racconta che debbano il loro nome al Santo irlandese che, nel VI secolo, giunse in questo territorio, insegnando agli abitanti della zona la coltivazione della vite, appresa durante i suoi pellegrinaggi dall’Irlanda verso i monasteri del continente. San Colombano è il centro più importante ed ha visto nel corso dei secoli succedersi numerose dominazioni, dai Romani, al Barbarossa, dai Visconti agli Sforza, fino ai Belgioioso, nobile famiglia che detenne il possesso del castello fino al 1951. Mirandolo Terme e Graffignana sono gli altri due comuni attraversati dalla “Strada” (www.sancolombanodoc.it), il primo deve il suo nome al centro di cure termali, il secondo è stato invece per tre secoli appartenente alla fabbrica della Certosa. Oggi, 20 aziende producono un ottimo vino rosso, il San Colombano doc, con una buona struttura e spiccata personalità, che accompagna gradevolmente salumi, risotti con la zucca o piselli, minestre, bolliti, cassoeula ed i caratteristici dolci locali: crostate, Bertoldina, amaretti di Sant’Angelo. La vicina Lodi offre il fascino del suo centro antico ed alcuni ristoranti di ottima tradizione, mentre ai piedi delle colline verso il Po, sgorgano alcune sorgenti termali, conosciute e frequentate già dall’antichità.


LA VALCALEPIO

La Valcalepio enologica, che comprende tutta la fascia collinare bergamasca, è una zona dalla tradizione vinicola millenaria, come testimoniano le antiche cantine scavate nella roccia che si susseguono dal Lago d’Iseo al fiume Adda, e l’adattamento della vite a questo territorio fin dai tempi dei Romani. Sotto il Monte Giovanni XXIII, Ambivere, Pontida, Almè, Alzano Lombardo, Scanzorosciate, Cenate Sotto, S. Paolo d’Argon, Trescore Balneario e Castelli Calepino, sono i comuni attraverso i quali si snoda la “Strada del vino e dei sapori di Valcalepio”. Le gemme enologiche della “Strada” (cvt@uninetcom.it) sono il Valcalepio Rosso (dal colore rosso rubino e dal sapore asciutto con un leggero ricordo di amarena), il Valcalepio Bianco (dal profumo fruttato e dal leggero ricordo di mandorle), il Valcalepio Moscato Passito, emblema storico dei vitivinicoltori bergamaschi che hanno mantenuto la tradizione dei legionari Romani di impiantare le uve di moscato nella zona.

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