“C’era il rischio di depauperare il territorio vitato della Puglia, per questo è nata l’esigenza di una maggiore tutela paesaggistica e ambientale, per cui l’ulteriore riduzione del vigneto (diminuito in 20 anni di 45.000 ettari, ndr) potrebbe causare un degrado irreversibile del territorio provocato dall’abbandono delle coltivazioni del terreno ed il conseguente spopolamento delle campagne”. E’ questa la motivazione che ha spinto la Regione Puglia a fare una “scelta protezionistica” verso i propri vigneti: l’assessore all'agricoltura Nino Marmo ha, infatti, modificato, con la delibera del 29 maggio (e pubblicata a metà giugno nel bollettino regionale), le procedure per il trasferimento dei diritti di reimpianto dei vigneti, limitandolo ai confini regionali. La scelta di trasferire i diritti di reimpianto solo a chi li utilizza nel territorio della Puglia (già fatta da tante regioni: la prima è stata l’Umbria, negli anni Ottanta) ha insomma il preciso scopo di limitare il mercato dei diritti di reimpianto che è particolarmente sviluppato a nord di Bari e nel Salento e che interessa soprattutto tante importanti aziende del Centro-Nord.
Questa decisione della Puglia, specialmente se seguita da altre regioni (da dove, ancor oggi, è invece possibile “trasferire”), unita al boom del vino di questi anni, potrebbe scatenare una forte crescita del prezzo dei diritti di reimpianto. Un sistema simile a quello delle quote latte che forse dovrebbe essere messo in discussione, una volta per tutte: “il mercato - spiegano alcuni importanti imprenditori - deve fare il suo corso, il mercato deve essere libero da questi lacci, il mercato protetto dimostra la sua incapacità ad essere dinamico”. “Del resto, la funzione originaria di togliere vigneti dalle aree meno vocate - raccontano ancora - sta veramente venendo meno. Siamo ormai quasi arrivati all’impossibilità, da parte di un’azienda che vuol investire e di potenziare il proprio vigneto, di reperire i diritti necessari. I diritti che, ogni anno, vengono decisi dall’Unione Europa, tramite le Regioni , sono minimi e non adeguati alle esigenze del mercato”. Il prezzo dei diritti di reimpianto di un ettaro di vigneto doc e docg, dato anche l’ottimo momento dell'enologia italiana, sta crescendo, e molto: lo Studio Marinotti - Contributi europei per l'agricoltura ( studiomarinotti@libero.it - tel. 06/92014276 ) vende, a seconda della richiesta, da 16 ai 22 milioni.
Come è ormai noto, i diritti di reimpianto sono indispensabili per piantare in aree doc e docg (sulle quali non ci deve essere mai stata coltivazione della vigna), devono essere esercitati entro 5 anni dall’acquisto (pena nullità) e non possono essere trasferiti ulteriormente. Le Regione, una volta che l’imprenditore dimostra di avere acquistato il “diritto”, chiede il nulla-osta alla Regione di provenienza del diritto di reimpianto.
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